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Autore: Star_Rover    14/04/2024    4 recensioni
Jari e Verner sono uniti fin dall’infanzia da un legame che nel tempo è diventato sempre più intenso e profondo. Nell’inverno del 1915 però i cambiamenti sociali e politici che sconvolgono la Finlandia finiscono per coinvolgerli, così i ragazzi sono costretti a separarsi per seguire strade diverse.
Nel 1918 i destini dei due giovani tornano a incrociarsi sullo sfondo di una sanguinosa guerra civile.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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Carissimi, eccoci giunti alla fine di questo racconto.
Ringrazio chi ha seguito questa storia dall’inizio alla fine con costanza e pazienza. 
Un ringraziamento speciale ai gentilissimi recensori.
È stato un piacere condividere con voi questo mio caro scritto. Spero che possa avervi lasciato qualcosa e che almeno un po’ vi siate affezionati ai miei personaggi.
Grazie ancora e alla prossima! ^^

 
 
EPILOGO
 

Gennaio 1919.
 
La guerra civile in Finlandia era terminata da ormai otto mesi, la Germania invece bruciava nel caos della Repubblica di Weimar.
Dopo gli ultimi mesi di guerra, la sconfitta e il ritorno dal fronte, Winkler si era ritrovato in una Patria devastata dai tumulti, con un esercito diviso e frammentato. I reduci, che avevano combattuto ardentemente nelle trincee per la difesa dei Reich, non avevano ricevuto altro che odio e disprezzo da un popolo ingrato verso i suoi eroi. 
Bernhard era tornato a indossare abiti civili, la rivoluzione non era la sua guerra, o almeno era quello che credeva. Aveva scelto di abbandonare la Finlandia per combattere per la Germania. Ma ora, qual era la vera Germania?
Winkler pensava a questo mentre camminava per le strade di una Berlino agitata e pericolosa. Le strade erano occupate da soldati, paramilitari e anche volontari. Avevano l’ordine di sparare a vista a chiunque tentasse di attraversare la piazza dove si erano barricati i socialisti.
Bernhard calpestò decine di fogli di giornale, quasi tutti volantini di propaganda anti-spartachista. Alle vetrine dei negozi erano appesi manifesti, molti dei quali presentavano la scritta: “ufficio di collocamento per volontari”. Winkler ripensò ai tempi dell’università, quando era compito suo reclutare i volontari per il movimento indipendentista degli jäger finlandesi.
L’inattività stava logorando il suo animo, doveva tornare in azione. Aveva già combattuto contro i rossi, che cosa gli impediva di portare avanti quella battaglia?
Winkler tornò alla realtà quando udì delle grida provenire dal fondo del vicolo.
Senza nemmeno pensarci impugnò la sua Mauser, in quei tempi non usciva mai senza, e corse in direzione delle urla.
Quando svoltò l’angolo trovò un gruppo di ragazzi in abiti civili con la fascia rossa al braccio. I giovani non erano armati, ma stavano aggredendo con calci a pugni la loro vittima. Fuggirono via appena lo videro, probabilmente scambiandolo per un volontario.
Vigliacchi.
Winkler ripose la pistola e si avvicinò con cautela. Il ragazzo disteso a terra indossava l’uniforme, poco distante si trovava il suo fucile con fissata la baionetta.
Il ferito si rigirò su un fianco e sputò un grumo di sangue.
«Quei bastardi mi hanno aggredito alle spalle!» protestò con rabbia.
Winkler tentò di calmarlo. 
«Piano, non agitarti, così ti farà più male…»
L’ex-ufficiale l’aiutò a rialzarsi, sorreggendolo tra le sue braccia. Il soldato aveva il volto coperto di sangue, il suo corpo aveva iniziato a tremare per il freddo.
Bernhard sentì di non poterlo lasciare in quelle condizioni. 
«Forza, vieni con me. Hai bisogno di medicarti in un posto caldo»
Il ragazzo lo seguì zoppicando.
 
Winkler accompagnò il giovane nel suo appartamento, dopo averlo sistemato su una sedia si occupò di ripulire e medicare le sue ferite.
Il ragazzo strinse i denti per trattenere un lamento.
«Come ti chiami?» chiese Winkler per tentare di distrarlo dal dolore.
«Dietrich»
Bernhard si presentò a sua volta.
«La ringrazio per avermi soccorso» disse il giovane con sincera riconoscenza.
«Dovere. Anche io ero un militare» 
«In che reggimento?»
«Ero ufficiale nel ventisettesimo battaglione Jäger»
«Davvero? Qual era il suo grado?»
«Capitano»
Dietrich fu piacevolmente sorpreso da quella scoperta. Fin dal primo momento non nascose il rispetto e l’ammirazione che provava nei confronti di quell’uomo. 
«Resisti ancora un po’, ho quasi finito»  
Winkler sfiorò i lineamenti delicati del suo volto per sistemare la medicazione. Quel giovane aveva un aspetto terribilmente familiare. Anche la sua determinazione e il suo temperamento non gli erano sconosciuti. Riconobbe subito la luce che brillava nei suoi occhi.
Per un istante in lui rivide Jari.
«Qualcosa non va?»
Bernhard ritrasse la mano e distolse lo sguardo.
«No, è tutto a posto. Ti resterà un bel livido, ma guarirà presto»
Il ragazzo mostrò un timido sorriso.
«Dunque lei era nel corpo degli Jäger?» chiese con curiosità.
«Sì, la prima unità finlandese integrata nell’esercito tedesco. Ho combattuto sul fronte orientale, poi durante la guerra civile mi sono unito alle truppe imperiali per la liberazione di Helsinki…e infine sono tornato sul fronte occidentale fino alla fine della guerra»
Dietrich ascoltò con vivo interesse le sue imprese.
«Quando è scoppiata la guerra ero troppo giovane per arruolarmi. Ho completato l’addestramento e sono diventato un soldato, ma non ho mai avuto l’occasione di farmi valere sul campo di battaglia»
«Per questo ti sei unito a un gruppo di paramilitari?»
Egli confermò.
«Se ha già combattuto sul fronte orientale dovrebbe arruolarsi anche lei nei Corpi per la difesa del confine»
Winkler valutò quella possibilità, l’idea di tornare a combattere riaccese in lui l’ardore della battaglia.
Dietrich si rialzò con movimenti lenti e impacciati dalla sedia.
«È tardi…devo andare!»
Davanti alla porta, il ragazzo si congedò formalmente.
«Spero di rivederla al fronte, capitano» 
Bernhard rispose al saluto militare. Restò immobile ad osservare la sagoma del giovane soldato finché non scomparve dietro l’angolo.
Anch’egli ebbe la sensazione che le loro strade si sarebbero incrociate di nuovo.  
 
***

Dopo aver lasciato casa Meinander, Leena aveva scelto di non tornare a Varkaus, sarebbe stato troppo doloroso. La giovane aveva deciso di seguire i consigli di Irina. Così aveva raggiunto un piccolo villaggio sulla costa, un luogo isolato e tranquillo dove poter ricominciare.
 
In una notte di tempesta Leena fu risvegliata da insistenti battiti alla porta. La giovane si rivestì frettolosamente e preoccupata si diresse all’ingresso, domandandosi chi potesse presentarsi a quell’ora tarda.
Quando aprì la porta si ritrovò davanti un giovane che attendeva sotto al nevischio con gli abiti fradici.
«Frans…»
Immediatamente lo lasciò entrare, invitandolo a scaldarsi davanti al fuoco.
«Scusami per essermi presentato così all’improvviso» disse lui levandosi dalle spalle il pesante mantello.
«Come hai fatto a trovarmi?»
«Non sono più uno jäger, ma so ancora come procurarmi le giuste informazioni»
Lei non fu sorpresa da quella risposta.
Alla luce delle fiamme, Leena notò il fisico deperito e il suo volto emaciato.
«Che cosa ti è successo?» chiese con sincera apprensione.
Egli non fornì i particolari della sua convalescenza, non aveva intenzione di impietosirla e non era in cerca di compassione.
«Sono stato ferito alla fine della guerra. Sono dovuto restare in ospedale per un po’ di tempo, ma sono fuggito appena ho potuto reggermi di nuovo sulle mie gambe»
«E nelle tue condizioni hai affrontato un lungo viaggio nella tempesta per presentarti qui?»
«Come puoi vedere…»
«È stata una pazzia» lo rimproverò.
Frans sorrise: «non è la prima follia che ho fatto per te»
Leena sussultò: «per me?»
«Quando stavo lottando per sopravvivere, la ragione che mi ha spinto a non arrendermi è stato il desiderio di rivederti»
La giovane non poté restare indifferente di fronte a quella rivelazione.
«Dopo il nostro addio avresti solo dovuto dimenticarmi»
«Invece non ho fatto altro che pensare a te per tutto questo tempo»
«Mi dispiace, ho sbagliato a illuderti» disse lei con l’intenzione di allontanarsi.
Frans la fermò, bloccandola per un polso con una stretta decisa, ma delicata.
«Dunque potresti affermare con certezza di non provare nulla per me?»
Leena non riuscì a trovare la forza di mentire.
«Non importa quello che sento, in ogni caso riuscirei solo a rovinare tutto!»
Egli lasciò la presa.
«Stai dicendo così soltanto perché hai paura di ammettere la verità!»
 Lei non poté negare.
«È vero, ho paura…non voglio che nessuno di noi debba più soffrire»
«Sai che non potrei mai farti del male»
La ragazza ripensò alla sua promessa.
«Sono io ad averti ferito» riconobbe con profonda tristezza.
Frans la guardò negli occhi.
«Sono consapevole di quello che hai fatto durante la guerra, ma so anche perché lo hai fatto. Ho sempre saputo leggere dietro alle tue menzogne e ai tuoi inganni. E adesso che tutto è finito, voglio conoscerti per la donna che sei in realtà»
Lei indugiò.
«Temo di deludere le tue aspettative»
«Se sono tornato, è perché ti ritengo meritevole di una seconda possibilità»
«Non posso farti alcuna promessa»
«Aspetterò e rispetterò ogni tua decisione» decretò Frans con estrema fermezza.
Leena si avvicinò.
«Hai già atteso fin troppo»
Dopo aver detto ciò, prese il suo volto tra le mani e lo baciò, questa volta senza secondi fini, soltanto con dolcezza e passione.
«Anche io ho bisogno di te» ammise finalmente.
Frans la strinse a sé, sapeva che non sarebbe stato facile, ma era disposto a tutto per salvare quel rapporto. La disavventura che avevano condiviso tra le montagne gli aveva dimostrato che insieme avrebbero potuto affrontare ogni avversità.  
 
***

Il cimitero di Malmi riposava nel silenzio e nel candore. 
Marja era immobile davanti alla tomba del marito, persa nei ricordi di una vita passata.
Tornò alla realtà quando all’improvviso avvertì il rumore di alcuni passi nella neve.
Nel momento in cui si voltò notò un uomo dall’aria distinta, vestito in abiti scuri ed eleganti.
Lo sconosciuto si avvicinò: «lei deve essere Marja»
Ella annuì, pur restando diffidente.
L’uomo le porse la mano: «sono il giudice Manner, ma può chiamarmi Sebastian. Ci siamo sentiti per corrispondenza…»
La giovane riconobbe subito quel nome.
«Certo, lei si è occupato del processo di mio fratello»
«Già. Mi dispiace, ma non ho potuto fare di più per lui» disse con rammarico.
Marja gli fu ugualmente grata.
«Se è ancora vivo è solo grazie a lei»
«Evert è un uomo onesto che purtroppo ha preso delle decisioni sbagliate, ma non è troppo tardi perché possa redimersi»
Marja esternò la sua apprensione.
«La prego, non lo abbandoni. Lei è l’unico che può aiutarlo»
«Non si preoccupi, farò il possibile perché Evert venga rilasciato al più presto»
Lei annuì, poi tornò a rivolgere lo sguardo alla fotografia riposta sulla lapide.
«Suo marito è stato un vero eroe, spero che almeno questa consapevolezza le sia di conforto»
«A dire il vero, preferisco ricordare Lauri per come era prima della guerra» rispose la donna.
«Posso comprendere»
Marja sfiorò la gelida pietra.
«Non voglio perdere anche mio fratello»
Manner avvertì la necessità di rassicurarla: «non accadrà, glielo prometto»
La giovane si fidò delle sue parole, dopo tanta sofferenza, aveva bisogno di una luce di speranza.
 
***

Dalla Carelia alle rive della Dvina,
la gloria della Finlandia non ha alcun confine.
Nessuna avversità potrà sottrarre il suo ideale
da sotto il cielo del Nord.
 
Le parole riaffiorarono nella sua mente mentre eseguiva l’inno degli Jäger.
Jari era seduto al pianoforte per compiacere la sua unica ascoltatrice. Kaija insisteva sempre per sentirlo suonare e anche quella volta non aveva potuto rifiutarsi. 
Al termine della discreta esecuzione fu acclamato con un sincero applauso.
«Non pensavo di tornare a casa, almeno non così presto» commentò il giovane.
«Eri tenuto a tornare! Dobbiamo festeggiare insieme la tua promozione!» disse la sorella con il suo solito entusiasmo. 
Egli scosse la testa.
«Sono qui per te, non sono potuto tornare appena ho saputo della lieta notizia, ma come futuro zio volevo essere presente»
Kaija poggiò le mani sul ventre ormai prominente.
«Io e Yrjö stavamo pensando al nome del bambino…»
«Avete già deciso?»
La giovane annuì.
«Se sarà una femmina si chiamerà Helena come nostra madre, invece se sarà un maschio vorremmo dargli il nome del vostro caro amico Lauri»
Jari non poté essere più d’accordo. 
«Credo che siano entrambe ottime scelte»
Kaija sorrise, mostrando tutta la sua felicità e l’emozione all’idea di diventare madre.
Jari si allontanò dal pianoforte e si avvicinò alla finestra, scrutando all’esterno con aria malinconica.
Sua sorella sembrò leggergli nella mente.
«Dovresti uscire per una cavalcata, Onni sarà felice di rivederti»
Il suo sguardo si illuminò.
«Tornerò prima di sera» promise prima di fuggire via.
Kaija sospirò, era convinta che certe cose non sarebbero mai cambiate.
 
 
Dopo aver attraversato il ponte sul fiume ghiacciato, Jari legò il cavallo e proseguì a piedi nella foresta.
Quando sbucò nella radura si stupì nel notare la piccola colonna di fumo che proveniva dal vecchio rifugio. Doveva esserci qualcuno.
Il giovane si bloccò a metà strada, indeciso se proseguire o tornare indietro. Alla fine fu l’istinto a prevalere, attraversò il campo innevato quasi di corsa. Con il fiato corto bussò alla porta.
Il cuore si fermò quando riconobbe la voce all’interno.
«Sono Jari…posso entrare?»
Seguì una lunga pausa, poi si avvertì il rumore delle assi che scricchiolavano sotto il peso dei passi. La porta si aprì.
Jari ebbe la sensazione di assistere all’apparizione di un fantasma, ma non era così.
Verner era davvero davanti a lui, esattamente dove l’aveva lasciato quasi quattro anni prima.
Anch’egli parve turbato da quell’incontro, ma la sua reazione fu fredda e pragmatica.
«Sei il padrone di casa, non hai bisogno di chiedere il permesso per entrare. Piuttosto sono io che dovrei andarmene da qui»
«No! Non voglio che tu te ne vada»
Verner fu sorpreso di sentire quelle parole, non si trattava soltanto della baita.
I due giovani si sistemarono uno di fronte all’altro accanto al fuoco.
Per un lungo momento restarono in silenzio, per entrambi era difficile affrontare quella situazione.
«Non ti ho mai ringraziato per avermi salvato» iniziò Verner.
«Tu hai fatto lo stesso» ricordò Jari.
«Per me è stato diverso, io ho potuto scegliere»
«Sei stato il mio migliore amico e l’unica persona che abbia davvero amato…non avrei mai potuto farti del male. Nemmeno per ordine dei miei superiori»
«Hai rischiato la vita per me»
«Non sono pentito per quel che ho fatto»
Verner guardò il suo interlocutore negli occhi, non dubitò nemmeno per un istante della sua sincerità.
«Nemmeno io ho alcun rimpianto. Né per aver combattuto dalla parte dei Rossi, e neppure per aver risparmiato la vita di un ufficiale Bianco»
Jari avvertì gli occhi umidi.
«Credevo che non mi avresti mai perdonato per averti abbandonato» rivelò.
«Ed io pensavo che avresti continuato a odiarmi per le mie scelte»
Jari prese un profondo respiro.
«Nonostante tutto, sono felice di rivederti» ammise.
«Anche io»
Jari avrebbe voluto dire molto di più, ma qualcosa lo trattenne. Non voleva rovinare quel momento.
Verner si rialzò per ravvivare il fuoco, poi tornò a sedersi al suo fianco.
«Quello che ti ho detto prima della tua partenza era la verità»
«Lo so» fu la semplice risposta.
«Se ciò non valesse anche per te, non saresti qui adesso»
Jari non poté contraddirlo, teneva sempre a lui, se possibile ancor più di prima.
«Mi dispiace per averti ferito, non avrei mai voluto infrangere la nostra promessa»
«Alla fine non l’hai fatto. Sei rimasto al mio fianco, anche quando non avresti dovuto»
«Non avrei mai potuto sopportare l’idea di perderti»
Verner avvertì una stretta al cuore, per lui era stato lo stesso.
Jari tornò con la mente a prima della sua partenza per Helsinki, quando entrambi credevano che sarebbero rimasti insieme per sempre. Il destino aveva messo a dura prova il loro rapporto. Ma se la guerra li aveva divisi, forse la pace avrebbe potuto donargli un’altra possibilità. Non avrebbero potuto dimenticare quello che era accaduto: le separazioni, i tradimenti e il dolore. Il legame che li univa però era sopravvissuto, dimostrandosi più forte di ogni cosa.
«Tornerai?» chiese Verner.
«Sì…spero di ritrovarti»
Verner rispose con un sorriso.
Jari fu lieto di riconoscere in lui il compagno di sempre.
I due giovani restarono ad ammirare le fiamme ardenti.
Entrambi trovarono conforto nella medesima consapevolezza. Oltre ogni tempesta, quello sarebbe rimasto il loro rifugio. 
   
 
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