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Autore: Aribrus    23/09/2024    0 recensioni
ATTENZIONE QUESTA STORIA FA PARTE DI UNA TRILOGIA E QUESTO E' IL SEQUEL DI "LE COSE CAMBIANO SEMPRE" VI CONSIGLIO DI LEGGERE PRIMA GLI ALTRI DUE RACCONTI.
La notte successiva al loro matrimonio, sia Aziraphale che Crowley fecero lo stesso sogno, estremamente vivido.
Erano al centro di un grande prato verde senza nient'altro che un albero, guardacaso di mele e un muretto basso di pietre.
Dalle fronde dell'albero, veniva un suono delicato e ovunque un tenue profumo di fiori aleggiava nell'aria. Aziraphale sentiva ondate di amore, così grande e puro da stordirlo.
Crowley era come ubriaco di commozione e gli tremavano le gambe al punto che dovette sedersi sul muretto basso vicino all'albero. Pian piano la musica cambiò e si trasformò in Verbo. Cristallino e infinitamente amorevole si rivolse al demone:
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Aziraphale/Azraphel, Crowley, Dio, Lucifero/Satana, Metatron
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Epilogo: Il cerchio della Vita


 

D’improvviso Aziraphale si guardò intorno.

C’era di nuovo quella luce accecante e bianca che lo circondava e si chiese cosa fosse successo.

Era forse tornato in Paradiso? Era di nuovo un Angelo?

Provò ad aprire le ali ma non le aveva.

Si girò e proprio dietro le sue spalle vide Crowley addormentato, con il vestito nero creava un contrasto enorme nel candore della stanza.

Ma era una stanza quella?

Aziraphale non vedeva pareti, né porte, ma solo uno spazio bianco senza un inizio o una fine.

Si avvicinò rapidamente a Crowley e lo svegliò toccandolo leggermente su una spalla.

“Crowley, tesoro… svegliati...”.

“Ngk… che c’è Angelo?! Lasciami dormire anco...” Crowley ammutolì nel momento in cui, come un pugno in faccia, ricordò le circostanze che avevano preceduto il suo risveglio.

Spalancò gli occhi e li fissò su Aziraphale.

Era di nuovo il suo Angelo. Giovane e biondo, come il giorno che si conobbero, sulle mura del giardino dell’Eden.

Crowley lo stritolò in un abbraccio serpentesco e non poté impedirsi di singhiozzare il suo nome più volte.

“Angelo, non farlo mai più, hai capito??!” la voce divenne minacciosa “non azzardarti ad andartene senza di me un’altra volta Angelo, sono stato chiaro??” proferì le ultime parole sulla sua bocca, in un tono lontanissimo dall’essere interrogativo.

“Oh, sono morto? S… siamo morti??” chiese Aziraphale ancora un tantino confuso.

“Te ne sei andato all’improvviso senza nemmeno avvisare” brontolò Crowley a denti stretti.

”Ma non l’ho mica deciso io!” Piagnucolò Aziraphale."Tu invece, che ci fai qui? Hai detto che stavi benissimo! N... non avrai...!?" inorridì Azirapahle

“Beh, allora potevi darci un taglio con tutti quei dolci. Guarda che t’è successo! Un ictus nel fiore degli anni! E comunque no, ho solo imposto a Muriel di mantenere la promessa. Non ti potevi aspettare che rimanessi da solo sulla Terra, ancora così giovane!"

“Non esagerare Crowley, avevamo quasi ottant’anni, non eravamo proprio di primo pelo” ridacchiò Aziraphale.

“Cosa ridi? Ottant’anni non sono niente! E noi stavamo benissimo! Ora che diav… caspita succederà? E dove caspita siamo?” ringhiò il rosso.

“Immagino che per incamminarsi sia necessario immaginare un percorso” rifletté Aziraphale e nello stesso istante, guardando di fronte a sé, vide delinearsi una viuzza e poi una via, fino a diventare una strada, circondata dal verde e dai fiori.

Sembrava quasi che gli alberi intorno respirassero profondamente e tutte le cose vive, come le foglie, l’erba e i fiori si muovessero al rallentatore.

Presto la strada divenne nota a entrambi e con enorme sorpresa, si ritrovarono proprio davanti alla porta del cottage.

“M… ma com’è p… possibile,” spalancò gli occhi il biondo. “Siamo a casa!?”

Crowley richiuse la mascella e si guardò intorno.

Si accorse presto che erano i suoi occhi, guidati dalla mente, che creavano pian pian la realtà ed il suo gradimento ad essa, la materializzava.

“E’ il Paradiso Angelo, siamo stati meritevoli” sogghignò Crowley prendendo Aziraphale per la vita e tirandolo a sé.

“Ce l’abbiamo fatta Angelo. 6000 anni per arrivare all’eternità insieme come e dove desideriamo. Non è fantastico?” Rise finalmente felice Crowley.

“Sì, lo è. Ce lo siamo davvero meritati mio caro. E tu? Un demone fra i beati! Questo è molto più giusto di quando sei caduto, considerando tutto, di te. Ma Lei probabilmente aveva il suo Piano Ineffabile da seguire e mi pare che si potrebbe definirlo perfetto! Non credi?”

Crowley rimase pensieroso, ma alla fine un largo sorriso comparve sul suo volto spigoloso, aprendo un’espressione vagamente beata:

“se mi ha permesso di vivere l’eternità insieme a te Angelo, non potrei immaginarne uno migliore. Anche se un paio di appunti io li avrei fatti.” Puntualizzò Crowley, irriducibile.

Risero entrambi con gusto ed entrarono abbracciati nel cottage.

Passarono gli anni o comunque una quantità di tempo difficilmente quantificabile in Paradiso.

Crowley e il suo ex-Angelo vissero molto felici.

Uno vedeva comparire un libro nuovo appena aveva finito l’ultimo e quello restava di sua proprietà, anche se in Paradiso non esisteva il concetto di proprietà, ma siccome Tracy e Shadwell non erano interessati alla lettura ed erano gli unici a frequentare il cottage, si potevano definire in suo possesso.

Il rosso passava le giornata in giardino ad occuparsi di piante e fiori.

Bisognava dire che aveva fatto di quello spazio esterno un vero orto botanico.

In Paradiso pioveva solo a comando e solo nelle zone richieste e il clima era sempre simile alla tarda primavera sulla Terra. Forse anche perché era quello preferito dalla coppia.

Aziraphale poteva degustare ogni possibile specialità, anche andando al Ritz, perché in Paradiso ogni cosa che si desiderava, si materializzava e poi scompariva dopo averne goduto.

Certo il suo corpo ora era un po’ diverso da quando erano sulla Terra: i gusti si sentivano, ma un po’ meno, il cibo e il vino erano buoni, ma un po’ meno. Il sesso tra loro era sempre favoloso, ma un po’ meno. Solo il piacere della reciproca compagnia non aveva subito cambiamenti.

D’altronde l’amore era immateriale e nulla poteva scalfirlo.

I due coniugi presero le differenze con la vita sul pianeta blu con filosofia.

In fondo ora vivevano letteralmente tutto ciò che avevano sempre desiderato.

O quasi.

Una delle differenze eclatanti che vi era nell’abitare in Paradiso, riguardava il fatto che non si poteva né vedere, né comunicare, né sapere nulla degli abitanti della Terra, tranne il momento della dipartita, in cui era possibile andare loro incontro ed accoglierli.

Infatti quando arrivarono Anathema e poi Newt in Paradiso c’erano segnali ovunque.

Sentirono l’arrivo di entrambi qualche tempo prima di vederli e poter interagire con loro.

Per il resto era come se un velo opaco coprisse lo sguardo, impedendogli di avere notizie di Rose e di coloro che avevano lasciato.

Questo dispiacere aleggiava tra loro e gli impediva di essere totalmente felici.

Che ne era stato di Adam e Jisus? E dei loro progetti non ancora conclusi sulla Terra? E del loro nipotino?

In effetti qualche notizia un po’ più fresca l’aveva portata Thema.

Rose era una madre molto impegnata e Tracy soffriva la sua mancanza, così si ribellava spesso all’autorità, pur essendo un bravo ragazzo.

Adam e Jisus erano legati come fratelli e lavoravano ancora insieme per la Terra. Ma Jisus invecchiava ed era ormai vicino al momento del trapasso, mentre Adam rimaneva giovane e aveva dovuto ricorrere a un mucchio di trucchi e frottole per non destare sospetti.

La Tracy che era lì con loro, fu deliziata nel sapere di avere ispirato il nome del figlio di Rose, anche se si sentì triste di non averlo potuto conoscere.

La tristezza in Paradiso si traduceva in canti lamentosi, che potevano risuonare nel cielo in modo soffuso anche per settimane o comunque per periodi di tempo piuttosto lunghi e finivano per avvicinare curiosi e beati all’origine di essi.

Fu così che Crowley ed Aziraphale si trovarono una piccola folla di anime davanti alla porta del cottage, alcuni con rami di fiori tra le braccia, altri con poesie o con disegni, altri ancora con piatti di dolci, ognuno cercando di portare gioia e sollievo a chi provava la tristezza che aveva innescato i cori.

Non che fossero brutti o sgradevoli all’udito, ma trasudavano tristezza e nell’ambiente in cui erano nati, un po’ “stonavano”.

Tra di loro, mentre li disperdevano con parole tranquillizzanti e con mille ringraziamenti, in un moto di vera sorpresa e subito dopo angoscia, Crowley riconobbe il suo genero.

“Jareth!! Che accidenti ci fai qui??”

“Oh, ma è stupendo rivedervi, Aziraphale! Crowley! Come state? Mi sono sentito attratto da questi canti, come fossero un qualcosa di familiare e mi sono avvicinato. Sono morto da poco; ho avuto un incidente cadendo da una scala mentre tentavo di riassestare un modulo sul soffitto...mi sono rotto l’osso del collo, letteralmente. Un modo stupido di morire....” Spiegò Jareth contrito, dopo averli raggiunti a grandi falcate.

“Dubito vi siano modi intelligenti di morire.” Lo rassicurò Aziraphale. “Oh, ma ora che ne sarà della povera Rose?? E del piccolo Tracy?”

Jareth lo guardò con sguardo attonito:

“Piccolo Tracy? Mio figlio ha quasi sessant’anni e Rose ne ha 86... Tre mesi meno di me. Abbiamo avuto una bella vita e vi assicuro che lei è molto più forte di quanto possiate pensare.” Spiegò quello che loro vedevano come un giovanotto.

“Beh, ma che caspita, qui il tempo è diverso… a noi sembrano passati tre o quattro anni al massimo e comunque non si può comunicare con la Terra, né sapere nulla di chi vi abita” brontolò Crowley, quasi a volersi scusare.

“Ma com’è che non abbiamo sentito niente?” Chiese il rosso rivolto ad Aziraphale.

”Quando muore qualcuno dei nostri lo dovremmo sapere, no??”

“In effetti è strano,” ammise il biondo. ”Forse la causa è il dispiacere” rifletté l’ex Angelo, che aveva un’intera biblioteca nella memoria.

”Se ha avuto la forza di innescare i cori celesti probabilmente ha schermato anche la nostra sensibilità. Ci siamo concentrati su altro e non abbiamo “sentito” il passaggio di Jareth.” concluse Aziraphale.

”Accidenti Angelo, sulla Terra bisogna stare attenti a cosa si fa e qui a cosa si pensa! Comincio a rivalutare l’idea di Alpha Centauri.” Sbuffò ironico Crowley.

“Peccato che siamo spiriti, anime beate Crowley. Come pensi di poterti spostare su Alpha Centauri?” sorrise dolcemente Aziraphale.

“Non lo so, ma tutto è possibile Angelo e non ti aspetterai che io mi arrenda se davvero voglio qualcosa?” e lo guardò profondamente.

Aziraphale fissandolo cominciò a boccheggiare. Conosceva quello sguardo e quell’espressione. Conosceva la postura, ne sentiva l’intenzione, poteva sentire i suoi pensieri nella testa.

“C… Crowley, sei serio?...T...Tu vuoi tornare?" Mormorò sgomento Aziraphale.

“Perché no, Angelo? Abbiamo sempre amato la Terra.”

“Ma qui viviamo tutto ciò che abbiamo sempre desiderato, siamo insieme siamo felici! Cosa ti manca? Non sei felice con me?” Il tono di Aziraphale passò dallo sconcerto al dolore e alla delusione in una sola frase, innescando l’immediata reazione del marito che lo prese per le spalle e piantò gli occhi nei suoi.

“Che accidenti stai dicendo Angelo? Sono l’uomo più felice dell’Universo, sia da vivo che da morto, ma visto che è così, meglio da vivi, no?” e gli sorrise con espressione maliziosa.

Aziraphale sapeva ogni cosa, poteva leggergli nel pensiero anche senza poteri.

In un certo senso l’idea lo solleticava.

Tornare sulla Terra.

Perché no?

Avrebbero potuto fare del bene, anche da umani e ricominciare poteva essere una dolce sfida.

Ma come poter essere certi di ritrovarsi? Questo pensiero era destabilizzante e metteva un freno all’entusiasmo di Aziraphale.

“Quando eravamo Angelo e demone, ci sentivamo a livello telepatico e di aura, ma da esseri umani come faremo?” Disse con tono angosciato Aziraphale.

“Continui a sottovalutare sia gli umani che il nostro amore, Angelo. Pensi davvero che non ti ritroverei ovunque?”

“Sì che lo penso Crowley! Nasceremo con un po’ di buona fortuna nella stessa Nazione, ma da lì a ritrovarsi, è un terno al lotto. Sei davvero sicuro di voler lasciare al caso il nostro destino?” di nuovo lo sguardo addolorato di Aziraphale trafisse il petto di Crowley e diede un ceffone a mano aperta al suo entusiasmo.

“N… no, in effetti no. Avevo un’altra idea veramente” disse pacatamente.

“Che intendi? Quale idea?” S’incuriosì il biondo.

“Potremmo parlare con Lei.” Suggerì.

“Stai scherzando? Chi ti dice che ci ascolterà? Siamo solo anime, nemmeno più Angeli.” Obiettò Aziraphale.

“Angelo, quello che dovrebbe avere fede sei tu!” Ridacchiò l’ex demone.

Jareth che fino a quel momento era stato a bocca aperta a fissarli, non ce la fece più e sbottò:

“Ma che vi dice la testa?? Siete in Paradiso, felici e beati (letteralmente) , avete tutto ciò che desiderate, presto vi riunirete a tutte le anime care, che altro volete?” e spalancò le braccia esasperato! ”Vi garantisco che sono felice di non essere Dio! Pensate che caos a cercare di soddisfare tutti?!?” Alzò gli occhi al cielo dicendo l’ultima frase, con un tono talmente preoccupato, che i coniugi Fell-Crowley risero di cuore. Al punto tale che i canti della tristezza, smisero all’istante.

Appena riuscirono a comunicare in maniera intelligibile, cercarono di chiarire il loro pensiero, che era diventato di entrambi in modo del tutto naturale.

“Vedi, tornare ci darà la possibilità di fare qualcosa di buono per questo Pianeta che abbiamo visto nascere e crescere. Potremo vivere di nuovo come ora, appena finito il giro”.disse Aziraphal.

“Io ci torno perché il vino è migliore, il cibo fa godere di più il mio Angelo e lui fa godere di più me!” sintetizzò il rosso.

“Crowley!! Ti sembra il caso?”lo rimproverò Aziraphale con uno sguardo decisamente ridente negli occhi.

“Va beh, con voi è inutile discutere! Mai visto due creature più cocciute.”Jareth alzò nuovamente lo sguardo al cielo e scosse il capo.

Aziraphale prese la mano di Crowley e sorridendo gli disse:

“A me sta bene parlare con Lei, ma voglio aspettare Rose. Non me lo perdonerei mai di non essere qui ad accoglierla all’arrivo.”

Così fecero. Rose arrivò dopo quelli che sulla Terra erano sette anni dopo. Poterono riabbracciarsi e raccontarsi tutto il tempo che avevano trascorso separati.

Contro ogni previsione sia Rose che Newt condivisero il desiderio dei due di ritornare sulla Terra, al contrario di Thema e Jareth che preferivano decisamente rimanere a godersi il meritato tempo felice.

Finirono col trovare un compromesso. Avrebbero trascorso un certo periodo in Paradiso e poi sarebbero tornati insieme.

Jareth era più propenso ad attendere Rose dopo la sua prossima vita, piuttosto che rinascere, ma si riservò di cambiare idea.

In realtà la possibilità di tornare era propria di tutte le anime Beate.

Bastava desiderarlo intensamente e si entrava nel corpo di un neonato.

Scegliere il luogo o i genitori era possibile solo in alcuni casi, in cui la rinascita aveva uno scopo preciso e non era il desiderio di un anima sola.

Crowley, dopo aver passato qualche delizioso e gratificante anno in compagnia di Rose, prese Aziraphal per mano e gli chiese se fosse pronto a parlare con Lei.

Al suo assenso, salutarono tutti, lasciando l’uso del cottage a chi lo volesse, fino al loro ritorno e anche oltre , visto che potevano ingrandirlo all’infinito.

Si chiusero in camera, si sdraiarono uno di fianco all’altro e pensarono intensamente al lor desiderio ma, anziché svegliarsi sulla Terra, riaprirono gli occhi in un limbo senza contorni definiti, galleggiando in aria come palloncini gonfiabili.

“Figli miei adorati, la vostra pausa è terminata e sono felice di rivedervi pronti per ritornare, perché il vostro compito non è finito. Lucifero ha preparato l’Avvento del secondo Anticristo e voi siete contemplati nella risoluzione di questo intoppo al mio Piano. Ma il libero arbitrio compete voi quanto gli umani. Se sarete disposti a tornare diverrete nuovamente padroni dei vostri antichi attributi di Angelo e demone, poiché in quella veste siete i guerrieri di cui ho bisogno. Se d’altronde vorrete tornare come semplici umani, potete fare anche questo. Scegliete il vostro involucro con saggezza figli miei, il mio amore vi accompagna.”

Crowley ed Aziraphale si guardarono sgranando gli occhi e avvertendo entrambi un lieve senso di dejavù.

Nessuno dei due parlò.

Non ci riuscivano.

Ma anche stavolta non servirono parole, perché la decisione era già stata presa da entrambi, senza neppure pensarci troppo o doverne parlare.

Si presero per mano mentre si sdraiavano uno di fianco all’altro su un letto comparso d'improvviso.

Così, per l’ennesima volta, si salutarono con un bacio e sorridendo richiusero gli occhi.


 

FINE


 

   
 
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