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Autore: susiguci    20/04/2024    1 recensioni
MERTHUR - SLOWBURN - YOUNG ARTHUR - MERLIN DECLARED WARLOCK
Dal Capitolo I
[Poi si avvide delle vesti dell’uomo. Portava un ampio mantello nero e sul davanti intravide un altro strato interno rosso. Rimase a bocca aperta dallo stupore nel comprendere che era stato proprio quell’uomo a salvarlo, l’uomo di cui nemmeno ricordava il nome.]
Dal capitolo V
[“D’accordo. Ma Arthur è mio ospite. Mi aiuterete a trattarlo come si conviene?”
“Allora è vero che gli vuoi bene?” disse la madre con gli occhi lucidi.
“A-hem!” Arthur tossicchiò per palesare la sua presenza e il volto di Merlin divenne color amaranto.
“Non volevo disturbarvi. Rispondi pure a tua madre, Merlin…” disse il principe con un grande sorriso sul viso.]
Dal capitolo XIII
[Il mago aveva capito. Era ingenuo ma non fino a questo punto. Il trucco di guardare le labbra per fare capire a qualcuno che hai intenzione di baciarlo, lo conosceva. L’aveva usato lui stesso.]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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2731 parole

Drunked

 

Chapter n. 7





 

 

 
















 

Al terzo bicchiere Arthur e Will ridevano per qualsiasi sciocchezza uscisse dalle loro bocche. Erano entrambi molto più che rilassati.

 

Merlin ogni tanto si appisolava e si risvegliava con uno scossone subito dopo.

Will rise: “Merlin non mi sembri molto in forma.”

“Sto bene, non preoccuparti.” Il mago strascicava le parole in modo buffo e gli altri due, un po’ più lucidi, si sbellicavano dalle risate ogni volta che lui apriva bocca.

 

“Non mi hai ancora raccontato niente di te. Sei fidanzato?” domandò Will a Merlin.

 

“Ero fidanzato… era bella, dolce … non c’è più!” Merlin si mise a singhiozzare, portando la testa tra le braccia sul tavolo.

 

Arthur si asciugò una lacrima di commozione e disse con il broncio e voce rotta: “Si amavano tanto, poverino. Non è giusto!”

E si mise a piangere anche lui sulla schiena di Merlin, poi si tirò su e quasi contento continuò:

“Però ha fatto sesso con un’altra ragazza una volta, … una contadina. Solo che poi lui ha pensato che lei pensasse che lui non…” Arthur si grattò la testa: “Mi sono perso!”

 

“Perché gli dite queste cose? Sono segreti…” disse Merlin tirandosi su con una certa alterigia.

“È Will! Il tuo migliore amico!” proruppe Arthur.

“Ah, già! Giusto!”

 

“E tu Will sei fidanzato?”chiese poi il principe.

 

“Sì, sono fidanzato. Fin da quando ero un bambino piccolo. Solo che io… non l’ho mai vista. Era un matrimonio combinato dai nostri genitori. Ma ormai sono passati tantissimi anni e non credo se ne farà più niente. Le due ragazze che ho avuto nel frattempo mi hanno lasciato non appena l’hanno scoperto.”

“Quanti anni sono passati da allora?” si drizzò Arthur curioso per ciò che gli sarebbe interessato sapere.

“Venti, trenta, non lo so più nemmeno io”

 

Arthur sbuffò. Stava ancora cercando di capire l’età di Merlin, visto che ogni volta il mago aveva schivato con classe le sue domande sull'argomento.

 

“E voi Arthur? Come va con l’amore?” chiese Will.

 

Al suo posto rispose Merlin che biascicava le parole ancora di più, avendo dato fondo al terzo, grande bicchiere di rosso.

 

 “Arthur si scopa le contadine e rifiuta le principesse…”

“Ehi… non è così!”

“Suvvia, Arthur. È Will! Il mio migliore amico!”

“Appunto… il tuo, non il mio! Senza offesa, Will!”

“Ci mancherebbe!” sorrise il contadino.

Merlin imperterrito si avvicinò con la testa a Will e sussurrò: “A lui lo vogliono tutte le donne. Perché è ricco sfondato e perché sarà re. Lui piace perfino alla mia mamma… e poi è così … bellissimo, biondo, con tutti i muscoli che scoppiano nella mia camicia… grazie che poi c'ha sempre … da fare” e si mise a ridere come un ebete.

 

“Se mi trovi così irresistibile come dici, come mai vai sempre via e non vuoi stare con me?” disse Arthur infastidito, che non aveva perso una parola del mago.

 

“Perché voi volete fregarmi. Usate il vostro fascino su di me, perché vi faccia da stregone per tutta la vita, come fosse una prigione o, peggio, un matrimonio...”

 

“Non è vero. Io non voglio sposarmi con nessuno, nemmeno con te!”

Y

“Non è quello che avete fatto capire all’intera corte, ieri sera. Quando mi avete corteggiato in modo scandaloso, davanti a vostro padre, alla principessa e a tutti gli altri. Sono stupito che non mi abbiate baciato! Se aveste visto con quali occhi vi guardavano i vostri cavalieri…” e rise ancora più forte. 

 

Arthur incrociò le braccia con aria offesa.

 

Poco dopo Will, accostò la bocca all’orecchio di Merlin e Arthur non riuscì a capire cosa gli stesse dicendo.

Merlin ridacchiò: “Certo: ora lo sanno tutti. Non è più un segreto e puoi dirlo a chi vuoi. Anche Arthur lo sa, non è vero, altezza?”
“Che cosa?”


“Che sono uno stregone di massima potenza”

“St! Parla piano!” fece Arthur. “Will, io direi di non dirlo ancora a nessuno, qui a Ealdor. A Camelot lo sanno, ma siccome devo vedere Cenred, mi sarebbe più utile se lui ancora non lo scoprisse…vorrei sfruttare l'effetto sorpresa.”

 

“Cenred? Non vi invidio” disse Will laconico.

 

“Non crederete di portarmi da Cenred con voi?” chiese Merlin con sguardo impaurito.

“Prima mi avevi fatto capire che per te andava bene... Ne riparleremo quando sarai sobrio…”

Merlin si attaccò con entrambe le mani al collo di Will.

“Amico mio. Aiutami. Non voglio andare da quel pazzo di Cenred.”

 

Will non sapeva cosa fare. Appoggiò la guancia ai capelli di Merlin come per consolarlo.

 

“Tieniti pure il tuo amico, Will!” disse Arthur rosso per il vino e la collera, alzandosi in piedi, barcollando. 

Poi si rivolse a Merlin: “Visto che ieri sera non ti ho baciato, potrebbe farlo lui al posto mio, stasera. Io vi saluto!”

Will alzò la voce: “Vi prego, Arthur. Non vedete che è completamente andato? Non sa quel che dice! Dovete aiutarmi a riportarlo a casa. Da solo non ce la faccio. Sono mezzo ubriaco anch’io!”

 

Arthur se ne fregò e uscì lo stesso, dopo aver pagato per tutti e tre. Tuttavia a metà strada, tornò indietro. Hunith non l’avrebbe perdonato se non avesse riportato suo figlio a casa sano e salvo.

Quando Will lo vide tornare, sospirò di sollievo. Merlin era magro ma era più alto di lui e comunque pesava.

 

Hunith dormiva nella sua camera e non si accorse di nulla.

‘Meno male!” si disse Arthur. Sicuramente Merlin non si era mai ubriacato prima in tutta la sua vita. 

Poi vide i due giacigli che Hunith aveva reso più confortevoli con alcuni guanciali pieni di paglia. Certo che non c’era molto spazio in quella camera: i due giacigli quasi si sovrapponevano.

Poi ebbe un dubbio. Avrebbe dovuto mettere la camicia da notte a Merlin? O avrebbe dovuto lasciare che dormisse vestito? Non ne aveva idea per cui decise di farlo dormire semplicemente come dormiva lui. 

Fece sdraiare Merlin sul giaciglio, gli tolse le scarpe e la cintura. Poi portò il busto di Merlin verso di sè, appoggiandolo al suo petto e gli tolse la maglia, facendolo ricadere sui cuscini. 

 

‘Pelle bianchissima, muscoli definiti. Chi l'avrebbe mai detto?’ sorrise Arthur, ricoprendolo con le lenzuola. 


Arthur si alzò presto, quella mattina. Era distrutto. Merlin aveva cominciato a lamentarsi poco dopo essersi addormentato: non aveva fatto altro che vomitare, quella notte. Arthur aveva dovuto pulire tutto un numero infinito di volte, finché aveva rovistato in cucina e aveva trovato una grande ciotola di legno. Inoltre aveva dovuto cambiare la paglia e lavare Merlin, che tremava e sudava. Fare il servo era un lavoro da cani. Non avrebbe mai più sgridato un servitore in vita sua.

Oltre al sonno perso, anche su di lui il vino aveva lasciato degli strascichi. La testa gli doleva e dal sapore che sentiva sulla lingua, gli sembrava di avere un topo morto in bocca. Andò a riempire due secchi d’acqua al pozzo.

Quando ritornò, c’era Hunith sulla soglia.

“Buongiorno, maestà. Mi dispiace ma non dovreste fare i lavori che spettano a me e a Merlin” disse con voce risentita.

“Lo so. Ma … credo che Merlin abbia un po’ di febbre e preferirei farlo dormire. Non ha riposato bene, stanotte.”

“Sul serio? Non è il caso che faccia chiamare Mary, la guaritrice?”

“Secondo me, no. Mi è capitato molte volte ed è stato sufficiente riposare e mangiare leggero, per guarire in poco tempo.”

“D’accordo Arthur. Tra poco sarà pronta la colazione…”

“Grazie Hunith. Io stamattina ho un impegno che sicuramente si protrarrà anche nel pomeriggio.. Non aspettatemi per pranzo”

“E dove andrete, di grazia?”

Arthur si fermò per un attimo: “Devo vedere una persona, un nobile con cui devo parlare di alcuni possedimenti terrieri… Ah, Hunith? Ditelo voi a Merlin, quando si sveglia. Nel trambusto mi sono dimenticato di farglielo sapere.”

“Posso prepararvi qualcosa per pranzo. Potrei darvi pane, formaggio e carne secca!”

“No, vi ringrazio. Non avrò tempo per mangiare. Ma stasera vedrete che mi rifarò con la cena …”



 

Era quasi il tramonto quando Arthur tornò dopo essere stato ospite di Cenred. Il re era stato stranamente gentile, lo aveva ascoltato e non aveva accettato un no come risposta al suo invito a pranzo.

Nel pomeriggio il re locale aveva indetto una caccia improvvisata, in suo onore, nei boschi che si stendevano a perdita d’occhio oltre il suo castello.

 

Il re sembrava straordinariamente giovane, se pensava a tutti gli anni in cui aveva regnato. Dimostrava al massimo trentacinque anni. Era piuttosto bello, con i lunghi capelli castani, la folta barba e gli occhi neri, particolarmente brillanti. Però non si fidava di lui e dovette battagliare a lungo con lui per arrivare a una soluzione che potesse soddisfare entrambi.


Merlin era seduto sul suo giaciglio. Sembrava un po’ debole e aveva gli occhi contornati di rosso, ma sorrideva e parlava.

“Vi ringrazio Arthur! Di non aver detto nulla a mia madre e di aver trovato come scusa che ho avuto la febbre. In effetti credo di averla avuta davvero.”

“L’ho fatto per me. Non volevo che tua madre pensasse che ti stavo portando sulla cattiva strada. Come stai?”

“Servito e riverito come un pascià. Anche troppo!

Ma voi dove siete stato?”

“Credevo lo sapessi. Sono andato da Cenred!”

“Oh, Dio! Da solo? È stato poco furbo da parte vostra. Ma forse è colpa mia. Vi avevo detto che non vi avrei accompagnato e invece … l’avrei fatto.”

“È andata bene, direi. Cenred sembrava contento… io pensavo di pagare un po’ meno, ma tutto sommato, sono soddisfatto!”

“Pagare cosa?”

“Ealdor!”

“Voi avete comprato Ealdor? Perché?”

“Perché con Cenred o fai così o non ne vieni più fuori.”

Merlin aveva un’aria delusa. “E quanto v’è costato?”

“Un bel mucchio di monete d’oro e … dovrò fargli avere cavalli, mucche, armature e armi, più altri soldi, il corrispettivo di cinque anni di tasse…”

“Ma è una follia!”

“Una follia sarebbe fare una guerra che rischierebbe di radere al suolo il tuo paese e gli altri nei dintorni.”

“Vostro padre lo permetterà?”

“Sì, se saprò dirglielo. Mi servirebbe la tua dialettica, Merlin…”

“E come? Se nemmeno io sono convinto che abbiate fatto bene! Scusate ma non vi sembra di essere stato in qualche modo, raggirato o sottomesso?”

 

Arthur si sentì profondamente offeso. 

“Non parleresti così, se ti fossi trovato in mezzo ad una battaglia, Merlin. Tu non hai idea di cosa sia. E te lo dice un buon guerriero, te l’assicuro. È meglio che pensi alle tue magie e che non metta becco nelle questioni che non puoi capire…”

Anche Merlin adesso si era offeso: “Sono d’accordo. A ciascuno il suo!”

“Domattina tornerò a Camelot, visto che ho già raggiunto il mio obiettivo” proclamò Arthur. 

 

A Merlin dispiacque, anche se non gliel’avrebbe mai detto.

 

“Sarai contento, così sarai libero di stare col tuo migliore amico e di andare a fare il bagno al fiume con lui, come quando eravate ragazzini senza essere disturbati dal sottoscritto. Credi che non l’abbia capito?”

 

“Non credo che abbiate capito niente, ma anch’io devo dirvi una cosa. Finita la mia vacanza, non tornerò a Camelot.”

 

Arthur serrò le mascelle, contrariato. “È per via di quella bestia? Vorrei che tu non avessi mai consultato quei maledetti cristalli!”

“Credetemi Arthur: anch’io avrei preferito di gran lunga non averli visti per niente!” disse pensando alla prima e  alla terza profezia.

 

Arthur ansimava dal nervoso: “E quindi? Dove andrai?”

“Nel regno di Caerleon. La regina Annis ha chiesto di me.”

“E … le mie lezioni?”

“Devo pensarci Arthur! Cercherò di trovare una soluzione per poter tornare a Camelot, senza mettervi in pericolo…”

Arthur rispose con tono triste, ormai privo di rabbia. “D’accordo! Fai quel che devi … fai quel che puoi! Vado a lavarmi.” 

E Arthur uscì per andare al fiume, nonostante fosse buio.






 

Dopo parecchio tempo arrivò una lettera al principe.

 

Vostra altezza reale. Sono passati alcuni mesi da quando vi ho visto l’ultima volta a Ealdor. Ma non ho dimenticato l’impegno che ho preso con voi. Il mio lavoro, qui nel regno di Caerleon è praticamente finito. Sono in procinto di tornare a Camelot. Sappiate però che forse non mi riconoscerete! Vi chiedo il favore di non tradirmi con alcuno, soprattutto con vostro padre. Sarà sicuramente più complicato continuare le nostre lezioni alla luce del sole, ma con il vostro aiuto potremo farcela.

Spero godiate di buona salute. 

Vi porgo i miei saluti più sinceri. 

Umilmente vostro,

Merlin.




 

Arthur lesse la lettera e non sapeva se sentirsi più arrabbiato o più contento. Arrabbiato per via di come si erano lasciati, un po’ troppo bruscamente. Contento perché a parte quell’episodio i giorni con Merlin erano stati i migliori vissuti negli ultimi anni. 


Un pomeriggio Arthur stava allenandosi con i suoi uomini, quando vide una carrozza il cui stemma non riconosceva, arrivare davanti alla porta del castello.

 

Tornando a casa, passò in laboratorio da Gaius per dirgli che suo padre voleva vederlo.

Lo vide parlare con un bizzarro signore dai lunghi capelli bianchi. Era molto anziano, di certo più anziano dello stesso Gaius. 

 

“Altezza? Lasciate che vi presenti Dragoon il grande!” disse Gaius con deferenza.

 

“Merlin? Mio Dio! Sei tu, Merlin?”

 

Il vecchio sorrise. Gli mancava qualche dente e la bocca era in parte nascosta dai lunghi baffi e dalla barba ancora più lunga, ma Arthur riconobbe in quel volto la nota espressione di quel sorriso.

Come era diverso dall’altro Dragoon, sempre accigliato e nervoso.

 

“Sono felice che tu sia tornato” Arthur si sentiva stupido: era a disagio come fosse stato un ragazzino.

 

“Vi trovo in forma smagliante. Abbronzato, snellito. Spero sia stato un periodo di piacevole svago oltreché di oneri, per voi!” disse gentilmente Merlin.


Arthur si fermò  per un attimo a guardarlo. Che effetto incredibile! Era lui! 

Alcune cose non erano cambiate.

Gli zigomi erano ancora sporgenti, la pelle ancora chiara, la magrezza, il modo di parlare, di muoversi, di ridere e anche la sua voce, appena un po’ più roca.

 

“Quando ricominciamo le lezioni? Domani?” chiese con un certo entusiasmo.

 

Gaius disse: “Vostra altezza? Le vostre lezioni non potranno essere fatte in camera vostra e nemmeno all’esterno, nei pressi del palazzo. Capite il perché, vero?”

 

“Sì, certamente, ma allora…” 

Solo in quel momento Arthur capì quello che rischiava Merlin. Uther l’avrebbe fatto ammazzare su due piedi. Dragoon era stato già visto a Camelot e non era affatto amato. Merlin rischiava la sua vita, perché lui non fosse morso da quell’animale e per poter stare con lui, come gli aveva chiesto  continuando a informarlo sulla magia.

 

Lui era lì, in pericolo, vecchio, solo perché non voleva sciogliersi da un impegno preso con lui, tempo prima.

 

Gaius vedendo il principe così turbato continuò: “Potreste sempre trovarvi qui in laboratorio o nella piccola stanzetta qui accanto. Potreste andare più lontano o in posti meno conosciuti per tenere le lezioni all’esterno.”

 

Arthur fece qualche passo in avanti e prese le mani del vecchio Merlin. Lo guardò con occhi lucidi. Arthur notò che la statura di Merlin era un po’ più bassa di quando era giovane. “Merlin. Non avevo capito che saresti stato disposto a fare tutto questo per me. Sono stato uno stupido egoista a pretendere una cosa del genere. Non avevo calcolato i pericoli che avresti corso. Se tu tornerai giovane come sei, non correrai più rischi.”

 

“Ma li correreste voi! Ci ho pensato a lungo. Sono sempre un mago e ho la possibilità di difendermi o di attaccare senza usare la forza fisica"

“No. Non ci riesco. Se penso a mio padre… mi vengono i brividi!”

 

Arthur lasciò le mani di Merlin. 

Gaius che era dietro di loro, era sparito senza il minimo rumore e loro se ne accorsero solo in quel momento.

 

Merlin non poteva dirgli che c’era un altro motivo per cui aveva scelto i panni di Dragoon. 

Aveva già stabilito con se stesso che l’uomo dai capelli neri, intravisto nella visione, non era lui. 

 

Ma non ne aveva la matematica certezza. Se qualche mago malvagio avesse usato la magia per stordirgli il cervello? O addirittura l’avesse fatto a entrambi? E quindi si fosse rivelato essere proprio lui quell’uomo?

Rimanere vecchio gli dava qualche sicurezza in più.

 

Si era accorto che Arthur gli aveva smosso dei sentimenti. Sentimenti puri, certamente, però l’affetto che provava per lui era forte. Non gli capitava da tantissimo tempo quella gioia nello stare accanto a qualcuno desse Edwin il. Anche l’affetto che provava per Will era forte, eppure era diverso. Forse era lusingato dal fatto che un giovane principe lo avesse scelto come amico e gli dimostrasse a sua volta, affetto e premure. 

 

Proprio come adesso.











 

 

 

Ciao a tutti. 

Il rapporto tra Merlin e Arthur comincia a muoversi. Il principe che rimane emozionato davanti al vecchio Merlin la dice lunga su ciò che prova. E anche il fatto che sia rimasto arrabbiato per mesi, in realtà è solo tristezza mista a possessività.

Merlin sarà più recalcitrante. Il suo ruolo non è quello di blandire il giovane principe, ma di guidarlo, aiutarlo, sostenerlo, proteggerlo, oltre a quello di insegnargli. Qui Merlin si comporta da educatore… speriamo cambi un po’.

 
   
 
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