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Autore: Sally0204    20/04/2024    9 recensioni
Genzo si sporse verso di lei, con la punta del naso le sfiorò una guancia canticchiando:
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«And then she asks me
"Do I look all right?"
And I say, "Yes, you look wonderful tonight. «
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Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La vide arrivare da lontano. Si erano dati appuntamento nel Glockenbackviertel, il quartiere alternativo di Monaco, noto per la vivace vita notturna, i locali e i bar più trendy della città che rimanevano aperti fino alle prime ore della mattina. 
 
Palloncini color cremisi a forma di cuore, per celebrare la festa di San Valentino appena trascorsa, erano ancora appesi in alto lunghe le vie che confluivano in Gärtnerplatz, vestita con i colori della passione e abbellita da cinque grandi cuori rossi in legno posizionati al centro della piazza.
 
Il lungo cappotto pepe e sale le arrivava fin quasi alle caviglie. Intorno al collo, per ripararsi dal freddo pungente di quella sera di fine febbraio, una soffice sciarpa di lana bianca. Un paio di décolleté nere lucide faceva capolino dall’orlo dell’ampio pantalone nero. 
 
La trovò semplicemente deliziosa con le guance e il naso arrossati dall’aria fredda e il caschetto spettinato dai refoli di vento leggero, ma gelido, che soffiava intermittente.
 
Si sorrisero e Genzo, con un gesto galante, la invitò a prendere posto verso la fila che si snodava all’ingresso del teatro.
 
“Spero di essere sufficientemente elegante, non mi hai detto di che spettacolo si trattasse, non sapevo cosa indossare.”
 
“Ti ho detto che non serviva un abito da sera. Sei perfetta.” 
 
Gli sorrise timidamente, squadrandolo dall'alto in basso. Il portiere indossava un paio di jeans scuri e una giacca in pelle nera trapuntata con collo alla coreana. I capelli corti scalati, lievemente asimmetrici sulla fronte, erano perfettamente in ordine, nonostante il vento dispettoso. Sembrava, come ogni volta che lo incontrava, appena sceso da una passerella di alta moda. Anche dopo novanta minuti in campo, Genzo Wakabayashi conservava un look impeccabile.
 
Lasciarono i cappotti al guardaroba e una ragazzina, che lo aveva riconosciuto, fece loro strada fino alla prima fila sorridendo impacciata. Genzo aveva prenotato quattro posti, per garantirsi un po’ di privacy e non avere nessuno seduto accanto.
 
Das Haus der Kultur era un teatro in cui andavano in scena spettacoli di arti performative: una vecchia fabbrica di ceramica degli anni Venti era stata riqualificata e trasformata in un luogo di interesse sociale e culturale, uno spazio dedicato all’arte, che non aveva smarrito però la ruvidità, l’autenticità e il valore originario.
 
Il piccolo palcoscenico, al centro del quale spiccava un pianoforte a coda Steinway & Sons, era interamente ricoperto di una miriade di candele accese, disposte vicinissime, una accanto all’altra, a formare un tappeto immenso di luci tremolanti. 
 
Non c'erano altre fonti luminose artificiali nella sala, solo il tenue, caldo scintillio delle candele che erano ovunque, anche in alto, lungo la parete, e sugli ampi davanzali interni.
 
“Wow… è un posto pazzesco”, mormorò lei.
 
Il viso si aprì in un sorriso candido che fece quasi scomparire le labbra lucide tra una fila di denti bianchissimi.
 
“Quando hai parlato di un Candlelight Konzert non sapevo cosa aspettarmi. Ho fatto come mi hai detto tu, ho evitato di googlare alla ricerca di informazioni.”
 
“E hai fatto bene”, le strizzò l’occhio cedendole il passo in sala. “Così non ti sei rovinata la sorpresa.”
 
Si soffermò ad ammirare incantato l’espressione ancora stupita sul suo volto, che il gioco di chiaroscuro creato dalle luci rendevano ancora più bello. Lo sguardo curioso vagava indomito per il locale. Il riverbero della luce giallognola rimbalzò nei suoi occhi color cioccolato che assunsero una delicata sfumatura ambrata.
 
“Non sapevo amassi la musica classica, Genzo.”
 
“Non è un concerto di musica classica”, abbozzò un mezzo sorriso, distogliendo rapidamente lo sguardo, “ascolteremo il meglio del Rock internazionale, ma suonato al pianoforte.”
 
“Musica Rock? Con un pianoforte a coda?” 
 
“Sì, Dire Streits, Queen, Coldplay. Ti piacerà.”
 
“Ci sei già stato?”
 
“Si, con mia madre a Berlino. È un’esperienza sensoriale”, scandì bene le parole scimmiottando il modo di parlare snob della madre. Conoscevano entrambi molto bene l’attitudine e la predilezione della signora Wakabayashi per ogni forma d’arte contemporanea.
 
“È la musica che ascolti prima delle partite importanti, vero? In quella playlist…”, si interruppe, lasciando che i ricordi, ancora vividi, di una giornata in spiaggia aleggiassero tra loro come fantasmi.
 
Genzo annuì, la linea dura della mascella si irrigidì impercettibilmente.
 
Vennero interrotti dall’uscita sul palcoscenico del pianista che si inchinò e presentò introducendo brevemente la scaletta del concerto. Un timido applauso si levò dalla platea, per lasciare poi posto a un silenzio di piombo che venne presto colmato dalle note struggenti di Brothers in Arms.
 
La osservò di soppiatto per tutta la durata del concerto, indugiando su ogni particolare: le mani che tamburellavano a ritmo di musica sui braccioli della poltroncina, la punta del piede che scandiva il tempo, la testa che si muoveva a destra e sinistra. E le sue labbra sottili, velate di un rossetto brillante, che canticchiavano in silenzio le parole delle canzoni.
 
 
Il pianista si alzò per raccogliere l’ultimo applauso e la richiesta di un bis.
 
“Vi lascio con una delle canzoni d’amore più belle che siano mai state scritte nella storia della musica Wonderful tonight di Eric Clapton. Spero che possiate apprezzare la mia esibizione, anche se so che sentirete la mancanza del fingerpicking di Eric!” 
 
Un brusio divertito si alzò tra il pubblico. 
 
“Potete cantarla se volete,” li invitò il pianista congiungendo i palmi delle mani davanti al petto e piegandosi in avanti.
 
Le note di apertura, delicate e introspettive, amplificarono l'atmosfera intima e romantica. Man mano che la melodia si sviluppò, diventando più complessa e intricata, il pubblico si fece coraggio e iniziò a canticchiare il ritornello. 
 
Genzo si sporse verso di lei, con la punta del naso le sfiorò una guancia canticchiando:
 
«And then she asks me
Do I look all right?"
And I say, "Yes, you look wonderful tonight.
 «
 
 
Lasciarono defluire il pubblico, prima di avviarsi piano verso l’uscita.
 
“Ti accompagno a casa.”
 
“Non serve, posso prendere un taxi… casa tua è dall’altra parte della città.” 
 
“Non importa. Mi fa piacere camminare e stare ancora un po’ con te.”
 
Attraversarono Gärtnerplatz, incamminandosi in silenzio, lungo la Glenzenstraße, attenti a mantenere una minima distanza.
 
Quando raggiunsero l'auto del portiere, si fermarono entrambi. Genzo si appoggiò al cofano dell'auto.
 
“Quando parti?” gli chiese, chiudendo i lembi del cappotto e stringendosi le braccia attorno al corpo per ripararsi dal freddo pungente.
 
“Domani presto vado a Francoforte. Il volo della Nazionale da Narita arriva nel primo pomeriggio. Abbiamo il volo per Roma verso le diciannove.”
 
Erano in calendario due amichevoli della nazionale nipponica contro Italia e Albania che si sarebbero giocate a Roma: il ritrovo per i giocatori giapponesi, che militavano nei campionati europei, era stato fissato a mezzogiorno in punto nella Primeclass Lounge dell'aeroporto, dove avrebbero atteso l’arrivo dal Giappone dei compagni e dello staff della Nazionale.
 
Rimasero qualche altro attimo in silenzio. Genzo si soffermò sui suoi occhi che, sebbene tentassero di sfuggirgli, gli sembravano ancora più profondi ed espressivi del solito: due puntini luminosi.
 
Il portiere capì che era sulle spine, sul punto di confessare qualcosa: era evidente dal modo in cui si attorcigliava nervosamente una ciocca di capelli intorno all’indice, mordendosi il labbro inferiore.
 
“Sarò anch’io a Roma”, lo aveva appena sussurrato, senza nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo da terra, “ho un biglietto per la partita contro l’Italia”, aggiunse poi.
 
Lo sguardo, che aveva cercato di tenere fisso sull’insegna luminosa di un bistrot, sul lato opposto della strada, saettò nella sua direzione. Nella luce arancione dei lampioni, l’espressione di Genzo mutò: la fronte liscia si corrugò, gli occhi si incupirono. Fissava lo spicchio di luna che spingeva per emergere dai nuvoloni scuri che l’avvolgevano, tentando di inghiottirla. Genzo infilò le mani in tasca, con una smorfia di disappunto che non gli riuscì in nessun modo di mascherare.
 
“Il biglietto…”, fece una piccola pausa, le parole, nelle quali non c'era più alcun calore, gli graffiarono la gola. “Il biglietto per la partita… te lo ha mandato lui?” 
 
Lei si strofinò le mani energicamente, alitando aria calda sui palmi per scaldarli. Gli occhi girarono a vuoto per poi tornare su di lui.
 
“Sì, mi ha invitato lui.”
 
Genzo strinse i pugni nelle tasche della giacca, dondolandosi sui talloni. Cercò di camuffare la delusione, l’amarezza. I suoi occhi si piantarono su di lei, come se cercassero una falla, un tentennamento, un accenno di rimpianto.
 
“Mi dispiace, Genzo. Ho preferito dirtelo ora…”
 
“Io non ci riesco” la interruppe, incapace di ascoltare altro. “Non so come fare... Mi manca tutto di noi.”
 
Le parole vibrarono in una risata amara. Soffocò il desiderio di stringerla tra le braccia, di morderle le labbra, di tuffare le mani dentro quel cappotto per cercare un lembo di pelle, che, anche se per pochissimo tempo, era stata sua.
 
“Noi… noi… cosa significa? Quel noi non è mai esistito, Genzo.”
 
“Ah no? E allora cosa siamo stati?”
 
Il timbro della voce gli era uscito basso, graffiato. 
 
“Non lo so”, rispose con un soffio di voce.
 
“Qualunque cosa fossimo a me manca. Mi manca da morire.” 
 
Rimase per un istante con gli occhi incollati ai suoi, poi li distolse. “Occupi ancora un sacco di spazio nel mio cuore. Vorrei estirpati con una forbice, ma non ci riesco.”
 
“Avevamo detto…”
 
“Sì, lo so cosa avevamo detto. Ma io non riesco a non desiderarti.”


 
🌸 🌸 🌸

 
Ciao!

Se non siete mai stati a un Candlelight Concert, vi invito a farlo al più presto!!! Io ho visto lo stesso concerto a cui hanno assistito Genzo e mmm… la sua amica, uno con la musica dei Queen e uno (ovviamente 🥰) con la musica di Vasco: sono davvero delle esperienze sensoriali pazzesche!

Su Wonderful Tonight, non credo serva dire nulla... chi non la conosce?

E sulla misteriosa accompagnatrice di Genzo, libero spazio alla fantasia, gente (per ora 😬)! È in cantiere una storia su di loro, ma sono davvero tanto, tanto, tanto in alto mare 😪. 

Un abbraccio a tutti,
Sally




 
 

 
   
 
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