Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: LadiEStrange    14/04/2024    0 recensioni
Grace è l'ultima di quattro figli della famiglia Greenhill. I tre fratelli maggiori, così come i genitori, si sono distinti come studenti ed esemplari membri della Casa di Grifondoro, nella prestigiosa scuola di Howgwarts. Non c'è alcun motivo per cui Grace non dovrebbe seguire le orme dei suoi famigliari, quindi. A meno che la sua innata timidezza non si scontri con l'arditezza che da sempre contraddistingue la Casa del leone rosso dorato. Ed è così che Grace inizia nel peggiore dei modi la sua avventura nella scuola di magia. In una Casa diversa da quella che si aspettava e, per giunta, in una nella quale la mediocrità non è semplicemente presa in considerazione. Ma a che pensava quel Cappello Parlante quando l'ha smistata lì? E che penseranno di lei i genitori? E i fratelli? Riuscirà a ottenere il rispetto come strega e a non deludere le aspettative che l'affascinante e oscuro preside sembra nutrire per lei? E perché il suo cuore sembra sempre pronto a fermarsi, ogni volta che incrocia due imperscrutabili occhi azzurri?
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Corvonero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO I: CORVO D'ORO
 
«Grace Greenhill!»
La voce chiara della professoressa Windbreath raggiunse ogni angolo dell’affollata sala nella quale regnava il silenzio assoluto.
Gli echi di un gioioso applauso riecheggiavano ancora nell’aria, dopo che uno studente era stato assegnato alla casa di Serpeverde. Grace aveva le mani sudate e sentiva le gambe tremarle. Se avesse perso altri secondi preziosi avrebbe attirato ancor di più l’attenzione quindi si alzò, lisciandosi la gonna e si diresse al palco, pregando con tutte le proprie forze di non inciampare. Poteva percepire lo sguardo di tutti i presenti su di sé e sentiva gli occhi farsi lucidi per le lacrime di imbarazzo che sempre la accompagnavano ogni qual volta si trovava ad attirare l’attenzione indesiderata degli sconosciuti. Aveva la netta percezione del proprio incedere rigido e nella sua mente la distanza tra lei e il palco andava progressivamente aumentando, nonostante stesse camminando (si sperava a velocità normale) verso di esso.
Istintivamente sapeva che era solo un proforma. La madre aveva speso un po’ di tempo con lei prima della partenza per Hogwarts, cercando di rassicurarla e aiutarla a vincere la sua innata timidezza.
I tre fratelli maggiori di Grace erano quanto di più socievole ed estroverso esistesse tra la gioventù magica. Tre fenomeni del Quidditch, tre ottimi studenti, uno dei quali prefetto, da ormai cinque anni calcavano i corridoi della prestigiosa scuola infrangendo cuori con il loro sorriso sornione, i capelli biondi e gli incredibili occhi screziati d’oro che appartenevano alla loro famiglia da generazioni. Grace, di contro, era l’antitesi. Lunghi capelli nero corvino, una corporatura esile, una timidezza ai limiti dell’invalidante. Unico segno della sua appartenenza ai Greenhill i suoi magnetici occhi dorati.
Si chiese cosa pensassero gli altri studenti di lei, vedendola così diversa da chi l’aveva preceduta.
Miracolosamente, raggiunse la sedia senza rovinare a terra come aveva temuto. Prese posto e attese, immobile, puntando lo sguardo verso le grandi porte chiuse in fondo alla sala, per evitare di incrociare gli occhi di chiunque.
La professoressa Windbreath depose delicatamente il Cappello Parlante sulla sua testa. Era incredibilmente pesante, rispetto a come l’aveva immaginato. Non sapeva cosa aspettarsi. Cercò di svuotare la mente. La sua famiglia, da innumerevoli generazioni, era stata assegnata a Grifondoro. Le voci erano arrivate a ipotizzare che fossero in qualche modo diretti discendenti del fondatore della Casa stessa. “E’ solo un proforma” pensò nuovamente.

«Tu dici?» una voce interloquì nella sua mente.

Grace sussultò spalancando gli occhi. Era stato il Cappello a parlare?
Poteva sentire che tutti stavano trattenendo il respiro. Perché ci metteva tanto? Aveva impiegato così tanto tempo anche per gli altri studenti? Le sembrava stesse passando un’eternità.
Infine, il Cappello Parlante parlò:

«Corvonero!» esclamò con la sua inconfondibile voce.
 
La sala rimase in un silenzio attonito. Grace adesso non poteva esimersi dal guardare l’espressione degli studenti davanti a lei. Molti sembravano confusi, qualcuno era accigliato. Cercò disperatamente i fratelli, sapendo che si trovavano da qualche parte, sotto lo stendardo rosso dorato di Grifondoro. La stavano guardando?
«Sei stata assegnata, tesoro. Raggiungi la tua Casa» la voce gentile della Professoressa Winbreath la raggiunse, mentre le sfilava il cappello dalla testa.
Come in tranche, Grace si alzò, cercando con lo sguardo lo stendardo con i colori del blu e del bronzo.
Mentre scendeva dal palco, la professoressa Windbreath si schiarì la voce
«Grace Greenhill è stata assegnata alla Casa di Corvonero» ribadì con aria significativa.
Grace sentì qualcuno applaudire. Il Prefetto di Corvonero era in piedi, e le sorrideva. Quasi immediatamente, tutti gli studenti della Casa si alzarono e iniziarono ad applaudire anche loro. Qualcuno azzardò una serie di fischi. Grace sentì alcune voci congratularsi con lei, mentre passava accanto ai lunghi tavoli che ospitavano le matricole in attesa di assegnazione. Quando fu di fronte al Prefetto, lui le tese la mano.
«Benvenuta, Grace Greenhill. Io sono Roland Halcyion, il Prefetto di Corvonero, anche se so che l’hai capito» sorrise nuovamente e una fossetta comparve sulla guancia destra.
Grace annuì in silenzio. Gli occhi caldi di lui l’avevano catturata e in qualche modo le avevano trasmesso la tranquillità necessaria a calmare il furioso battito del suo cuore. Rispose coraggiosamente al sorriso e lui si fece da parte indicandole quello che poco prima era stato il suo posto, tra due studenti più grandi, forse suoi coetanei: una ragazza mora con spettacolari occhi azzurri e un giovane allampanato dai capelli rossi con gli occhiali. Lei sorrise, facendole posto, lui si limitò a sistemarsi meglio gli occhiali sul naso.

«Piacere di conoscerti, Grace, io sono Serena Blackshell. Sesto anno» bisbigliò lei.

«Piacere mio…Serena» la voce di Grace un sussurro quasi inudibile

«Spero che saremo buone amiche. Dopo ti mostrerò il dormitorio»

«Ssh!» sibilò il ragazzo con gli occhiali, accigliandosi.

«E’ Timothy Wiseace, anche se io preferisco chiamarlo Timothy Wiseacre» Serena le parlò quasi nell’orecchio ma Grace colse lo sguardo accigliato e scontento del ragazzo e non rispose.
 
Nonostante l’amichevole accoglienza, Grace sentiva un peso enorme nel cuore. Non riusciva a concentrarsi sul resto della cerimonia di smistamento e pensava solo a quanto sarebbero stati delusi i suoi famigliari per la piega presa dagli eventi. Che avrebbe detto sua madre? Era stata colpa della sua timidezza? Forse non era abbastanza coraggiosa per essere degna di Grifondoro? Sentì nuovamente le lacrime riempirle gli occhi e continuò a fissare il pavimento senza neanche vederlo.
 
Quando infine la cerimonia finì, dopo che la professoressa Windbreath e il preside Darknight ebbero terminato i loro discorsi di benvenuto, la compagnia si sciolse e i Prefetti guidarono le matricole verso il dormitorio. Grace memorizzò il percorso, usando il suo innato senso dell’orientamento. Di quello, almeno, poteva essere certa: non si sarebbe mai persa, per quanto le scale cambiassero sotto i loro piedi, Grace avrebbe trovato la direzione a occhi chiusi, uno dei grandi talenti che la dodicenne nascondeva, messa in ombra dall’esuberanza dei fratelli.
La Dama Grigia la accolse con espressione imperscrutabile, e Grace ricambiò lo sguardo con un accenno di timore.

«Non preoccuparti. E’ nel suo stile mettere in soggezione le matricole. Vedrai che tra qualche mese la smetterà»
Serena aveva colto lo scambio e la rassicurò mentre l’accompagnava al dormitorio delle ragazze. Le matricole condividevano una stanza e gli elfi domestici avevano già provveduto a lasciare la sua valigia sul letto. Le sue cose sarebbero andate nella cassapanca ai piedi dello stesso, mentre libri e altri oggetti per la scuola, su una mensola sopra la testiera.
Grace notò che il suo letto era in fondo alla stanza, il più distante dalle finestre e dalla porta. Le altre matricole erano arrivate prima e avevano probabilmente scelto le sistemazioni migliori. Grace era grata di trovarsi lontana da tutte. Le ragazze stavano chiacchierando animatamente, mentre disfacevano i bagagli. L’eccitazione per quella bellissima avventura era palpabile. Grace immaginava che sarebbe stato così anche per lei, se si fosse trovata dove si supponeva dovesse essere, e cioè nel dormitorio di Grifondoro. Una delle giovani matricole la guardò e le sorrise:

«Qualcuno ti aspetta» indicò il letto di Grace.
La ragazza vide il gatto nero stiracchiarsi annoiato mentre si voltava a guardarla agitando la coda. Il famiglio di suo fratello Lucas si trovava sul suo letto!
Non appena fu certo di aver catturato la sua attenzione, il felino scese dal letto, le si avvicinò strusciandosi sulla gamba e proseguì fino alla porta del dormitorio, fermandosi a guardarla sulla soglia.
Grace lo seguì e fu condotta nel corridoio fuori dalla Casa, dove Lucas la aspettava appoggiato al muro, a braccia conserte. L’ingresso nella Casa di Corvonero gli era precluso dalla Dama Grigia, a meno che non fosse stato in grado di risolvere l’indovinello. Non ci aveva neanche provato. I famigli potevano andare ovunque, purché non fossero animati da cattive intenzioni, quindi non c’era motivo di sforzare la mente.

«Come stai?» le chiese appena la vide

«Oh, sono…A posto. Sono tutti molto gentili con me»
Lucas la scrutò per un lungo momento.

«Grace io…Mi dispiace. Davvero. Ma Roland è un buon amico di Peter e sono sicuro che ti proteggerà come farebbe lui…Noi»

«Dove sono Peter e Remi?» Grace si guardò intorno in cerca degli altri due fratelli.

«Oh, ehm…Peter sta inseguendo Remi che sta correndo a protestare dal Preside. Ma, ehm, sono sicuro che riuscirà ad acchiapparlo in tempo» si grattò dubbioso la guancia.
Grace spalancò gli occhi.

«Cosa? Sta andando a protestare?» quasi urlò.

«Ssh!» Lucas si mise l’indice davanti alla bocca, guardandosi attorno ansiosamente. «Non preoccuparti. Remi è una testa calda ma non è folle abbastanza da fare qualcosa di COSì stupido come far arrabbiare Darknight…Credo».
Grace sospirò rumorosamente.

«Mi dispiace…Così tanto». Ancora una volta le lacrime affiorarono prepotentemente. Lucas la fissò inorridito.

«Oh, no, non piangere, piccola! Davvero, non è colpa tua. Il Cappello Parlante deve aver deciso di fare…Uno scherzo. Ecco, sì, uno scherzo alla nostra famiglia. Ahahah, divertente, vero?» la risata nervosa era accompagnata da una smorfia che nelle intenzioni doveva essere un sorriso. Grace si sentì morire. Uno scherzo alla loro famiglia? Non era colpa sua? Anche se si sentiva in colpa per come erano andate le cose, Grace non pensava si trattasse di un errore, o uno scherzo. Pensandoci bene, aveva ragionato che probabilmente il Cappello Parlante non l’aveva ritenuta abbastanza coraggiosa per stare in Grifondoro. La verità era che avrebbe dovuto impegnarsi di più. Abbassò la testa. Lucas le mise le mani sulle spalle.

«Grace, adesso devo andare. Ero venuto solo a vedere come te la cavavi. Non preoccuparti per mamma e papà. Peter ha detto che gli scriverà subito (dopo aver chiuso Remi da qualche parte per il suo bene). Noi ci vediamo domattina a colazione, ok? Dormi bene e non pensarci. Andrà bene, Grace. Ehi, sei una Corvonero! Chi l’avrebbe detto che eri così intelligente!» il sorriso stavolta raggiunse gli occhi. Con un ultimo bacio sulla fronte della sorella si voltò e se ne andò a passo spedito, seguito a ruota dal famiglio.
 
Grace rientrò nel dormitorio. La Dama Grigia aveva ascoltato in silenzio lo scambio tra i due e si era fatta da parte senza sottoporla a nessun indovinello. Evidentemente, aveva ritenuto che la ragazza fosse già abbastanza stressata, senza dover aggiungere altre sfide alla sua testa piena di pensieri.
Nella sala comune della Casa, un fuocherello scoppiettava nel caminetto.

«Oh, eccola!» una voce femminile e squillante riempì l’aria. Grace si voltò verso il punto da cui proveniva, intercettando gli occhi smeraldo di una giovane dai lunghi boccoli biondi e setosi. Accanto a lei, un ragazzo dall’aria annoiata, la fissava senza particolare interesse.
«La nostra piccola infiltrata!». La ragazza si alzò e andò verso di lei, fermandosi a un palmo dal naso. Istintivamente, Grace fece un passo indietro. «Come dovremmo chiamarti? Griforvo? Cordoro?» ridacchiò a quella che evidentemente riteneva una battuta divertente e che a Grace parve piuttosto stupida. “Pensavo che i Corvonero fossero i più intelligenti”. Si morse la lingua per non pronunciare quelle parole così scortesi. La ragazza la guardava soddisfatta. «Allora, Grace Griforvo, il gatto ti ha mangiato la lingua?» incalzò. Grace si rese conto che le diverse altre persone presenti nella sala erano tutte in attesa di una sua risposta. La ragazza davanti a lei sembrava perfettamente a suo agio al centro dell’attenzione, mentre Grace avrebbe voluto coprirsi sotto il Mantello dell’Invisibilità e rimanerci per sempre.

«Corvodoro» una voce maschile spezzò il silenzio. Il ragazzo che l’aveva guardata con aria annoiata si alzò, avvicinandosi e si parò davanti a lei, costringendo la sua aguzzina a scostarsi di lato. Era più alto di Grace di almeno otto centimetri e studiava il suo viso con sguardo attento. La ragazzina trattenne il fiato, sotto l’esame di quegli occhi di un azzurro intensissimo. Non ne aveva mai visti di così belli. Erano in perfetto contrasto con l’incarnato pallido e i capelli neri. Infine, lui annuì, come se l’analisi avesse dato buon esito. «Hai i capelli neri come un corvo. E gli occhi dorati. Sei di Corvonero ma tutta la tua famiglia è Grifondoro. Quindi Corvodoro è perfetto» sentenziò. La sua voce era profonda. Doveva avere almeno sedici anni ed era già un giovane uomo. Grace non riuscì a non arrossire. La ragazza che l’aveva provocata sbuffò sonoramente. «Avrei detto Corvomuto, a questo punto» borbottò, tornando a sedersi sul divanetto che aveva occupato con il giovane che ancora fissava Grace. Lui si morse il labbro, come se avesse voluto dirle ancora qualcosa, quindi si strinse nelle spalle e si voltò, le mani in tasca, per tornare anche lui a sedersi sul divanetto. Il mormorio di voci riempì nuovamente la saletta comune. Grace ne approfittò per guadagnare la porta del dormitorio. Sentiva su di sé gli occhi astiosi della ragazza e, per qualche motivo, anche quelli di lui. Il suo cuore perse un battito.
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: LadiEStrange