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Autore: Barby_Ettelenie_91    12/09/2024    1 recensioni
Raccolta scritta per la challenge May I write del gruppo Facebook Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom
 
Momenti di vita insieme tra Steve e Bucky, ambientati a partire da prima che Steve assumesse il siero del supersoldato
 
1. Al Luna Park
2. Hold my Hand
3. 4 Luglio
4. I love you
5. Telefono
6. All'accampamento
7. Fotografie
8. Perché l'ho fatto?
9. C'è ancora speranza
10. Mi mancherai
11. Quanti anni mi dai?
12. Il giorno è finalmente arrivato
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, James ’Bucky’ Barnes, Steve Rogers
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno è finalmente arrivato

Questa storia partecipa alla challenge #MayIwrite del gruppo Facebook Non solo Sherlock – gruppo eventi multifandom

Prompt: Ripetizione – E poi, quel giorno arrivò

 

 

Da quando era rientrato in America, Steve si ripeteva in continuazione di stare tranquillo, che Bucky era in ottime mani, ma non riusciva a scollarsi di dosso quella sottile preoccupazione che ormai si era insinuata nel suo cuore.

Il fatto di essersi allontanato dagli altri Avengers di certo poi non aiutava, ma provava in ogni caso ad andare avanti.

Quando poteva andava a correre, quando invece il tempo non lo permetteva, leggeva o guardava qualche vecchio film, cominciando a spuntare la lista delle cose che doveva assolutamente recuperare degli ultimi decenni.

Era nel bel mezzo di un acceso duello di spade laser in tv quando quel giorno il telefono suonò per la prima volta dopo parecchio tempo.

Con un sussulto Steve rispose senza nemmeno guardare chi fosse il mittente.

“Stark?” chiese sorpreso e in parte anche un pochino deluso, riconoscendo la voce del compagno di squadra.

“Anche per me è un piacere, Rogers!” rispose Tony sarcastico. “Oggi sei impegnato?”

 

*

 

Un’ora dopo Tony era seduto nel suo salotto, una tazza di caffè in mano, e un’espressione seria che raramente mostrava.

Quel confronto non fu facile per nessuno dei due. Raccontare verità a lungo taciute nei dettagli, dover ammettere di aver sbagliato, scusarsi per tutto il male fatto, anche se con le migliori intenzioni, era molto più difficile che combattere un esercito di alieni invasori.

Quando i toni si fecero più distesi, Steve uscì dalla stanza, per poi rientrare dopo qualche minuto con una foto in mano.

Tony tacque guardando l’immagine in bianco e nero di oltre settant’anni prima, dove Steve, uguale a quello del presente, sorrideva all’obiettivo affiancato da quello che sarebbe diventato il Soldato d’Inverno, suo padre e una giovane donna, che doveva essere Peggy Carter, la futura fondatrice dello S.H.I.E.L.D.

“Tu hai perso i tuoi genitori, ma io ho scoperto che il ragazzo che amavo ha ucciso contro la sua volontà un caro amico e la moglie perché gli hanno manipolato il cervello. Abbiamo sofferto tutti!”

Tony annuì tristemente e fece per aprire bocca ma Steve lo interruppe.

“Tony mi dispiace! Giuro che se potessi tornare indietro lo farei… ma Bucky non è solo un’arma letale, è una persona ferita nella mente, andava protetto, soprattutto da se stesso! Dopo lo scontro in Siberia T’Challa si è offerto di aiutarci. Sua sorella lo ha di nuovo congelato in attesa di trovare una cura definitiva al condizionamento mentale. Ormai sono settimane che aspetto una chiamata dal Wakanda, ma tutto tace.”

“Ci ho messo molto tempo a metabolizzare tutto quello che è successo, ma se sono qui è perché sto cercando di accettarlo. Ma tu pensi che sia possibile salvarlo? Hai visto con i tuoi occhi cos’ha fatto, in passato ha pure cercato di ucciderti!”

Steve sospirò sconfortato. Nemmeno Bucky stesso era convinto di poter guarire, figuriamoci gli altri che lo vedevano solo come un serial killer del tutto fuori controllo.

“In Wakanda hanno tecnologie e attrezzature avanzatissime, probabilmente anche più delle tue o di quelle dello S.H.I.E.L.D. È l’unica soluzione che abbiamo adesso per far scomparire una volta per tutte il Soldato d’Inverno. Sono certo che Bucky può essere salvato!”

Tony, per niente convinto, stava per dissentire quando squillò il telefono di Steve. Il ragazzo fece un cenno di scuse e corse a rispondere, l’agitazione stampata sul viso.

Le parole che scambiò con l’interlocutore furono poche, ma la sua espressione di gioia e sollievo lasciò subito intendere che il giorno tanto atteso finalmente era arrivato.

“Buone notizie?”

“Hanno chiamato dal Wakanda, hanno detto che Bucky si è completamente ristabilito, e che se voglio posso raggiungerlo per riportarlo a casa.”

Tony, forse per la prima volta in vita sua, non sapeva che cosa dire. Se da una parte era contento per il suo amico, dall’altra il pensiero di rivedere l’assassino dei suoi genitori, che ora sembrava tornato ad essere un ragazzo normale, lo turbava molto.

“Ora che cosa pensi di fare?” si limitò così a chiedere.

“Dovrò chiedere a Natasha di trovarmi un passaggio che non sia rintracciabile… dopo tutto quello che è successo, non penso proprio di poter prendere un normale volo di linea che mi porti fuori dall’America! Appena possibile partirò per il Wakanda, quando sarò lì vedrò Bucky come sta e poi decideremo insieme cosa fare.”

Tony annuì pensieroso.

Nonostante il turbamento, sapeva che c’era una cosa doveva fare per sancire in modo definitivo la pace con Steve, che oltre ad alleviare i suoi sensi di colpa avrebbe anche potuto far riavvicinare gli Avengers, che ormai considerava quasi come una seconda famiglia.

“Puoi scusarmi un attimo? Devo fare una chiamata urgente.” Poi, senza dare tempo a Steve di rispondere, uscì dalla stanza.

“Prepara i bagagli e salta in sella alla moto, hai un jet privato che ti aspetta all’aeroporto tra un’ora!” esclamò una volta rientrato pochi minuti dopo.

Steve guardò allibito l’amico.

“Tony, non dovevi! Io non posso…”

“Sì che puoi! L’aereo è mio e decido io come usarlo! Ora fila!”

Tony troncò sul nascere le obiezioni di Steve, poi, quando vide che era ancora incerto divenne irremovibile.

“Io non me ne vado di qui finché non ti muovi! Ci tieni davvero a Barnes o no?”

Steve a quel punto si decise e in pochi minuti era pronto, zaino in spalla.

 

*

 

Alla fine però, visto che tanto Tony era di strada, gli diede un passaggio in auto. Fecero il viaggio in silenzio, entrambi persi nei loro pensieri.

Una volta arrivati, Tony presentò a Steve il pilota, che lo invitò a salire a bordo.

Tony stava per andarsene quando Steve d’istinto lo abbracciò.

“Grazie di tutto! Nessun altro al tuo posto avrebbe fatto un gesto simile… non lo dimenticherò!”

Stark, colpo alla sprovvista, cercò di minimizzare, ma il sorriso spontaneo che gli incurvò le labbra dimostrava l’esatto contrario.

Poco dopo l’aereo partì in direzione Wakanda, portando con sé le speranze di Steve, mentre Tony, finalmente in pace con se stesso, si decise a tornare a casa.

   
 
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