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Autore: _Fedra_    29/04/2024    1 recensioni
Greta ama l'arte e per questo ha deciso di abbandonare la grigia provincia in cui vive per trasferirsi a Firenze.
Lì, tra le aule della Scuola di Comics e le austere gallerie colme dei capolavori del Rinascimento, incontrerà Noemi. Le due ragazze scoprono di avere molte cose in comune, gli stessi sogni insieme a qualcosa di più oscuro. Una rabbia bruciante verso il proprio passato che a poco a poco inizia ad affiorare.
Greta si accorge che intorno a lei sta accadendo qualcosa di terrificante. A poco a poco, tutte le persone che la circondano iniziano a isolarla, quasi stentassero a vederla. E, man mano che lei scompare, Noemi emerge sempre di più nel fumetto come nella sua vita privata, fino a cancellare qualsiasi confine che separi l'identità di una dall'altra.
Cosa sta accadendo davvero?
Greta sta scivolando nella follia o esiste una terribile verità dietro l'innocente finzione dell'arte?
Genere: Sovrannaturale, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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8.
 
Dietro la maschera
 
*

 
 
 
 
 
 
 
La navata gotica della chiesa è pervasa da un brusio sommesso, sovrastato appena dal fragore del diluvio che incalza all’esterno. Greta solleva lo sguardo per osservare la platea disposta davanti a lei. Tra gli sguardi smarriti del pubblico accorso in cerca di un riparo e i cosplayers disorientati dal temporale improvviso, riconosce i volti di coloro che tengono uniti i frammenti della sua nuova identità. Espressioni sorridenti, cariche di attesa quanto di impazienza.
Greta sa che a loro dei suoi fumetti non interessa pressoché nulla, sono solo venuti per dare sostegno e niente più. Dopotutto è questo ciò che fanno gli esseri umani. Seguono il branco, comunque e dovunque.
Arriccia appena le labbra in quello che dovrebbe essere un moto di pietà, mascherandolo da sorriso. Non ha senso lamentarsi, è proprio grazie a quei coaguli di carne se lei riesce a sopravvivere. Continuerà a infestarli ancora e ancora, fintanto che l’abisso di vuoto che le si spalanca dentro non sarà del tutto riempito.
Alle sue spalle scorrono le immagini che ritraggono le nuove tavole di Hugo. Fiabe trasformate in incubi, sogni distorti dalla follia della realtà. È andato tutto bene, nonostante il messaggio ricevuto qualche giorno prima l’abbia profondamente turbata. Chiunque le abbia scritto non si è più fatto vivo. Poco male, sarà stato il solito hater invidioso; nulla che possa danneggiarla sul serio.
In ogni caso, non può essere lei. L’ha distrutta come tutti quelli che l’hanno preceduta e forse anche peggio. Deve solo stringere i denti e arrivare fino alla fine di quella presentazione interminabile e vuota. Sarà iniziata da neanche cinque minuti e non ne può già più.
Non è come se l’era immaginata. Il vuoto non si colma, le parole cariche di elogi del celebre scrittore che la sta presentando al pubblico rimbombano atone all’interno della navata, accozzaglie di sillabe che non interessano a nessuno.
Fuori la pioggia sembra aumentare di intensità, è come se volesse sfondare il tetto e penetrare all’interno della chiesa con i suoi pugni gelati.
Greta serra le dita e si morde la lingua. Vorrebbe gridare, ma non può che sorridere. Dietro di lei, Hugo ammicca con il suo sorriso sghembo. Greta vorrebbe dargli fuoco, annientarlo fino a ridurre l’intera pila di volumi accatastati accanto a lei in un cumulo di ceneri accartocciate.
L’immagine dei libri in fiamme sembra per un attimo placare la sua furia cieca. La distruzione la fa sentire viva, è il motivo per cui appesta questo mondo senza trovare mai pace.
«Ora, se non ci sono domande, lascerei la parola all’autrice.»
Finalmente quel vecchio si decide a lasciarle il palco che le spetta. Ma non è il silenzio che precede la ribalta ad accoglierla.
Un rumore di sedie spostate in fondo alla navata, poi un’esile figura avvolta in un impermeabile bianco si alza con decisione e la fronteggia senza mostrare un solo briciolo di paura, nonostante il volto sia nascosto da un foulard e da un paio di occhiali scuri.
L’intruso sbianca nella pelle che non gli appartiene, inciampa nelle sue stesse menzogne.
Non è possibile!
La vera Greta fa un passo in avanti. Stringe al petto un albo da disegno. Non è difficile immaginare che cosa contenga.
No!
Altre tre persone si alzano dal fondo della navata. Un giovane con gli occhiali, una ragazza dai tratti orientali e un vecchio prete ossuto. La fissano con sguardi ostili, del tutto privi di sorpresa. Loro la vedono, loro sanno.
L’intruso incespica, si aggrappa al tavolo dietro il quale vorrebbe solo sparire. Tutti gli sguardi ora sono puntati su di lui simili a canne di fucile.
Il relatore si volta verso di lei, ha un’aria preoccupata. «Tutto bene, Greta?»
«Bene un cazzo!»
L’uomo la fissa sbigottito. L’intruso si sente avvampare. Cerca di ricomporsi dietro a un sorriso sgangherato.
«Scusate… credo di non sentirmi molto bene.»
Si alza di scatto e corre dritto verso l’unica persona che non dovrebbe essere lì e che nessun altro sembra vedere. Lo spettro senza volto che è tornato dal regno dei morti per perseguitarlo. Avverte il suo intenso profumo di gelsomino mentre le passa accanto a tutta velocità, è troppo reale per essere il semplice frutto di un’allucinazione.
«Io ti vedo.»
No, è tutto vero! Riconosce la sua voce, per quanto sfuggita da un volto del tutto privo di labbra. Il terrore si impadronisce di lui, consapevole che l’inganno è stato scoperto, insieme al motivo per cui il corpo che ora lo ospita non accenna a marcire. È tempo di ridarlo indietro.
No… no… NO!
Corre fuori, nella notte. Un muro d’acqua gelida lo investe senza pietà, mozzandogli il fiato. Continua a correre nelle strade deserte illuminate dalle luci aranciate dei lampioni. Il temporale ha scoraggiato il pubblico della fiera, i pochi rimasti si sono rifugiati all’interno dei padiglioni. Nessuno lo sentirà gridare mentre scompare nel nulla.
«No…»
«Fermati, vigliacco!»
La voce di Greta lo colpisce con la violenza di una stilettata dritta nella spina dorsale. La ragazza è dietro di lui, una mano premuta contro il petto ansante per la lunga corsa. È furiosa. E affamata di ciò che è suo.
«La mia faccia… ridammela, ladra!»
L’intruso arretra di un passo. È finito in un vicolo cieco, tra i cassonetti della spazzatura e la severa facciata di un palazzo signorile. La rabbia prende possesso di lui al pari di un animale in trappola.
«Perché sei ancora viva?»
Greta solleva l’albo da disegno davanti a lei, quasi si tratti di un grimorio colmo di antichi incantesimi. «Avida come sei, non ti sei proprio accorta che l’unica cosa che dovevi distruggere era proprio Hugo. La parte più intima, sincera e autentica di me. Prima ancora della mia faccia. O dei miei amici. O del ragazzo che mi piaceva. Ma tu sei stata talmente avida che hai tentato solo di impossessartene, fino a renderlo nient’altro che un falso.»
Una risata stridula riecheggia dalla gola secca dell’intruso. «Tutto qui, davvero? Patetico.» Muove un passo verso di lei, le dita che sembrano artigli. «Quel tuo fumetto era solo un inutile spreco di talento, così come la tua personalità insignificante. Io ho contribuito a rendere Hugo degno di essere pubblicato. È stato grazie a me se ora avrà successo, sta andando virale ovunque. Se solo fosse stato per te, saresti mai riuscita a ottenere gli stessi risultati in così poco tempo? O forse te ne saresti rimasta in un angolino a piangerti addosso come al solito?»
«Quello che tu chiami Hugo è solo una brutta copia del personaggio che ho creato io. Un impostore, proprio come te!»
«Ma almeno il mio è apprezzato da centinaia di fan!»
«E dove sono, adesso?»
L’intruso ammutolisce. Un rumore di passi affiora in mezzo al fragore della pioggia. Greta non è più sola. Accanto a lei sono apparse tre persone, le stesse che lo fissavano ostili all’interno della chiesa.
La ragazza si porta una mano al volto, come per togliersi gli occhiali. Il sangue dell’intruso si gela.
«Non osare!»
«Mi dispiace.» Gli occhiali da sole cadono a terra, il foulard scivola via con un lieve fruscio. «Ho cercato di salvarti dal vuoto fino alla fine.»
Un grido agghiacciante lacera la notte alla vista di quel volto alieno. L’intruso urla, si accartoccia su se stesso mentre la follia e il terrore mandano in mille pezzi la sua esistenza fumosa. Sta scivolando all’interno del suo stesso riflesso, un abisso di solitudine da cui ha fatto di tutto per scappare, assumendo innumerevoli forme nella speranza che non lo trovasse e lo inghiottisse per riconsegnarlo alla dimensione desolata a cui appartiene.
«No… No… No!»
La voce si perde nel vento. La forma si dissolve in un ammasso di abiti inzuppati d’acqua sporca. Tutto svanisce in un turbine di macchie di colore che si fanno via via più sbiadite.
Greta è in piedi sopra di lui, i pugni chiusi e il petto che non cessa di ansimare, nemmeno dopo che il parassita è stato sconfitto e l’unico rumore percepibile è il fragore dell’acqua che precipita da un cielo d’inchiostro.
Quando Luca le si avvicina per offrirle riparo sotto il suo ombrello, la ragazza si volta verso di lui, come a cercare lo sguardo di una creatura gentile che ormai non è più il semplice frutto dei suoi sogni.
Le sue ciglia sono bagnate da lacrime dense di emozione, mentre stringe al petto l’albo di fumetti ormai zuppo.
«Bentornata, Greta.»



 
 



Un silenzio irreale cala all’interno della navata nel momento in cui Greta rientra nella chiesa. Non riesce a mollare i disegni ormai distrutti dalla pioggia, quasi si trattassero delle ultime spoglie di un caro amico. I capelli bagnati le ricadono sul volto simili ad alghe di inchiostro.
«Scusate tanto, temo di aver avuto un mancamento.»
Si sistema dietro il tavolo, i polsi che non cessano un attimo di tremare. Gli occhi di tutti sono puntati su di lei. La vedono, la guardano, la aspettano. Le manca il fiato.
Gli occhi galleggiano sull’immagine di Hugo rimasta impressa sullo schermo alle sue spalle, come in attesa.
Un velo scuro le increspa le sopracciglia. Si affretta a recuperare una chiavetta USB dalla tasca del cappotto e fa cenno di collegarla.
«Portate pazienza, temo di aver aperto la presentazione sbagliata.»
Il vero Hugo torna a sorridere al suo pubblico. Greta avverte qualcosa sciogliersi dentro di lei mentre ricambia il suo sguardo.
In un mondo costellato di incubi, è riuscita davvero a rendere reale un sogno fatto di calde macchie di colore.
 
 
 
FINE


 
**** E anche questa storia è arrivata a termine! Confesso che non pubblicavo nulla su Efp da molto tempo e questo ritorno è stato una ventata d'aria fresca. Spero che questo piccolo progetto via sia piaciuto e che ci incontreremo anche tra le pagine di quelli che verranno.
A tale proposito vi ricordo il mio profilo Instagram le_storie_di_fedra.
A presto e grazie per essere saliti a bordo! <3

F.

 


 
 
 
 
   
 
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