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Autore: beate    10/04/2024    1 recensioni
Si chiese come Dio o la legge considerassero due persone che non sapevano nulla l'una dell'altra e che entravano in quella farsa di matrimonio." La storia di due persone che affrontano la vita insieme dopo la crisi globale (del 2008) con parecchio scotch e qualche inganno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Charlie Swan, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Questa storia è stata scritta in inglese da 2carm2carm2 e tradotta in italiano da beate. Questo è il link all’originale:

https://www.fanfiction.net/s/13053224/16/The-Whisky-Distiller-s-Wife





16 – Il mercato immobiliare



«Piccola! Piccola! Sei in casa?»

Isabella alzò lo sguardo dalla valutazione di proprietà di ottantanove pagine che aveva letto nelle ultime due ore. Sentiva che le stava venendo mal di testa e continuava a guardare con desiderio l'armadietto dei liquori nell'angolo.

Da quando era stata promossa vice presidente, il mese scorso, i suoi giorni a Wall Street erano diventati ancora più lunghi. Era ben consapevole che i colleghi pensavano che avesse avuto la promozione perché suo padre era CEO di quella stessa banca. Anche se poteva ammettere che c'era della verità in questo, era fieramente determinata a provare loro che non era solo per via di chi era suo padre.

In questo sforzo di dare prova di sé ai suoi colleghi executive finanziari, vedeva a malapena Jake, figurarsi i suoi amici del college. È solo una cosa temporanea, continuava a ripetere a se stessa nei momenti di quieta angoscia e di sfinimento. Doveva solo dedicare tempo alla sua carriera, adesso, e in futuro avrebbe avuto un maggiore equilibrio.

Questo non era mai stato il caso di suo padre, drogato di lavoro, ma diceva a se stessa che per lei sarebbe stato diverso.

Quando sentì diverse voci maschili di sotto e realizzò che non era solo Jake, pensò che avrebbe avuto bisogno di qualcosa di più forte di un bicchiere di vino bianco.

«Quassù», rispose lei.

«Porta giù subito il culo», gridò lui con una risata. «Ho una sorpresa!»

Con un sospiro, lasciò il suo studio dove era rimasta imbucata quel venerdì sera e scese la grande scalinata a balaustra. Sentiva almeno altri due uomini con lui, che ridevano chiassosamente.

«Hey ragazzi», li salutò prima di guardare il marito sorridente. «Che succede?»

«Abbiamo avuto un… eccezionale quarto trimestre, da Lehman», cominciò, con l'aria del gatto che si è mangiato il canarino.

Lehman Brothers aveva appena visto un inaudito aumento dei profitti del 27%. Era in prima pagina nella sezione business del New York Times. Anche la sua banca aveva avuto un simile aumento di guadagni, che si era manifestato in un grosso bonus che aveva ricevuto sulla sua scrivania proprio quel giorno.

Bollig e Wulff buttarono giù uno shot di una vodka molto costosa alla dichiarazione di Jake. «Cazzo sì, proprio così!»

Jake rise e ingoiò l'alcool quando gli passarono il bicchierino.

«Come ho detto», rise tirandosela di fianco così che lei sentì l'odore di alcool mescolato alla sua colonia costosa. «Un buon trimestre», disse lui abbracciandola e lei sorrise alla sua tenerezza.

Le cose tra loro non andavano benissimo, ultimamente, ma lui era sempre molto dolce.

«E la sorpresa?» chiese lei dubbiosa.

«Diglielo, Jakie boy!» lo incitò Wulff. «Dille cosa le hai comprato!»

Jake si voltò e sorrise adorante a sua moglie. «Ti ho comprato un'isola intera, piccola! A largo della costa della Florida.»

Isabella rimase a bocca aperta per la sorpresa.

Wulff e Bollig risero, applaudirono e presero un altro drink.

«Sul serio?» chiese lei. Aveva appena comprato un'intera striscia di proprietà a Martha's Vineyard dopo la performance di Lehman nel secondo trimestre dell'anno. «Perché?»

«Perché no? Diavolo! Perché posso», sorrise e le mollò un bacio sulle labbra. «Sei emozionata?»

Isabella era senza parole.

«Già, non vedo l'ora di vederla.»

«Ooh andiamo, piccola, è un asset! Un altro investimento. Il mercato immobiliare è solido come la roccia, sarei un idiota se non comprassi delle proprietà. Il valore può solo salire, cazzo!»

Isabella forzò un sorriso.

Mentre Jake aveva una fede immensa nell'economia e credeva che il mercato immobiliare fosse infallibile, Isabella aveva i suoi dubbi sull'investire così tanto in immobili. L'ultima volta che ne avevano discusso, erano andati a letto senza parlarsi dato che Jake non era stato neanche disposto a considerare quello che gli stava dicendo. Adesso lui era sorridente e affascinante e lei non aveva nessuna voglia di affrontare l'argomento con lui. Di nuovo.

«È grandioso, Jake.»

«Al mercato immobiliare!» rise Bollig, chiaramente intossicato mentre versava un altro giro di alcool da 400 dollari per tutti.

Isabella prese il bicchierino e brindò con gli altri.

«Al mercato immobiliare!»



*



Lei era di nuovo silenziosa.

Era un passo avanti e due indietro, con sua moglie.

Erano lentamente arrivati a un accordo, un punto confortevole in cui parlavano e interagivano gentilmente l'uno con l'altro.

E non era più così.

Domenica pomeriggio, quando avevano finito di lavorare ed erano tornati a casa, Isabella era tornata ai monosillabi ed era in camera sua già alle 7.30 di sera.

«Non mi sento bene», aveva borbottato come motivo.

«Vuoi delle medicine?» offrì lui.

«No, grazie», disse Isabella scuotendo la testa. Prima che potesse offrire qualcos'altro, lei disse, «Buonanotte.»

A suo credito, sembrava davvero malata.

Una parte del suo cervello, una parte che desiderava restasse silenziosa, si chiedeva se stava solo evitando lui di nuovo, rimpiangendo di averlo sposato e di essere bloccata su Skye.

Ma ignorò quella parte del cervello e aprì una bottiglia di birra.

Quando avevano lasciato la distilleria, lui era passato per l'ufficio e aveva preso un mucchio di carte, alcuni documenti che le stavano dando guai. Anche se lei era troppo educata per dirglielo in faccia, lui sapeva che erano stati fatti così a casaccio che neanche lei riusciva a decifrare cosa fossero.

Con un sospiro, si sedette al tavolo, si mise comodo e cominciò a leggere con attenzione i resoconti.

Da qualche parte lungo la strada, forse perfino dal quel primo giorno in cui era piombata in ufficio, lui si era appassionato a lei.

E se per lei la cosa migliore era andarsene da Skye il prima possibile… lui l'avrebbe aiutata.

Edward si era svegliato col mal di testa che si era solo intensificato mentre il mercoledì cominciava.

Sua moglie aveva pronunciato un totale di otto parole durante la colazione e il viaggio in macchina alla distilleria, prima di ritirarsi nel suo ufficio nascondendosi per la giornata. Aveva cercato di vedere qualche segno che ce l'avesse con lui, ma non era riuscito a vedere niente che lo portasse a credere che fosse neanche irritata.

Semplicemente appartata.

Non trovò neanche segni che non fosse irritata con lui.



*



Mentre distillava, Wilson aveva scoperto una perdita in uno dei loro barili. Non era una perdita enorme, ma non sarebbe stato economico sistemarla.

E Jasper e Robert erano di pessimo umore.

Era una tempesta perfetta e francamente, non fu per nulla sorpreso quando si trovò nella lobby mentre Robert e Jasper accoglievano i pochi ospiti che avevano per il tour alla Sleat. C'era una famiglia inglese di quattro persone che chiacchierava cordialmente della vicinanza di casa loro con la casa della nonna materna di Jasper, poi c'era una coppia di pensionati americani con gli zaini e una grossa macchina fotografica.

La campanella tintinnò e apparvero due americani che sembravano essere sui trentacinque. Stavano sghignazzando su qualcosa , senza preoccuparsi di quanto fosse rumoroso il loro ingresso.

Edward alzò gli occhi e vide lo sguardo diffidente di Jasper.

«Salve, ragazzi, benvenuti alla Sleat», forzò un sorriso mentre i due si acquietavano e arrivavano al banco.

«Siamo qui per un tour di degustazione», disse uno senza preamboli mentre l'altro ridacchiava. «Perché a quanto pare i veri tour di degustazione sono solo in certi giorni stabiliti, in questa distilleria.»

Jasper inarcò un sopracciglio, per nulla impressionato. A sua insaputa, Edward aveva la stessa espressione.

«», replicò rigido. «Non c'è molta richiesta nei mesi invernali, e quei tour sono solo per gli intenditori di whisky.»

«Amico», lo schernì, «stai guardando due dei migliori cazzo di intenditori che abbia mai visto New York City.»

«Mostra un po' di rispetto», aggiunse l'altro con una risata mentre tirava fuori il portafogli dalla tasca posteriore.

«Cosa fate a New York?» chiese Jasper mentre i due frugavano i loro portafogli sfogliando con noncuranza centinaia di sterline.

Edward salutò amichevolmente gli americani, ma tenne gli occhi su suo cugino.

«Lavoriamo alla Bank of America», rispose il secondo.

«Siete banchieri, allora.»

Lo disse in tono freddo, più un'accusa che una domanda.

«Aye aye capitano», ridacchiò lui, «come direste qui. Banca di investimento.»

Il suo compare rise.

Chiaramente questo non sarebbe stato il loro primo drink.

«Siete ancora a Wall Street?» chiese Robert., intervenendo in tono altrettanto freddo.

Edward vide tutti e due i suoi cugini drizzare le spalle di fronte a quei due pieni di pretese.

«Stai scherzando?» disse uno.

«Perché diavolo ce ne dovremmo andare?» finì l'altro esuberante. «Il denaro abbonda ancora, di qualunque cosa si lamentino i media. Sempre a vedere tutto nero, quei cazzoni… esagerano tutto, tutti i giorni.»

Jasper e Robert erano silenziosi.

Edward considerò di intervenire, ma onestamente non si sentiva obbligato a schierarsi contro i suoi cugini arrabbiati.

I due giovani stavano per diventare maggiorenni in un periodo in cui non c'era lavoro né opportunità per loro. Non avevano nessuna stabilità per guardare avanti visto che i datori di lavoro lottavano per restare a galla, senza pensare all'espansione ma semplicemente alla sopravvivenza.

Edward sapeva che Jasper voleva lavorare, sapeva che era un buon lavoratore. Ma Sleat semplicemente non si poteva permettere di dargli le ore e le ore che lavorava sulle barche da pesca erano poche e rare. Sapeva che la sorella di Esme stava entrando in una spirale di debiti in America, cercando di pagare le spese mediche del suo bambino e sapeva che Jasper spediva loro i pochi soldi che guadagnava.

Robert riusciva a malapena a pagarsi un tetto sulla testa e aveva cominciato a parlare di trasferirsi di nuovo dai genitori. Prima parlava di trasferirsi e provare a vivere in città… ora non riusciva a immaginarlo, coi risparmi che diminuivano per la mancanza di uno stipendio fisso.

Erano arrabbiati e avevano tutto il diritto di esserlo.

Edward stesso era arrabbiato. Arrabbiato all'indifferente privilegio che aveva di fronte.

E per quella ragione non intervenne nell'orribile servizio clienti che stava avendo luogo nella sua azienda.

Alla fine, sempre senza toccare i loro soldi, Jasper respirò profondamente dal naso.

«Fuori dal cazzo, pezzi di merda. Non avete idea dei danni che voi e quelli come voi hanno fatto? Non avete idea delle vite che sono andate in pezzi per le azioni di banche come la vostra? Nessuna idea di quante imprese stanno lottando per tenere aperto mentre le banche come la vostra aspettano come maledetti avvoltoi che girano su cadaveri freschi per comprarli e mandarli sugli scaffali degli alimentari? Nessuna cazzo di idea di quanta gente sta lottando e faticando perché a delle merde come voi è stato permesso di avere una cazzo di autorità su tutto e tutti? Nessuna idea di quanti contribuenti hanno pagato per salvare il culo a voi?»

Edward strinse le labbra.

I due americani spalancarono la bocca.

E gli altri visitatori guardavano.

Nessuno di loro aveva mai sentito qualcuno parlare in quel modo a un cliente.

«O semplicemente non ve ne frega un cazzo? A voi non frega di niente tranne i vostri soldi, le vostre bevute e le vostre ragazze. Siete solo bastardi egoisti e segaioli. Se a voi non vi frega di niente, a me non mi frega di passare del maledetto tempo con voi o di vendervi questo whisky. Fuori dal cazzo!»

Robert prese il denaro e lo sbatté sul bancone.

Prendete armi e bagagli e fuori di qui. Non vogliamo gente del cazzo come voi, qui.»

Ammutoliti, i due banchieri girarono sui tacchi e fecero un'uscita ben diversa dall'entrata.

Edward si passò stancamente una mano sulla faccia.

Non vide sua moglie, bianca come un fantasma che sfrecciava verso il bagno, avendo sentito la loro invettiva.





  
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