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Autore: susiguci    16/04/2024    1 recensioni
MERTHUR - SLOWBURN - YOUNG ARTHUR - MERLIN DECLARED WARLOCK
Dal Capitolo I
[Poi si avvide delle vesti dell’uomo. Portava un ampio mantello nero e sul davanti intravide un altro strato interno rosso. Rimase a bocca aperta dallo stupore nel comprendere che era stato proprio quell’uomo a salvarlo, l’uomo di cui nemmeno ricordava il nome.]
Dal capitolo V
[“D’accordo. Ma Arthur è mio ospite. Mi aiuterete a trattarlo come si conviene?”
“Allora è vero che gli vuoi bene?” disse la madre con gli occhi lucidi.
“A-hem!” Arthur tossicchiò per palesare la sua presenza e il volto di Merlin divenne color amaranto.
“Non volevo disturbarvi. Rispondi pure a tua madre, Merlin…” disse il principe con un grande sorriso sul viso.]
Dal capitolo XIII
[Il mago aveva capito. Era ingenuo ma non fino a questo punto. Il trucco di guardare le labbra per fare capire a qualcuno che hai intenzione di baciarlo, lo conosceva. L’aveva usato lui stesso.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
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3164 parole

Oddities

 

Chapter n. 6












 

Merlin guardò il principe, e si accorse che l’altro aveva un antipatico sorriso compiaciuto sul volto e sembrava letteralmente che godesse nel vederlo così a disagio. 

 

E con una punta di rabbia mista a un pizzico di orgoglio ferito, rispose a sua madre, continuando a fissare Arthur negli occhi.

“Certamente, madre. Come si fa a non voler bene al proprio principe, quando questi è così pieno di tatto e discreto?”

 

Arthur fece uno sbuffo divertito con il naso.

 

“Lo sapevo” disse Hunith ignara della piccola faida in corso tra i due uomini. “E voi, maestà … volete bene al mio Merlin?”

 

Arthur rimase spiazzato dalla domanda: la frittata era stata rigirata così velocemente che non se n’era accorto. Ora era Merlin che lo guardava con le sopracciglia alzate e un sorriso ironico, in attesa di una risposta.

 

Hunith continuò a parlare con fare accorato: “Merlin mi ha appena detto che la sua presenza accanto a voi, non vi fa bene, ma sinceramente, cosa ne pensate?”

 

Merlin, scandalizzato, riprese la madre: “Mamma!” Era da quando era piccolo che non la chiamava così. Ai genitori era d’obbligo dare del voi. “È una cosa che vi ho detto in confidenza,... era solo un mio pensiero che al principe non interessa … ”

 

“Merlin, se non ti dispiace, ci penso io” ribatté Arthur serio.

 

Merlin abbassò gli occhi, ancora scombussolato dalle parole della madre e forse un po’ risentito per essere stato ripreso dal principe.

 

“Io credo che Merlin si sbagli. La sua amicizia non solo mi fa bene ma rende le mie giornate migliori. È il motivo per cui oggi, potendo, sono subito venuto qui. Temo però che sia Merlin a non trovare, nella nostra amicizia, la stessa soddisfazione e lo stesso conforto che provo io. E per quanto riguarda il fatto di volergli bene …  Hunith, sappiate solo che se Merlin fosse Merline, io ne farei la mia regina!”

 

Lo stregone sbarrò gli occhi verso Arthur. Come poteva dire certe cose a sua madre.

 

“Ne ero certa… sono molto felice di sentirvi parlare così” disse la donna sorridendo. 

 

Merlin scosse la testa sconsolato. Sua madre e Arthur parlavano un linguaggio comune che sinceramente non approvava e che nemmeno comprendeva appieno.

Era stufo e decise su due piedi di andare via da lì.

‘Se se la intendono così bene. Che continuino pure a delirare insieme’ pensò con amarezza.

 

“Madre, vado io da Andrew a comprare le uova, così avrò modo di salutarlo”

“Perché non ti fai accompagnare dal principe? Così potrà conoscere i tuoi vecchi amici”

“Vengo volentieri, Merlin, fammi strada” si fece avanti Arthur.

 

‘Piano fallito. Figurati se vincerò mai con loro, uniti contro di me…’

Merlin non era affatto contento. Avrebbe avuto voglia di starsene un po’ per conto suo. Nemmeno mezza giornata dopo essere partito si era ritrovato il principe in casa. Non sarebbero state delle vacanze riposanti.

 

Una volta fuori, Merlin chiese: 

“Quanto pensate di fermarvi a Ealdor, altezza?”

“Mamma mia! Non sono nemmeno arrivato che già non pensi ad altro che a disfarti di me! … Tu quanto pensavi di fermarti?”

“Dieci giorni, due settimane al massimo!”

“D’accordo Merlin. Io mi fermerò qualche giorno in meno, in ogni caso ..”

 

“Per me va sempre bene!”

“Non è quello che sembra!”

“Sono solo un po’ stanco, altezza…”

 

“Perché hai detto a tua madre che la tua vicinanza non mi fa bene?”

Merlin sospirò. Tanto valeva essere sinceri.

“Perché è così. Per almeno due ragioni. Non credo di avervi detto che nella prima profezia ero presente anch’io … Se voi non state accanto a me, non credo che la profezia possa avverarsi. Se ci pensate bene, non è cosa da poco!”

“Ho capito. Se sei andato via per questo motivo, allora non posso essere in collera con te. Però avresti dovuto dirmelo prima. E l’altro motivo?”

“Forse questo è meno nobile dell’altro, ma ho notato molti sguardi su di noi, la sera della festa. Sembrava che voi … preferiste stare con me anziché con Mithian”

“Beh, non ci vuole la scala, per questo, Merlin! È la verità!”

“Sì, ma io sapevo il vero motivo, al contrario degli altri, ed è stato spiacevole e imbarazzante.”

“Per te?”

“Anche per me, certo, ma soprattutto per voi!”

“Io ricordo poco, ma secondo me tu esageri!”

Merlin fece una smorfia con la bocca: “Avete detto di fronte a tutti che sono il vostro insegnante … d’amore!

 

Arthur scoppiò a ridere: “Ora che mi ci fai pensare, mi sa proprio di averlo fatto!”

“Oh, vi assicuro di sì. Immaginate come posso essermi sentito con tutti gli sguardi addosso… È stato vostro padre a salvarmi. È stato molto astuto: si è comportato come se voi aveste detto la cosa più normale del mondo…”

“Astuto, certo. Peccato che la responsabilità di tutto quanto fosse sua. Però...mi dispiace, Merlin. Comunque, eravamo in tanti a non essere sobri, quella sera…”

 

“E voi perché avete detto a mia madre che se fossi una donna, mi avreste … sposata”

Arthur esitò a disagio per qualche istante: “Certo che non sei molto perspicace … Hunith ha capito subito, perché tu no? Ho detto una cosa tenera e romantica per tua madre, che, in quanto donna, è stata in grado di percepire quello che volevo intendere e cioè l’affetto che mi lega a te. Era solo un esempio!”

“No! Era solo un paragone pomposo e fuori luogo.”

“Ti facevo più intelligente!”

“Perché non avete detto: - Se fossi stata una principessa, avrei fatto di costui il mio re?” disse Merlin con voce più acuta di un paio di registri, a simulare una stridente voce femminile.

“Avrei potuto dirlo, cosa credi?”

“Credo che ci siate sempre prima voi e dopo gli altri…”

Arthur non la prese molto bene, ma rimase calmo:

“E non è così? Non è colpa mia se sono il principe ereditario di Camelot! Anch' io spesso ne farei a meno … giuro!”

“Non vorreste essere principe?”

“Parlo di tutte quelle rigide formule a cui sono sottoposto in quanto futuro re e alla falsa devozione che tutti i miei sudditi sono costretti a portarmi.”

Merlin lo guardò e tacque.

“Non mi riferisco a te. So che la tua devozione è sincera … come del resto anche quella dei miei cavalieri!”

Merlin fece di sì col capo per fare capire al principe che lo comprendeva. “Come sapevate che ero a Ealdor? Ve l’ha detto vostro padre?” chiese Merlin cambiando argomento.

“No. Non sapevo che lui conoscesse il luogo dove ti eri diretto. Se tu non fossi stato qui, non avrei saputo dove altro cercarti…”

Merlin stette un po’ in silenzio poi domandò ancora.

“Cosa avete detto oggi a vostro padre prima di partire per Ealdor?”

“Non gli ho detto nulla: gli ho scritto una lettera che il messo doveva consegnargli solo dopo la mia partenza. Gli ho spiegato che venivo a Ealdor per delle vecchie questioni da dirimere, approfittando del fatto che forse eri qui e che mi avresti protetto con la tua magia”

“E vostro padre l’ha bevuta?”

“Ma io non gli ho detto bugie. Ricordi che mi parlasti del fatto che Ealdor non riceve protezione da Camelot? E non riceve aiuti nemmeno da Cenred a cui però deve pagare le tasse? Ealdor attualmente è sotto l’egida dell’Essetir”

“Sì, lo so. Ma le cose non vanno bene.”

“La mia idea principale sarebbe riportare Ealdor sotto Camelot e così poter ricevere da mio padre il sostegno militare e legale di cui ogni paese, per quanto piccolo, ha necessità di avere. Ovviamente Ealdor pagherebbe le tasse a Camelot.”

“Immaginavo ci fosse un secondo fine anche da parte di vostro padre…” disse il mago con una smorfia.

“Aspetta Merlin! Questa volta mio padre non c’entra. Lui se n'è lavato le mani. È un’idea mia. Le tasse si pagano dappertutto ma agli abitanti di Ealdor converrebbe perché Cenred impone tasse decisamente più alte rispetto a quelle di Camelot.”

“Forse avete ragione. Ma come farete con re Cenred?”

“In realtà questa delle tasse è una sorta di scusa per potermi avvicinare a lui e scoprire di più sul suo conto e sul suo castello. Tu non lo sai, ma lui è un usurpatore. Ero un bambino quando il giovane Cenred prese con la forza questa parte di regno ai confini con Camelot. Uccise o schiavizzò tutti gli abitanti di allora e si autoproclamò re.”

“Qualcuno mi ha raccontato una storia del genere…Quindi voi vorreste spodestarlo.”

“Mi piacerebbe ma al momento non sono riuscito a convincere mio padre a farmi avere una scorta armata per marciare contro Cenred. Dice che per un pezzo di terra così piccolo come Ealdor e i paesi circostanti, non vale la pena indire una guerra, perlopiù contro un uomo noto per la sua crudeltà. E io gli dò ragione in parte, nel senso che una guerra potrebbe portare molto scompiglio o persino dei morti tra i contadini di Ealdor e non solo…”

A Merlin venne un brivido immaginando per un attimo tutti i suoi amici e conoscenti, compresa sua madre in uno stato di povertà e angoscia assolute, o addirittura morti.”

“Non potrei sopportarlo, altezza”

“Lo so e io non potrei mai farti una cosa simile. Non preoccuparti.”

“E allora cosa farete?”

“Per il momento ho altre idee, molto più pratiche e  diplomatiche, Merlin. Ovviamente avrò bisogno di parlare con lui.”

“Andreste da lui? Nel suo castello? Ma se vi rapisse o ancora peggio se vi uccidesse. Cenred è un re malvagio…”

“Per questo volevo chiederti di venire con me, come stregone di corte”

"Sono solo consigliere della magia!"

“Sono piccoli dettagli, Merlin. A Cenred non interessano e non è necessario che lui ne venga a conoscenza”

“Vi ho detto che non sarò mai stregone di corte, di nessun regno”

“So che l’hai detto. Ma un giorno potrebbe anche succedere... Io non mi arrendo facilmente, Merlin.”


“Allora rimarrete deluso... Mi sembra tutto molto complicato, con Cenred!”

“Complicato? Può essere. Sicuramente è brigoso


“Siamo arrivati da Andrew.”


Un bell' uomo di mezza età, con i capelli folti, lavorava sull'aia del suo casolare e quando li vide gli andò incontro: “Merlin, sei tu? Che magnifica sorpresa.” L’uomo abbracciò Merlin con calore.

“Ma tu non cambi mai? Sei uguale a quando avevi vent’anni!” fece Andrew.

 

‘Merlin ha quindi più di vent’anni … sui venticinque, forse…’ si disse Arthur.

“Da quanto tempo non vi vedete?” chiese il principe intromettendosi, curioso.

“E tu chi sei?” chiese Andrew, perplesso.

Merlin anticipò Arthur: “Andrew, ti presento il principe Arthur di Camelot!”

Andrew cominciò a ridere: “Sì, Merlin, sì! Sempre con i tuoi soliti scherzi”

“Ma è la verità!”

“È un tuo amico che si è prestato al gioco? Beh, l’armatura è fatta bene. Sembra vera!”

“Ma è ver…!”

Arthur gli mise la mano sulla spalla e fece segno di no, con la testa, sorridendo.

“Andrew, vorrei comprare dodici uova.” dichiarò Merlin, lasciando perdere il discorso.

“Hai fatto bene a venire da me. Le mie galline sono le più grosse di Ealdor. Ma dimmi un po’ che lavoro fai, Merlin?”

Merlin gli mise in mano alcune monete.

“Sono… sono il servo del principe” e sorrise indicando Arthur.

“Che mascalzone!” rise di nuovo Andrew. Dopo che i due si erano già incamminati, l’uomo gli gridò da lontano: “Bentornato Merlin e … benvenuto anche a te, biondino!”



 

“E adesso dove mi porti?”

“A casa di un altro amico, che all’occorrenza vende carne!”

“Basta che non mi chiami ‘biondino’ pure lui!”

mi

Merlin ridacchiò e il principe fece un’espressione triste:

“Mi sento un po’ in colpa Merlin. La carne! Consentimi almeno di pagare!”

“Non pensateci neppure. Siete mio ospite. L’ospite più illustre che abbia mai ricevuto in casa mia”

“Sei sicuro che non sia un peso per te o tua madre? Io posso andare fuori paese a cercare una locanda…”

“Mia madre? L’avete sentita! Parla come una ragazzina innamorata. Anzi mi scuso per lei. È così … imbarazzante!”

“Tua madre è molto giovanile ed è ancora una bella signora.”

“Però non diteglielo, va bene? È già abbastanza sovreccitata di suo.”

“Temi forse che la reclami per me?”

“Ecco… pure gerontofilo! Vi manca solo questo e siete a posto.”

Arthur non ribatté, solo perché non aveva capito cosa significasse quella parola. Stava appunto per chiederglielo quando Merlin disse:

“Siamo arrivati! Preferite un taglio di carne in particolare?”

“In genere preferisco carne di vitellone o bovino”

 

Bussarono e dopo un po’ la porta fu aperta da un giovane con un grande grembiule legato in vita. 

“Buonasera Will!”

“Buonasera … Merlin?!” L’uomo si illuminò in volto.

I due si abbracciarono ridendo, e poi continuarono a palparsi  le spalle l’un l’altro con le mani.

 

“Merlin sei sparito… disgraziato… Però è un piacere rivederti …”

“Will sei … diverso. Sei cresciuto, anche se non in altezza, vedo!” scherzò Merlin.

“Meglio così! Alle ragazze di Ealdor non piacciono gli spilungoni secchi.”

 

Arthur se ne stava indietro con un sorrisetto di circostanza. Merlin sembrava così felice che non voleva disturbarlo. Il fatto però che il suo insegnante pareva essersi dimenticato di lui non gli faceva granché piacere. E quel Will, a pelle, non gli stava affatto simpatico, anche se non sapeva spiegarsi il perché. Forse toccava un po’ troppo.

 

“Oh, scusatemi, altezza! Lui è Will, il mio migliore amico. Will sei al cospetto di vostra altezza reale il principe di Camelot, Arthur Pendragon!”

Will squadrò prima Merlin poi il principe: “Che mi venga un colpo… voi siete il principe Arthur?”

“Sì!”

“Beh, spero che Ealdor vi piaccia… anche se qui ci sono solo campi, stagni … e semplici contadini” sorrise Will.

“Se non fossi stato principe, avrei fatto il contadino. Amo la vita semplice.”

“Allora … vi troverete bene.”

 

Merlin percepì una punta di tensione tra i due e si intromise.

“Mi servono delle bistecche di vitellone, Will. Direi sedici bistecche. Voglio fare un po’ di scorta…”

“Bene, vado a prenderle.”

Appena Will sparì, Arthur gli chiese:

“Il tuo amico ha un problema con me?”

Merlin esitò: “Will è solo molto protettivo nei miei confronti e poi … non è a suo agio con i nobili. Suo padre lavorava per un sovrano abietto che lo fece uccidere. Per Will fu terribile.”

“Mi dispiace, ma non bisognerebbe fare di un’erba un fascio!”

“Lui fu il primo ad accorgersi della mia magia e mia madre mi mandò via da Ealdor, per paura che lui spargesse la voce: era solo un ragazzino. I maghi allora venivano tutti giustiziati!” “Da mio padre, lo so! E,

a parte te, la situazione temo sia ancora quella. Hai molto potere in questo senso! Sei l’unico che ha la possibilità di cambiare questo stato di cose”

“Volete dire che ho anche molte responsabilità…”

 

Will, tornò con un cesto pesante e prese i soldi da Merlin.

“Ehi, che ne dici se domani pomeriggio ce ne andiamo al fiume a fare il bagno, come una volta!” propose Will all’amico.

Merlin si sentì un po’ a disagio, a causa della presenza del principe.

“Domani forse non riesco, ma uno dei prossimi giorni volentieri. Ti faccio sapere, grazie”

Will non si arrese: “Allora perché dopo cena non andiamo da Fiber a farci una bevuta. Naturalmente l’invito è esteso anche a voi, principe!”

“Oh, finalmente qualcuno che ragiona! Ci saremo, grazie Will!” sorrise Arthur.

“Maestà” lo salutò Will di rimando, chinando appena il capo.

 

Merlin non era stato pronto a dire di no. Aveva voglia di stare un po’ con Will, ma era stanco per il viaggio. E a dirla tutta avrebbe preferito andare da solo con il suo vecchio amico. Con Arthur insieme a loro non sarebbe riuscito a rilassarsi per niente.

 

Dopo aver fatto onore alle belle bistecche cucinate da Hunith, Merlin propose ad Arthur di cambiarsi d’abito. 

“Ho solo queste vesti. Per pochi giorni, ho pensato che non fosse necessario alcun cambio.” 

“Ma se verrete con l’armatura, i contadini potrebbero sentirsi minacciati e non potremmo starcene in pace. Non volete provare questi miei vecchi vestiti?”


Merlin sgranò gli occhi, quando vide Arthur, che gli disse con una faccia strana: “Per quanto riguarda i calzoni dovrò tenere i miei. I tuoi mi vanno nel ‘naso’! La camicia può andare, anche se mi tira un po’ da tutte le parti.”

 

Tirare era un eufemismo. La camicia stringeva il busto del re in ogni dove.

Sulle spalle, sulla schiena, sui fianchi e, sul petto. Sembrava doversi lacerare ad ogni movimento. I pettorali fuoriuscivano dallo scollo della camicia e nel complesso l’effetto risultava piuttosto osè. Non che non stesse bene. Se almeno la camicia fosse stata scura, qualcosa sarebbe riuscito a coprire.

“Sto male?”

“No, ma sembrate … scomodo!”

“Beh, comodo no di sicuro, ma per qualche bicchiere di buon vino, questo ed altro.”

“Vi siete ubriacato solamente ieri sera, altezza. Ricordate che ora alloggiate presso mia madre e non vorrei collezionare altre figuracce a causa vostra.”

“Che uomo noioso…”

 

I due si incamminarono verso il locale. Non era un vero e proprio locale. Era semplicemente il piano terra di una casa adibito a taverna, con tavoli e sedie. Non c’era neppure il bancone e Arthur pensò che Fiber non avesse una regolare licenza. Lungi da lui di farlo notare a qualcuno. 

Gli avventori del locale si conoscevano tutti, per cui quando entrarono, gli occhi di ciascun uomo presente furono per Arthur.

 

“Ciao, Merlin!” 

“Toh, chi si rivede!”

“Bentornato a Ealdor!” “Quando sei arrivato?”

 

Merlin sorrideva a tutti e rispondeva cordialmente.

Fiber gli si avvicinò.

 

“Ciao Fiber, potremo avere un tavolo con tre sedie?”

 

“Vieni con me. Ho un tavolo d’angolo dove potrete stare un po’ per i fatti vostri tu e il tuo amico!”

“Grazie, Fiber! Siamo con Will!”

“Appena arriva ve lo mando”

“Potresti già portarci dei bicchieri e una caraffa di vino?” chiese Arthur.

“Ho un ottimo rosso che vi aprirà le budella” sorrise Fiber.

“Perfetto!” fece Merlin impensierito.

 

Si sedettero al tavolo assegnato.

“Ditemi, Arthur. Cosa devo dire a chi mi chiede di voi?” 

“Forse è meglio che per ora io resti incognito. Potresti dire che sono un tuo cugino che vive a Camelot. Poi se sarà il caso diremo la verità. Oppure forse è già tardi: tua madre e Will ormai lo sanno e potrebbero già averlo detto a qualcuno… Andrew non è un problema. Non ci ha creduto.”

“Mia madre lo escludo. È sempre molto prudente, a causa mia, sapete…”

 

“Eccovi qua!” si presentò Will all’improvviso.

“Ciao. Siediti qui con noi.” gli sorrise Merlin.

“Avete già ordinato il vino?”

“Sì. Abbiamo preso un rosso.” spiegò Arthur.

“Fiber ha solo un tipo di vino. È rosso e … grosso. Attenzione. È facile essere messi ko.”

“Ecco. Proprio quello che ci mancava!” brontolò Merlin.

“Beh, un paio di bicchieri vedrai che li reggi anche tu.”

“Senti, Will. Per ora io e Arthur pensavamo di non dire a nessuno che lui è un principe ma solo un mio cugino di Camelot…”

“Per me va bene. Non l’ho ancora detto a nessuno. Certo la voglia ci sarebbe ma se me lo chiedi tu, sai che non posso negarti niente!”

“Sei sempre il migliore, grazie Will” e Merlin mise per un attimo la sua mano sul braccio dell’amico.

 

“Oh, sì!” fece eco Arthur, seccato per tutte quelle moine “sei proprio il migliore, grazie Will!”


 









 

Ciao a tutti!

Ammetto che la parte di Cenred, delle tasse eccetera, non è la mia preferita, ma ho bisogno di dare un po’ di realismo e concretezza alla storia. Tra l’altro oltre che noiosa quella parte è pure difficile. Spero che per il resto abbiate gradito.

Ringrazio di cuore chi ha letto fino a qui.



 
   
 
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