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Autore: Ranma789    27/04/2024    1 recensioni
E se Ranma arrivasse al Ryozampaku, il dojo dei folli Maestri di Kenichi, per addestrarsi?
Come la prenderebbe Kenichi, e che rapporto avrebbe Ranma con Miu, una persona con la quale ha molto in comune?
E perché Ranma, un anno dopo il matrimonio fallito, vive da solo con sua madre e non ha più rapporti con Genma, con i Tendo e, soprattutto, con Akane?
Cosa lo ha spinto a rinnegare la sua vita passata a Nerima?
Allenarsi al Ryozampaku potrebbe aiutarlo a crescere e ad assumersi quelle responsabilità che ha sempre rifuggito, accettando il suo destino di diventare un Maestro.
Ma quando Kenichi e l'Alleanza Shimpaku si troveranno in pericolo, sarà solo collaborando che potranno salvarsi tutti...sempre che il cuore non ci metta lo zampino, e che la gelosia non rovini tutto. Ancora una volta.
Nota: per Kenichi, la fiction si svolge circa tre mesi dopo la fine del manga, per Ranma un anno dopo il diploma
[CROSSOVER RANMA 1/2 e KENICHI THE MIGHTIEST DISCIPLE]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nodoka Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La zona del porto adibita a smantellamento delle vecchie navi si era trasformata in un campo di battaglia.​


Per fortuna, non essendo giorno di lavoro ed essendo un’area molto isolata per questioni di sicurezza (oltre che per il fatto che lo Yami avesse noleggiato tutti i porti antistanti per tenere lontana la gente) non ci furono testimoni a quella che fu una delle battaglie più enormi viste in quell’epoca.​


Mentre gli ostaggi salvati erano ancora bloccati nelle spire della gigantesca pianta evocata da Pink e Link, e le guardie erano tutte stese a terra svenute, i marinai della nave OCEANUS si guardarono bene dallo scendere a partecipare, mentre i membri presenti delle Lame Esecutrici si posizionavano nel grande spazio antistante per affrontare il Ryozampaku ed i loro alleati.​


La suddivisione dei nemici risultò abbastanza naturale.
Sakaki si posizionò contro Rin Tachibana, il Gran Maestro della Lancia.
Akisame contro Edeltraft, il Gran Maestro dello Spadone.
Ma Kensei contro Raki Hoshinano, la Gran Maestra della Naginata.
Apachai contro Marmaduke, Gran Maestra dell’Ascia.
Shigure contro Mildred, Gran Maestra dell’Arco Lungo.
E Saiga Furinji fu lesto ad evitare a Seitaro Raigo (Gran Maestro della Kodachi, cioè la spada corta) di tentare scherzi, dichiarando:
“Non così in fretta, Raigo. So che in un paio di occasioni sei riuscito a sfuggire persino a mio padre…quindi occuparsi di te è compito mio”.​



Alcuni dei Discepoli dei Maestri presenti (e di qualcuno non presente, notarono tutti) iniziavano inoltre ad avvicinarsi con circospezione agli alleati del Ryozampaku provenienti da Nerima. Contro di loro si stagliavano inoltre due avversari di livello Maestro.


Intuendo il rischio di una suddivisione ineguale delle forze, Shigure si rivolse ad uno dei suoi allievi, per evitare problemi senza però sminuirne l’orgoglio:
“Kuno…il tuo compito è…di affrontare gli Allievi…loro combatteranno insieme…e solo tu, come un vero…samurai, puoi…affrontare uno scontro multiplo, come…sul campo di battaglia”
“Tsk! Quello che volete, dolce Shigure. Ehi, voi! Non pensate neppure per un istante di avvicinarvi ai prigionieri o ad alcun altro. Affronterò tutti voi da solo”


Poi Shigure si rivolse a Pink e Link, le sottoposte di Mousse: “Ehi, voi…ragazzine…il vostro solo compito è di evitare che quel Discepolo affronti il mio allievo…la Falce è un’arma…difficile da affrontare
Fu così che Pink e Link saltarono una sulle spalle dell’altra, come un mecha che si assembla, estrassero quattro armi bizzarre e cominciarono a tenere impegnato il ragazzo che usava la falce.
Gli altri quattro (il discepolo che usava il Bantou, cioè una grossa sciabola di origine africana; ed i discepoli che usavano Lancia, Spada ed Ascia) si posizionarono intorno a Kuno, che li squadrò con assoluta convinzione nelle proprie capacità.



I due di livello Maestro andarono perciò, correttamente, e senza interferenze, contro i due calibri più grossi tra i praticanti di Nerima.


Kei Retsumin, il sicario che usa il Kung Fu, si posizionò di fronte a Ryoga.



Ed il Maestro del Bantou (il suo nome è sconosciuto) fu attirato da Mousse, l’unico altro praticante di alto livello che usasse le armi.



Sakaki, sempre attento alla salute dei discepoli, rivolse un rapido cenno ad Akisame, prima che cominciassero le danze.
“Ehi, Akisame! Riguardo a loro…sei sicuro che…?”
“Hai ragione, Sakaki-kun-rispose il Filosofo del JuJitsu-in effetti, gli avversari di quei due sono di livello Maestro…e loro, non ci sono ancora arrivati. Ma, come dice l’Anziano, il combattimento non è una scienza esatta…possiamo soltanto avere fiducia in loro”


Tsk! Piuttosto, non è neanche l’unica cosa che mi preoccupa-rifletté il karateka-non mi preoccupano solo quelli che vedo, ma soprattutto quelli che NON vedo qui…

◊◊◊◊◊

La nave POSEIDON stava cominciando decisamente a diventare un posto poco raccomandabile.
Non bastasse il tifone tropicale che si stava scatenando all’esterno-navigare in piena notte su una nave enorme ma pressoché vuota avrebbe garantito di ballare un bel po’-anche all’interno stavano avvenendo una serie di fatti preoccupanti.


Il capitano Mallard, sempre prudente, aveva deciso di mandare alcuni dei suoi marinai-praticamente tutti tranne cinque, quelli che gli erano indispensabili in cabina di comando-a controllare che non ci fossero falle, malfunzionamenti od altro, per meglio resistere al tifone incombente, oltre che per verificare che i topi, spaventati dallo scontro di Ogata con Hayato Furinji, non avessero rosicchiato qualche cavo importante. Bisognava anche verificare che i portoni della sala caldaie e della sala macchine fossero sigillati per evitare sabotaggi da parte degli intrusi.


La decina di marinai a questo dedicata stava percorrendo uno dei corridoi dell’enorme nave quando incontrò uno spettacolo terrificante.


Una delle squadre di guardie mandate alla ricerca degli intrusi, composta, abitualmente, da sei persone, era stata sbaragliata, i corpi stesi a terra in disordine, in pose grottesche.
Nessuno degli uomini pareva morto, ma tutti erano feriti in vario modo, svenuti, e le loro espressioni erano paralizzate in un terrore indicibile.
I superstiziosi marinai, per quanto rotti ad ogni esperienza, e calmi malgrado i recenti fatti, non riuscirono però a spiegarsi quello che vedevano.


Le sei guardie avevano le corazze squarciate ed il corpo ricoperto di…graffi?
E graffi come quelli di una belva ricoprivano anche le pareti lì intorno ed il pavimento dove stavano stesi.
“Ma…ma che cosa…?”


Dal buio del corridoio di fronte a loro si sentì un:
MIAAAAAAAAAOOOOOOOOUUUUUUUUU


Due occhi brillarono nell’oscurità.


Poi un giovane che camminava a quattro zampe, con espressione spiritata, emerse dal buio.
E balzò verso di loro.

◊◊◊◊◊

All’interno del laboratorio, i preparativi procedevano febbrili.
C’erano una dozzina di scienziati-due di loro a quanto pare mancavano all’appello-quindi erano sotto organico e dovevano sbrigarsi.


“Avanti, avanti!-gridò quello che si dava arie da capo-voglio vedere collegati quei cavi e quelle flebo prima che sia passata mezz’ora! Sapete com’è stretta la tabella di marcia! QUALUNQUE cosa accada su questa nave, i prigionieri riceveranno la loro prima dose del siero, come previsto. Voglio anche monitorare i loro parametri vitali durante la somministrazione, è la prima volta che tentiamo una cosa del genere…”


Il laboratorio era una stanza pentagonale, con un corridoio in corrispondenza di ciascuno dei vertici, ed una singola squadra di guardie a bloccare ogni accesso.
All’interno stavano le sette bare di cristallo con i rapiti dell’Alleanza Shimpaku: Takeda, Ukita, Freya, Siegfried, Thor, Kisara e Renka.


In ciascuna delle bare era stato ricavato uno spazio che conteneva i Tekkou (avambracci di metallo) che Shigure aveva fatto per loro tempo fa e che erano stati rubati quando li avevano rapiti.
C’erano anche fori per far passare i tubi che tramite delle mascherine li tenevano anestetizzati, e le flebo con siringhe nel braccio sinistro tramite il quale, di lì a poco, avrebbero ricevuto il siero che avrebbe fatto loro il lavaggio del cervello. Una serie di cavi più piccoli collegati a degli stent ne monitoravano i parametri vitali, visibili su un computer dietro di loro.


A sinistra di ogni bara stava venendo collocata la bombola con il siero, a sinistra una postazione per gli scienziati.
Essendo rimasti in pochi, quattro delle guardie erano state mandate all’interno per dare una mano: due di loro erano i vigliacchi che erano fuggiti dopo essere scampati agli intrusi del Ryozampaku. Dovevano essere davvero dei novellini, perché, pur non vedendone l’espressione sotto i caschi, da come indugiavano sui prigionieri sembrava che avessero degli scrupoli.


“Voi quattro, ascoltate bene-riprese il capo-è essenziale che ci coordiniamo per iniettare il siero tutti in contemporanea. Quindi due di voi dovranno, uno per ciascun prigioniero, assistere uno di noi, seguendo le istruzioni. Inoltre…ehi, cosa ci fa quella bestiaccia? FERMATELO!”


Sembrava che un topolino fosse riuscito a sfuggire allo sbarramento. Ed invece non era un topolino qualsiasi. Era Tochoumaru.


Stava saettando dietro ciascuna postazione, staccando i cavi dei parametri vitali e facendo spegnere i monitor. Questo avrebbe rallentato di molto l’operazione.
Le quattro guardie partirono per fermarlo, ma andarono tutte in direzioni diverse e si scontrarono tra di loro, finendo sedere a terra come nelle comiche di una volta.
Il capo scienziato si mise una mano sul viso. Non ci poteva credere…

◊◊◊◊◊

Kisara stava sognando. Per la precisione, stava facendo un incubo.


E’ possibile sognare sotto anestesia? In teoria no…eppure, la praticante di Taekwondo non sapeva di essere sotto anestesia…forse era quello il trucco.
O forse non era neppure un sogno. Più un ricordo.


Si ricordò come tutto era cominciato.


Era piccola. Avrà avuto otto o nove anni.


Amava i gatti, già allora. Ed il suo preferito era il suo micetto, Noir.


Stava passeggiando con Noir quando finì in un campo abbandonato.
E vennero aggrediti da un cane randagio. Un molosso. Enorme, feroce, sbavante.
Kisara era terrorizzata. Si appiattì contro una rete, aspettando il peggio.


Noir si tuffò in mezzo tra lei ed il cagnaccio. Iniziò a soffiare, a rizzare il pelo per farsi più grosso e ad artigliare l’aria.
E poi successe. Iniziò la zuffa.


La piccola Kisara non poté fare altro che scappare.
Noir non tornò più da lei.


Ma oltre ad averle salvato la vita, le diede una lezione importante.
E le fu d’ispirazione.


Imparò che il fondamento di ogni cosa è il coraggio: fare le cose anche se non sai come andranno a finire.


E capì che se non voleva più perdere nessuno, doveva diventare forte*

◊◊◊◊◊

Hayato ed Ogata si stavano scambiando colpi terribili.
Entrambi avevano espanso l’aura al massimo delle loro capacità attuali.


Ogata stava usando la tecnica Seidou Gouitsu per usare contemporaneamente il potere del Dou e del Sei-cosa di norma impossibile-e riuscire, temporaneamente, a stare alla pari col suo formidabile avversario.


“Sei sceso ancora più in basso, Ogata-commentò Hayato-fino a qualche mese fa consideravi il libero arbitrio il bene più importante; persino quando i tuoi stessi discepoli si ribellavano al tuo volere. Ora invece sei disposto a sfruttare un preparato demoniaco come la formula di Jenazad per fare il lavaggio del cervello a quei ragazzi e forzarli ad entrare nello Yami, rendendole vostre marionette!


Già, ma di cosa mi stupisco? Anche la tecnica che stai usando per affrontarmi…è stata perfezionata facendola sviluppare a dei ragazzini…Ryuto, Kanou, Satomi…tutte cavie che hanno rischiato la pelle utilizzando un metodo proibito, permettendo a te di perfezionarla…e di affrontare me ora!”


“Uhmpf! Ma questo prova che i metodi che presentano i maggiori rischi sono anche i più efficaci-replicò, sprezzante, il membro dello Yami-e pur di perfezionare le arti marziali e di portare avanti i miei ideali, sono pronto a tutto! Scenderò tanto in basso quanto sarà necessario! Perché io ho selezionato personalmente quei ragazzi, anni fa…e conosco il loro potenziale!”


“Avete davvero intenzione di farne i nuovi membri dello Yami? Ci vorranno anni!”


“Dai cinque ai dieci anni per farne dei Gran Maestri, secondo i miei calcoli-confermò Ogata-ma non è detto che con i metodi giusti non si possano accelerare i tempi!”


“Mi fai vomitare!”


“Eppure, tutto questo è stata colpa VOSTRA, Anziano. Vostra e del Ryozampaku. Ci avete forzato la mano”


“Cosa intendi dire?”


“Quando avete fermato il Tramonto Eterno ** e siete riusciti a spingere Agaard, Sogetsu, Rahman, Hongo, Gaidar e Carlo a disertare da noi, ci avete inferto un duro colpo. Per non parlare della morte di Senzui e della redenzione di Saiga. Ma soprattutto, avete rovesciato l’equilibrio di potere tra reparto ARMATO e DISARMATO dello Yami. Di Un’Ombra, Nove Pugni siamo rimasti solo io e Mikumo…e di là, c’erano ancora tutte ed Otto le Lame Esecutrici”.


“Uhmpf! Scusa tanto se non vi abbiamo lasciato fare come vi pare!” replicò l’omone.


“Sia come sia, qualcosa doveva cambiare, per evitare di sparire. Intanto, non volevamo venire assorbiti dal reparto armato.
Penso abbiano contemplato la cosa-farci fuori e prendere il controllo assoluto-ma poi hanno ritenuto potessimo essergli più utili se ci fossimo rimessi in piedi”.


“Per una questione di concorrenza?”


“Esatto. Come sai, i membri del Pugno Che Uccide lavorano come mercenari per grosse organizzazioni criminali…a volte persino governi e potentati economici.
Ma dopo aver fallito il Tramonto Eterno molti di loro non si fidavano più di noi…sia per una questione di reputazione-avevamo perso contro di voi, pur essendo più numerosi-che di ideali divergenti: la guerra mondiale non fa bene agli affari.
Per di più i disertori di Un’Ombra Nove Pugni continuano a lavorare come mercenari indipendenti…in alcuni casi, facendo abbassare le tariffe”.


“Sto per commuovermi per la vostra sorte” fece Hayato, sarcastico.


“Ed allora sorse spontanea la domanda: come rimpinguare le nostre fila?-proseguì Ogata, senza farci caso-e lì mi è venuta l’idea. Potevamo contare su Ro Jinsei, l’amico di Sogetsu…anche lui usa il Kung Fu ed è un Gran Maestro…ma come trovarne altri? Poi ho ripensato al mio vecchio piano…avevamo già sotto mano tutti i praticanti che ci servivano”


“Cioè i ragazzi che oggi fanno parte dell’Alleanza Shimpaku…gli amici di Miu e Kenichi”


“Esattamente, che ho selezionato personalmente anni fa, per far parte del Ragnarok. IO SO PER CERTO che possono diventare dei Maestri. Immagina, Hayato…la formula di Jenazad darà loro il giusto…incentivo. Entro CINQUE anni io ne farò dei Gran Maestri ed allora…al posto di Un’Ombra, Nove Pugni, avremo


I SETTE PUGNI DELL’OMBRA


Arti Marziali Antiche: Ogata Isshinsai


Ju Jitsu: Kushinada Mikumo


Boxe: Ikki Takeda


Kung Fu: Ro Jinsei


Taekwondo: Kisara Nanjo


Sumo: Chiaki Yuma (Thor)


Bastone: Kaname Kugatachi (Freya)”.


“Spaventoso! Immagino che in questo schema, Renka Ma dovrà sostituire Ro Jinsei…mentre avete scelto di includere il Bastone tra le Arti Marziali a Mani Nude perché le Lame non accettano nelle loro fila le armi non mortali, giusto? E poi…Kozo Ukita, che fa Judo, verrà addestrato da Mikumo, è esatto? Insieme alla sua allieva, Chikage, che già conosce. Ed allora tu…”


“Sì-confermò-io mi prenderò come allievo Kugenin Hibiki (Siegfried): sono sempre stato affascinato dal suo stile basato sul contrattacco. Ho già altri allievi che portano all’estremo una sola caratteristica”


“Però ci sono due navi…anche le Lame avevano degli obiettivi”


“Certo, come puoi immaginare, per convincere le Lame ad aiutarci abbiamo dovuto permettere loro di fare un’altra…lista della spesa. Sembra che il vecchio Oganosuke non abbia allievi cui tramandare il suo stile con due spade…dubito qualcuno sopravviverà all’allenamento, perciò abbiamo trovato QUATTRO candidati, due uomini e due donne che usano la katana. Raigo vuole mettere insieme un piccolo team per operazioni stealth, quindi gli abbiamo procurato due giovani che fanno gli agenti segreti per il governo. Le Lame vogliono poi aggiungere un nuovo membro basato sulle Armi Cinesi…presto ci saranno NOVE Lame, anziché Otto…stanno facendo scouting per il Maestro…ma intanto hanno tre Allievi per tre armi diverse: un ragazzo per il Sansetsukon, una guerriera Amazzone per Sciabola e Chùi ed una praticante di Ginnastica Ritimica cui insegnare la Corda con Peso…infine, a Tachibana abbiamo procurato un forte utilizzatore di Lancia e per Hoshinano una chef di Okonomiyaki che usa una spatola gigante…dovrebbe adattarsi bene ad usare una grossa Naginata. A dire il vero, Hoshinano è soddisfatta della sua allieva, ma vuol comunque provare due approcci distinti. Tra parentesi, tre di queste persone sono…molto amiche dei vostri nuovi allievi, quelli di Nerima. Un posto interessante quel quartiere…”***


“E dopo che avrai completato questo piano rivoltante…cos’hai intenzione di fare? Immagino sia solo l’inizio”


“Oh, infatti dopo VERRA’ IL BELLO-continuò Ogata, infervorandosi-una volta che saranno tutti pronti, comincerà l’azione vera e propria.
Inizieremo col dare la caccia a quei dannati traditori che sono usciti dai Nove Pugni…lavorano tutti isolati, quindi andremo a prenderli uno ad uno con i loro allievi, anche in superiorità numerica, sia dannato l’onore…e salderemo loro il conto!”


“Tch!” fece Hayato, disgustato.


“In questo modo, ci accerteremo che tutti i nostri clienti sappiano quanto siamo forti e che non scherziamo, e continuino a servirsi di noi, stabilendo il monopolio delle attività mondiali come mercenari. A questo punto…”


“Verrete a cercare il Ryozampaku?”


“E VI SCHIACCEREMO! Dovessimo attaccarvi in Sedici contro Sette, se sarà necessario”


“Uhm…ed a quel punto, senza più ostacoli, riproverete di nuovo a realizzare un Tramonto Eterno…far scoppiare una guerra mondiale per far prosperare le arti marziali assassine e riportare il mondo indietro”


“Vedo che hai indovinato”


“Ma uno come te non si accontenta del secondo posto, vero Ogata? Immagino che, in tutti questi scontri…qualcuno delle Lame ci lascerà le penne, vero? E se non lo farà, lo aiuterete voi…così che il reparto a Mani Nude possa tornare ad avere il predominio sullo Yami, come ai tempi di Saiga e Senzui…ma con un altro drago a due teste al comando: Tu e Mikumo, dico bene?”


“Tsk! Sei intuitivo come sempre, vecchio, non ti si può nascondere niente”


“Dunque è questa la posta in palio delle battaglie di oggi! Nientemeno che il destino del mondo intero!
Se riuscirete a portare via quei ragazzi, potremmo non ritrovarli mai più…ed il tuo piano avrà molte possibilità di riuscita…mentre, se doveste fallire…sarebbe la fine dell’alleanza tra reparto Armato ed a Mani Nude dello Yami…un colpo dal quale non vi riprendereste più…”


“Tutto sommato è giusto così…a chi non piace puntare tutto alla roulette e vedere come va?” commentò Ogata, con un lampo folle nello sguardo.


“A chi ha qualcosa da perdere-rispose Hayato-anzi, meglio, a chi tiene davvero a qualcosa”

◊◊◊◊◊

[IN UNO SPAZIO IMPRECISATO SULLA POSEIDON, NEL BUIO PIU’ TOTALE]

Prima Voce: “Certo che stanno facendo davvero dei bei botti, eh…il vecchio ed Ogata ci danno dentro”


Seconda Voce: “Sì, è pressoché impossibile stabilire chi vincerà”


Terza Voce: “Ma è anche vero che per noi…sarebbe meglio se vincesse Ogata-sama, no? Anche se, in effetti, siamo qui come osservatori…se vincesse lui, non avremmo mai l’occasione di entrare in azione, giusto? Tu che ne pensi?”


Quarta Voce: “A me questi dettagli non interessano. Sono qui solo per eseguire gli ordini della mia Maestra. Se lei ritiene che allo Yami deriverà un vantaggio dal completamento della missione…tanto meglio. Se le cose andassero male…farò come mi è stato ordinato”.


Prima Voce: “Ahah, credo di non averti mai sentita parlare tanto! Comunque, sei in errore…noi siamo qui come osservatori, è vero…ma è anche IMPLICITO, nel nostro compito, che SAREBBE MEGLIO se ai nostri colleghi le cose andassero storte…perché noi ne ricaveremmo un vantaggio”


Terza Voce: “Shh! Sei matto? Qui con noi, c’è anche…”


Prima Voce: “Oh, ma a lui non interessano gli intrighi e la politica, vero? Gli importa solo combattere contro avversari forti. Tutto il resto per lui non conta. Quindi, forse anche lui…preferirebbe avere un pretesto qualsiasi per scatenarsi…se non prova troppa nostalgia


Quinta Voce: “Tsk!”


Seconda Voce: “Piuttosto…dei due…mi preoccupa di più…l’ALTRO”


Terza Voce: “Sì, in effetti, da come sta fremendo…diresti non riesca a contenere la sua sete di sangue…potrebbe anche ignorare gli ordini e scatenarsi da un momento all’altro…al minimo pretesto”


[Da in fondo alla stanza si sente qualcuno respirare pesante…]

◊◊◊◊◊

Ryoga probabilmente pensava che non gli fosse andata troppo male.
Si sbagliava.
Quel tizio cinese alto e muscoloso con i baffetti lisci e sottili non aveva solo l’aria rilassata e sicura perché fosse il classico arrogante pieno di sé. Aveva davvero tutte le carte in regola per giustificare il suo atteggiamento.



Non appena furono a distanza giusta, Ryoga iniziò a tirare qualche colpo per saggiare le sue reazioni.
Ed invece l’altro iniziò subito a colpire al massimo delle sue capacità.


Gli rifilò una raffica di pugni velocissimi e molto potenti, che al giovane ricordarono parecchio la Tecnica delle Castagne di Ranma, solo che, se possibile, facevano ancora più male.
Si ritrovò sbalzato a terra, qualche metro indietro.


Apachai, il suo Maestro, mentre combatteva con il cavaliere in armatura che usava l’ascia, trovò il tempo per voltarsi verso di lui ed avvertirlo.
“APA! Fa’ attenzione, Ryoga! Quel Maestro di Kung Fu è molto abile! Ed anche crudele! Lo chiamano la Calamità Umana, per quante persone ha ucciso! Apachai lo ha sconfitto lo scorso anno, ma per te può essere difficile! Ricordati le lezioni e difenditi!”


Ryoga si rimise in piedi, con sguardo tetro “Ricevuto, Maestro”


Kei Retsumin prese la parola: “Oh, che sorpresa. E dunque quel praticante di Thai è il tuo Maestro?”


“E’ così. Il mio nome è Ryoga Hibiki e sono l’allievo di Apachai Hopachai del Ryozampaku”


“Bene bene…sappi una cosa, Ryoga Hibiki…ho un conto in sospeso con il tuo Maestro…è l’unico uomo che sia mai riuscito a battermi, ed un giorno mi vendicherò…magari già oggi, se quella donna con l’ascia non lo fa fuori prima…ma per intanto…credo che gli procurerò un grosso dispiacere, ammazzando te!”


E si lanciò all’attacco, rinnovando la raffica di pugni.
Sembrava non saper fare altro, ma in effetti era molto efficace. Scagliava un numero incredibile di colpi, tutti ugualmente rapidi, verso ogni bersaglio possibile, e non si stancava mai. Inoltre, quel mitragliamento continuo non lasciava alcuno spazio per contrattaccare.


Ryoga, però, non si era allenato quattro mesi e mezzo al Ryozampaku per nulla.
Tsk! Ora ti faccio vedere io…non sono più quello di una volta…


Il giovane iniziò a concentrarsi, tenendo una guardia stretta a coprire volto e sterno, e cominciò ad essere in grado di distinguere i colpi che arrivavano, mettendosi a schivarli uno dopo l’altro, parandone altri e spostandosi con i piedi per non essere sempre in traiettoria.


In fondo, è andata sempre così…ho sempre affrontato Ranma, che si basa sulla velocità, mentre io sono più un combattente di potenza…ed Apachai ha passato mesi a correggere i miei difetti, per rendermi più rapido e fluido…e tu, bello mio, non vali quanto Ranma Saotome in ogni caso!


Nel vederlo sgusciare con eleganza in mezzo ai suoi colpi, Kei Retsumin alzò un sopracciglio.
“Oh…non male…ma cosa succederebbe se aumentassi un altro po’ la velocità?”


E prese ad accelerare le raffiche, ricominciando a colpire il suo avversario sempre più spesso, fino a sbalzarlo via di nuovo.
Stavolta Ryoga aveva accusato i colpi.



“Da-dannazione…” imprecò mentre si rialzava da terra.
E’ forte. Non è completo quanto Ranma, né raggiunge il livello dei Maestri del Ryozampaku, ma è specializzato nella velocità…ancora più di Ranma…è come se combattessi contro una versione di lui che usa solo la Tecnica delle Castagne…e va bene, cambiamo strategia


Ryoga afferrò delle bandane dalla fronte e le lanciò come dei boomerang, dopo averle indurite con Ki.
Molte di esse finirono davanti a Retsumin che le disintegrò rapidamente con dei colpi di mano, ma alcune avevano descritto un largo arco per andargli alle spalle.
A sorpresa, però, l’omone, che non usava quasi calci per attaccare, sollevò una gamba dietro la schiena come una ballerina e le intercettò al volo, facendo una smorfia di disappunto.


Ryoga però approfittò di quel momento per gettarsi in avanti.
E va bene! Non combatterò né come il vecchio Ryoga, né come quello nuovo. Sarò un mix dei due


<< TECNICA DELL’ESPLOSIONE! >>


Lo scoppio di rocce ed asfalto colpì in pieno Retsumin, lasciandolo anche sbigottito.


Ryoga ne approfittò per lanciarsi nella sua guardia e rifilargli una gomitata di Thai in pieno stomaco, seguita da un’altra gomitata dal basso verso l’alto, dritta sul mento.


Per un istante rimase fermo, come a contemplare la cosa.
“D’accordo, ti avevo sottovalutato un pochino…ma adesso crepa!”


E ricominciò una raffica ancora più rapida e potente di prima, respingendolo indietro.
Ryoga iniziava ad accusare i colpi, ma era rincuorato dall’essere riuscito a colpirlo.


Però non posso andare avanti così…incassare venti colpi per ogni due o tre che gli infliggo…diventerà una battaglia di logoramento…devo finirlo con meno colpi possibile


Iniziò a tenersi a debita distanza, girandogli intorno lentamente, mentre espandeva l’aura.
Retsumin non aveva nessuna fretta di passare all’attacco e sembrava molto soddisfatto di sé.
“Che c’è, ragazzo? Abbiamo già finito i trucchi?” domandò con la sua faccia da schiaffi


“No, a dire il vero…ho tenuto il meglio per ultimo!”


Ryoga aumentò l’aura al massimo e mise le mani estese, davanti al torace
<< SHISHI HOKODAN! >>


Il raggio di energia dorata schizzò verso Retsumin, ma questi ebbe la presenza di spirito di scansarsi di lato ed il raggio sbriciolò il lato di un capannone, disperdendosi poi nel cielo.


“Che sorpresa! Sai usare i colpi diretti con l’energia interna!
Ne avevo sentito parlare, ma non li avevo mai visti usare, tantomeno da qualcuno di così giovane…peccato per te che i miei riflessi siano migliori…devi scegliere, ragazzo, o stai fuori dalla mia portata, ma non mi colpirai mai, oppure ti avvicini e mi affronti corpo a corpo…ma sappiamo già come andrà a finire”


Dannazione! Ha ragione lui! Oppure c’è una terza opzione…


“ARRIVO!”


Ryoga un attimo prima di ingaggiare coi pugni del nemico, si abbassò ed usò di nuovo la Tecnica dell’Esplosione.
Lo scoppio stavolta non colse il sicario impreparato, che mosse le mani a supervelocità per polverizzare i detriti prima che lo raggiungessero.


“Che noia! Non sai far altro?”


Quasi in risposta, Ryoga iniziò a girargli intorno in tondo, continuando ad usare la Tecnica dell’Esplosione, sottolineando la cosa gridandone il nome ogni volta.
Ogni volta Retsumin polverizzava i detriti, ma Ryoga insisteva, fino a quando tutto intorno al suo nemico non ci fu un vero e proprio cerchio di crateri scavati nella terra.
I detriti polverizzati lo ricoprivano fino alle caviglie.


“Beh, ed ora che c’è? Ti sei sfogato?”


Ryoga respirava più pesante.
“Sai, Retsumin, io ho usato spesso questa tecnica per viaggiare nel sottosuolo, e lascia che ti dica una cosa…non hai idea di quanto il terreno possa essere fragile”


Come a rispondere alle sue parole, una ragnatela di crepe si allargò tra un cratere e l’altro, e la terra sprofondò. Retsumin si ritrovò mezzo sepolto dai detriti in una voragine profonda cinque metri buoni.


Ma allora è a questo che mirava…


Ryoga era trionfante e cominciò a gonfiare l’aura di nuovo.
“Sai, bello mio, tu assomigli molto ad un mio rivale…anche lui si muove veloce…quindi mi sono dovuto adattare a trovare modi per colpirlo…e già che ci siamo, ora come ora…”
Ryoga caricò la sfera dello Shishi Hokodan nelle mani e spiccò un balzo, trovandosi sospeso a mezz’aria sulla verticale del suo nemico, ancora semisepolto
“…sarà un po’ difficile mancarti!”
<< SHISHI HOKODAN! >>


L’energia a forma di campana colpì in pieno il praticante di Kung Fun, ricoprendo esattamente la voragine.


Ryoga, un po’ sudato, riprendeva fiato lungo il bordo.
“E’ stata dura, ma pensavo peggio”


In quella, però, qualcosa si mosse tra i detriti, che parvero esplodere verso l’esterno.
Retsumin non era ancora sconfitto. Era tutto bruciacchiato, aveva subito danni, ed era furioso.


<< HONSHIKEN; MASSIMA POTENZA! >>



E prima che Ryoga potesse fare qualcosa, venne respinto per l’ennesima volta, dopo aver subito decine di dolorosi pugni in tutto il corpo.
Rotolò per terra, tutto sporco ed insanguinato.
Faceva un po’ fatica a rialzarsi.


“Da-dannazione…”


“Sei stato bravo, ragazzo, lo ammetto. Ma non mi chiamano la Calamità Umana per nulla. Ora accetta il tuo destino e facciamola finita”


Accettare il mio destino, eh? Non l’ho mai fatto…non vedo perché dovrei cominciare ora…


Mentre si rimetteva in piedi, lanciò un’occhiata ai campi di battaglia.
Sakaki stava evitando i colpi di lancia di Tachibana, cercando l’occasione di contrattaccare.
Apachai danzava intorno all’ascia di Marmaduke, tirando ginocchiate sul suo scudo.
Persino Kuno, attivato il Ki del Dou, aveva iniziato a muoversi come una trottola in tutte le direzioni, dando un bel daffare ai quattro Discepoli delle lame che non riuscivano a capire come attaccarlo.


Si stanno tutti impegnando, eh…allora non posso essere da meno…perché ho ancora degli obiettivi da raggiungere…e delle persone che voglio rivedere…e poi…


Rivolse uno sguardo a Mousse, che combatteva con un colosso armato di sciabola


…che io sia dannato se di noi quattro sarò quello che si arrenderà per primo


Si rimise in piedi, in difficoltà ma con uno sguardo nuovo.
Il suo Ki iniziò ancora a brillare, in modo differente da prima.


La settimana prima Kensei aveva rimosso le limitazioni che gli aveva imposto quando era appena arrivato al Ryozampaku; in quei mesi aveva imparato a controllare il Ki abbastanza bene da non cadere in modalità Ashura, ed a raffinarlo abbastanza da imparare nuove tecniche.
Ora era giunto il momento di combattere di nuovo alla massima potenza.


“Kei Retsumin-declamò-sono contento che il mio primo avversario dopo l’allenamento col Ryozampaku sia stato tu.
Mi hai permesso di capire dove voglio andare come praticante di arti marziali”


“Oh, e dove vuoi andare? Forse all’inferno?”


“No, quello che ho capito è che devo confrontarmi con i miei limiti per superarli.
E’ giusto che io sviluppi i miei talenti naturali, ma senza focalizzarmi in modo ossessivo su una sola caratteristica.
Bisogna essere completi e versatili, proprio come il mio rivale.
Tu fai l’opposto: ti concentri solo sulla velocità e questa sarà la tua rovina.
Ti batterò con la potenza…quella potenza che ho sempre sviluppato, ma che ultimamente ho trascurato…perché non sapevo controllarla a dovere.
Fino ad ora”


Il suo Ki continuò a crescere e sembrò assumere forma fisica intorno al suo corpo.


“Sai-continuò-ho parlato con l’Anziano di recente. Mi ha detto che io e lui, anche se siamo molto diversi abbiamo una cosa in comune: usiamo uno stile da autodidatti.
E questo ci permette di sviluppare mosse che ci siano congeniali.
Mi ha dato una dritta su una nuova mossa da creare, simile ad una delle sue…ed ora la sperimenterò SU DI TE!”


L’aura raggiunse la massima potenza. Il ki dorato di Ryoga si avvolse intorno al suo corpo come una sfera, quasi nascondendolo alla vista.
Era come uno Shishi Hokodan, ma trattenuto in un punto, anziché scagliato in movimento.


“Ma…ma che cosa…?” iniziò Kei, ben deciso a non lasciarlo avvicinare.


Ma Ryoga si piegò sulle gambe e si lanciò in avanti con velocità inaspettata.
<< PALLA DA BOWLING DORATA! >>


La sfera di energia con il ragazzo dentro respinse le braccia del sicario e lo colpì in pieno sul tronco, schiantandolo definitivamente e sbagliandolo indietro, ad una decina di metri di distanza.


Ryoga, dissolto il proprio Ki, osservò soddisfatto l’avversario svenuto.
“Ti ringrazio, Retsumin…avevo bisogno di provare questa sensazione…battere un avversario a livello Maestro!”

◊◊◊◊◊

Mousse se la stava cavando contro il Maestro del Bantou, ma aveva il suo bel daffare.


Non aiutava il fatto che il suo avversario fosse un bestione senza cervello, arrogante e vendicativo, ma perfettamente in grado di mantenere quanto prometteva: di norma il ragazzo cinese non reagiva alle provocazioni (a meno che non venissero da Ranma), ma quella sera era di cattivo umore.



“Non sei male, ragazzo, te lo concedo…ma sei stato sfortunato ad incontrare proprio me. Se ci fossimo scontrati fra sei mesi…anzi, anche solo fra tre mesi…forse avresti avuto qualche possibilità…ma oggi come oggi, morirai senz’altro!”


Mentre diceva questo, si scambiavano colpi a supervelocità, la sua enorme sciabola contro la coppia di sciabole cinesi di Mousse, liberando nell’aria una pioggia di scintille.


“Tsk! Meno parole e più fatti! Non è con le chiacchiere che mi batterai…e non sei neppure tanto bravo nelle provocazioni…conosco un tizio che è molto migliore di te nel far spazientire il nemico…ed in ogni caso, non sei il primo che predice la mia morte…eppure, sono ancora qui!”


“Forse però sarò l’ultimo!” e sferrò un affondo che trancio di netto un container, se non fosse che Mousse non si trovava più lì, ma in tre salti era schizzato sul tetto di un capannone, sulla propria destra.


E’ veloce, glielo concedo…


Mousse sembrò ritornare alle vecchie abitudini, lanciando dalle proprie maniche un gran numero di dardi ed una mezza dozzina di coltelli da lancio addosso al nemico.
Questi non sembrò troppo impressionato, e manovrando il Bantou a grande velocità, intercettò tutte le armi prima che lo raggiungessero
“Trucchetti! Mezzucci indegni di un guerriero!” ruggì.


In quella, però, gli cascò fra i piedi una bomba fumogena, che si spezzò, diffondendo del gas paralizzante.
“Come vuoi tu!-si sentì rispondere-l’importante è il risultato”


“BASTA!” si spazientì l’omone, raggiungendo il tetto con un solo balzo.


Mousse lo ingaggiò di nuovo con le sciabole.
Lo scambio di colpi si fece ancora più serrato, più frenetico, mentre ogni colpo veniva parato e le lame si scontravano fra loro.


“Se sei un vero guerriero, dovresti usare la tua forza personale, non i trucchi o le strategie” lo rimproverò il sicario.


“Uhmpf! E chi lo dice? Ci sono diversi modi di combattere, caro il mio scimmione.
C’è chi come te sa solo colpire al massimo della forza…e chi usa il cervello come me! E ti dirò un’altra cosa…”


“E sarebbe?”


“Per molti anni io sono stato un essere vile ed ignobile. Per me non contavano i mezzi, ma soltanto i risultati.
Eppure, di solito non arrivavano neanche quelli. Avevo grandi talenti e non li coltivavo a dovere.
Per farlo, avrei dovuto prima di tutto credere in me stesso.
E poi…poi ho incontrato dei rivali. Dei degni rivali.
Loro…credevano nella propria forza ed andavano avanti con coraggio, superando ogni ostacolo.
Conoscerli…mi ha fatto cambiare, almeno un po’. Ho capito che forse anch’io avrei potuto essere così.
Guadagnarmi il rispetto del prossimo. Giocare pulito ed essere un uomo migliore.
Ed è con questo spirito che mi sono allenato con impegno al Ryozampaku. Però…”


In quella, le loro lame erano rimaste incrociate, tutte e tre.
Il suo avversario stava premendo, dall’alto verso il basso, con forza bestiale.


Le sciabole di Mousse iniziarono a creparsi.
E poi si spezzarono.


Il Bantou calò con forza terribile e fracassò il tetto del capannone, ma ancora una volta, il praticante cinese saltò via un attimo prima.
Balzò giù dal capannone, dopo averci lasciato giù una mina, che esplose, prendendo in pieno il suo avversario.


Questi, ormai decisamente alterato, iniziò ad inseguirlo, ma Mousse continuava a lanciargli addosso piccole bombe, che esplodevano qua e là.


Shigure voltò per un attimo lo sguardo, mentre combatteva con Mildred e disse: “Allievo! Non scordare…la tua compostezza…di combattente del Sei…ed anche…di non venir meno…al Pugno…Che Salva”


“Sì, Maestra!” rispose Mousse, rispettosamente, mentre, con contrasto, finiva di lanciare le ultime bombe al colosso che lo inseguiva.
Due o tre lo avevano colpito.


Quando questi lo raggiunse, il cinese aveva estratto dagli abiti un bastone lungo, estensibile, ed iniziò ad usarlo per ingaggiare di nuovo in combattimento il nemico.


Il Maestro del Bantou gli ringhiò, mentre le armi si incrociavano di nuovo: “E dunque…è così che fai affidamento sulla tua forza? E’ questo che insegna il Ryozampaku?”


“Il Ryozampaku insegna a coltivare i propri talenti, quali essi siano-replicò Mousse, a muso duro-io ho avuto tre Maestri, laggiù: Ma Kensei, nelle arti marziali cinesi a mano nuda, Shigure Kosaka, per l’uso delle armi, ed Akisame Koetsuji, che mi ha istruito nelle tattiche, strategie e nelle competenze tecniche più varie.
Grazie a loro…ho capito che entrambe le vie erano sbagliate. O meglio, che entrambe le vie sono giuste. Non devo seguire per forza una o l’altra.
E’ giusto migliorare me stesso e diventare più forte ed abile.
Al tempo stesso, la mia capacità di pianificare, il mio cervello, la varietà di strumenti che so usare…fanno parte dei miei talenti. Dunque, se necessario, non rinuncerò ad usarli!”


In quella, anche il bastone venne spezzato in due, rimase con un moncone in ciascuna mano.


“Né l’abilità né le tattiche possono farti vincere contro una forza schiacciante! Contro un avversario troppo superiore!” gridò l’uomo.



Mousse ne schivò il contrattacco, si avvicinò a lui e lo colpì con entrambi i monconi ai lati della testa, a destra ed a sinistra.
“Tu dici? Ora ti faccio vedere!”
E poi saltò via di nuovo.


“ORA MI HAI STANCATO!” ruggì il Maestro.


Mentre lo inseguiva, si rese conto che Mousse aveva scagliato fuori, dai manicotti, una corda con rampino ed una corda con un peso, che iniziarono a percorrere degli archi intorno a lui.
“RIDICOLO!” dichiarò, sprezzante, saltandoci in mezzo.


Mousse fuggì a tutta velocità, svoltando l’angolo tra due capannoni.
Il Maestro del Bantou, simile ad un toro infuriato, lo inseguì, travolgendo tutto quello che trovava sul suo cammino.


Era un vicolo cieco.


Mousse si voltò ed osservò con calma il suo avversario, spalle al muro, braccia infilate nelle maniche ed espressione serena.
“STUPIDO! Ti sei messo in trappola da solo! Cerca almeno di morire con dignità”


Ma proprio mentre sferrava quello che pensava sarebbe stato l’ultimo fendente orizzontale, diretto alla gola di Mousse, si rese conto…che non ci arrivava.
Mousse era fuori portata, di dieci centimetri buoni.


Il Maestro del Bantou si rese conto che era bloccato, non poteva avanzare oltre.
Si guardò indietro e vide che una sua caviglia era stata avvinghiata con la corda con peso, e tale corda era tesa del tutto, girava intorno ad un lampione e spariva dietro l’angolo.


“MA COSA…”


“In caso tu te lo stia chiedendo, quella corda è legata all’altra corda con rampino, ed il rampino a sua volta è attaccato ad un container piuttosto pesante-spiegò Mousse con tutta la calma del mondo, come se si stesse prendendo un tè-ho calcolato quanto dovessi essere forte in base alla tua capacità di spezzare le mie armi ed ho scelto di conseguenza.
Non mi hai messo in un angolo, ti ho attirato io qui”


Il Maestro del Bantou lo guardava sbigottito.
Provò ancora a colpirlo, ma fendeva solo l’aria.


“MA…PERCHE’?”


In risposta, Mousse fece un gesto fulmineo con la sinistra e dal suo manicotto saettarono una mezza dozzina di spilloni da agopuntura che perforarono il braccio destro del suo nemico-ancora esteso dopo l’ultimo fendente con il Bantou-in vari punti.


Dopo aver tentato di resistere, il braccio smise di obbedirgli e calò lentamente in basso, disteso lungo il corpo.


“Per danneggiarti-rispose semplicemente il cinese-ho notato che tu usi principalmente la destra, quindi se manovrerai il Bantou con la sinistra, avrai meno forza. E poi…”


In quella, Mousse fece una piroetta e rifilò una scarica di calci sul mento al suo nemico.
Mentre era ancora in posizione con una gamba sollevata e lo sguardo verso il basso, sguainò dai manicotti due grossi coltelli e li piantò in entrambe le cosce dell’avversario.
Poi, per l’ennesima volta, saltò via.


“MUAAAAAAH!”


Mugghiando come un toro imbizzarrito, il Maestro del Bantou prese l’arma con la sinistra, provò a colpire il cinese con un fendente all’indietro, alla cieca (ma riuscì solo a tagliargli il vestito), poi si voltò e tranciò di netto la corda che lo teneva bloccato.
Ormai il suo Ki del Dou era ampliato al massimo ed era incandescente.
Si sarebbe potuto saziare solo con il sangue.


Si sfilò senza tanti complimenti i coltelli dalle cosce, poi, come per dimostrare che la sua mobilità non ne aveva sofferto, spiccò un balzo incredibile e raggiunse Mousse sulla cima del capannone dove si era rifugiato, atterrando pesantemente e causando una ragnatela di crepe.


Il suo sguardo era quello di una bestia feroce.
“MALEDETTO! TI AMMAZZERO’ COME UN CANE”


Mousse era impassibile. Estrasse dalla manica quello che sembrava il manico di una spada, schiacciò un bottone ed a scomparsa apparve una lunga lama dritta, di foggia cinese.


“Beh, volevi uccidermi anche prima-lo canzonò-cosa vuoi fare adesso? Uccidermi DI PIU’?”


“UOOOOH!”
Il Maestro del Bantou espanse l’aura al massimo.


Anche Mousse iniziò ad espandere rapidamente il suo Ki al massimo della potenza. Il suo Ki del Sei era colore azzurro chiaro e rimandava ad una sensazione di calma, come acque limpide di un lago. Il Ki rosso del suo avversario aveva il sapore del sangue.


“Ti dirò un’ultima cosa-dichiarò il cinese, mettendo la lama di fronte al proprio viso, ad occhi chiusi-tutto quello che ho detto è vero.
Sto lavorando duramente per migliorarmi.
Al tempo stesso, so che ci sono molti avversari al mondo che non posso battere, per ora.
Ma oggi è uno di quei giorni nei quali non posso proprio permettermi di perdere.
Ed allora, visto che in pochi minuti non posso salire al tuo livello…
…ho fatto scendere te al mio”.


Il Maestro del Bantou si lanciò all’attacco, per sferrare una raffica di spadate assassine.


“Ed ora, gioisci, perché ora assaggerai la mia massima potenza, frutto dei miei allenamenti al Ryozampaku” dichiarò Mousse.

<< SETTE COLPI DI SPADA DEL CIGNO BIANCO! >>

Accadde tutto in un attimo.
Un numero difficile da calcolare di colpi a supervelocità venne scambiato tra i due.


Poi entrambi si fermarono.
Le loro aure si dissolsero.


Mousse chiuse gli occhi, ed estese il braccio destro in orizzontale, con la spada in mano.
Il suo avversario rimase per un attimo come paralizzato.


Sottili righe di sangue iniziarono a disegnarsi sul suo corpo.
Poi, d’improvviso, spruzzi di sangue eruttarono dai profondi tagli che aveva subito.
Quattro sul torace, uno sulla fronte, uno lungo il bicipite sinistro ed uno che attraversava entrambe le gambe.


“AAAAAH!”
L’omone sembrava non realizzare cosa fosse successo.
Crollò in ginocchio.


Sul suo magnifico Bantou iniziarono a delinearsi sette piccole crepe.
Poi, come ad un comando prestabilito, la lama si spezzò in sette parti.


“NO! LA MIA ARMA! MA COME…”


Mousse fece un paio di passi in avanti, mettendosi sulla sua sinistra a guardare l’orizzonte.
I due nemici fissavano l’orizzonte in direzioni opposte.


“Sta’ tranquillo, nessuna di quelle ferite è mortale. Ho fatto un giuramento per allenarmi al Ryozampaku ed intendo rispettarlo. Comunque…”


“Ma come…ma cosa…?”


“…mi rendo conto che per te quello che sto per dire non abbia alcun senso-proseguì, molto freddo, il ragazzo cinese-ma almeno ad uno di voi dello Yami dovevo dirlo.
Voi bastardi…non avreste MAI dovuto rapire Shampoo”


E nel dir quello, sferrò un colpo alla nuca dell’uomo usando il manico della spada.


Gli occhi si fecero bianchi, schiuma gli uscì dalla bocca e crollò a terra.


Da qualche parte, nel campo di battaglia, Shigure ed Akisame sorrisero.

 

◊◊◊◊◊

Attirati dalle urla dei marinai, anche l’ultima squadra da sei mandata contro gli intrusi si avvicina al luogo dello scontro…solo per pentirsene subito.


Un giovane sta spiccando balzi molto lunghi, muovendosi a quattro zampe, inseguendo uno sfortunato marinaio che corre come se avesse il diavolo alle calcagna.
Quella persona sta…miagolando, si comporta come se fosse un licantropo ed ha l’aria di divertirsi un mondo.


“Ma che cosa…” ha appena il tempo di imprecare uno, che la bestia si accorge di loro e salta in mezzo a tutti e sei.

MIAUMIAUMIAUMIAU

Inizia ad agitare le mani come se fossero artigli, a supervelocità.
I bastoni che i primi hanno estratto vengono ridotti istantaneamente in trucioli.


Poi inizia a saltare addosso a ciascuno di loro e la rapidità con la quale muove gli artigli genera una pressione d’aria che scartavetra le corazze, i caschi, tutto.
In breve, nel corridoio, si sentono solo altre urla.

◊◊◊◊◊

Nel laboratorio tutto sembra finalmente pronto, i dodici scienziati e le due guardie si stanno posizionando, due a due, intorno alle sette bare di cristallo.
Il capo scienziato spiega che hanno fatto e rifatto i calcoli, ma purtroppo l’unica apparecchiatura che potessero stivare su una nave aveva un unico compressore per tutte le siringhe, quindi la somministrazione deve avvenire in contemporanea: al tempo stesso, le differenze di statura, età, sesso e peso dei prigionieri fanno sì che ciascuno di loro debba ricevere la dose più lentamente o rapidamente.
Gli scienziati sono pertanto lì per controllare dai monitor.


Mentre inizia il conto alla rovescia, però…uno degli scienziati si accascia, come fulminato.


Una delle guardie lo soccorre e nota uno spillone da agopuntura spuntargli dal collo.


“Ma che cosa?” volta lo sguardo e vede un topolino con un’altra mezza dozzina di aghi sotto una zampina, tipo giavellottista.
Lucine di sadismo gli brillano negli occhi.


“E’ ancora il topo di prima? Ma non è possibile! Non è un animale qualsiasi! Prendetelo!”


Ma mentre tutti corrono da una parte e dall’altra per prenderlo, Tochoumaru lancia altri degli spilloni che Kensei aveva regalato a Ranma, e comincia far cadere gli scienziati come birilli, uno dopo l’altro.


“Non fatelo scappare! Chiudete le paratie esterne! La sicurezza può solo guadagnarci, in fondo!”
Mentre sulle cinque zone d’accesso scendono delle pesanti saracinesche, però (lasciando chiuso all’esterno l’esercito di guardie) gli scienziati continuano a cadere uno ad uno.


Le altre due guardie, i vigliacchi, si rivolgono uno sguardo rapido.
Poi scattano all’improvviso.


Quello leggermente più alto dei due tira un calcio nello stomaco ad uno dei suoi colleghi, mentre l’altro stende l’ultima guardia con una gomitata che gli sfonda il casco.


Il capo scienziato si volta, sconvolto dall’ennesima sorpresa, e si rende conto solo in quel momento di aver commesso un grave errore, facendosi chiudere dentro.


Miu e Kenichi si tolgono i pesanti caschi e ricominciano a respirare normalmente.


“Uff! L’infiltrazione è riuscita!”
“Sì, devo ammettere che il piano di Ranma ha funzionato bene. Anche se lui non c’è ancora, chissà cosa sarà successo”
“Sarà stato trattenuto, ma l’importante è che, chiusi qui dentro, le guardie non possano raggiungerci. Penseremo al resto con calma”


“Giusto. Ehi tu, bel tomo-disse Kenichi, rivolgendosi al capo scienziato, l’ultimo rimasto in piedi-non abbiamo intenzione di farti del male, ma in cambio tu…ci aiuterai a liberare i nostri amici mantenendoli in perfetta salute. E non fare scherzi, altrimenti…”


Nel notare quella minaccia lasciata in sospeso, Miu ebbe un sussulto. Dopo tutto quel tempo, Kenichi stava incominciando ad assomigliare un po’ a Ranma.

◊◊◊◊◊

Hayato ed Ogata continuavano a combattere e quest’ultimo cercava di provocare il suo vecchio Maestro.



“MUAHAHAHAH! Hayato, vecchio mio, voi del Ryozampaku non vi rendete conto di non avere speranze! Non si tratta di una questione di forze, ma di tempo!
Ogni minuto che passa e questa nave si allontana sempre di più dal Giappone e si avvicina sempre di più alla nostra base segreta.
Non potete affrontare noi e fermarne l’avanzata allo stesso tempo. Voi non potete batterci in tempo…senza combattere per uccidere.
D’altro canto, noi non siamo tenuti a farlo…abbiamo tutto l’interesse a tirarla in lungo il più possibile…ogni miglio marino che passa, ci avvicina sempre di più alla vittoria.
Tra meno di un’ora i prigionieri avranno ricevuto il primo condizionamento…e magari saranno proprio loro a dare il colpo di grazia ai tuoi ragazzi.
E se io ti trattengo per altre tre ore…probabilmente, persino il leggendario Superuomo Invincibile verrà sconfitto.
Che pena. Alla fine, è questo…il limite del Pugno Che Salva?”


L’Anziano lo squadrò per un attimo. Poi abbassò lo sguardo e sospirò.


“Ah, Ogata, quanto ti ho insegnato male. Del resto, tu non eri il tipo da ascoltare.
Sentimi bene: il Pugno Che Salva possiede un vantaggio che tu nemmeno immagini.
Forse tu ritieni che non uccidere i nemici sia uno svantaggio: non lo è.
E’ vero piuttosto il contrario: uccidere è una scorciatoia. Rende le cose più facili.
Ecco perché, chi non lo fa…obbliga sé stesso a diventare più bravo…più creativo…a trovare delle soluzioni per una grande varietà di situazioni che altrimenti sarebbero impossibili.
In pratica, avere una morale incoraggia la riflessione, Akisame direbbe che stimola il pensiero laterale”.


“Ed in che modo la creatività ti permetterebbe di affrontare me e fermare questa nave al tempo stesso?”


“Sono lieto che tu me l’abbia chiesto. Te lo mostro subito, con molto piacere”


Isshinsai Ogata si rese conto di aver fatto una cazzata.


Hayato Furinji gli afferrò i bicipiti con le sue enormi mani, bloccandogli le braccia ed il suo Ki iniziò ad assumere una forma strana, come di una sfera, che li avvolse entrambi, mentre a pieni polmoni declamava:


<< UNA DELLE 108 TECNICHE SEGRETE DI HAYATO FURINJI:
TECNICA SPECIALE N° 54:
PALLA DA FLIPPER INFERNALE! >>


E poi iniziò a muoversi a destra e sinistra, trascinando il suo avversario di peso, per quanto cercasse di divincolarsi. Ad un certo punto, scattò di colpo.


Vista dall’esterno, la scena doveva sembrare pressappoco questa.
La lunga nave da crociera navigava fieramente in mezzo alla tempesta, in piena notte.


Una sfera di Ki con due persone dentro iniziò a schizzare a zig zag a velocità folle da una parte all’altra della nave, attraversandola per tutta la lunghezza, fracassando tutto quello che incontrava sul suo cammino e perforandone le paratie come un groviera.

◊◊◊◊◊

Ranma in versione gatto sta felicemente saltellando per i corridoi della nave, senza un pensiero al mondo.


All’improvviso, qualcosa esplode alla sua sinistra. Da una paratìa squarciate spunta un tubo che spara una colonna d’acqua contro di lui.


Viene preso in pieno, respinto di peso verso destra per una decina di metri e sbattuto contro la parete opposta.


Trasformato in ragazza e ritornato mentalmente normale, riesce in qualche modo a liberarsi dalla pressione e si lascia scivolare a terra.


“Ma che diavolo è successo? L’ultima cosa che ricordo…no, non ricordo niente.
Accidenti, la nave sta subendo ancora più danni del previsto.
Ma…in qualche parte della nave mi trovo? Ho un brutto presentimento.
Qualunque cosa sia successa, è meglio che vada di corsa al laboratorio. Kenichi e Miu potrebbero aver bisogno di aiuto!”


E si mise a correre a più non posso, cercando di rintracciare la strada giusta ed evitando le macerie.

◊◊◊◊◊

Kenichi e Miu non stanno male, ma sono stati meglio.


Il laboratorio-a metà strada fra il centro e la poppa-si trova giusto giusto sopra il locale caldaie-è necessario, perché il liquido non può raffreddarsi troppo-ma in questo momento, la cosa è l’ultimo dei problemi di tutti.


La stanza sembra un campo di battaglia.
Tutte le bare con i prigionieri, da poco aperte, sono state rovesciate, anche se i ragazzi stanno tutti bene e si stanno riprendendo, mugolando, dallo shock e dall’anestesia.
Le apparecchiature scientifiche sono state fracassate e vetri esplosi sono finiti dappertutto.


Le stesse paratie laterali e sottostanti sono accartocciate, divelte, alcune delle saracinesche sono impossibili del tutto da aprire, mentre altre sono squarciate, altre ancora sono aperte per metà.
Dal pavimento spuntano parti del locale caldaie sottostante, sospinto attraverso la lamiera come dalla forza di un gigante.
Due o tre tubi squarciati producono fontanelle di acqua calda che delimitano la zona qua e là.


Dal soffitto pendono cavi spezzati dai quali ancora sprizzano scintille.
Per terra, il siero verde che avrebbe dovuto venire iniettato in vena ai ragazzi si sta mescolando con l’acqua e la terra e sta calando nelle fenditure.
Una nuvola di polvere ha avvolto tutto e sta iniziando pian piano a diradarsi.


Fortuna che le trenta guardie che pattugliavano le cinque uscite siano tutte finite a terra per il contraccolpo e stiano avendo il loro bel daffare per rimettersi in piedi, prima di venire a controllare.


Kenichi e Miu si rialzano a fatica. Sono miracolosamente incolumi.


Non possono vedere gli altri scienziati svenuti, ma Tochoumaru indica loro cosa è accaduto al capo scienziato: un pilastro gli è caduto su una gamba e gliel’ha fracassata.
I due giovani si prodigano nel dargli il primo soccorso, con grande sorpresa del criminale.


Intorno a loro, i mugolìi indicano che i loro amici si stanno risvegliando.


“Miu! Cosa facciamo? I ragazzi stanno rinvenendo…e tra poco le guardie saranno qui”


“A dire il vero…non lo so proprio”

◊◊◊◊◊

Il capitano Mallard ha ballato molte volte nella tempesta, ma quest’esperienza è nuova persino per lui.
Appena si riprende, chiede ai suoi navigatori di controllare i danni.


“Nessuna delle strumentazioni risponde”
“La radio è fuori uso”
“Il motore si è fermato”
“Il gruppo elettrogeno di emergenza è attivo solo al 40%”
“Nessun segnale dalla sala caldaie”


Dopo un lungo momento, l’esperto capitano prende la parola.
“Fate scattare l’allarme generale. Abbandoniamo la nave”


“Ma signore! Ne è sicuro? Il signor Ogata…”


“Il signor Ogata in questo momento è impegnato, ed il comandante sono ancora io.
Ed io vi dico che una nave come questa con il motore fuori uso può andare alla deriva per giorni, senza affondare…se non si trovasse nel bel mezzo di un uragano, si intende.
Non so voi, signori, ma io ho passato un sacco di tempo a navigare sopra il mare…e non ho nessuna intenzione di venire seppellito sotto di esso”.


“Ma lo Yami…”


“Lo Yami potrebbe ucciderci per aver abbandonato la missione, sì. Domani.
SE scopriranno quello che è successo. Perciò io scelgo di vivere OGGI.
Vivere un giorno in più è sempre meglio che vivere un giorno in meno.
Finire con la gola squarciata è sempre meglio che congelare nell’oceano e farsi mangiare vivi dai pesci.
E poi è possibile che nessuno su questa nave sopravviva per preoccuparsi di noi. La cosa non mi stupirebbe”


“Lanceremo l’allarme generale. Ma credo che solo i nostri marinai obbediranno. Le guardie sono agli ordini diretti dello Yami”


“La POSEIDON ha scialuppe di salvataggio ultramoderne, ciascuna con cibo ed acqua per settimane ed un segnalatore di posizione GPS.
Sono abbastanza numerose da portare in salvo il triplo delle persone che si trovano adesso sulla nave.
Se e quando decideranno di usarle, saranno ancora lì per loro”.

◊◊◊◊◊

Hayato ed Ogata sono pressappoco ritornati al punto di partenza.
Solo che intorno a loro c’è soltanto devastazione.


“Accidenti! Mi sa che ho un po’ esagerato” ammette, sghignazzando, l’Anziano.


“UN PO’? Meno male che tu sei venuto qui per salvare quei ragazzi-protestò Ogata-non oso immaginare cosa avresti fatto se avessi avuto l’obiettivo di ucciderli”


“So per certo di non aver causato vittime durante il nostro ballo, Ogata.
Quel che conta è che ora i motori della nave si fermeranno. Presto ci libereremo dei pesci piccoli, e poi…”


“Mpf! Sembra che tu non abbia considerato un particolare, vecchio.
E’ vero, il mio brillante piano prevede che il Reparto A Mani Nude si liberi dell’influenza del Reparto Armato…in futuro. Ma per adesso, sono ancora loro a dare le carte.
Ed in quanto tali, si sono voluti accertare che tutto andasse secondo i piani…una sorta di assicurazione, diciamo”


Hayato deglutì. Se l’aspettava.
“Vuoi dire che su questa nave ci sono…?”


“Esatto-confermò l’uomo-e sono certo che, nel caso in cui i prigionieri non possano più essere…di alcuna utilità per lo Yami…i loro ordini siano…di impedire che possano diventare un problema per il futuro”.

◊◊◊◊◊

[IN UNO SPAZIO IMPRECISATO SULLA POSEIDON, NEL BUIO PIU’ TOTALE]

Prima Voce: “Accidenti, che botta. Questa è opera del Superuomo Invincibile, ve lo dico io”


Seconda Voce: “Ma…la nave…non vi sembra che stia rallentando?”


Terza Voce: “Deve aver subito gravi danni. Mi sembra persino di sentire la sirena d’allarme. Questo vuol dire…?”


Quarta Voce: “Che dobbiamo svolgere la nostra missione? FORSE. Sarebbe più opportuno, prima, fare un giro di ricognizione per verificare la situazione”.


Prima Voce: “Ottimo. Avevo giusto voglia di sgranchirmi le gambe. Ehi, tu, grand’uomo, vieni con noi?”


Quinta Voce: […]


Prima Voce: “Uhmpf! Simpatico come al solito, eh? Ok, fa’ come ti pare…”


Terza Voce: “EHI! Ma noi…è come dicevo prima! Abbiamo…un problema, un GROSSO problema!”


Seconda Voce: “Vuoi dire che…LUI se n’è andato?”


Terza Voce: “Sì…senza aspettarci”

◊◊◊◊◊

Kenichi e Miu avevano finito di fasciare e steccare la gamba del capo scienziato.
Avevano anche raccolto da sotto le macerie scienziati e guardie svenuti e li avevano messi lunghi distesi, in un angolo.
Tochoumaru stava recuperando gli spilloni.


Dal fondo, cominciavano ad arrivare delle richieste di “EHI? Tutto bene?” da parte delle guardie fuori, alle quali Kenichi provò a rispondere con un:
“Sì, sì, tutto bene! Restate lì, mi raccomando, non entrate, l’intera struttura è…diciamo pericolante! Noi…ehm…provvederemo a far uscire scienziati e prigionieri, uno alla volta. Magari…allontanatevi per cercare degli estintori o qualcos’altro. Fate pure senza fretta, vi aspettiamo qui”


I suoi amici cominciavano a riscuotersi dal torpore ed alcuni di loro si mettevano in ginocchio o seduti.
Miu passava da uno all’altro cercando di far loro prendere aria.


In quella, un’ombra sgusciò in mezzo a loro.


Kenichi si voltò solo per vedere Miu in piedi, immobile, paralizzata dal terrore e tutta sudata.
Lo stava percependo.


“Ma beeeene, e così l’intera operazione è andata in malora, eh? Beh, c’era da aspettarselo, è stata condotta da quegli incapaci del Reparto a Mani Nude, dopotutto…”


Shirahama non riusciva a credere ai propri occhi.
Era come un incubo, un brutto incubo.


Davanti a lui stava Mihail Stirbey, il Gran Maestro della Falce delle Otto Lucenti Lame Esecutrici.
Lo chiamavano anche lo Shinigami.



Anche l’ultima volta che l’avevano visto erano su una nave…con i suoi compagni, e Shigure era stata catturata****


Eppure ora era lì, si aggirava oziosamente per il posto come se andasse al minimarket e passava lo sguardo da uno all’altro dei suoi amici, come se stesse decidendo quali pesche fossero mature al punto giusto.
“Chissà se qualcuno di questi ragazzini sarebbe davvero potuto diventare un membro dello Yami? A quanto pare, la formula di Jenazad è stata tutta sprecata…non sarà possibile ricondizionarli, dopotutto…”


In quella, si udì uno Swiish! e quattro figure comparvero all’improvviso sopra una balaustra, ad una decina di metri più in alto.
Erano quattro allievi dello Yomi.


Hyogo Ito e Yui Sayama, Discepoli di Raigo (usano la Kodachi, la Spada Corta)


Una ragazza occidentale, bionda abbastanza formosa con un arco lungo (è la discepola di Mildred)


Una ragazza giapponese, con due ciuffi frisé di capelli che le ricadono sugli occhiali e lo sguardo da segretaria annoiata. Indossa un kimono e tiene in mano una naginata, come Raki, della quale è discepola.



Hyogo (La Prima Voce): “Tsk! Cosa vi dicevo? Siamo arrivati tardi”


Yui (La Seconda Voce): “Quindi…dite che si prenderà lui tutto il divertimento?”


L’Arciera (La Terza Voce): “Non è detto…sta guardandoli uno ad uno…come se volesse scegliere…”


La "Segretaria" (La Quarta Voce): “Comunque, parlando di prede per noi…non scordatevi che giù lì ci sono il Primo Discepolo e la Nipote del Superuomo Invincibile…”


Miu: “Altri nemici? Non ci voleva! Sono dello Yomi, forse sono stati mandati qui per controllare che tutto andasse bene…OH NO! Questo vuol dire…”


Kenichi: Accidenti! Cosa dovremmo fare in una situazione simile?

◊◊◊◊◊

Ranma stava correndo all’impazzata. Se lo sentiva che qualcosa non andava.
Arrivò in vista del laboratorio, una saracinesca che un tempo era stata chiusa dall’alto al basso, ed ora era mezza squarciata sul lato destro, lasciandoci vedere dentro.


Sei guardie si dovevano essere da poco rimesse in piedi e si appoggiavano alle mura come fossero ubriache.
“Ehi, tu! Ragazzina! Che ci fai qui? Fermati immediatamente!”


Ranma non aveva il tempo neanche di affrontarli. Iniziò a fare lo slalom tra di loro, come se giocasse a calcio, tanto veloce da lasciare delle immagini residue.
“LARGO! LARGO! VADO DI FRETTA!”

◊◊◊◊◊

Kisara incespicò con gli occhi nell’aprirli alla luce, che la feriva, per la prima volta dopo tante ore.
Era…in una bara? Di cristallo, come la Bella Addormentata?
Però aperta, poteva respirare. E stava guardando il soffitto.


La bara in cui stava sdraiata era rovesciata in obliquo, verso il basso.
Si rese conto di non riuscire a muovere le gambe, erano ancora anestetizzate.


Sentì delle voci, urla, rumori strani.


Poi su di lei si stagliò un’ombra che coprì la luce.
Vide in viso quell’uomo e le parve di avere un incubo.
La guardava come se fosse un pezzo di carne sul tagliere.
E volesse mangiarla cruda.



“Mmhhh…sì, vediamo…mi sembra che possa andare bene…il fatto che sia sveglia, che si renda conto di cosa accade…ma che non si possa muovere…il terrore che proverà nei suoi ultimi istanti…mi procurerà immensa gioia”


“FERMO!” urlò Kenichi, ma in quella venne fermato lui.


“Non ti muovere, Primo Discepolo!” gli gridarono dall’alto.


Hyogo: “In quanto membri dello Yomi lasceremo che il nostro superiore scelga la sua preda…e poi combatteremo contro di voi come preferite”


Un arco incoccato impedì a Miu e Kenichi di fare alcuna mossa.
C’erano ben quattro frecce in quell’arco, e se si fossero spostati verso Kisara, non dubitavano che tutte e quattro le frecce avrebbero trovato la strada verso le gole di uno dei loro compagni più vicini.


Miu: “KISARA-SAN! SPOSTATI DI LI’”


Ma Kisara non riusciva ancora a muoversi, per quanto ci provasse.


Miu? Kenichi? Lo Yomi? In che razza di guaio ci siamo cacciati questa volta?
Dannazione, non riesco a muovermi…che pena…mi sono allenata così tanto con Ranko ed in una situazione come questa non posso fare niente…


“KISARA!”


La ragazza fu così stupita che riuscì a muovere il collo verso destra.


Era Ranko. Era indiscutibilmente Ranko, i capelli rossi che si agitavano mentre si avvicinava verso di lei.


Come? Quella che vedo è davvero Ranko?
Ma che cosa ci fa qui?
E’ venuta…per me?


“MAESTRA!”


Mihail: “Uh? Ci sono altri intrusi? Magari saranno più adatti a saziare la mia sete”


In quella, una parete laterale crollò.
Un centinaio di topi sciamarono dentro il laboratorio.


Subito seguiti da una trentina di gatti famelici, che trascinavano ventre a terra il povero Specks, il quale ormai sembrava più morto che vivo.


In breve, l’intera stanza risuonò di MIAAAO, MIEEEOUW, ed altri suoni, mentre gli ingordi felini banchettavano con i roditori che ormai non potevano più fuggire.


Ranma si fermò di colpo, paralizzato.
Iniziò a sudare freddo.


Un muro di gatti si frapponeva fra lui e Kisara.
C’erano altre persone lì intorno, ma la situazione non era chiara.


Mihail rivolse uno sguardo obliquo alla nuova arrivata. Poi sbuffò.
“Oh, beh. Non tutte le ciambelle riescono col buco-ed iniziò a sfoderare l’asta della sua gigantesca falce dai lacci che gliela tenevano agganciata al retro del lungo cappotto-vorrà dire che proseguirò col piano originale”.


La falce venne sollevata con calcolata lentezza sopra la sua testa ed iniziò a brillare alla fioca luce.


Kenichi: “TU…BASTARDO!”


Miu: “RANMA! FA’ QUALCOSA!”


Ranma era in uno stato emotivo come raramente gli era capitato nella vita.


Maledizione. Maledizione. MALEDIZIONE!


Non mi sono mai vergognato così tanto…della mia debolezza.


Gli vennero dei flash.


Lui che non riusciva a muoversi dal terrore, durante lo scontro con Sakaki.


Lui che non sopportava la vista della furia di Hayato, quella stessa mattina, e fuggiva.


Poi però gliene venne un altro.


Quando aveva creduto che Akane fosse morta, sul Monte Hooh.


Il dolore che aveva provato quella volta.
Stava per provarlo di nuovo?


E poi una voce gli risuonò nella testa.
Una frase che aveva sentito poche ore prima.


La voce di sua madre.

 


Il coraggio non è l’assenza di paura…


Iniziò a muovere il primo passo


…il coraggio è fare le cose nonostante la paura

 
E spiccò un balzo.


 
Miu e Kenichi ebbero un sussulto


RANMA HA SUPERATO LA SUA PAURA DEI GATTI?


 
Hyogo: “Ehi, guardate, quella persona ha saltato”
Yui: “Ma…farà in tempo?”


Per Kisara il tempo iniziò a scorrere al rallentatore.
Vedeva la sua Maestra correre verso di lei, allungando una mano e gridando a bocca aperta.
Non distingueva le parole.


Forse era perché la vedeva sfocata, attraverso uno spruzzo di acqua calda emesso da un tubo squarciato, a poca distanza, che stava giusto in mezzo a loro.
Per un attimo il suo sguardo balenò di nuovo in alto.
La figura funerea era pronta a calare la falce su di lei.


 
Sentì una lacrima calda scenderle lungo il viso.


Non farà mai in tempo-realizzò.
Io…morirò qui?


Però…dopotutto…non importa


Ho avuto una bella vita


I miei genitori mi hanno voluto bene


Il mio gatto Noir mi ha insegnato l’essenza del coraggio


Ho incontrato Freya-nee


Poi Kenichi e Miu hanno cambiato la mia vita


Ho passato un sacco di tempo con i miei amici


E poi…proprio alla fine…la mia Maestra è venuta a salvarmi


Non avrei davvero potuto…


…chiedere di più


 
Ranma sembrò urlare mentre saltava attraverso il getto d’acqua.


 
La falce calò.


 
Si sentirono delle grida, tutt’intorno.


 
Un attimo dopo, Ranma, in versione maschio, scivolava con le suole, per frenare il suo slancio, dalla parte opposta.
Era girato verso Mihail.
Aveva Kisara in braccio, come una sposa, ed una riga di sangue gli attraversava una guancia.
La ragazza lo fissava sbigottita, non realizzando cosa fosse appena successo.


 
Mihail era ancora piegato in avanti, la falce piantata nella bara di cristallo, dove un attimo prima stava la sua preda.
Sembrava seccato, poi volse giusto lo sguardo alla propria destra e fece un “Oh?” di interesse.

 
Miu e Kenichi: “CE L’HA FATTA!”


Hyogo: “Woah! Niente male davvero!”
Yui: “Quella velocità…è almeno di livello Maestro…”
Arciera: “Sentite, ma è una mia impressione o fino a poco fa…”

 
Ranma si fermò e fissò l’uomo con la falce con uno sguardo omicida.
Si eresse dritto in piedi, sempre tenendo Kisara in braccio e ruggì:


“EHI, TU, BASTARDO!
QUESTA RAGAZZA E’ LA MIA ALLIEVA!
SE PROVI A SFIORARLA ANCHE SOLO CON UN DITO…
SEI UN UOMO MORTO!”

 

◊◊◊◊◊

Nota dell’Autore


Uff, altro capitolo infinito. Spero non sia troppo pesante leggerli e che si riesca a seguire il tutto. Ho aggiunto immagini, note e spiegazioni apposta.


Ok, ho barato: la scena finale è ripresa sputata da quando Ranma e Akane stanno combattendo sui pattini con Azusa Shiratori e Mikado Sanzenin. Però mi piaceva e sembrava plausibile, anche se il legame non è romantico.


C’è un sacco di carne al fuoco. Ranma che supera la paura per i gatti mi pareva un bel momento di crescita. Fateci caso, la PAURA è stato il suo nemico più pericoloso, finora, come dice spesso. La sua crescita è caratteriale, più che fisica. Questo detto, affrontare un avversario pericoloso è un momento di passaggio necessario.


La presenza di altri membri delle Lame e discepoli sulla nave era stata ventilata: Mihail era la Terza Persona (dopo Mikumo ed Ogata) di cui parlavano i cattivi, il loro asso nella manica.
E’ forse il membro delle Lame che si vedeva più spesso, ed il più perverso. Ce lo vedo a far fuori gli ostaggi in caso non servano più.


Oltre ai ragazzi dello Yomi c’era una QUINTA persona ad attendere nel buio, e nel prossimo capitolo scopriremo chi fosse.


Miu e Kenichi che si erano infiltrati fingendosi guardie è una palese citazione a Star Wars…così si spiega perché quelle due guardie “vigliacche” fossero così imbranate da rovinare tutto…il topolino che compare per primo nel capitolo scorso è proprio Tochoumaru.


Mousse & Ryoga meritavano dello spazio e di sconfiggere dei nemici forti, ciascuno tirando le somme del loro percorso recente. Entrambi concludono che cambiare va bene, ma non del tutto: saranno un mix di vecchio e nuovo. Mousse in particolare mostra qui la sua crescita ed è un momento importante.


I prossimi capitoli saranno puramente di botte, e tutti ambientati sulla nave, ma i personaggi avranno le loro brave riflessioni da fare, oltre a combattere.
Nel frattempo, come ci si aspettava, la nave è in brutte condizioni…


 
Legenda


*Quest’evento del passato di Kisara viene dritto dritto dal manga di Kenichi


**Il Tramonto Eterno è il nome del piano dello Yami nella saga finale del manga di Kenichi: volevano scatenare la guerra mondiale per far sì che il mondo regredisse in uno stato in cui le arti marziali fossero di nuovo importanti


***I prigionieri indicati due capitoli fa: Momotaro (Otokojuku), Tenkoji (Kotaro), Aya & Maya Natsume (Inferno & Paradiso) usano la katana; Date (Otokojuku) usa la lancia; Kisaragi (Kotaro) usa il bastone a nove sezioni; Eito & Ayame (Agente 008) sono due spie che usano lame corte; e poi Kodachi viene considerata adatta ad imparare il bastone con peso del Kung Fu, mentre Shampoo usa da sempre Chùi e varie Sciabole; la spatola di Ukyo ricorda invece il Bisento (una grossa Naginata)


****Anche lì, nel manga di Kenichi, volume 57

  
Mini-Guida per il manga di Kenichi:


Dou: il modo di combattere sfruttando le proprie emozioni e facendo esplodere il Ki all’esterno. Sakaki, Apachai, Miu, Ryoga, Kuno e Kisara usano il Dou


Sei: il modo di combattere sfruttando la calma interiore e la capacità analitica e controllando le emozioni, per trattenere il Ki. Hayato, Akisame, Kensei, Shigure, Kenichi, Ranma e Mousse usano il Sei.


Katsujinken: o Pugno Che Salva, è la filosofia seguita al Ryozampaku, per la quale le arti marziali si usano per il bene, per salvare il prossimo e non per uccidere


Satsujinken: o Pugno Che Uccide, è la filosofia seguita dall’Organizzazione Yami, per la quale le arti marziali si usano per egoismo, profitto personale ed uccidere i nemici

   
 
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