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Autore: Aesingr    13/08/2024    1 recensioni
“In questo momento posso sentire i cuori di tutti battere all’unisono. Ardono tutti con lo stesso desiderio…”
I mostri hanno sognato a lungo la superficie. Ad aspettarli però non trovano umani buoni o cattivi, piaceri o dolori, solo scelte difficili in una realtà silenziosa. Mostri e umani devono cooperare sotto il vessillo della determinazione, quando il passato che ignorano fa capolino dai vuoti di storia che i libri non sono in grado di riportare.
Genere: Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Frisk, Undyne
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"E allora io, il grande Papyrus, gli dissi che non doveva preoccuparsi per il suo aspetto. Guardami! Sono tutt'ossa e non mi lamento"Sans tirò un sospiro e passò al fratello la bottiglia di ketchup che svettava accanto alla sua soda. Gettò un'occhiata sulla destra, dove Grillby stava lustrando un bicchiere già perfettamente lucido; lo faceva per abitudine da quando lo conosceva.
"Ognuno la pensa a modo suo" rispose in tono rassegnato. Spiegare ovvietà a Papyrus a volte era addirittura controproducente.
"Non è questo il punto! Gli piace quello dei gelati e preferisce evitarlo, perché crede di non essere abbastanza, di non valere niente. Ora che potrebbe avere un futuro con lui si perde nelle sciocchezze. Non c'è più l'amore di una volta!"
Davanti all'ennesima affermazione di quel calibro Sans non poté trattenere un sorriso.
"Non sono tutti dei romanticoni come te. Però credo tu abbia fatto colpo su Frisk."
"Ma è ovvio! Come può il nuovo capitano della guardia non fare colpo?"
"Ma quale guardia", bofonchiò Sans, facendo un gesto con una mano e uno scricchiolio d'ossa a Grillby, che si avvicinò ammantato dal suo tipico silenzio intrigante. "Bisogna radunare tutti. Magari organizziamo uno spettacolo, così posso spiegare le cose una volta sola. I clienti fissi sono anche i più semplici."
L'elementale del fuoco, da dietro gli occhiali, lo fissò immobile e infilò le mani nelle tasche del suo camice nero. Attorno il chiacchericcio non era vivace come al solito: la rinnovata calma preannunciava qualcosa di simile a un cambiamento, uno davvero grosso, che per i mostri ormai abituati alla routine di Snowdin e di ogni altro luogo del sottosuolo doveva essere accolta nella giusta direzione. Tutti si stavano affaccendando nelle proprie abitazioni per decidere il dafarsi, raccogliere il necessario e compiere il passo definitivo oltre i confini imposti al loro mondo.
"Cosa stai dicendo? Lo sanno tutti che la barriera è stata distrutta", commentò Papyrus nella perfetta caricatura di un Sans annoiato e stufo di far notare le cose più scontate.
"Certo", rispose suo fratello annuendo, mentre a passo svelto si dirigeva verso il Jukebox per poggiarvi sopra entrambe le mani e schiarirsi la voce. Non era un gran pubblico, ma poteva accontentarsi di un coniglio spaesato che forse per la prima volta non era attaccato alla bottiglia, uno strano pesce e un paio di cani un po' troppo vivaci; la voce comunque si sarebbe sparsa. Grillby nel mentre aveva ravvivato la sua fiamma ed era tornato dietro al bancone.
“Amici. Oggi offro io. Non abbiamo ancora festeggiato a dovere per il grande successo del nostro nuovo alleato umano. Mi sembra giusto farlo. Però non bevete troppo.”
Papyrus aprì la bocca ossuta per esternare qualche epiteto indecoroso, ma in un primo momento non gli uscì che un verso strampalato.
“E sarebbe questo il grande annuncio? Non ho parole!”
Sans inclinò la testa su una spalla e lo guardò di sbieco, mentre dal locale arrivavano fischi di approvazione e qualche battutaccia.
“Di solito sei tu quello che esagera!”; “L'ultima volta che hai detto una cosa del genere sei sparito nel nulla. Letteralmente”; “Grillby non vi riporterà a casa in spalla. E nemmeno io!”

Snowdin era luminosa come sempre. I cristalli di luce che emergevano dalle grotte rischiaravano l'ambiente di un gradevole bagliore, come lacrime di superficie. Quando Sans uscì dalla porta diede un paio di colpi a terra con le sue fidate pantofole e si preparò alla verità imminente da cui non poteva sottrarsi.
La neve compatta era un piacere per chi come lui passava gran parte delle sue serate a uno dei tavoli di Grillby's. Ogni volta che doveva raggiungere l'MTT Resort a Hotland, non poteva fare a meno di percepire un bel po' di fastidio nello sbalzo termico. Ne aveva visti di luoghi, più di quanti i suoi amici potessero mai sognare, ma alla fine Snowdin racchiudeva concetti che andavano ben oltre quello di -casa-.
Quando fu proprio Grillby a uscire e dalla porta d'ingresso, Sans era perso a osservare l'ormai rinomato errore sul cartello della biblioteca alla destra del locale. Non ci fece subito caso, i pensieri lo avevano trascinato distante, ma il proprietario era evidentemente lì per dire qualcosa. Per un attimo la fiamma dell'elementale gli sembrò acquisire connotati sinistri, come se le luci di Snowdin stessero litigando col suo manto incandescente.
“Non era un ottimo lavoro, quindi?”
Era piuttosto raro poterlo cogliere di sorpresa, eppure lo scheletro impiegò diversi secondi a capire di cosa stesse parlando.
“Oh no, senz'altro è stato un ottimo lavoro, ma a metà. Sarebbe più preciso dire che durante i lavori un incidente ha riportato a galla delle fragilità che dovevano rimanere nascoste.”
Grillby si portò una mano al papillon e fece per tornare dentro. Prima però accennò un gesto in direzione della biblioteca e scoccò a Sans un'occhiata vispa.
“Per la faccenda del ripercorrere i passi compiuti?”
“Chi sa perché di tutte le commedie ti ricordi sempre quella parte.” Con un sorrisetto lo scheletro si incamminò verso la biblioteca; non aveva intenzione di indugiare sull'argomento e c'era molto da fare. “Non è per quello. Ho smesso di pensarci molto tempo fa.”
“Ne sei sicuro?” chiese velocemente Grillby prima che Sans fosse troppo distante, e per la seconda volta quel giorno lo sorprese, come non fosse di per sé stupefacente che l'elementale avesse messo insieme tre domande a parole una dopo l'altra. Avevano parlato si e no una decina di volte, e lo conosceva da anni, ma ognuna di quelle volte la conversazione si era dimostrata tanto valida quanto profonda. Col pennuto scorbutico Sans si divertiva a litigare per le interpretazioni del linguaggio paraverbale del miglior cuoco del sottosuolo, ma era la sottile capacità di osservazione dello stesso Grillby il vero fascino di quel posto. C'era un motivo se si capivano al volo.
“Rendere migliore la vita di chi ti è vicino è più che sufficiente come incentivo. Anche se credo non tutti abbiano un motivo per andarsene da qui, è giusto che possano farlo se lo desiderano. Prima era il presente, ora è il futuro.”
Detto questo, anche se era un vero peccato troncare un dialogo con Grillby, si congedò ed entrò nella biblioteca con in testa un solo pensiero: il libro dalla copertina verde.

“Amore, speranza, compassione... sono del tutto inutili nei confronti del genere umano!” esclamò Leirias in preda a una furia sconfinata. “Avete vissuto sul vostro corpo la loro crudeltà! Riprenderci ciò che è nostro di diritto non basta! Hanno rubato quello che a nessuno dovrebbe spettare, vite e sentimenti! Se sarete ostacoli per il mio ritorno, anche voi…”
Un suono di terra graffiata attirò la sua attenzione. A pochi metri da lui, Frisk aveva mosso un braccio. La bambina appoggiò entrambe le mani al suolo e lentamente si rialzò, sfregandosi il viso sulla maglietta che si era strappata dalla spalla al gomito destro. Il boss Monster la scrutò con evidente sorpresa e un accenno di spavento sul muso: l’espressione di chi per un attimo vede di fronte a sé l’impossibilità di raggiungere un obbiettivo, come sarebbe stato quello di sterminare l’umanità senza lasciarne traccia.
“Tu dovresti essere morta! Cosa ci fai ancora in piedi!”
Era furente. Undyne e Alphys erano altrettanto sconcertate, anche se entrambe avevano guizzato di felicità nel trovare la loro amica sana e salva. Frisk sbatté le palpebre un paio di volte e cercò di rassettarsi per quanto possibile. Il suo viso era calmo e placido come sempre, nonostante fosse macchiato di confusione come quello del suo aguzzino.
“Questa volta non so spiegarlo nemmeno io”, gli rispose, spostandosi verso Undyne che si era affrettata a tenderle una mano, come poco prima, come dovesse salvarla da un baratro oscuro. “Devi essere veramente molto determinato.”
La fiamma di Leirias esplose in un bagliore di volute e stelle filanti arancioni, per poi dissolversi in una nube di vapore rossastro, che lasciò strinature nelle rocce circostanti e arse un paio di cespugli solitari.
“Cosa?”
Tutto d’un tratto la sua figura aveva assunto un nuovo significato, qualcosa di più simile alle regali sembianze di Asgore, anche se il suo aspetto non era mutato: connotati più stoici e marmorei, capaci, se possibile, di incutere un timore ben più intenso di quello provocato dalle sue fiamme.
“Sì”, spiegò Frisk, afferrando  la mano di Undyne per conferirle e ricevere sicurezza. “Quando mi hai quasi ucciso, prima di colpirmi col pugnale, è successo qualcosa.”
Tutti erano concentrati sulla bambina.
“Avrei finito il lavoro se non si fossero messe di mezzo”, rispose Leirias impassibile. “Nessun umano è stato in grado anche solo di pensare di potermi sfuggire. Eppure quando ti ho colpita ti ho sentita svanire per un istante. La mia mano ti aveva raggiunto ed eri a terra, ma non è stato come per gli altri. Se puoi parlarmi di determinazione significa che conosci il segreto.”
Alphys e Undyne si scambiarono un’occhiata insicura, piena di parole silenziose, poi il mostro pesce allentò la presa e si rivolse direttamente a Leirias.
“Abbiamo combattuto anche troppo. È il momento di vivere in pace! Smettila con queste sciocchezze e lascia stare Frisk.”
“Fino a un attimo fa eri pronta a tutto per fermarmi”, ribatté subito lui. “Una guerriera del tuo livello dovrebbe preferire la lotta e la caccia agli umani a un futuro fatto di frivoli pietismi.”
Undyne strinse i pugni e sospirò indispettita, drizzando la schiena e le pinne del muso in aria solenne.
“Non se non è necessario. Voglio combattere le ingiustizie, non esserne la causa.”
“E non è un’ingiustizia la vostra storia?”
Nonostante un breve tentennamento, Undyne non si scompose. Aveva chiaro in mente lo scopo della sua esistenza, ogni obbiettivo prefissato e inseguito a costo di tutto, ma anche per questo sapeva come deviarlo nella giusta direzione.
“L’odio che genera altro odio è un’ingiustizia molto più grave e pericolosa. E la tua…”
Alphys le si era portata davanti e aveva alzato la testa verso il mostro caprino, indicandolo con una manina tremante.
“Di quale segreto parli…”
Frisk non perse tempo e prese subito parola. Quella verità scomoda sarebbe prima o poi venuta a galla, per una ragione o per l’altra, e non sapere come introdurla era solo un problema minore.
"Non sono sopravvissuta solo per merito mio." Anche se era Leirias ad aver sollevato la questione, si era rivolta alle due amiche. "Molte volte mi sono ritrovata vicina alla fine, per imparare a evitare i vostri colpi ci ho messo un po'. Fortunatamente qualcosa interveniva per riportarmi indietro, come se non volesse lasciarmi morire. Sentivo le forze abbandonarmi e potevo arrendermi, la tentazione spesso c'era, ma sapevo di poter continuare."
Undyne assunse un'aria intelligibile, mentre Alphys, forse in parte più consapevole, aveva distolto lo sguardo.
"Certo, le fonti di determinazione", asserì Leirias in un grugnito. "Sapevamo che quegli umani balordi avrebbero potuto sfruttarle a loro vantaggio."
Alphys si stava tormentando le dita ed era sul punto di aprire bocca, più di una volta, ma si interrompeva sempre prima di riuscire a farlo. Fu Undyne a chiedere per tutti:
"Di che state parlando?"
Come nel bel mezzo di una pausa durante una lunga lite, Leirias, temporaneamente placata o messa da parte la collera, si sedette su un masso e incrociò le braccia al petto con fare sussiegoso. Come ogni altro mostro, possedeva un lato razionale e consueto che agli occhi di Frisk era ciò che dava concretezza alla loro specie.
"Certo il nostro intento era di rimanere nascosti, ma che nessuno abbia più raccontato di noi è incredibile." Lo disse con malinconia, ma sembrava anche sollevato. "Abbiamo intrapreso quella guerra pur sapendo di non avere speranze. La scelta di Asgore era riprovevole, ma ci permise di guadagnare del tempo. I mostri sono diversi tra loro e si distinguono per obbiettivi, natura magica, sentimenti e altri fattori che conferiscono una marcata individualità, ma per voi questo non deve essere del tutto familiare. Portai con me solo chi covava rancore sufficiente a fornire qualcosa di più che una motivazione: il desiderio di vendetta può essere talmente intenso da generare una forza aldilà di ogni cosa. Ci rendemmo conto di una verità complessa durante la guerra, ovvero che la forza di un umano era troppo superiore a quella di un mostro, ma anche che, se le due forze entravano in risonanza, generavano un'energia talmente prorompente da oltrepassare persino la comprensione umana. Anche loro sapevano che un mostro con l'anima di un umano poteva annientarli, ma non avevano idea che esistessero molti altri legami possibili. Lo scontro di due diverse volontà tra le nostre specie era già sufficiente a muovere le vibrazioni magiche, l'abbiamo capito quando Asgore scese in campo e fece il possibile per affrontare un umano di quel tempo. Tracce intense rimasero persistenti dove avvenne lo scontro, come se la materia si fosse impregnata della determinazione a proteggerci di Asgore. I mostri provano forti emozioni: desiderio di sopravvivenza, di proteggere un compagno, di essere compresi e ascoltati. Eravamo in pochi però a provare odio, per questo dovevamo radunarci e nasconderci finché non fosse arrivato il momento di agire. Purtroppo la materia fisica degli umani è un requisito fondamentale per sfruttare il potenziale delle fonti d'energia, finché nell'umano persiste determinazione, ma se un mostro ne ha a sufficienza e trova la forza di non lasciar deformare la propria massa può raggiungere un potere inimmaginabile."
Frisk annuì, avanzando di un passo; Undyne la seguì, mentre Alphys rimase invischiata fra i propri pensieri e non si mosse.
"Non ho capito molto del tuo racconto", disse la bambina, "ma queste fonti di energia devono essersi formate un po' da per tutto nel sottosuolo. Forse a causa degli umani caduti prima di me e dei loro incontri con i mostri, o forse è successo altro, ma erano quelle a permettermi di tornare indietro."
"Certo", sputò Leirias con disprezzo, "per voi deve essere facile resistere a quella pressione."
"Ti sbagli." La voce di Frisk si era fatta più cupa e graffiante, come stesse a stento trattenendo un moto di rabbia. "Era difficile e doloroso. Per gli umani è importante essere determinati a raggiungere un traguardo, o non avremmo motivo di fare niente. Chi è caduto prima di me non era abbastanza determinato. La furia di Asgore deve averli obbligati ad arrendersi. Se avessi mollato la presa su quelle fonti di cui parli, anch'io sarei morta come loro."
Undyne provò a intromettersi nella conversazione, ma Leirias non gliene diede il tempo.
"Devi esserti sentita onnipotente, tutto poteva essere risolto o corretto finché avessi avuto la possibilità di riparare a un errore. Io invece ho dovuto radunare chi la pensava come me e sfruttare la troppa fiducia che gli umani avevano nella loro superiorità. La barriera avrebbe inibito la forza dei mostri fino a ridurli a tenui macchiette magiche, capirlo in tempo mi salvò quella volta e mi indicò la breccia: se fossimo rimasti non all'interno della barriera ma nel suo tessuto, nel fulcro del perimetro che non avremmo più potuto valicare, potevo mantenere intatta la mia forza. Ci avevano sottovalutati! Anche se temevo che nessuno avrebbe mai infranto quel confine magico ho deciso di rischiare, e con me altri boss monster, gli unici che potessero resistere così a lungo al mio fianco. La tortura eterna a cui ci siamo sottoposti non potrà essere ripagata nemmeno sterminando migliaia e migliaia di volte questi miseri umani schifosi!" Entrambe le sue mani si circondarono di nuove fiamme, e un bagliore prorompente esplose nella radura. "La materia fisica che ha conferito loro tanto potere sarà la loro condanna! Ricorderanno ogni singola volta in cui li ucciderò, sbriciolerò, consumerò la loro carne fino a tramutarla in polvere e sapranno di non poter evitare che questo accada ancora e ancora!"
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Che bello, ci siamo. Credo che molti nodi stiano arrivando al pettine, che dite? Questo è il capitolo che si allontana dal gioco più di ogni altro e crea a sua volta altri dubbi, che vedrò di non lasciare a metà in pieno stile Tobia Volpo, per tappare i buchini che io stesso creerò. Mi sento molto quel cagnolino che si da tanto da fare per riparare i buchi di quel tappeto… non so se ci intendiamo U.U
La seconda metà di questo capitolo doveva far parte del precedente, ma ho deciso di spezzettare un po' la narrazione e portare prima l'attenzione su altri personaggi lasciati indietro. Qualcuno pensava che non avremmo trovato Sans? Come dice Ladykappa, già mi sono fumato tre quarti e mezzo di fanbase solo per non aver messo 17 scene con Sans nel primo capitolo! A proposito, si ringrazia sempre Lady per le sue recensioni assolutamente-non-deliranti e chiunque altro stia leggendo in segreto.
At the next!
  
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