Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: SeleneMarino    08/05/2024    3 recensioni
Come uno specchio deformante il cristallo gli rimanda un’immagine composita, grottesca: il suo corpo smilzo su quello di lei, i tratti del viso frammisti e confusi coi suoi, le ali sullo stemma sovrapposte all’unicorno. Armin si avvicina, apre le mani sulla superficie liscia, sprofonda nelle proprie iridi riflesse, guarda oltre; incontra in trasparenza, distorte vagamente, le palpebre di Annie. Chiude gli occhi e chiede ancora: “Chi sei?”.
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Una piccola raccolta di one shot incentrate su Annie e sul suo rapporto con Armin.
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[AruAni]
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Leonhardt, Armin Arlart
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Piccoli e teneri (si fa per dire) - serie'
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Se qualcuno se lo stesse chiedendo, non sono sparita! Ci ho messo un po' a scrivere questa one shot, perché i commenti a quella precedente mi hanno messo qualche pulce nell’orecchio a cui ho voluto dare ascolto.
Il momento è sempre lo stesso, ma il punto di vista è invertito: Annie si è chiusa nel cristallo e ora la vediamo da fuori, con gli occhi di Armin.

Mi è sembrato che l'idea si prestasse a partecipare al contest “Tu cosa vedi quando chiudi gli occhi” indetto da Asmodeus sul forum Ferisce la penna. Prompt principale: “Immagine”. Citazione aggiuntiva: “E io ti vedo più nitidamente | Se nascondi gli occhi”.

 

Se nascondi gli occhi

 

È rimasto lì solo, a guardarla, ascoltando le voci degli altri svanire nell’umido del sotterraneo. Chissà se anche lei può sentirle?

“Chi sei?” Prova a chiedere. Non che si aspetti risposte. 

Come uno specchio deformante il cristallo gli rimanda un’immagine composita, grottesca: il suo corpo smilzo su quello di lei, i tratti del viso frammisti e confusi coi suoi, le ali sullo stemma sovrapposte all’unicorno. Armin si avvicina, apre le mani sulla superficie liscia, sprofonda nelle proprie iridi riflesse, guarda oltre; incontra in trasparenza, distorte vagamente, le palpebre di Annie. Chiude gli occhi e chiede ancora: “Chi sei?”. 

La sua mente continua a turbinare, mossa in un tormento senza tregua. 

Da quando? 

Armin... da quando hai iniziato a guardarmi con quegli occhi?1 

Da quando ha iniziato a sospettare di lei? Forse da sempre, a essere onesto. Ha sempre notato in quella ragazza qualcosa di avulso, di estraneo, di fuori contesto. Forse lo strano indumento sotto la giacca – È una felpa, che c’è da guardare? –, forse quel termine insolito con cui a volte si definiva – guerriera2. La vaga sensazione che le mura non fossero per lei che un fastidio temporaneo, i giganti incombenti là fuori solo uno scherzo della natura, non più orridi di qualche cavalletta troppo grossa. 

Non si è né stupita né indignata, quella notte del primo anno, scoprendo le immagini blasfeme del suo libro. E nemmeno le ha derise con il silenzio beffardo del suo sorrisetto: le ha colte e registrate come un semplice dato di fatto. Ogni cosa, per lei, è un dato di fatto, oppure un’idiozia. Le distese d’acqua e di fuoco ricadono nel primo caso, e questo vuol dire che Annie le ha viste, o almeno è sicura che esistano davvero, altrimenti le avrebbe derubricate senza pietà. Dunque lei viene da fuori: fuori dalle mura deve esserci qualcuno, oltre che qualcosa. Deve essere arrivata qui con uno scopo, e quasi certamente non da sola, ma presumibilmente con chiunque si nasconda nel Corazzato e nel Colossale. Forse chi è con lei sa come liberarla: altrimenti perché seppellirsi come un insetto nell’ambra? Perché una decisione così estrema? 

Non è meno folle che unirsi, come lui, al Corpo di Ricerca: la massima idiozia. Nemmeno di questa sua scelta Annie si è stupita, però ha abbassato lo sguardo; sembrava dispiaciuta. Hai preso la tua decisione, insomma.3 Dispiaciuta di che cosa? Solo del rimorso ipocrita di stare per commettere una strage, Armin si risponde con una scintilla di rabbia riflessa nel cristallo. Però non ha fatto del male né a lui, né agli altri del centoquattresimo. Ha lasciato che loro, fra tutti, sopravvivessero. 

Ma è viva, lei? Certo, per forza, perché obbedire a un ordine suicida sarebbe classificabile come idiozia, e qualcuno a darle ordini deve esserci, perché su una cosa Annie è stata molto chiara: Io non penso niente.3 Io non voglio niente. Come se lei stessa, in fondo, non si considerasse niente.

E tu, Armin? 

“Chi sei?”, chiede ancora, stavolta soltanto al proprio riflesso.

Perché hai taciuto, se hai sempre sospettato? Perché non l’hai detto prima, che lei stava usando il dispositivo di Marco? Che stupido. Si sente pizzicare gli angoli degli occhi, stringe le mascelle, sostiene lo sguardo nascosto di Annie come a sfidarla di nuovo ad entrare nel passaggio sotterraneo, a cadere in un tranello troppo stupido per lei, che è stata troppo scaltra e troppo idiota: troppo scaltra per cascarci, troppo idiota per uccidere il solo che nel corpo femminile del gigante avesse scorto lei.

Gli sembra di vederla più nitidamente4, così sospesa e inerte, quasi come un esemplare da studiare. Non riesce a vedere se stesso, però.


Note

1. cap. 31 del manga.

2. "I'm... a failure as a warrior", cap. 31 del manga.

3. cap. 21 del manga.

4. E io ti vedo più nitidamente | Se nascondi gli occhi (M. Bravi, “Se ci guardassero da fuori”).

Grazie per aver letto fin qui! Spero che questa incursione nella mente di Armin vi sia piaciuta e che gli vogliate bene anche voi. 🩵
Vi offro un caffè con biscotti! ☕️🍪

  
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