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Autore: AlbAM    13/04/2024    4 recensioni
Alba e Azaele finalmente si sono ritrovati e la loro storia sembra filare a gonfie vele. Ma la vita non è mai semplice e i problemi sono sempre dietro l'angolo, soprattutto se il protagonista è un diavolo innamorato e talmente sbadato da rischiare di provocare una nuova "Grande Guerra" tra Inferno e Paradiso. Ma che diavolo avrà combinato stavolta Azaele?
La scombinata banda di Demoni e Angeli di Un diavolo a Roma è tornata più in forma e incasinata che mai!
Genere: Azione, Commedia, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Universo Aza&Miky'
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Capitolo 26

Il cielo si oscura



Aluarel non aveva passato una notte molto piacevole. Dopo essere stata scortata da quei due angeli, sorprendentemente cortesi nei suoi confronti, aveva spiegato le sue ragioni a Safet e all'Arcangelo Gabriel i quali, nonostante sembrassero aver creduto alle sue parole, erano stati concordi nel ritenere che non potevano accoglierla tra loro senza prima chiedere il parere di Akenet.

Aveva quindi concluso che la sua vita sarebbe finita la mattina dopo, non appena l'Arcidiavolo avrebbe saputo che era coinvolta nella liberazione di Eymerich.

Malgrado non si aspettasse da parte di Akenet una crudeltà paragonabile a quella con la quale quel porco di Zamesh aveva ammazzato Carryel, l'idea di morire bruciata viva non la rallegrava particolarmente. Si avvicinò ai vetri della sua prigione, una camera carina e accogliente, e osservò il sorgere del sole. Almeno lei se ne sarebbe andata con quell’ultimo ricordo davanti agli occhi.

Carryel invece, aveva vissuto tutta la sua vita in quell’orribile luogo di dolore che era l’Inferno ed era morto tra atroci tormenti, solo perché Zamesh aveva avuto voglia di sfogarsi per la fuga di Safet sul primo che gli era capitato sotto mano.

Senza quasi rendersene conto cominciò a piangere silenziosamente. Carryel non era certo una cima, ma in fondo era un bravo demone. Non aveva mai cercato di farle le scarpe o scaricarle tutte colpe quando incontravano problemi sul lavoro.

Non era giusto che fosse finito in quel modo.

La porta della sua camera sì aprì. Era Safet, che le porse gentilmente un fazzoletto per asciugarsi il viso e la invitò a seguirla. Le piaceva il Supervisore, era serio, non aveva alcun bisogno di essere crudele per farsi rispettare e sapeva ascoltare le ragioni dei suoi sottoposti e giudicare con obiettività.

Attraversarono un corridoio ed entrarono in una sala piena di libri, probabilmente una biblioteca a disposizione dei clienti del B&B.

Aluarel si guardò intorno preoccupata, ma l'Arcidiavolo non era ancora arrivato. Nella stanza c'erano l'Arcangelo Gabriel, il demone Razel, un Arcangelo femmina molto bella, altissima, dagli occhi verdi e i capelli rosso fiammante, Azaele e la sua compagna umana e una coppia di angeli che non conosceva. Lui aveva una vaga somiglianza con il famoso poeta italiano che secoli prima aveva fatto un giro all’Inferno, o almeno così il tipo avevo raccontato in un libro piuttosto famoso. Lei, comunque, personalmente non lo aveva mai incontrato.

Tutti la osservavano curiosi e in silenzio.

Aluarel sentì dei passi dietro di se e notò che gli sguardi dei presenti si erano spostati sulla porta, sulla cui soglia, era appena apparso Akenet. Notò che il nero che ricopriva i suoi occhi era scomparso, lasciando il posto a due iridi color pervinca. Non sembrava nemmeno avere l’aria terribilmente incazzata che lo contraddistingueva solitamente.

«Durerà poco», pensò senza farsi troppe illusioni, «il tempo di scoprire che sono stata io a liberare il suo stramaledettissimo dannato.»

Safet prese la parola rivolgendosi all'Arcidiavolo. «Questa demone è arrivata ieri sera, ha deciso di abbandonare Zamesh dopo aver visto morire tra atroci torture il suo partner, Carryel.»

Akenet non disse nulla, si limitò a poggiare la spalla su una libreria e incrociare le braccia.

«Vorrebbe unirsi a noi, e penso sia sincera, considerando che è riuscita a superare la barriera creata da Elena, la compagna di Razel.»

Akenet incrociò per un breve istante lo sguardo di Razel, quindi riportò l’attenzione su Safet.

«Ne abbiamo parlato e abbiamo ritenuto che sia fondamentale avere il suo parere Signore…»

Un angolo delle labbra di Akenet si incurvò leggermente.

«Sia perché si tratta, come ho detto, di un ex collaboratrice di Zamesh, sia…» Safet esitò, sapeva che stava per lanciare una bomba incendiaria nella biblioteca, cercò con lo sguardo l'appoggio di Gabriel che annuì impercettibilmente.

«... perché ha contribuito alla liberazione di Eymerich.»

Com'era da aspettarselo, Akenet reagì furiosamente. I suoi occhi diventarono rossi, assunse la forma demoniaca e fece un passo verso Aluarel mentre scintille infuocate zampillavano dalla sua aureola spezzata. Ysrafael si frappose immediatamente tra lui e la demone.

«Spostati, Ysrafael. Questa faccenda non ti riguarda!» ringhiò l’Arcidiavolo.

Una spada angelica si materializzò tra loro per poi poggiarsi sul petto del Supervisore angelico e spingerlo leggermente indietro. Era Elendiel.

«Perché?» domandò perplesso il Supervisore angelico all'Arcangelo.

«Concordo con Akenet, la demone è sotto il suo comando. Sta a lui decidere se il suo tradimento debba essere punito o meno!»

«La ucciderà! Non vedi che è fuori di sé?» rispose Ysrafael poco convinto.

Elendiel abbassò la lama e si rivolse ad Akenet. «Ritengo che tu sia uno dei pochi Arcidiavoli, se non l'unico, a possedere ancora il senso dell’onore. Confido che ti comporterai come un vero comandante e non come un brutale assassino!»

Akenet fece un cenno di assenso a Elendiel, riprese la forma umana, oltrepassò Ysrafael, senza degnarlo di uno sguardo e, rivolgendosi ad Aluarel le ordinò di seguirlo fuori dalla biblioteca.

Lei obbedì, rassegnata a incontrare presto la sua morte.

Una volta fuori, Akenet la fece sedere su una panchina e le ordinò di aspettare il suo ritorno.

Aluarel non osò disobbedire.

Di lì a poco l’Arcidiavolo ritornò con Kafresh che quando la vide impallidì.

«La conosci?» domandò Akenet.

«Si, Signore.»

«Da molto?»

«Re… relativamente…»

«E come vi siete conosciuti?»

Kafresh annaspò in cerca di una risposta adeguata. Non voleva rischiare di essere nuovamente punito, mentendo al suo comandante, ma non voleva neppure che quella stupida demone subisse la stessa punizione terribile che aveva subito lui. Il demone idraulico, infatti, non le portava rancore perché nonostante quello che era successo, riteneva che tutti i demoni subordinati fossero vittime degli Arcidiavoli.

Lei comprese la sua difficoltà e decise di aiutarlo, tanto doveva morire comunque, ormai non avrebbe fatto differenza. «Non mentire, non serve. Lo sa.»

Immediatamente dopo cadde a terra avvolta da una terribile fiammata che la carbonizzò completamente.

Ma non la ridusse in cenere.

Né la uccise.

Uno schioccare di dita le tolse il dolore. Si guardò le braccia e si rese conto che erano del tutto sane. Capì che era stata graziata e risanata. Si alzò in piedi e si mise sull’attenti. «Grazie, Signore, sono al suo servizio!»

«Mi sembra ovvio» grugnì Akenet. «Risponderai direttamente a Kafresh».

«Non la deluderò!»

«Lo spero per te.» Chiosò lui, alzandosi in volo.

Seguì qualche istante di silenzio imbarazzato tra Kafresh e Aluarel.

«Secondo te, perché non mi ha carbonizzato a morte?»

Kafresh strinse le spalle. «Perché hai provato ad aiutarmi, credo.»

«Pensavo lo avrebbe fatto incazzare.»

«Akenet non è crudele inutilmente» rispose Atriel, avvicinandosi. Aveva assistito alla scena da lontano, preoccupata per Kafresh e sperando che Akenet mostrasse il suo lato migliore. Fortunatamente non era rimasta delusa.

«Vi ha messo alla prova entrambi per capire se sareste stati in grado di combattere insieme, visto ciò che è successo poco tempo fa. Aiutandovi, glielo avete dimostrato. Inoltre Aluarel ha evitato che Kafresh rischiasse di farsi punire, dimostrando di possedere dignità e orgoglio e per lui queste sono doti importantissime.»

Aluarel rimase estremamente colpita dalle parole della collega, abituata alla crudeltà di Zamesh, aveva ben poca fiducia negli Arcidiavoli. «Ora capisco perché Lucifero ha dato il comando del Nono Girone a lui e non a Zamesh! Tra loro non c'è paragone, Akenet sarà sempre una spanna sopra quel maiale!» commentò, ammirata.


#


Renzo aveva appena finito di riordinare la sala da pranzo, aiutato da Alissa, Catherine e Yetunde. Da quando era riuscito a convincere sua sorella a prendersi qualche giorno di riposo e trattenersi a Roma, lontano dai suoi “ospiti”, i tre ragazzi e Aurora si erano rivelati di grande aiuto nella gestione del B&B. Sua sorella aveva insistito un bel po’ prima di accettare la proposta del fratello, che presto sarebbe dovuto tornare al lavoro, temeva che si stancasse troppo, ma alla fine Renzo l'aveva convinta assicurandole che gli ospiti, essendo anche suoi amici, si erano offerti di dargli una mano.

E a proposito di sorelle… Era arrivato il momento di parlare con Aurora. Recuperò una paletta e una zappetta da giardinaggio e la raggiunse in giardino mentre osservava perplessa un’aiuola.

«Non ti sembra un po’ presto per le ginestre e i tulipani?» gli domandò lei, vedendolo arrivare.

«Direi proprio di si, ma vista la natura della maggior parte dei miei ospiti non mi stupisco più di nulla!»

Aurora sorrise e Renzo provò una strana sensazione di familiarità. «Tu credi nella reincarnazione?» le domandò.

«Diciamo che mi sono ricreduta di recente».

«Immagino che abbia intuito che, se esiste la reincarnazione, io e te siamo fratello e sorella o, per lo meno, lo siamo stati nel 1600.»

«Ovviamente, anche se ammetto di non avere alcun ricordo della mia vita precedente. Tutto quello che so, me l’ha raccontato Safet.»

«Non hai mai paura di lui?» Domandò Renzo. «Lo so che non sembra crudele, ma è pur sempre un demone infernale, sei davvero sicura di conoscerlo? E poi non pensi al dopo? Cosa sarà di te una volta… morta?»

Aurora si inginocchiò e pulì dalla terra i petali di una piantina di tulipani. «No, non ho mai avuto paura di lui, nemmeno all’inizio della nostra storia, quando ancora non sapevo della sua profonda amicizia con l'Arcangelo Gabriel, il che, me lo concederai, testimonia a favore della sua bontà d’animo. Per quanto riguarda il dopo, non saprei, probabilmente lo seguirò all’Inferno o magari la mia anima continuerà a reincarnarsi e ci incontreremo infinite volte, fino a quando lassù qualcuno deciderà diversamente.»

Renzo si accucciò accanto a lei porgendole la zappetta. «La trovo una prospettiva piuttosto angosciante, ma immagino che non possiamo fare altro che accettare il nostro destino.»

«E tu invece, ricordi qualcosa della nostra vita precedente?». Chiese Aurora, prendendogli di mano la zappetta e smuovendo la terra intorno ai fiori.

«Io ricordo praticamente tutto, a partire da quando gli Inquisitori hanno portato via te e nostra madre, fino a quando sono morto.»

«Santo cielo, non ti invidio, deve essere tremendo ricordare la propria morte.»

«Mica tanto, un attimo prima ho fatto in tempo ad ammazzare qualcuno che se lo meritava. Indovina chi?»

Aurora smise di zappare e lo guardò impressionata. «Non sarà per caso qualcuno che aveva a che fare con l’Inquisizione?»

Sul viso di Renzo apparve un’espressione soddisfatta. «Esattamente! Quello stronzo che ha ucciso te e nostra madre!»

«Sei stato tu a uccidere Eymerich?» esclamò Aurora.

«Proprio così. L’ho ammazzato durante uno scontro tra truppe francesi e spagnole. Io stavo con i francesi. Ricordo di averlo riconosciuto immediatamente; prima di ucciderlo, gli ho chiesto se si ricordava di te e della mamma e lui ha detto di si, che si ricordava benissimo delle due streghe che la puttana del diavolo aveva cercato di salvare! Aveva uno sguardo allo stesso tempo soddisfatto e carico di odio. L’ho ucciso senza alcuna esitazione, ma purtroppo, immediatamente dopo sono stato aggredito alle spalle da un soldato spagnolo e tutto è diventato buio.»

Aurora era sconvolta. «E tu, ti porti il peso di questi ricordi, da quale età?»

«Non ricordo con esattezza, ma penso da quando avevo almeno cinque o sei anni.»

«Mi dispiace, deve essere stato terribile.»

«In realtà, penso sia stato molto peggio per i miei genitori. Pensavano di avere un figlio con gravi problemi mentali. Fortunatamente per loro, crescendo ho capito che era meglio tenere per me sia le visioni che i racconti della mia vita passata. Sono riuscito a convincere tutti, anche lo psicologo, che si era trattato di una fase dell’infanzia in cui la mia fantasia era eccessivamente sviluppata e alla fine, in qualche modo, ci ho creduto anche io. Ma da quando ho cominciato a legare con Alba, le visioni e i ricordi si sono ripresentati più forti che mai.»

«Abbiamo avuto esperienze molto simili.» commentò Aurora. «Ti dirò, comincio a pensare che ci sia un motivo ben preciso se ci troviamo tutti insieme proprio qui: credo che siamo tutti legati dallo stesso evento.»

«Intendi l’incontro di ognuno di noi con Alba, nel 1600?»

«No, intendo il primo incontro tra Alba e Azaele. Credo che nel momento in cui Aza le ha salvato la vita, abbia cambiato anche il destino di tutti noi». Aurora si interruppe per osservare le nuvole che navigavano nel cielo azzurro.

«Chissà forse lassù hanno deciso che era arrivato il momento che ogni cosa tornasse al suo posto!»

Renzo rifletté sulle parole di Aurora. «Questo può valere per noi, ma per quanto riguarda Alissa, Catherine e Yetunde? Come spieghi la loro presenza?»

«Non lo so, però ricordati che sono amici di Azaele. Ho idea che ci sia lui al centro di tutto. Forse sono qui per uno scopo.»

Renzo sgranò gli occhi colto da un'improvvisa consapevolezza. «Se Yetunde non fosse finito all'Inferno con Azaele, nessuno avrebbe potuto liberare Safet dalle catene che lo imprigionavano!»

«Hai ragione, questo potrebbe essere proprio un esempio di ciò che intendevo!» approvò Aurora.

Un ronzio proveniente dall'aiuola attirò la loro attenzione.

«Oddio, guarda!» esclamò Aurora, indicando centinaia di porcellini di terra che uscivano dal terreno e si appallotolavano, riempiendo l'aiuola di palline grigie.

Un attimo dopo la terra cominciò a tremare. Si udì un rombo in lontananza, i porcellini si aprirono e in pochi istanti si nascosero di nuovo sottoterra.

Non molto lontano, videro uno sciame nero innalzarsi nel cielo.

«Meglio rientrare!» Propose Renzo stringendo una mano di Aurora.


#


Akenet era appena rientrato nella Biblioteca del B&B quando la terra cominciò a tremare. Un rombo cupo lo fece voltare verso la finestra dalla quale Azaele e Alba stavano osservando accigliati l'orizzonte.

Il cielo si oscurò, coperto da centinaia di demoni neri.

«Stanno arrivando!» annunciò Azaele facendo apparire la sua nuova armatura. «La battaglia per la piccola Gaia sta per cominciare!»


   
 
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