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Autore: Dalibali_00    20/04/2024    1 recensioni
L'identità è stata svelata. Chat/Adrien è ferito, il volto dietro quella maschera nera non costituisce più un segreto per la sua coccinella dai capelli corvini e mentre l'improvvisa sparizione del maestro Fu lascia questi giovani ragazzi senza alcuna possibilità di aiuto, Parigi non è mai stata così in pericolo e Papillon mai così vicino al suo obiettivo. Ma i sentimenti stanno nascendo potenti lasciando i nostri eroi più uniti di prima, ci sarà per loro ancora la fortuna di una seconda occasione?
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Maestro Fu, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: LADYBUG

 

Marinette fissò quella pagina scritta di una calligrafia chiara e ordinata.

Ma davvero?!

In quel momento, seduta in camera sua lasciandosi sopraffare dai propri pensieri, non le sembrava più un'idea così meravigliosa quella di poco prima.

E se…?

Le guance le si imporporarono alla sola idea. Scosse la testa.

Era quasi sicura che fosse una cattiva idea… Quasi… La sua ormai lunga esperienza come Ladybug le aveva insegnato che era sempre una cattiva idea mischiare la vita privata con quella da supereroe, e che usare la sua identità da superare per scopi personali non portava mai a nulla di buono… Si ripeté quel “sempre” nella mente per imprimerselo per bene… Eppure lei doveva sapere… non poteva pensare di stare un’altra settimana senza avere sue notizie: la frustrazione l'avrebbe uccisa. Sentiva di avere troppe domande in testa e nessuna risposta.

Sbuffò esausta.

«Tutto bene, Marinette?» chiese Tikki, guardandola dall'alto di una mensola mentre osservava i gomitoli colorati che la giovane aveva sistematicamente ordinato in una scatola per le sue creazioni.

«Tikki… sento che farò qualcosa di stupido…» disse in tono lamentoso lei, allungandosi sulla sedia e guardando il soffitto.

«Se è una cosa fatta col cuore allora probabilmente non è stupida» rispose la kwami per cercare di rassicurarla: ormai era abituata alla perenne indecisione dell’amica.

«È proprio questo il problema!» disse scattando in piedi la corvina e mettendosi a girare avanti e indietro per la stanza.

«Non capisco…»

«L’altro giorno avevo tutte le certezze che potevo avere e oggi non so più niente! Ma davvero Adrien è Chat Noir?! Io sono sempre stata innamorata di Adrien, non ho mai provato niente per Chat Noir! Sono due persone completamente diverse! Chi è allora il vero Adrien? Il ragazzo che vedo tutti i giorni a scuola o quello dietro la maschera che se ne esce sempre con battute pessime sul tema dei gatti?! Ma se Adrien non è il vero Adrien, allora chi è Adrien?! E di chi sono innamorata io?! Di un’illusione che mi sono creata nella mia mente, ma che in realtà non esiste e non è mai esistita?! Quindi, chi sono io?! Marinette, la ragazza imbranata e ingenua, o Ladybug, l'eroina di Parigi, forte e coraggiosa?! Oh… credo di stare impazzendo…» decretò con fare sconsolato buttandosi sulla sedia a rotelle che per la spinta finì qualche metro più in là.

«Perché pensi che in realtà non possa esistere? E se fosse entrambe le cose? La persona di tutti i giorni a scuola, quella che può mostrare al mondo… e poi c'è quella nascosta, quella che non lasciamo trasparire tanto facilmente, ma che viene fuori quando c’è una maschera a coprire il volto, per fare finta di essere un’altra persona… essere libero di mostrare l’altra parte di sè! E’ qualcosa presente in ognuno di noi, magari senza una maschera, magari senza una tuta… magari solo tra le pareti della propria camera o tra le persone di cui ci si fida di più, ma esiste, non puoi negarlo…» spiegò la kwami determinata.

Marinette la fissò riflettendo attentamente sulle sue parole: lei era sia Marinette che Ladybug e non aveva paura di essere Ladybug proprio perché tutti la conoscevano ma nessuno sapeva chi fosse davvero… era questo che intendeva la kwami?

«C’è solo un modo per scoprirlo, Tikki!» esclamò quindi decisa.

 

-*-*-

 

La notte vegliava da tempo sulla città e sui sogni dei suoi abitanti mentre un leggero fruscio mosse impercettibilmente le tende di una finestra lasciata aperta al vento tiepido primaverile. Una figura si mosse silenziosa per la stanza guardandosi attorno nella penombra: la camera era ampia e spaziosa, alti armadi alle pareti, un tavolo da calcetto messo più o meno in un angolo, un televisore da chissà quanti pollici di fronte ad un divano in pelle chiara, anch'esso molto spazioso ed elegante. C’era poi un pianoforte a coda, nero, su cui probabilmente il proprietario aveva passato molte ore lì seduto, da solo, col suono di melodie inventati da autori morti secoli prima, oppure cantanti moderni, infine una scrivania a muro, dall’altro lato della stanza, su cui svettavano ben tre computer disposti sopra.

Era la camera di un ragazzo.

Un grosso letto matrimoniale era appoggiato alla parete opposta sul quale il proprietario della stanza dormiva in una metà, raggomitolato. Sembrava esageratamente troppo grande per lui, come il resto della stanza d'altronde, o come i lussi che aveva: il calcetto, il pianoforte strofinato a lucido, quello schermo televisivo enorme…

Sembrava la camera di un ragazzo solo.

La figura celata nell'ombra si avvicinò di più al letto per guardare meglio il ragazzo che dormiva. Aveva il volto infossato nel cuscino, i capelli biondi scompigliati, le labbra socchiuse…

La figura intrusa si sentì mancare un battito.

Fissò il suo viso, un piccolo taglio gli segnava l'angolo dell'occhio destro, dove era stato colpito con quella piuma tagliente. Per il resto il volto era arrossato, il ragazzo stava sudando, pareva che avesse la febbre. Indossava una maglietta che gli copriva le braccia, probabilmente piene di tagli, le cui maniche sbucavano dalle coperte.

La figura spostò lo sguardo sul comodino dove erano presenti dei fogli e riconobbe gli appunti che gli aveva portato quello stesso pomeriggio, allora, attenta a non fare rumore, vi poggiò sopra l'ultimo foglio, guardò ancora una volta il ragazzo che stava dormendo per imprimersi la sua immagine nella mente e fece per voltarsi.

Quando una mano la fermò per il polso «Non andare…»

L’ombra si voltò di scatto, lo sguardo sgranato ad osservare gli occhi verdi lucenti, ancora mezzi addormentati fissi nei suoi «Resta, ti prego…» fu la nuova supplica del ragazzo.

La figura si voltò con calma non sapendo bene cosa fare e realizzando di essere stata scoperta.

«Allora non era un sogno…» mormorò il ragazzo continuando a fissare quella figura che sembrava più un’apparizione che realtà, impressa nelle sue iridi, ma la presa ferma sul suo polso gli suggeriva il contrario.

«…Eri proprio tu, Ladybug…»

«Adrien…» la ragazza non sapeva cosa dire.

«Resta con me, ti prego»

«Ma tu hai la febbre…»

«Re-sta…»

Gli occhi lucidi del ragazzo erano visibilmente causati dalla febbre, ora ne riconosceva i sintomi. Ladybug cedette alla sua richiesta e si sedette accanto a lui nell’altra metà del letto. Appena si fu seduta Adrien le si accoccolò accanto abbracciandola. Marinette, nascosta dietro la maschera dell’eroina di Parigi, si sentì mancare un battito: era certa che le guance le fossero diventate tutte rosse come il colore del suo costume, per fortuna che era buio e il ragazzo non poteva vederla.

Ladybug restò rigida in quella posizione stringendo a sua volta le spalle del ragazzo per un tempo che le parve troppo lungo, eppure così breve… credette che lui si fosse ormai riaddormentato quando la sua voce la riscosse di nuovo «Come fai ad essere qui? Perché qui, Ladybug?»

Guardando in basso la ragazza vide nuovamente quegli smeraldi lucidi che la guardavano inebriandosi di quel momento eppure, come se non riuscissero a capirlo, a credere che fosse davvero reale.

Di nuovo i battiti nel suo petto accelerarono ma un sorriso si fece largo sul suo volto, gli accarezzò i capelli biondi e gli rispose dicendogli il vero «Ero preoccupata per te»

Il ragazzo inclinò la testa senza capire «Per me, Ladybug?»

«Ho creduto che stessi male… i tuoi amici…» aggiunse poi, per spiegarsi.

Il ragazzo aggrottò per un attimo le sopracciglia, si vedeva che cercava di capire ma il sonno e la febbre gli annebbiavano la mente, allora si puntellò sui gomiti e poi si alzò reggendosi sulle braccia, il viso a pochi centimetri da quello dell’eroina.

Ladybug rimase impietrita e affascinata. Impietrita dalla paura, non si era mai ritrovata in quella situazione e non sapeva come comportarsi e soprattutto, non voleva fare mosse azzardate che lo avrebbero allontanato. Affascinata dal suo volto, ora così nitido, i capelli scompigliati, le labbra socchiuse, gli occhi indagatori… un volto come se lo era sempre sognato. Solo che che quello non era un sogno: era la realtà.

«Dimmi che non sei un sogno…» sussurrò lui, come leggendo nei suoi pensieri, ma evidentemente vagavano nella stessa direzione della corvina mascherata… «dimmi che non mi sveglierò domani per scoprire che sei esistita solo nei miei pensieri» disse Adrien indicandosi la mente «dimmi che non sarà l'unica volta, dimmi che tornerai…» Adrien prese ancora la mano di lei e se la portò al cuore.

Batteva forte, come il suo.

«Tornerò»

Aveva promesso, ora non poteva più tornare indietro.

 

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Heilà… che ne pensate del capitolo? Ma quanto sono dolci? <3

Allora, premetto che in genere la mia ship preferita è Marichat… ovvero tutto il contrario, come penso molti di voi… :-P

Trovo però che anche Ladybug e Adrien stiano benissimo insieme! >.< Anche se so che è un’opinione non molto diffusa, io personalmente li trovo adorabili! :-D E ho un sacco di idee su loro due…

Personalmente parlando trovo che l’unico limite alla creatività sia l’immaginazione, e poi… tutto può andare a rotoli con un solo schiocco di dita (questo è uno dei motivi per cui amo scrivere, e non solo leggere storie scritte da altri XD)

Detto questo, fatemi sapere cosa ne pensate di questo nuovo capitolo e alla prossima!

 

Dalibali_00

 
   
 
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