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Autore: susiguci    04/07/2024    1 recensioni
MERTHUR - SLOWBURN - YOUNG ARTHUR - MERLIN DECLARED WARLOCK - PRESUMED THREESOME.
Dal Capitolo 1
[Poi si avvide delle vesti dell’uomo. Portava un ampio mantello nero e sul davanti intravide un altro strato interno rosso. Rimase a bocca aperta dallo stupore nel comprendere che era stato proprio quell’uomo a salvarlo, l’uomo di cui nemmeno ricordava il nome.]
Dal capitolo 5
[“D’accordo. Ma Arthur è mio ospite. Mi aiuterete a trattarlo come si conviene?”
“Allora è vero che gli vuoi bene?” disse la madre con gli occhi lucidi.
“A-hem!” Arthur tossicchiò per palesare la sua presenza e il volto di Merlin divenne color amaranto.
“Non volevo disturbarvi. Rispondi pure a tua madre, Merlin…” disse il principe con un grande sorriso sul viso.]
Dal capitolo 13
[Il mago aveva capito. Era ingenuo ma non fino a questo punto. Il trucco di guardare le labbra per fare capire a qualcuno che hai intenzione di baciarlo, lo conosceva. L’aveva usato lui stesso.]
Dal capitolo 26
[...Si voltò e fece un salto indietro, scorgendo nella penombra, il proprio letto, occupato da quelli che sembravano due uomini, nudi e abbracciati che dormivano.
‘No! Dio, no! Fa che non sia vero!’...]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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3500 parole ca.

 
About a boy*
 
Chapter n. 17



 














 

La regina Annis, da persona sensibile qual era, notò nel mago una certa indolenza che non gli era propria. Il ragazzo doveva aver perso peso e cominciava ad essere preoccupata per lui. “Merlin, dove hai lasciato il tuo bel sorriso?” gli chiese una sera.

Allora il ragazzo le sorrise con occhi brillanti.

 

“Caro Merlin, non farmi fessa e fammi fare il mio dovere di mamma impicciona. Non sarebbe ora che ti trovassi una brava ragazza con cui metter su famiglia? Hai quasi trent’anni e mi sembra ora!”

“Ho il cuore occupato, maestà.”

“Sei innamorato?”

“Sì, ma senza speranza!”

“Oh! Questa storia è vecchia come il mondo…ti sei dichiarato, immagino?”

“Non ho potuto farlo ... non posso.”

“Questa persona è interessata a te?”

 

“No. Non allo stesso modo. Però so che tiene a me! Ma ormai non ha più  importanza. Sarebbe una storia d’amore proibita, in ogni caso. Addirittura una storia maledetta!”

“È forse già sposata?”

“No. Vi prego di non chiedermi altro… anche se la vostra premura mi scalda il cuore.”

“D’accordo. Fammi dire ancora una cosa, sull'argomento poi ti lascerò stare. Conosco delle ragazze fantastiche che farebbero follie per te. Me l’hanno detto loro.”

“Come fanno a conoscermi?” 

“Sono rimaste incantate, quando hanno visto le tue esibizioni con le uova. Fanno parte di importanti famiglie della borghesia: sarebbero ottimi partiti per te.”

“No, grazie … anzi, vi chiedo di tenerle alla larga da me.”

“Mh… se tu ti fidanzassi, queste ochette sparirebbero subito!” sorrise con malizia la regina.

“Non avete appena detto che sono fantastiche?”

“Solo per invogliarti… o per farti scrollare di dosso questa apatia, che non é da te…”

 

‘A che pro soffrire ancora?’ si chiese Merlin.

Con Freya aveva patito l’inferno.

Con Arthur lo stava ancora patendo. Perché lui era vivo. Lui era da qualche parte su questa dannata terra! E sapeva pure dove.  

Il suo amore per lui non voleva saperne di scemare. Era ancora un’ossessione che non lo lasciava mai.

 

La regina non aveva ancora finito.

“Ti dico una grande, banale verità, Merlin! Chiodo scaccia chiodo! Ma finché non sarai tu a volerlo, resterai solo. Hai messo su un modo di fare che allontana le persone. Tranne me.”

“Perché voi siete unica e più vi conosco più vi ammiro. I Caerleonesi sono molto fortunati”

La regina rise.

Merlin se ne andò alla chetichella con una scusa. Quei discorsi lo infastidivano anche se capiva che Annis gli parlava con buone intenzioni.




 

_ _ _





 

Erano passati ormai quattro mesi da quando Arthur aveva lasciato Caerleon e non vi aveva fatto più ritorno. Non aveva ricevuto da lui nessuna missiva. D’altronde nemmeno lui ne aveva inviate a sua volta.

 

Merlin aveva impiegato una fatica inverosimile per strapparsi dal cuore l’immagine di Arthur. Una sera, piangendo, aveva gettato nel caminetto, il ritratto di Arthur che lui stesso aveva disegnato e per il quale aveva ricevuto grandi complimenti da Uther.

 

Annis deliberatamente gli aveva riempito ogni momento libero perché non avesse il tempo di pensare. Si era ritrovato oltre agli impegni come mago, a fare il contadino, l’artigiano, il giocoliere e non solo con le uova, ma con le palline, i piatti e i cerchi.

 

Merlin si sentiva come avesse subito un vero e proprio lutto a causa della mancanza del principe ma lentamente, giorno dopo giorno percepiva che la vita in qualche modo lo richiamava a sé. Addirittura lo reclamava. Era la natura umana che incredibilmente sanava quelle ferite, trasformandole in cicatrici ben visibili ma un po’ meno dolorose.


Aveva accettato di uscire con un paio di ragazze che si erano incapricciate di lui quando giocolava: quelle di cui aveva parlato Annis, in modo poco riguardoso, definendole ochette.

 

Alcune erano carine, altre ancora erano belle. Ma ‘ochette’ era proprio la parola esatta per definirle. Parlando con loro si era reso ben presto conto che le ragazze della borghesia non facevano per lui. I loro argomenti erano spesso frivoli e superficiali e comunque avulsi da ogni suo interesse. Comprese di avere a che fare con ragazze con le quali non aveva assolutamente niente in comune. Probabilmente era lui ad essere diventato intransigente.

 

Allora provò ad uscire con alcune contadine, che aveva conosciuto quando lavorava la terra. Erano donne più pratiche, forse più dure ma sicuramente meno viziate.

 

Fu un’altra delusione, ancora più cocente della prima, poiché inaspettata. L’argomento di quelle ragazze verteva, per tutte, inesorabilmente, al solito: una casa decorosa, un buon marito, dei figli da allevare. 

 

Merlin era scappato.

 

Possibile che non riuscissero a parlare d’altro? Non era più importante cercare di conoscersi, parlare dei propri desideri, dei propri sogni? 

 

Purtroppo era proprio questo che facevano le ragazze ma i loro sogni e desideri si esaurivano tutti lì.

Erano state cresciute così, fin da piccole. Non era colpa loro, ma Merlin si sentiva come soffocato da un cappio alla gola.

 

Così pose fine alla sua breve attività mondana. Magari un giorno, avrebbe potuto incontrare una bella straniera, intelligente e un po’ ribelle, come pensava che gli sarebbe piaciuta. Oppure una ragazza dolce e delicata come Freya.

Nel frattempo avrebbe messo in un cassetto i sogni romantici e si sarebbe concentrato su ciò che poteva fare concretamente.


Conosceva quasi tutti i lavoratori delle scuderie, poiché aveva lavorato anche lì.

Un pomeriggio stava aiutando nei lavori di ristrutturazione di una stalla, quando si accorse di un giovane che non aveva mai visto prima. Era il figlio di uno degli stallieri e doveva avere qualche anno meno di lui. Si accorse del ragazzo semplicemente perché ogni tanto, o meglio, piuttosto spesso, questi lo guardava con tanto d'occhi, neanche fosse stato un’apparizione. 

Il mago non era abituato a essere osservato in quel modo e inizialmente ne fu contrariato.  

Inoltre, era arduo capire quale fosse l’aspetto del giovane: aveva sempre il volto ricoperto da ampie chiazze di sterco (una cosa disgustosa) poiché aveva avuto l'incombenza di pulire il pavimento della stalla, il lavoro meno ambito tra tutti e quello che veniva affidato ai nuovi lavoratori, per metterli alla prova e capire chi avrebbe resistito. Evidentemente essere il figlio di uno degli stallieri, non comportava un trattamento di favore, anzi.

 

A un certo punto Archie, così si chiamava il ragazzo, smise di punto in bianco di fissarlo in quel modo imbarazzante e alla vanità di Merlin questo fatto diede un certo fastidio.

Allora provò a fare degli esperimenti con lui. 

Si faceva vedere, gli stava un po’ intorno con la scusa di un lavoro o di un altro, poi all’improvviso intercettava il suo sguardo. Archie, colto sul fatto con gli occhi su Merlin, arrossiva con violenza e distoglieva lo sguardo.

 

La vanità del mago veniva così soddisfatta e il dolce miele della lusinga si faceva spazio dentro di lui, allargandogli il petto.

 

I lavoratori non erano normalmente invitati a mangiare con la regina.

Tuttavia c’erano alcune feste, soprattutto durante la bella stagione che si svolgevano all’aperto e dove tutti gli abitanti erano invitati a mangiare e ballare.

 

Quel pomeriggio, Archie lo chiamò.

“Ehi, Merlin, tu ci sei alla festa di stasera?” disse togliendosi un grumo di cacca dalla faccia.

Merlin deglutì disgustato: “Credo che farò un giro, sì!”

“Ci vediamo lì, allora.”

 

Merlin era ormai tranquillo, riguardo ad Archie. Da molto tempo ormai aveva smesso con quei giochi per stuzzicare Archie. Anche perché dopo un paio di volte, il ragazzo non si era più fatto sorprendere a guardarlo. Era un tipo sveglio e questo piacque a Merlin.

 

Ora, passati alcuni mesi, si salutavano, parlavano normalmente tra loro e Merlin si accorse di trovarlo simpatico.

 

“Ah, mi hanno detto che sei un mago. È vero?” chiese Archie girandosi verso di lui.

“Sì, perché?”

“No, niente. Penso sia una cosa grandiosa!” e se ne andò, lasciando Merlin con un sorriso sul volto.

 

“No! È carino, ma no! Non ho voluto che Arthur mi baciasse nonostante  lo amassi … non se ne parla. I ragazzi non mi sono mai interessati, prima di Arthur. È tutta colpa sua se adesso le ragazze non mi piacciono più!”

 

Forse si ritrovava a fare quei pensieri perché un ragazzo poteva in qualche modo ricordargli il principe, molto più di quanto lo facesse una ragazza.

Negli uomini aveva ritrovato alcune pose, alcuni gesti, alcune caratteristiche fisiche che gli ricordavano Arthur: la stessa camminata da smargiasso; un qualcosa nella tonalità della voce; il medesimo modo di far guizzare la mandibola, di deglutire, di leccarsi le labbra, di fissare lo sguardo nei suoi occhi.

 

Il pensiero tornò ad Archie:

“E forse non gli piaccio neanche più” 

E sorrise di leggera nostalgia pensando a quando Archie l’aveva guardato come se fosse un dio disceso dal cielo.




 

Quella sera, dopo aver ballato con la regina, che non avrebbe accettato un no come risposta, Merlin fece un giro per la festa. Mangiò qualcosa e si intrattenne a chiacchierare con alcuni conoscenti. Poi tornò a guardare i ballerini sulla pista. Annis, ottima ballerina, faceva danzare un uomo veramente anziano: una scena buffa e tenera al contempo.

 

“Ciao Merlin!”

 

Merlin si volse. “Ciao! Chi sei?”

“Sono Archie…” disse il ragazzo perplesso.

“Sul serio?”

Il ragazzo indossava una camicia immacolata, portava i capelli sciolti, lunghi fin sotto le orecchie e freschi di lavaggio. Inoltre emanava un buon profumo di sapone. Tutta un’altra persona: era un ragazzo piuttosto avvenente.

“Sei diverso! Voglio dire senza …”

“Senza il letame sul viso? È proprio un lavoro di cacca, il mio. Spero mi facciano fare qualcos’altro tra un po’. Posso offrirti da bere?”

“Volentieri grazie!”

Il secondo giro di bevute lo offrí Merlin. Il terzo Archie e poi ancora Merlin. 

Il mago cominciava a non essere più tanto lucido. 

Andarono a ballare: si buttarono nella mischia, ballando con chi capitava e tra loro: si divertirono come due bambini. Poi bevvero ancora e ancora.

 

“Merlin mi accompagni a casa?” biascicava Archie.

“Ok. Ma dopo chi accompagnerà me?”

“Lo farò io!”

Merlin scoppiò a ridere. A questo ragazzo mancava qualche rotella, ma lo faceva ridere così tanto. 

 

Stavano andando avanti e indietro, poiché nessuno dei due riusciva a ritrovare la strada ‘di casa’. Non c’era nessuno in giro a cui chiedere. Era tardi ma la gente era ancora tutta radunata sulla piazza.

 

“Senti, fermiamoci qui” disse Archie entrando in un fienile a caso. “Non riesco più a camminare: mi tremano le gambe.”

“Magari solo un attimo… Dovremo pure tornare a casa, prima o poi…”

“Non è così tardi!”

Archie si infilò dentro al fienile. Dove era buio pesto e un gruppo di balle di fieno erano disposte davanti all’entrata celandolo alla vista da fuori.

Merlin lo seguí, barcollando. “Dove sei?”

“Sono qui, segui la mia voce” rispose bisbigliando Archie.

Merlin procedette a tentoni e lo trovò, quando con una mano raggiunse una spalla dell’altro e si accorse che questi non indossava più la maglia.

La cosa gli fece provare un brivido. Era molto ubriaco e lo sapeva ma non gli importava. 

“Dunque non volevi andare a casa!”

 

“Sì, ma visto che non si può…”

Sentì la bocca di Archie sulla sua e dopo un momento di immobilità, gli restituì il bacio. 

Quanti anni erano che non baciava più nessuno! Archie era bello e profumava di pulito. Si tolse anche lui la maglia e tirò giù l’altro sulla paglia. Lo baciò. Aveva bisogno di baciare e di essere baciato. Per un po’ non riuscì a pensare a nulla, poi ebbe un flash nella mente: il volto di Arthur, serio e vicino. E quel bacio mai dato e mai avuto, gli era rimasto in gola, come un groppo perenne che non voleva saperne di essere ingoiato e gli era mancato come l’acqua, sulle labbra secche e brucianti che non avevano goduto di quel contatto tanto desiderato. E tutto, unicamente per colpa sua. Baciò quella bocca sconosciuta come fosse quella di un altro uomo.  

Lo baciò a lungo e infine lo fece suo, provando un piacere che non ricordava di aver mai provato. Forse perché era il primo uomo con cui Merlin giaceva. Forse perché era ubriaco, forse perché era pazzo. Durante l’amplesso aveva pensato ad Arthur, più volte, troppe volte: non poteva negarlo a se stesso.

Provava anche un vago senso di colpa nei confronti di Freya, di sua madre e di suo padre. Se Balinor non fosse morto molti anni prima, il poveretto, sarebbe sicuramente morto di dolore sapendo che il suo unico figlio aveva avuto un rapporto sessuale con un uomo. Forse la peggior notizia da dare a un padre, seconda solo a quella della morte del figlio stesso.

 

Era stato bello. Solo quello importava. Non aveva voglia di stare a pensarci troppo. E poi, sbronzo com’era, si addormentò in fretta.


Si risvegliò la mattina dopo con un feroce mal di testa e la bocca impastata di amaro e di acido. 

 

Era nudo e accanto a lui dormiva Archie, nudo anch’egli. Solo che a quell’ora, con la luce dell’alba, qualcuno avrebbe potuto vederli.

 

Si rivestì in fretta e furia e sussurrò: “Archie svegliati”

Il ragazzo mugugnò qualcosa, gli mise le mani dietro la testa e lo baciò. 

“Ricominciamo?”

 

Merlin provò un moto di tenerezza. L’altro aprì gli occhi: “Io ti amo, Merlin!”

 

‘Cosa?’

 

“Adesso non abbiamo tempo. Rivestiti per favore. Possono vederci…”

 

“Ma come? Io credevo che…”

“Vuoi che tuo padre venga a saperlo? Sicuramente ammazzerebbe me e forse anche te!”

“Dio! No! Papà no! Quello ci uccide veramente.”

Archie si rivestí.

Poi gli buttò le braccia al collo. “Quando possiamo rivederci?”

“Oggi, alle scuderie …”

“Ma intendevo, io e te da soli. Posso venire da te stasera?”

 

‘No.’

 

“Meglio vedersi fuori, all’aperto. Ci sono delle grotte vicino al fiume.” 

“Le conosco” sorrise l’altro.

“Stasera, dopo che avrà fatto buio, lì. Va bene?” chiese Merlin.

 

Il ragazzo gli rispose con un bacio. 

 

Merlin era abbastanza stravolto. Fare l’amore con uomo non era poi così diverso che farlo con una donna. Le sensazioni e le emozioni erano simili. Certo che qualche differenza c’era…

 

Sapeva che da parte sua non c’era ancora un gran coinvolgimento. Ma gli andava bene così. Meno sentimento, meno dolore, in ogni caso. 

Era stato tutto così inaspettato e in ciò che era successo l’alcol aveva avuto una parte importante.

 

Però Archie gli piaceva. Aveva un bel viso, folti capelli castani, occhi grandi color nocciola e il fisico giusto. 

Aveva anche un bel carattere: sincero, spontaneo, anche se un po’ingenuo. Certo non era raffinato, né colto: era un contadino, ma nel complesso non era male. Meritava di essere conosciuto meglio. Mai, dopo Arthur, si era emozionato così per qualcuno.

Il sesso con lui era stato un toccasana. E gli andava di rivederlo. 

 

Dopo tanto tempo si sentiva di nuovo  normale, o quasi. C’era questo ragazzo, non troppo giovane, non come Arthur, non troppo bello, non come Arthur, un figlio del popolo, non come Arthur. E soprattutto non intoccabile, come lo era Arthur.

Ma nemmeno così adorabile come Arthur.

E constatò con se stesso che nessuno mai sarebbe stato per lui come quel giovane principe che gli aveva donato una seconda giovinezza e tanta gioia. 

Come Freya?

Ora poteva ammetterlo: molto di più che con Freya.

Arthur era l'unico che avrebbe sempre amato, perfino se non l’avesse rivisto mai più. Gli era entrato nel sangue e non c’era modo di cancellarlo.

 

Si chiese se centrasse il fatto che Arthur fosse inaccessibile. Se avesse saputo di poterlo amare, sarebbe riuscito a togliersi di dosso un po’ del potere che il principe aveva su di lui? Anche a distanza? Anche dopo molto tempo? Anche se, adesso, frequentava un altro uomo?

 

Passarono un paio di settimane in cui ogni sera Merlin si incontrava con Archie, in quelle grotte o in qualche sperduto capanno nei boschi.

 

Durante il giorno si parlavano il meno possibile. Archie era sempre sotto l’occhio vigile di suo padre. O almeno era quello che pensavano loro da quando si vedevano di nascosto.

 

Il ragazzo non gli chiedeva nulla. E dopo la confessione della prima volta, non era più tornato sull’argomento “amore”. Probabilmente aveva colto il disagio di Merlin, anche solo dal fatto che non aveva ricevuto risposta, quando si era dichiarato.

Era ancora presto.

Si lasciava prendere da Merlin che poteva fare di lui ciò che voleva. E sembrava gli andasse bene così.

 

Anche per Merlin era un buon periodo, grazie alla presenza di Archie. Finché avessero continuato così, sarebbe stato soddisfatto. 

Dopo gli incontri con Archie, ogni sera, Merlin tornava al tavolo della regina, che in genere si ritirava molto tardi. 

“Sono contenta di vederti così rilassato Merlin.”

Il ragazzo ridacchiò: “Ho solo fatto tesoro dei vostri consigli”

“Allora presto spero di partecipare al tuo matrimonio.”

Merlin rise ancora più forte: “Probabilmente in un’epoca molto futura, maestà!”

“Non credevo che fossi un simile brigante … Dimenticavo: mi è arrivata una lettera!”

 

“Di chi?”

“Viene da Camelot. Ho l'impressione che sia proprio per te.”

Merlin sentì un tonfo nel petto. La sovrana cominciò a leggere.

 

Gentilissima regina Annis di Caerleon, 

vi scrivo in merito alla presenza di Merlin il mago, nel vostro regno. 

Egli era stato esiliato da me personalmente, ma alla luce dei fatti seguenti a quella scelta sofferta, e che riguardano la salvezza della mia persona ad opera dello stesso Merlin, in seguito a una congiura ordita ai miei danni, si conclude che l’esilio di Merlin Emrys è estinto. 

Si richiede, inoltre, la sua presenza a Camelot in tempi brevi, a causa di una nuova grave minaccia che incombe sul mio regno e che solo Merlin può contrastare.

Certo della vostra preziosa collaborazione, e in nome della nostra datata e fausta amicizia, resto in attesa di notizie.

Vi saluto cordialmente.

 

   Uther Pendragon, re di Camelot.




 

“Accidenti! Uther ti ha espressamente chiamato.”

“Il re in persona. Avrei pensato piuttosto ad una lettera del principe.” 

“Ma perché fosti esiliato? Non mi hai mai detto niente.”

“Ho messo in pericolo la vita del principe per colpa di una banale distrazione.” 

“Cavoli! E io che avevo pensato non vi conosceste…”

“Sono stato molto bene con Arthur per un lungo periodo, ma poi sono successe alcune cose.”

“Ma, come hai fatto a  salvare la vita di Uther, visto che eri esule?”

“Arthur mi chiese di salvare il re e io mi  travestii.”

“Che nobiltà d’animo! E che coraggio. Hai rischiato molto, secondo me. Però hai fatto bene visto che tutto si è risolto nel migliore dei modi.

Però … mi mancherai e spero che tu torni presto.”

 

“E se io non volessi partire?”

“Oh, Merlin. Io non credo che tu possa rifiutare. Ne va anche della mia reputazione. A meno che tu non abbia un grave motivo…”

“Non ce l'ho. Non voglio solo perché adesso c'è … una persona!”

 

“Ti aspetterà! Però se proprio non vuoi, troverò una soluzione…” 

Annis si avvicinò a Merlin e gli sussurrò:

“Perchè non la porti con te?”

“Non si può!”

“Guarda che lo fanno in tanti. Ti dico che si può!”

“Maestà…” Merlin la guardava con aria infinitamente triste. La regina Annis era così dolce e fantastica. Gli dispiaceva deluderla, ma gli dispiaceva ancora di più mentirle.

 

“Merlin?”

 

“Non è una donna” mormorò piano. 

Gli occhi della regina vagavano come se cercasse di capire. Poi all’improvviso: “Oh!” e si tappò la bocca con la mano. “Io… ecco… ho capito!” Poi fece una risatina, perché altrimenti sarebbe scoppiata. Merlin sorrise. Non si era sbagliato su di lei. 

 

“Allora lo porterai come tuo scudiero. E quando sarà là, per pagarsi l’ospitalità darà una mano ai lavoratori di Camelot. Anche questa è una cosa che si può fare. Non vuoi dirmi di chi si tratta?”

“Di Archie” bisbigliò.

“Archie? È molto carino…” 

“Maestà!”

“Va bene. Bisognerà convincere il padre di Archie che per lui potrebbe essere un occasione per imparare qualche mestiere… quel poveretto non fa che spalare letame…”

Merlin che in primis era rimasto scandalizzato da un’ idea simile, cambiò parere. Andare a Camelot in compagnia di Archie, contribuiva a dargli un senso di sicurezza e tranquillità che altrimenti non avrebbe avuto. 

 

Il padre di Archie sembrava contento.

Archie era alle stelle. 

“Davvero mi porti con te fino a Camelot?”

“Sì, ma andrai a lavorare tutto il giorno, cosa credi?”

“Spero non mi facciano spalare ancora letame.”

“Forse i primi giorni. Ma dopo potresti imparare un mestiere. Cosa ti piacerebbe fare?” 

“Sono uno che si accontenta per cui va bene tutto però mi piacerebbe fare come mio padre, lo stalliere. Occuparmi dei cavalli, strigliarli, nutrirli e magari anche addestrarli, cavalcandoli.”

“Bene. Ci sono alcune regole da tenere a mente a Camelot. Primo, io non sarò spesso con te di giorno perché dovrò occuparmi di un problema del re, in quanto mago. 

Secondo, tu non potrai venire in camera mia la sera e non potremmo vederci neanche fuori. Pensi di farcela?”

“Questo mi dispiace molto. Ma preferisco così, piuttosto che non vederti per molti giorni. “

“Allora partiamo domani”

“Ti aspetto alle grotte più tardi? Visto che per un po’ non potremo più…”

“Sì!” sorrise Merlin. Questo entusiasmo che Archie aveva per il sesso insieme a lui, era una ventata di freschezza nella sua vita. 

 

 










 

* Anche per questo capitolo ho preso in prestito il titolo del film del 2002 "About a boy" dei fratelli Weitz. Il contenuto del capitolo però non ha niente a che vedere con quello del film.

 

Ciao a tutti.

Non pensavo che l'avrei mai scritto ma ora è giusto farlo: non odiatemi, dai!

Merlin si è trovato un ragazzo, anche molto facilmente. E guarda a caso Arthur qui non c’è. 

Per me è sempre una spina nel fianco, e nel cuore, descrivere uno dei due protagonisti con altri/e, ma credo che in fondo sia un po’ più realistico.

Ci ho pensato bene prima di introdurre un nuovo personaggio (è sempre un rischio) ma non volevo pensare a Merlin, almeno non qui, come a una specie di santo. E non ho trovato personaggi adatti al nuovo ruolo. Ho pensato a uno dei cavalieri, ma ci sarebbero potute essere ripercussioni nella trama che non volevo ci fossero.

 

E poi Merlin non doveva rimanere indietro rispetto ad Arthur 😄No, non è per questo. È perché Merlin vuole superare la sua ossessione per il principe e si è messo d’impegno (🥺) anche se …

Ringrazio chi è arrivato sin qui. Un abbraccione!

   
 
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