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Autore: Velidart    08/04/2024    1 recensioni
Quello che sto facendo fa parte del mio percorso di cura: trovare una motivazione ad andare avanti, anche solo una minima fiammella capace di riattivare il mio corpo e la mia mente.
Se ti sei sempre chiesto che cosa prova una persona depressa, come si sente e come vive le sue giornate; o ancora a che cosa pensa beh, questa lettura fa al caso tuo.
Perché lo sto scrivendo? Per buttare fuori, titolo del primo capitolo, e perché spero di sentirmi meno solo, e di trovare altre persone nella mia stessa situazione: per potermi confrontare con loro.
Buona lettura, confido che in qualche modo ciò che scriverò possa essere di conforto a qualcuno, o possa comunque rendervi meglio l'idea di chi è una persona che soffre di depressione maggiore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Reduce di una cocente delusione amorosa (ieri), ho deciso che è arrivato il momento di parlarvi anche di questo, giusto per sfogare un po' il mio attuale disagio verso l'universo relazionale umano.

Diciamolo subito: è una fase della vita che prima o poi, volenti o nolenti, tocca a tutti; arriva quella persona che ci fa sbrilluccicare gli occhioni, che ci provoca un intenso senso di benessere e che poi ce la mette nel culo. Io personalmente non amo la definizione che va tanto di moda oggi, specialmente fra il gentil sesso, per etichettare tutta quella categoria di persone che purtroppo (o per fortuna), non sono compatibili con il nostro modo di vivere. Sto parlando naturalmente dei cosiddetti "Casi Umani". 

Perché non amo questo termine? Semplice: nessuno in realtà sà che cosa sia un "Caso Umano", o meglio ognuno lo sà a modo suo. Non troverete mai una definizione univoca di questo soggetto mirabolante: per alcuni è lo stronzo, per altri il ghostatore; altri ancora lo definiscono come un soggetto problematico e dalla psiche contorta, altri come un narcisista... insomma, alla fine dei conti, un caso umano è una persona che ci delude, che non soddisfa le nostre aspettative e che ci ha illusi. Ma allora posso tranquillamente azzardarmi a dire che siamo tutti i casi umani di qualcuno, e probabilmente i grandi amori per qualcun altro. Mettiamocela via.

 

Perdonate questa breve deviazione di percorso, ma d'altronde non posso solamente parlarvi delle mie turbe mentali, altrimenti rischierei di diventare pesante. Se siete comunque giunti qui vi faccio i miei complimenti: siete davvero dei masochisti provetti per esservi lanciati in questa tiritera di "miserie".

 

Detto questo, ne approfitto per raccontarvi un po' come ho vissuto le mie relazioni nel corso di questo anno e mezzo di delirio depressivo.

Partendo dal principio, posso dirvi che la mia depressione è iniziata ufficialmente a gennaio 2023, quando stavo con una ragazz(in)a da ormai un anno e mezzo. Non fraintendetemi, ho usato questo termine non in senso dispregiativo, ma per evidenziare la differenza d'età che incombeva fra me e lei. Detto questo la ragazza, che chiameremo fantasiosamente Sole, è riuscita a supportarmi e a sopportarmi durante il mio peggior periodo: ovvero i primi quattro mesi dell'anno. In un certo senso, quello che mi aveva colpito di lei era la sua incredibile solarità e fanciullezza: mi ero fatto conquistare da una ragazza che era ancora figlia del mondo della Mulino Bianco. Non aveva mai conosciuto grossi dolori, disagi famigliari o della vita: era cresciuta in una bolla di sapone attraverso la quale vedeva un mondo filtrato e colorato; perciò assolutamente ingenua verso le avversità della vita. Posso affermare con una certa soddisfazione che è cresciuta tanto con me, che sono stato anche il suo primo ragazzo, e che sono riuscito poco a poco a farle affrontare la vita con più coraggio e consapevolezza. Oggi di tanto in tanto ci sentiamo amichevolmente ancora. Per farvi capire, Sole andava nel panico per ogni minimo compito che doveva svolgere in solitaria, anche quello più banale, e il minimo problema le causava dei forti stati di ansia. Eppure nel frattempo ha cominciato a lavorare, a essere meno dipendente dalla parola dei suoi genitori che fino a poco prima era legge inattaccabile, a studiare per prendere la patente (all'epoca aveva 22 anni), a concedersi una vacanza con sottoscritto, a vedere le cose con occhio un po' più cinico e con meno buonismo. Ora che vi ho descritto un po' quello che era Sole, posso dirvi che la sua compagnia mi faceva stare bene: ritrovavo con lei quella spensieratezza un po' adolescenziale che mi mancava a dire il vero, perché Sole aveva sempre il sorriso sulle labbra ed era pronta a risollevare il morale a chiunque ne fosse bisognoso. Nonostante questo, la mia malattia per lei è stata devastante. 

Sebbene tentassi in tutti i modi di non farle pesare la cosa, come ad esempio facendomi vedere e sentire solo nei giorni in cui materialmente riuscivo a farlo, lo stress è stato troppo pesante per lei ed è finita. Non c'è l'ho assolutamente con lei, anzi: ne ammiro la costanza con cui è riuscita a resistere. È sopravvissuta per tre mesi con una persona che faticava a camminare per la nausea, proiettata solo sul suo malessere, incapace di formulare discussioni e pensieri positivi, dallo sguardo costantemente assente e dalla lacrima facile. Lo ammetto: se non ci fosse stata lei, pronta a vedermi quando ne avevo veramente necessità, non so come ne sarei uscito.

No, quando mi ha lasciato dicendomi che non ce la faceva più a sostenere una situazione simile e che stavo intaccando il suo stato d'animo provocandole ansie particolarmente profonde, ho accettato senza problemi la fine della relazione. 

Questo perché ero, forse anche fortunatamente, in una fase dove il dolore veniva prevalentemente da dentro me stesso e quindi ciò che era all'esterno non faceva poi così male. Ad oggi guardandomi indietro sono contento che sia finita così: la differenza d'età era troppa e gli obiettivi della vita completamente diversi. Sole deve viversi, finché può, delle relazioni semplici, perlopiù sane, con persone positive che non intacchino il suo animo e io purtroppo non sono una di queste. Io le sarò sempre riconoscente per essermi stata comunque accanto quando ne avevo davvero bisogno.

 

Nei mesi successivi l'amore è stato qualcosa a cui non ho minimamente pensato, anche se qualche conoscenza breve c'è stata. Vi voglio comunque parlare di Marlene, ovviamente sempre nome di fantasia scaturito dalla mela che ho davanti in questo momento, comparsa magicamente alla fine dell'estate. Più vicina alla mia età, Marlene è il contrario di Sole: indipendente, gran lavoratrice, reduce di un fidanzato con cui aveva convissuto e con cui si era da poco lasciata, sembrava avere chiaro in testa quello che voleva e come lo voleva. La conoscenza si prolunga, io naturalmente le parlo del mio problema perché voglio mettere le cose in chiaro sin da subito, ma lei appare sicura di poter reggere tranquillamente la situazione. Dopo un mese scompare all'improvviso dicendomi che non si sente pronta per una nuova relazione, io me l'aspettavo, perciò la saluto cordialmente e la lascio proseguire per la sua strada; se nonché dopo un paio di settimane si rifà viva venendomi a trovare al lavoro nel giorno del mio compleanno. Dopo una breve chiacchierata Marlene mi dice che le manco, che si è spaventata per l'inizio di una possibile nuova relazione e che è pronta a riprendere da dove avevamo lasciato. Titubante e scettico, decido di darle una seconda opportunità. Così la conoscenza prosegue e dopo un mese e mezzo, Marlene confida di essersi innamorata di me: parla di venire a vivere con me, fa grandi progetti eccetera eccetera. Io annuisco, ma conscio della sua situazione con l'ex e di quello che era successo, tengo la guardia alta: d'altronde, il lupo perde il pelo ma non il vizio. Succede che un giorno di metà novembre ho una delle mie crisi mentre sono con lei: ovviamente cambio completamente. Sono di poche parole, scorbutico, desideroso di rimanere da solo e poco avvezzo all'affetto intimo. L'avevo ovviamente ampiamente avvertita dei miei stati d'animo durante le crisi che non dipendevano da lei ma dai miei problemi psicologici. Risultato? Il giorno dopo ricevo questo messaggio, che riporto letteralmente:

 

"Guarda mi dispiace ma sti giorni mi hanno fatto pensare che io non sono pronta a una relazione più importante, pensavo di si ma purtroppo non riesco. Non voglio continuare una relazione sforzandomi e non sentendomi me stessa al 100%"

 

La mia risposta è stata: " Stammi bene".

 

E tanti cari saluti a Marlene. Probabilmente, visto che avevo preventivato questa possibilità, la cosa non mi ha toccato particolarmente e dopo una settimana Marlene era solamente il ricordo di una conoscenza piacevole.

 

Il problema, in un certo senso, arriva ora: parliamo di Selene, sempre nome di fantasia, comparsa sotto il periodo natalizio... Vedete, io ho la straordinaria capacità di andarmi a infilare con persone che in realtà vogliono lo scaccia-chiodo. 

Il problema è che Selene mi ha fregato, perché questa volta ci sono rimasto sotto. Metteteci il mio stato emotivamente fragile prodotto dalla malattia, e il fatto che stavolta mi ero illuso di poter costruire qualcosa effettivamente di bello, beh... il risultato è che oggi sto di merda. E il punto è questo: la mia paura è che questo malessere mi scateni nuovamente una forte depressione. Ora, le cose sono ancora da chiarire bene, perciò rimando la storia fra me e Selene a un capitolo successivo. Quello che mi premeva dirvi alla fine è questo: un depresso ha paura a intraprendere nuove relazioni, sapete perché? Perché teme che l'altra persona non riesca a reggerlo. Stare con uno come me non è semplice, ve lo assicuro, e voi direte: rimani da solo finché non guarisci. Avete ragione in un certo senso, ma la solitudine peggiora la mia condizione; inoltre la consapevolezza che questa malattia potrebbe anche non passare mai, mi fa pensare che forse me la merito un pochino una persona che mi ami e che mi voglia bene. Non trovate? Ve lo dico chiaro e tondo: tantissime ragazze si spaventano e fuggono quando sentono che ho problemi depressivi; altre spavaldamente minimizzano la cosa per poi rendersi conto che è effettivamente una situazione difficile da gestire. Questo solleva una serie di considerazioni relazionali e filosofiche non di poco conto, ma la mia idea è questa: amarsi vuol dire supportarsi e sopportarsi. Se una persona si arrende dopo  qualche sporadico episodio che può capitare, allora evidentemente non mi merita.

   
 
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