Quanti anni mi dai?
Questa storia partecipa alla challenge #MayIwrite del gruppo Facebook Non solo Sherlock – gruppo eventi multifandom
Prompt: Quanti anni mi dai? – Non riuscirai a convincermi
Steve correva al parco sovrappensiero. Anche se era rientrato dal Wakanda, la sua mente restava lì, a migliaia di chilometri di distanza, fissa su Bucky di nuovo ibernato nel suo sonno criogenico in attesa di essere curato da Shuri e la sua equipe. Sarebbe voluto restare accanto a lui, dopo che finalmente lo aveva ritrovato, ma sapeva che era inutile, così a malincuore era tornato in patria.
Solo che dopo lo scisma con gli altri Avengers non se la sentiva di parlare più con nessuno, almeno per un po’, così in qualche modo cercava di occupare il tempo per non pensare.
“Ehi, razza di maleducato, guarda dove vai!”
L’acido rimprovero di un’anziana signora, a cui aveva per sbaglio fatto volare per terra la borsa, lo riportò di colpo con i piedi per terra.
“Oddio mi scusi, non l’avevo proprio vista! Le ho mica fatto male?”
La signora gli strappò di mano la borsa che le aveva appena raccolto guardandolo storto.
“Certo che no! Ma cerca di stare più attento! Mamma mia, i giovani d’oggi, sempre con la testa tra le nuvole e la musica nelle orecchie…” rispose seccata, continuando a lamentarsi.
“Ma quale musica… e poi sono pure più vecchio io di lei!” borbottò Steve allontanandosi, ma la signora dall’udito fino lo sentì.
“Giovanotto, ti permetti anche di prendermi in giro? Ho la bellezza di 89 anni, ma non sono stupida e ci sento benissimo!”
Steve sospirò, gli ricordava sua nonna quando si alzava con il piede storto.
“Mi scusi se l’ho offesa, non era mia intenzione. Gli anni se li porta benissimo… quanti anni pensa che io abbia?”
La vecchietta lo guardò perplessa. Giovane lo era di sicuro...
“Non so… intorno ai 30?”
L’accenno di un sorriso comparve sul viso di Steve.
“Beh… veramente ne ho 97! Magari ne avessi solo 30…”
La signora si arrabbiò di nuovo, ma l’arrivo di un ragazzo che la chiamò la distrasse.
“Ecco l’acqua che mi avevi chiesto nonna! Ma dov’eri finita? Non pensavo ti fossi allontanata così tanto dal chiosco!”
“Stavo solo facendo quattro passi, prima che il signore qua mi travolgesse e avesse pure il coraggio di prendermi in giro! Mannaggia a voi giovani…”
Il ragazzo notò solo allora Steve, e il suo sguardo s’illuminò.
“Non ci posso credere… Steve Rogers! Sono un tuo grande ammiratore! Non ti preoccupare se ti ha detto qualcosa, le piace sempre lamentarsi…”
“Lo conosci? Comunque ciò non toglie che è un maleducato, io sarò vecchia, ma non può prendermi in giro dicendo che ha 97 anni!”
Il ragazzo sorrise indulgente.
“Ma nonna! Lui è Capitan America, ha davvero 97 anni! Non li guardi mai i programmi di attualità in tv?”
La nonna alzò gli occhi al cielo.
“Sei tu che alla tua età guardi troppa televisione! Per me può essere anche il Presidente in persona, ma non riuscirai a convincermi, non può essere più vecchio della sottoscritta!”
Steve, per risparmiare un altro rimprovero a quel povero nipote, sfilò dalla tasca il portafogli e tirò fuori la carta d’identità.
Steven Grant Rogers, nato a Brooklyn il 04/07/1918.
“Oh.” La nonna, con un certo imbarazzo tacque.
“Non ci posso credere, Capitan America è la prima persona al mondo che riesce a far tacere la nonna! Allora sei davvero un supereroe!”
“Ma piantala!” è l’unica risposta che ottenne, ma non ci diede peso.
“Steve, ti prego, possiamo farci un selfie?”
“Ehm, sì certo…” Nonostante fosse ormai abituato alle diavolerie elettroniche dei giorni nostri, gli faceva sempre uno strano effetto farsi fotografare con uno smartphone.
Il ragazzo provò a convincere anche la nonna a fare la foto, ma lei rifiutò.
Dopo essersi messi in posa, il ragazzo scattò il selfie entusiasta.
“Grazie mille Cap! Sei fantastico! E ho visto in tv cosa è successo con gli Avengers… penso che si risolverà tutto, abbi fede!”
“Oh beh… grazie del pensiero…?”
“Mi chiamo James.”
La mente di Steve ritornò di colpo a un ricordo lontanissimo di quando era bambino ma decise di ignorarlo.
“Allora grazie anche a te, James…” un cenno di saluto e poco dopo Steve riprese a correre, guardando in lontananza nonna e nipote continuare a bisticciare.
Una smorfia involontaria comparve sul suo viso. Anche quando cercava di non pensare a Bucky, James Buchannon Barnes all’anagrafe, lui trovava sempre modo di essere presente. “Fino alla fine.” Come gli disse una volta tanto tempo prima.
Steve scosse la testa per scacciare quell’immagine nostalgica, ma il sorriso che gli incurvò le labbra diceva l’esatto contrario.
Loro sarebbero stati davvero insieme fino alla fine, nonostante tutto.