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Autore: TheSlavicShadow    08/05/2024    0 recensioni
La parte Marvel delle fic per il May I Write di quest'anno indetto dalla community di Non solo Sherlock ( https://www.facebook.com/groups/366635016782488/permalink/7357635384349048 )
(...con molta probabilità saranno tutte piccole oneshot legate ad una oneshot che sto scrivendo per il Big Bang Italia)
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peggy Carter, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Aveva osservato la donna che dormiva con la testa appoggiata sulla scrivania su cui avevano passato buona parte della notte a lavorare, a cercare informazioni. Ed era stata un’altra inutile notte. Un ennesimo buco nell’acqua che non li aveva portati a nulla.

Le aveva appoggiato una coperta sulle spalle. Avrebbe potuto anche prenderla in braccio e spostarla, ma aveva paura di svegliarla. Sapeva delle sue routine in fatto di sonno. 

Non dormiva.

Era come lui da quel punto di vista. Troppo perseguitata da tutti i demoni del passato, se chiudeva gli occhi ne veniva catturata.

Si era seduto nuovamente sulla sedia su cui aveva passato le ultime ore e l’aveva osservata. Si era permesso di guardarla con più attenzione, rispetto a quella che ci metteva di solito. Aveva sempre timore nel rivolgerle troppe attenzioni. Anche se lo aveva incuriosito dal primo istante in cui aveva posato gli occhi su di lei. 

Era la figlia di Howard Stark e questa era una cosa che non avrebbe mai immaginato di vedere. Era stata adorata da Peggy Carter che non faceva che parlare di lei. Era una donna d’affari potente. Era un inventore geniale. E aveva le mani di chi aveva fatto molti lavori manuali, una cosa che non si sarebbe proprio aspettato da parte di chi aveva così tanti soldi.

Aveva osservato il suo viso, finalmente rilassato, e si augurava che potesse fare sogni tranquilli. Gli aveva accennato che dormire non era mai stato facile per lei. All’inizio perché non sapeva controllare il proprio potere, gli aveva detto. Poi perché la guerra aveva segnato anche lei. E questo lui lo capiva molto bene.

Aveva osato sfiorarle delicatamente i capelli, non voleva davvero rischiare di svegliarla. Anche perché non avrebbe saputo spiegarle il motivo del suo gesto. Non sapeva spiegarselo nemmeno lui. 

Quella donna era Ade, governava su un regno di ossa, e lui non voleva credere ad una vecchia leggenda. Non voleva in alcun modo essere legato a qualcuno per credenze pagane e blasfeme. Anche se quella donna era così diversa dal precendente Ade.

Stava imparando a conoscerla. Stava imparando a vedere oltre a quella maschera di strafottenza che teneva con tutti. C’era un lato di lei che teneva nascosto a tutti, ma che a volte si dimenticava di nascondere. Come in quel momento, quando sulla sua scrivania dei fiori appassiti dentro un vasetto le facevano ancora compagnia. 

Glieli aveva portati lui quei fiori una sera. Lei aveva riso e lo aveva preso in giro. Gli aveva detto che era troppo da film romantico un gesto simile. Ed era stato quasi convinto che li aveva buttati non appena la loro serata finita. 

Invece eccoli ancora lì. Li aveva osservati tutta la sera. Avrebbe voluto dirle di buttarli, ma il fatto che li avesse tenuti gli faceva provare delle emozioni contrastanti. Ne era da un lato felice e gli scaldava il cuore vederli. Dall’altro voleva essere quanto più distaccato possibile, perché era tutto così sbagliato.

Ma non riusciva ad essere davvero distaccato. Ci stava provando, ma quella donna glielo stava rendendo impossibile. E non era per ciò che rappresentava. Quello gli creava quasi repulsione. Non voleva immaginarla seduta su un trono di teschi. Voleva solo continuare a ricordarla così, addormentata accanto a dei fiori che lui le aveva regalato. 

Aveva allungato la mano verso quei fiori ormai morti e aveva fatto qualcosa che odiava fare. Aveva dato vita a quei petali che erano tornati bianchi. E sperava che questo avrebbe regalato un sorriso a quella strana donna.

 
   
 
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