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Autore: NicoRobin95    24/04/2024    0 recensioni
Loki mi guardò con sguardo limpido e con gli occhi pieni di tristezza mi disse: "Spesso abbiamo bisogno di eroi e antagonisti é la grande menzogna che fa girare l'universo. Serve qualcuno da incolpare e qualcun altro da ringraziare. È così che va, spesso però non ci si rende conto che sono gli eroi che acclamiamo a dare vita ai mostri che odiamo. Sono loro che li creano, presentandoli come tali al mondo. Un capro espiatorio che tutti feriscono e uccidono senza pietà. Senza sapere che spesso è volentieri, sono gli "eroi" a trasformarlo in qualcosa da odiare, raccontando solo il lato 'di facile accettazione' dei fatti." Fu questa la frase che mi aprii gli occhi, ecco perché sono qua a raccontarvi la versione taciuta da millenni, la vera storia di Asgard e capirete tantissime cose. Solo allora deciderete chi realmente è egoista, avido e spietato.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Passarono i giorni e a distanza da quasi due mesi dalla sera in cui Laufey aveva preso la sua innocenza la regina Farbauti era ancora completamente bloccata. Le sue ancelle fidate, premurose e sinceramente preoccupate per lei la accudivano in ogni modo possibile e immaginabile, vegliandola persino tutto il giorno e tutta la notte facendo turni a rotazione. Da quell'orribile notte si svegliava urlando nel sonno, piangendo istericamente e completamente sudata; viveva ormai praticamente a letto, mangiava pochissimo solo perché imboccata dalle sue ancelle, erano loro a lavarla, pettinarla, vestirla e farle fare un giro per prendere aria, non parlava, aveva lo sguardo fisso e vuoto. Gli occhi color ghiaccio una volta dolci ed espressivi ora erano solo vuoti e terrorizzati. Tutto proseguí in questo modo fino a quando il terzo mese, allo scadere del terzo mese esatto da quell' orribile avvenimento qualcosa la scosse, e come se l'avesse svegliata. Una sera un dolore lancinante al ventre la colpí, quasi da piegarla in due e non riuscire a stare sdraiata, nè in piedi, nulla, corse in bagno urlando di dolore e tenendosi la pancia e dopo aver urlato potentemente espulse dei pezzetti di ghiaccio e del sangue; le sue ancelle     preoccupate l'aiutarono a pulirsi e a ritornare sul letto. Fu proprio in quel momento che fu come svegliata dal torpore in cui era stata per tutto quel tempo. Scoppió in un pianto liberatorio, tirando fuori tutto ciò che aveva dentro, forse stava morendo, forse la sua sofferenza stava volgendo al termine, in fondo nessuna creatura esile come lei poteva pensare di sopravvivere al rapporto con uno Jotun, lei era già stata fortunata a non morire sul colpo, grazie all'aiuto di chi le aveva voluto così bene da rischiare la vita per salvare la sua con un antidoto.
Quando dopo solo mezz'ora Dame Hilde, chiamata dalle ancelle, la raggiunse nella stanza, subito le raccontò l'accaduto e dopo una breve visita la donna diede alla regina e alle sue ancelle una notizia che lasciò tutte basite:
"Sei incinta mia regina! Questo è uno dei sintomi che porta con sè la gravidanza di uno Jotun. Tra poco potresti sentire freddo, poi caldo, una gran fame e persino la tua pelle potrebbe cambiare colore. È arrivato il tempo di assumere il secondo antidoto; altrimenti questa gravidanza é molto probabile che si riveli fatale, per te, per il tuo feto."

La regina si accarezzò il ventre che non era nemmeno ingrossato, nessuno avrebbe pensato che fosse incinta, forse per via del suo fisico ormai sciupato e anche quei pochissimi pasti che faceva, striminziti per giunta, certo non aiutavano.

Da quel momento però prese la sua decisione: odiava Laufey, quello che le aveva fatto , la sua situazione, ma quella povera creatura non c'entrava nulla. Anche lui sarebbe venuto al mondo senza scegliere, come era senza scelta lei; con un padre crudele che non meritava; con il rischio di non ricevere amore e lei non poteva permetterlo.
Da quel momento riprese a vivere, riacquistó le forze, mangiava, si prendeva cura di sè. 
Quando Laufey seppe della gravidanza andò su tutte le furie, non si spiegava come fosse possibile che quella libellula insignificante fosse ancora viva; e adesso stava anche riuscendo a portare in grembo un suo erede. Come sarebbe nato? Sarebbe stata una vergogna se fosse stato debole, esile e minuto; d'altro canto però se fosse stato delle giuste dimensioni oltre ad essere un erede utile, un guerriero valido e un degno principe di Jotun sarebbe stato anche colui che lo avrebbe liberato da quella moglie che tanto odiava.

Solo il tempo avrebbe svelato come le cose sarebbero andate; lui aveva le sue cortigiane e la sua amata Hyrrokkin che avrebbe subito sposato dopo la morte di quell' insulsa ninfa.

Passarono i mesi e il tempo scorreva, tutte le sere come da raccomandazione di Tuva, Maja preparava alla regina l'antidoto che dopo averlo bevuto sedeva mezz'ora accanto al fuoco come le era stato raccomandato per permettere al miscuglio di fare effetto e non renderle le gravidanza fatale.
Il fuoco, nonostante anche Farbauti fosse una creatura dei boschi, amante del freddo il fuoco l'aveva sempre affascinata e attratta; era così potente, così utile e distruttivo. Poteva scaldare, proteggere, salvare, ma allo stesso tempo se non gestito poteva distruggere, uccidere, devastare.
Ogni qual volta si sedeva vicino al fuoco, la creatura in grembo scalciava e si muoveva, ecco perché quando al sesto mese a rune tirate conobbe il sesso del nascituro e scoprí di portare in pancia un maschietto decise che il suo nome sarebbe stato Loki, che significa appunto fuoco.
Se lo era immaginato tantissime volte, sperava tanto che non somigliasse al padre, ma piuttosto a lei, si rendeva conto peró di quanto la probabilità, che fosse predominante la caratteristica dello "Jotun", fosse alta.
Ogni giorno, le parlava, cantava per lui, le raccontava della sua casa, la sua infanzia, il suo popolo e il suo passato; non avrebbe permesso a quel mostro di Laufey di trasformare il suo bambino in una crudele macchina di morte.
Inizialmente sperava che il giorno del parto non arrivasse mai, poi man mano che il tempo passava, per quanto lo vivesse con ansia, lo aspettava con ansia.
In fondo come da tradizione una volta partorito anche il suo popolo e i suoi famigliari avrebbero potuto venire a Jutunheim a farle visita e forse lí ci sarebbe stata possibilità di fuga, di liberazione, doveva solo resistere, sopravvivere e farsi forza lei e il suo piccolo Loki.
   
 
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