A tutte le mosche bianche…
Angeli senz’Ali
ΞЖΞ
If nothing ever changed there
would ne no butterflies
Era cominciato
tutto al funerale di Choji.
Mentre il resto dei presenti, distrutti, ne piangeva la morte.
Le spalle di Ino sussultavano, e quando per la settima
volta tornò sui suoi passi, Shikamaru fu sicuro di udire un distinto: Abbracciala.
Ed era la voce di Choji, quella, avrebbe potuto
scommetterci l’anima.
Il che, naturalmente, non era possibile, perciò Shikamaru aveva scartato quell’idea alla velocità della luce.
Si guardò attorno, il pensiero di avere un'allucinazione non era dei più
confortanti, specie quando era così stanco, specie
quando non dormiva da giorni e la fatica si era concentrata tutta lì, in quello
sforzo bestiale anche solo per stare in piedi a un evento al quale non avrebbe
mai voluto partecipare.
Tornò a guardare Ino davanti a sé: i capelli biondi, sciolti come piacevano a Choji, si agitavano al ritmo composto dei suoi singhiozzi,
mentre Sai le si avvicinava e le circondava le spalle
con un braccio.
Sai.
Ma complimenti, battuto da Mister Senza Emozioni… Avanti,
abbracciala! Ha bisogno di te, Shikamaru.
Quella era la voce di Choji, punto.
Ed era impossibile che lo fosse, dato che il suo
compagno era morto.
Morto.
Shikamaru si
sentì male a quel pensiero. Choji era morto. Non c'era più, doveva accettarlo. E prima
lo accettava, prima se ne sarebbe andato quel fastidioso bruciore alla bocca
dello stomaco che lo accompagnava da giorni. E forse,
anche quella voce che obiettivamente, non poteva essere sua.
Ma io sono qui, ci sono Shikamaru.
Il ragazzo dal codino scosse il capo con forza, cercando di liberarsi di quella
voce che gli rimbombava nella testa.
Sono io...
Forse un po' più abbattuta del solito, ma era
la voce di Choji.
Shikamaru si
guardò attorno: il nome era ancora inciso sulla pietra, immobile, al contrario
della signora Akimichi che si dimenava nel pianto, mentre
la mano di Sai era ancora – ancora
sulla spalla di Ino.
Non avere paura, quando mai hai avuto paura di me?
fece bonaria la voce di Choji,
nella sua testa. Sono sempre io, anche se non mi
vedi.
Anche ammettendo - e Shikamaru stesso ne dubitava
fortemente - che quella fosse davvero la voce di Choji
e non una sua stupida - come si chiamava? - ah, sì, proiezione dell'inconscio, che lo prendeva bellamente in giro...Che
cos'era ora il suo amico? Uno spirito?
Un angelo?
Esatto! lo sapevo che eri
un genio...
Per associazione di idee, a Shikamaru venne in mente a una frase che gli aveva
scritto Ino, tempo prima, su un biglietto di compleanno:
"Gli amici sono angeli silenziosi
che ci aiutano a rimetterci in piedi quando le nostre ali non si ricordano più
come si fa a volare."
Angeli, forse. Silenziosi, magari.
Il che valeva
nel caso di entrambi i suoi amici.
Shikamaru scosse
il capo e se ne andò, un passo dietro l'altro, a
pensare.
Aveva appena raggiunto la sua collinetta preferita in silenzio, stava giusto giusto per addormentarsi,
che sentì qualcosa sprofondare sul suo petto.
"Non mandarmi via" la voce era quella di Ino, questa volta, ed era
piccola e fragile, come l'aveva sentita poche volte. L’ultima volta, guarda
caso, al funerale di Asuma.
Abbracciala, sentì di nuovo dentro di sé.
Ancora, con una voce che stranamente pareva quella di Choji.
Shikamaru guardò la ragazza incerto, poi affondò una mano tra i capelli biondi
di Ino, mentre lei si lasciava andare ai singhiozzi contro il suo petto, mentre
stringeva la veste da chunin di Shikamaru con quelle
sue mani troppo delicate per uccidere, mentre piangeva ancora di più a quel
gesto insperato d'affetto del compagno di squadra.
Shikamaru
chiuse gli occhi, si arrabbiò con se stesso, e si accese una sigaretta.
Non era stato all’altezza, ancora una volta non era stato
all’altezza.
Ino ricominciò a piangere.
Quando ebbe esaurito le lacrime, mentre
Shikamaru fumava lentamente con lei rannicchiata sul suo petto, la ragazza alzò
il capo e lo guardò negli occhi: "Siamo rimasti noi due, Shika. Non provare a morire" affermò con una
determinazione assoluta negli occhi e il cuore in mano.
Shikamaru prese un'altra boccata della sigaretta, e deglutì. Non rispose.
Ti sei comportato come un idiota. E tu non lo sei, Shikamaru.
Il chunin accelerò il passo verso la sua camera, dopo
che il padre di Ino l'era andata a chiamare, e
finalmente si tolse lo sfizio: "Cho?"
chiamò.
Per servirti! rispose
quello, nella sua mente.
Il ragazzo sobbalzò: "Sto impazzendo?"
No, sono io.
"Il che secondo logica significa che sto impazzendo" asserì
Shikamaru, prendendosi il volto tra le mani."Sento voci nella mia testa!"
Un serrato bussare alla porta lo fece sussultare per la seconda volta.
"Shikamaru?"
era la voce di sua madre, più pacata del solito.
Questa era fuori…
"Tutto bene, ma’" rispose
il ragazzo irrigidito, stendendosi sul letto. Aveva bisogno di pensare.
Guarda che non c'è niente da capire, gli suggerì quella voce
nella testa. E ti sento anche se
le pensi solo, le cose, non c'è bisogno che tutti ti prendano per pazzo
sentendoti parlare ad alta voce.
"Perché secondo te non è pazzo, uno che parla con la propria testa?"
Shikamaru, non è la tua testa, è il mio spirito
argomentò Choji.
"Dai, è assurdo, converrai..." cominciò a
ragionare Shikamaru.
È talmente facile che non lo prendi neanche in
considerazione, eh? rise Choji.
Diamine, era
proprio al sua risata: piena, totale, fiduciosa.
Shikamaru strinse gli occhi: Gran bella illusione, pensò. Gran bella illusione davvero.
Adesso dormi, ne parleremo quando
sarai disposto a crederci sussurrò convincente la voce di Choji nella sua testa, e chissà perché il pensiero gli
risultò così persuasivo, che Shikamaru si lasciò andare sul letto a un sonno
senza sogni.
ΞЖΞ
Al suo risveglio, il rampollo dei Nara scrollò dalle
spalle un fastidioso pensiero che prevedeva lui, Ino, e un paio di paste alla
crema.
Troppo dolce, eh? si
sentì rimbombare nella testa. Non era possibile. Forse stava ancora dormendo.
"Cho?" chiese piano, spaurito.
Bingo! rispose l'altro
divertito. E i tuoi numeri fortunati sono 4,...
"Divertente" lo fermò Shikamaru. "Sto impazzendo!" si
commiserò poi.
Shikamaru, obiettivamente; ti sembro una tua doppia
personalità? domandò allora Choji.
"Non si sa mai" fece spallucce Shikamaru. "Vado a fare ricerche"
Ma sono Choji!
Shikamaru si vestì e si precipitò fuori casa con un fastidiosissimo SonoChojiSonoChojiSonoChojiSonoChojiSonoChoji
nelle orecchie.
Dunque, "Doppia personalità" era da escludere. "Schizofrenia",
anche. "Paranoia", forse?
Devo proprio aver
toccato il fondo pensò Shikamaru sprofondando il viso tra le mani.
Sono Choji!
Ancora. E addirittura, sullo sfondo, il rumore dello scrocchio di
una patatina.
Shikamaru scosse il capo e si decise: “Esorcismo”.
"Shikamaru? Shikamaru?"
Il ragazzo si svegliò al lume di una candela e, dietro di essa,
il volto di Ino, una mano leggermente appoggiata sulla sua spalla.
"Ino..." mormorò piano, non sicuro che non
si trattasse di un'allucinazione. Dato che non sarebbe stata una gran novità.
"Mi ha detto Shizune che eri qui…" sussurrò
la ragazza, scrutandolo preoccupata.
"Sì, ero venuto a vedere..." tentò di
giustificarsi lui, nascondendo i libri che aveva sotto le braccia.
Naturalmente, Ino li aveva già guardati.
"Tsunade è preoccupata per te.” Cominciò mentre il ragazzo abbassava lo sguardo "Io sono preoccupata per te." Scandì
la ragazza, facendo avanti e indietro tra il suo volto e i libri che aveva sul
tavolo.
Shikamaru sentì il cuore vacillare, vedendo la fragilità degli occhi di Ino mentre prendeva posto accanto a lui.
"Che cosa ci sta capitando, Shika?" chiese
piano, lo sguardo basso.
"Non lo so, Ino" rispose il ragazzo, vinto. Era davvero una
situazione assurda. "Vedo cose che non ci sono, sento...sento
la voce di Cho nella mia testa, e..."
"Anche io" lo interruppe Ino.
Shikamaru la scrutò interessato: "Anche tu?"
"Sì, credo di sentirlo ridere di tanto in tanto, credo di vederlo ancora
davanti a casa sua, ma so che non c'è. Che non ci può
essere." Finì in un sussurro Ino, cercando la sua mano.
"Già" mormorò Shikamaru piano, mentre le dita di Ino si insinuavano
tra le sue.
La ragazza gli strinse la mano: "Cho non
vorrebbe vederti così"
Shikamaru scosse il capo: "Da quando sei tu quella saggia?"
"Qualcuno dovrà pur farlo al suo posto, no?" sorrise Ino, mentre gli
occhi le si riempivano di lacrime. Poi, d'improvviso,
scoppiò in un pianto violento, portandosi le mani agli occhi e singhiozzando
come una bambina.
"Mi manca da morire!" soffocò un urlo nel silenzio della biblioteca.
"Mi manca da morire, e se tu non mi stai vicino,
Shikamaru...non credo di poter sopportare tutto questo dolore da sola. Non sono
così forte".
Abbracciala
Shikamaru strinse gli occhi, strinse le labbra, i pugni, e poi combattendo
contro il suo controllo e la sua razionalità, prese le mani di
Ino nelle sue: "Non devi per forza essere da sola" mormorò
prima di portarsele al petto e abbracciarla. Non fu tenero, all’inizio. In
principio fu uno scaricare la sua stessa tensione, un tirarsi addosso Ino per
sentirsela premuta contro, sul suo petto, il viso incastrato sotto il suo
mento, le braccia contro di lui, che lo stringevano, che scendevano a
circondargli la schiena e a carezzarla con una tenerezza devastante.
"Shika?" Ino mormorò debolmente, contro il suo petto.
"Sì?" domandò lui piano, mentre una mano scorreva di volontà propria
tra i capelli della ragazza.
"Credi che Cho sia un angelo, adesso?"
Bravo, sentenziò Choji
mentre Shikamaru tornava a casa, dopo aver riaccompagnato Ino e averla salutata
con un bacio impacciato sulla fronte.
Il ragazzo dal codino sbuffò.
Ci sarebbe stato meglio un "grazie" alla
fine eh, ma stiamo migliorando…
"L'avrei abbracciata comunque" sbottò
Shikamaru.
Choji fece schioccare la lingua. Ce
l'aveva ancora una lingua?
Sei tu che dai un suono per te comprensibile ai
miei pensieri supplì Choji.
Shikamaru si portò una mano alla fronte.
Non ti far venir mal di testa a forza di pensare,
lo ammonì l'amico.
"Cho, razionalmente..." cominciò
quello agitando le braccia in aria.
Ancora con questo discorso? sbuffò Choji.
"...cosa sei?" domandò Shikamaru piano.
Un angelo.
"Ho detto razionalmente."
Resto un angelo.
"Tipo l'angelo custode?"
No, quello ce l'hai di default. Io sono ancora un praticante; un aiuto in più, se vuoi.
"Lassù pensano proprio che non ce la possa fare, eh?" rise Shikamaru.
Nah, sono voluto restare io disse Choji
con un po’ di imbarazzo.
"Restare?" domandò Shikamaru, stranito.
Forse non avevo ancora la forza di staccarmi da
voi.
Il che implicava che presto o tardi, l'avrebbe fatto.
Di colpo, Shikamaru tacque. Si credeva pazzo, d'accordo, ma era
come...confortevole, esserlo. Stare lì con Cho, a parlare della vita come fosse lì davvero.
L’amico interruppe il vortice dei suoi pensieri: Non
me ne vado, ancora.
"Eh?"
Non me ne vado ancora, tranquillo. Non fino a
quando non avrò finito la mia missione su questa terra,
proclamò Choji con tono solenne.
"Sei patetico, lo sai, sì?" disse Shikamaru con un ghigno "Dio,
mi sembra di essere dentro uno di quei romanzi rosa…"
Viola, semmai puntualizzò Choji.
"L’ho già detto che ti odio?".
L’ho già detto che ti voglio bene anch’io? Forse
l’ho detto troppo poco, prima. Scusami. C’era una nota di malinconia,
ora, nella voce di Choji. E suonava velata ma non troppo lontana.
"Siamo maschi, Cho" alzò le spalle
Shikamaru, sentendo un improvviso fastidio agli occhi, una repentina voglia di
piangere. "E perché sto piangendo se sei qui con me?" singhiozzò mentre si spazzava via le lacrime con la manica
della camicia.
Ci vorrebbe Ino ad abbracciarti. Lei sa come fare.
Shikamaru trovò l'umorismo di ridere: "Hai un’ossessione segreta per gli
abbracci tra me e Ino?"
Quasi quanto te… rise Choji,
e Shikamaru arrossì.
"Crepa, Cho". Poi di colpo si rabbuiò.
"Scusa, non..."
Macché, già fatto! rise
Choji Non è così male,
sai? A parte l'inizio, l'inizio è doloroso. Poi voli
per un po', finché non incontri le indicazioni. Ah, e sì, la parte migliore è
che quelle compaiono quando le cerchi. Come le
persone, lassù.
"Mi sembra tutto così assurdo..." mormorò
Shikamaru.
E invece è infinitamente semplice sottolineò
Choji, con la sua solita spontaneità.
"Per te tutto lo è sempre stato" ribatté Shikamaru "Hai fame,
mangi. Vuoi dire una cosa, la dici. Ti ho sempre ammirato per questo, sai?"
Lo sospettavo.
Per un cervellone come te, sarebbe liberante lasciarsi andare, ogni tanto. Tipo
con Ino.
"Cho..."
Ho sempre saputo leggerti dentro, ma adesso è
ancora meglio rise Choji.
"Vedi tutti i miei pensieri? " si scandalizzò Shikamaru.
No, solo quelli volontari. Ovvero, solo quelli
sconci su Ino.
Shikamaru avvampò di botto, mentre Choji rideva: Scherzo Shika. Solo se tu decidi di farmeli vedere. Adesso per esempio stai
parlando con me. Sei tu che lo vuoi.
"Quindi ti sto immaginando?" chiese Shikamaru, sperando
inconsciamente in una risposta negativa.
Non ho detto questo. Ho detto che sento quello che vuoi farmi sentire.
Anche se più avanti…
"Più avanti?"
Aspetto la promozione, sai.
"Promozione?"
Shika, ti si è incantato il cervello? Sono ufficialmente un
angelo, ora. Sul serio. E come tutti abbiamo gradi e
scale…
Oh. Ino aveva ragione allora.
Ino ha sempre ragione. Sulle faccende di cuore,
perlopiù. Quando non la riguardano, perlopiù.
"Cho? Non avevi detto che non potevi leggere i
miei pensieri?"
Mica li ho letti Shika,
basta guardarti. E poi era una balla, la mia: non
posso leggere i tuoi pensieri. Libero arbitrio e tutto il resto. Abbiamo un
codice severissimo…
Shikamaru alzò gli occhi al cielo: "Non ti
tolgono punti, con le balle?".
Quello rispose
con un tuono nel cielo sereno. Forse non era stata la mossa giusta.
Il chuunin sospirò, mentre entrato in casa e
cambiatosi, si sentiva avvolgere dalla calda sensazione del sonno che lo reclamava.
"Cho?"
Sì?
"Se avessi potuto scegliere un angelo custode, saresti stato tu".
La risposta fu
soffice, come una nuvola: Questo non me l’avresti mai detto, prima.
"Lo so. Ma ritrovarti mi fa dare un valore
diverso alle cose. E Cho...scherzavi
prima sulla missione, vero?"
La voce di Choji parve quasi offesa: No. Sono un'entità seria, ora. Un'entità con un
desiderio, per la precisione. Che i piani alti mi hanno dato
il permesso di esaudire, dato che alla fine coincideva con quello che volevano
loro. Ho iniziato ufficialmente a dare una mano.
"Un'ala, vorrai dire." lo corresse
Shikamaru.
Hai appena fatto una battuta sul fatto che sono
angelo? domandò Choji,
sorpreso.
"..."
Stai iniziando a crederci!
"Stai iniziando a prendermi in giro?" si rigirò Shikamaru nel letto.
Comunque, niente ali, negò Choji.
"Come no?” Shikamaru strinse il cuscino contrariato “E i riccioli
dorati?"
Il meccanismo è sempre quello Shika,
ci vedete come volete vederci. L'apparenza è solo un
modo di presentarci. Quello che siamo è indefinibile,
proprio come le persone, se ci pensi.
Shikamaru si rigirò nelle coperte, ancora: “Caspita Cho, sei proprio diventato profondo"
Ho solo adattato
il resto di me alle dimensioni del mio stomaco rise quello. Dormi Shika, che domani avrai
bisogno di tutte le tue forze.
"Mmm…Nel frattempo tu che fai?"
Gioco con le nuvole
"Davvero?"
No, ma era una bella immagine. Dormi, non voglio
che ti suicidi per fare lo stesso.
ΞЖΞ
"Cho?" Shikamaru si era appena svegliato,
ma si sorprese a cercare l'amico, come se senza gli mancasse il respiro.
Buongiorno! la voce
di Choji era lì, ancora. Shikamaru sentì un calore
confortevole invaderlo.
"Buongiorno" rispose. "Allora, cosa devo fare?" domandò,
insolitamente sveglio.
Non hai programmi per oggi? chiese l'amico.
"Sì, ma...non devo salvare il mondo o qualcosa del genere?" domandò
Shikamaru, sentendosi improvvisamente stupido mentre lo chiedeva.
Choji scoppiò in una risata. Prevedibile.
"Ehi, hai detto che avevi una missione..."
Non ho detto che dovevi salvare il mondo, però...
"Pensavo..."
Mi accontento di molto meno, SuperShika!
Ridacchiò Choji.
"Crepa"
Già visto, già fatto*.
Allora, che si fa oggi?
Shikamaru sbadigliò, nuovamente spossato: "Non so, Tsunade
ha dato una settimana di congedo a me e a Ino, per...sai..."
Per me, sì. Non avere paura a dirlo, Shikamaru.
"È solo che...Kami, Cho,
lo so che è una cosa egoista, ma...se penso che non ci sei..."
Ma io ci sono.
"Ma non sei qui! Sei nella mia testa e non so per quanto ci rimarrai, e ti
vorrei trattenere qui quando so che non è
giusto..."
Andiamo a parlare con Ino.
"Cosa?"
Vorrei parlare anche con lei, se non ti dispiace.
Il team 10 ancora insieme…
Il ragazzo dal codino assentì mentre si vestiva:
"D'accordo, Cho, ma...come le spiego la
situazione?"
Sei
tu il genio. Ah, e a Ino piaci di più con la maglia
verde che con quella blu.
Shikamaru
sbuffò, ma tornò sui suoi passi per cambiarsi la maglietta.
"Ino, è
Shikamaru!"
"Scendo subito!".
Chiaramente, nel caso di Ino, "subito"
voleva dire nel giro di un quarto d'ora almeno, quindi Inoichi
invitò Shikamaru a sedersi.
"Ti offro qualcosa, Shikamaru?"
Non
provare i dolci che fa lui, sono tremendi!
"Sto bene così, grazie" rispose il ragazzo imbarazzato.
"Shikamaru, posso fare qualcosa?" chiese allora l'uomo in senso più
lato, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Shikamaru
scosse il capo.
"Coraggio,
ragazzo. Coraggio. Siete così giovani e avete così tanto peso su di voi…Se
fosse successo a Choza io sarei impazzito, e Choji…era come se fosse mio…"
"Porto fuori Ino, signore, se non le dispiace" sussurrò Shikamaru,
alzando lo sguardo.
"Non mi dispiace, no. Anzi, ti ringrazio per
questo. Penso che abbia bisogno di te più di chiunque altro, Shikamaru."
Saggio
uomo, il signor Yamanaka.
"Sono...papà?" Ino guardò stranita la scena che le si parava davanti,
scese le scale. Per poco non scoppiò a piangere lì per lì.
"Andiamo a fare un giro, Ino, ti va?" fece allora Shikamaru alzandosi
in piedi e cacciandosi le mani in tasca.
Camminarono per un po' fianco a fianco, senza dire niente, e automaticamente si
trovarono sulla collinetta dove era solito incontrarsi il team 10.
Ino si sedette in silenzio con gli occhi rivolti a Shikamaru, e se ne stette un
po' a guardarlo, mentre lui ricambiava lo sguardo della ragazza senza trovare
il coraggio di parlare.
"Io..." cominciarono insieme. Poi, entrambi tacquero.
"Prima tu" dissero in coro. Poi, ambedue risero.
"Grazie" cominciò Ino, guardandolo negli occhi.
Davvero lo stava ringraziando? Lui
non era in grado di fare l'uomo, e lei lo ringraziava?
"Ino, ti devo dire una cosa" tagliò corto lui. L'ultima cosa di cui
aveva bisogno era di un altro pensiero per la testa.
La guardò dritta negli occhi, e Ino arrossì di colpo.
Shikamaru sentì Choji ridere, e assunse
un'espressione annoiata. Ino si irrigidì.
"D'accordo" cominciò Shikamaru, prendendola per le spalle perché
fissasse lo sguardo nel suo. Perché non scappasse,
sentendo quello che aveva da dirle.
"Io...lo so che quello che sto per dirti suonerà folle, e se vorrai
andartene tirandomi un pugno in faccia e senza credermi...beh, non ti
biasimerò. Io stesso non capisco come sia successo e...so solo che non riesco
più a tenermelo dentro, o impazzirei, se già non sono un folle per essere
qui."
Ino aveva smesso di respirare.
"Ino, io...caspita, non so come dirtelo senza sembrare ridicolo. E se riderai...oh, beh, è solo giusto, lo farei anche io al tuo posto, ma...Ino...dannazione". Le parole sembravano non
volergli uscire di bocca mentre i suoi occhi
scivolavano involontariamente sulle labbra della ragazza, invitanti.
Non fece in tempo a finire la frase che la bocca di Ino
era premuta sulle sua, le mani della ragazza nei suoi capelli. Prima che
potesse rispondere al bacio, si trovò Ino premuta contro il petto, che
mormorava come presa da smania: "Anch'io, Shikamaru, anch'io. Kami, l'avevo promesso a Choji
che ti avrei detto tutto, ma mi è mancato il coraggio e non sapevo come
fare...pensavo le tue stesse cose: che mi avresti riso in faccia e che...invece
Choji aveva ragione..."
"Ino, a questo proposito..."
"Gliel'avevi promesso anche tu?" rise Ino,
mentre ancora gli occhi le si appannavano, a parlare dell'amico.
"No, ma...Ino." La ragazza smise per un attimo di parlare e lo guardò
con aria interrogativa.
"Non era questo che ti volevo dire."
Ino si
pietrificò.
Complimenti, la dichiarazione meno romantica della
storia. Commentò serafico Choji.
Shikamaru tentò di correggersi all'istante: "Cioè, era vero, era anche
questo, ma..."
Ino non sapeva se ridere o piangere. La stava prendendo in
giro?
"Ino, fermati" fece allora Shikamaru prendendola di nuovo per
le spalle. "È vero, ti amo, ok?
Però volevo dirti un'altra cosa..."
"No, non è ok!” inveì Ino con uno schiaffo sulla
spalla di lui. “Ridimmelo.” Ordinò.
"Ti amo" obbedì Shikamaru "Però..."
"Non puoi dire ti amo, però!"
protestò la ragazza.
"Hai ragione" concordò Shikamaru, mezzo frustrato. "Ti amo"
mormorò, poi la baciò a lungo, prendendole il volto tra le mani e convogliando
in quel bacio tutto quello che non le aveva mai detto, finché non sentì Choji schiarirsi la voce.
"Ino..." fece poi Shikamaru.
"Ora puoi dirmi del matrimonio combinato" assentì Ino.
Shikamaru - e Choji, nella sua testa - scoppiarono a
ridere.
"Quale matrimonio combinato?" chiese Shikamaru, stranito.
"Non lo so, quello che hai con Temari, o…con Tsunade!" alzò le spalle Ino.
"Non ho
nessun matrimonio combinato all'orizzonte" spiegò Shikamaru, paziente.
Dio, si poteva essere più ridicoli di loro due?
Non
badare a me, io vi amo per questo.
"Ah, no? " Ino guardava Shikamaru con fare incerto "Allora cosa
volevi dirmi?"
"...che so che quanto sto per dirti suonerà estremamente
folle..." tentò nuovamente Shikamaru.
"E io che mi illudevo che la cosa folle fosse la mia dichiarazione
d'amore!" sbuffò Ino.
"...ma…" cercò di argomentare il ragazzo dal codino.
"Shikamaru" lo fermò lei, le mani sulle braccia di lui "Io
ascolterò buona buona questa cosa che hai da dirmi"
"...come la stai ascoltando buona buona
ora?" fece lui, scettico.
"Ma" Ino si sovrappose al suo parlare, ignorandone il commento
"Poi voglio la mia dichiarazione, possibilmente con sentimento e
strappalacrime. Se ci organizziamo bene riesci a farmela anche al
tramonto!" trillò deliziata.
"Ino…" tentò di fermarla lui.
"Sono tutta orecchie" rispose lei mettendosi in posizione d'ascolto,
la testolina bionda sulle mani.
"Quello che volevo dirti è che...credo che Choji
sia un angelo". Shikamaru prese fiato, per un migliore effetto drammatico.
L’hai detto!
"Anche io" assentì lei.
Oh,
su di lei non avevo dubbi
Grazie mille.
Poi si rivolse a Ino: "No, ma...un angelo nel
vero senso del termine" argomentò.
"Concordo"
assentì Ino.
"No, non hai capito. Un angelo, nel senso un'entità celeste"
"Certo, con le ali e tutto il resto." Annuì
la ragazza.
"No, senza ali. Quello è ciò che ci immaginiamo
noi." Puntualizzò Shikamaru.
Esatto.
"Ok." Acconsentì Ino.
"Ok?" Shikamaru era esterrefatto.
"Ok, ci credo" confermò lei.
"Stai scherzando?"
"No. " rispose sincera Ino. Poi aggiunse: "Tu stai
scherzando?"
"No."
"Allora ti credo" ribadì la ragazza.
Shikamaru la guardava con tanto d’occhi: "E credi anche che lui sia qui,
nella mia testa, e ti voglia parlare?"
"Vuole parlare con me?" gli occhi di Ino
tremavano di incredulità ed emozione.
"Ma perché ti riesce così facile accettarlo?" esclamò Shikamaru
gettando le braccia in aria.
"Perché era già un angelo qui, non vedo che difficoltà ci sia a
riconoscerlo…Cho?" chiese poi la bionda con fare
incerto, non sapendo dove guardare.
Cho? Domandò mentalmente Shikamaru. Cho?
Amico?
Ehi, non mi fare brutti scherzi...
Shikamaru provò per cinque minuti buoni di stabilire
un benché minimo contatto con Choji, poi, essendo il
genio che era, capì.
Si volse al
suono fresco della risata di Ino, mentre una farfalla
giocava scherzosamente coi suoi capelli dorati, per poi posarsi sulla sua mano,
e da lì volare su quella di lui. Fu allora che Shikamaru comprese.
Fece scivolare
il suo palmo su quello di Ino, poi intrecciò le loro
dita e si portò la mano di lei alla bocca, per baciarla, mentre la farfalla che
si era posata sulle loro dita intrecciate volava via.
"Era il
suo desiderio" sorrise il chunin.
"Cosa?" chiese Ino, confusa.
"Mi ha detto che quando avesse esaudito il suo desiderio, sarebbe tornato
su per il corso di perfezionamento."
"Corso di perfezionamento?" rise Ino, mentre lui le toccava i
capelli.
"Per diventare un angelo custode vero" assentì Shikamaru, attirandola
a sé e baciandola.
Ino rise, e lo baciò di nuovo, poi lo trascinò sul terreno, dove passarono il
resto del pomeriggio a guardare le nuvole insieme. Certo, fino al tramonto.
ΞЖΞ
"Nami, non correre!" Shikamaru era troppo
pigro per riprendere la figlia che saltellava dietro
le farfalle.
"Un po' di rispetto, amore, siamo davanti alla tomba di zio Choji" la richiamò Ino mentre sistemava i fiori ai
piedi della lapide, scrupolosamente osservata dal figlio minore.
"Zio Choji vi saluta" esordì quello.
Ino e Shikamaru erano sempre stati un po' preoccupati per lui: parlava assai di
rado, e spesso rideva da solo, così che pensavano avesse qualche forma di autismo. Poi, d'un tratto, si mostrava
il bambino più socievole e solare della terra.
Come se un giorno fosse Ino, l'altro Shikamaru. In più, adorava le patatine.
"Shiro..." cominciò Ino alzando gli occhi
al cielo, come a chiedere aiuto.
"Dice" la fermò il bimbo "dice che non sa quanto sia stato
corretto papà, perché alla fine hai fatto tutto tu, mamma, anche se lui parlava
nella testa di papà" annuì convinto.
Shikamaru smise di guardare le nuvole e si avvicinò prendendo le mani del
bambino, mentre Ino li guardava senza capire.
"Shiro?" chiese il padre.
"Dimmi papà" sorrise il bimbo.
"Dì a zio Cho..." gli
occhi dell’uomo si annebbiarono, e di colpo le parole si rifiutarono di
uscirgli di bocca.
"Non piangere, non ti si addice" rispose il bimbo, che poi si
giustificò: "Lo dice lo zio. E dice anche di
dirvi che vi vuole un mondo di bene, e che ovviamente è stato promosso. E di
non preoccuparvi per me, perché quando imparerò cosa
vuol dire essere adulto, lo riconoscerò nella voce della mia cocci…cossi…coscienza."
riuscì infine a dire.
Shikamaru nascose il volto dietro una mano, mentre Ino si accovacciava accanto
a loro in silenzio.
"Piangi ancora, papà?" chiese il bimbo preoccupato, piegando il capo
di lato con aria interrogativa. Poi gli prese la mano e gli piantò un bacio
sulla guancia
"Ecco, questo
è da parte dello zio" sorrise.
"Grazie, Shiro" rispose piano Shikamaru,
mentre Ino lo abbracciava e Nami si univa, per una
stretta di gruppo.
"Ce ne
sono anche per te, mamma" aggiunse il bimbo alzandosi sulle punte dei
piedi per piantare due baci sulle guance alla madre, mentre Shikamaru
protestava: "Perché a lei due?"
"Perché Cho ha sempre preferito me,
mi pare ovvio! " sorrise Ino.
"E per me? " chiese Nami
offesa "Ci sono anch’io, mica solo voi!"**
"Per te
tre" rispose Shiro convinto. Poi guardò la madre,
confuso: "Mamma, quanti sono tre?"
Ino rise, prima
di baciare ciascuno dei suoi figli tre volte. Poi rivolse lo sguardo Shikamaru,
gli occhi ancora stranamente lucidi, e gli concesse un
unico, lungo bacio.
"Ah," li interruppe Shiro, una mano sul
petto di ciascuno dei genitori "zio Cho dice
anche che se il prossimo non si chiama Choji, si
offende!" e prima ancora di capire cosa questo significasse, scoppiò in
una genuina risata di piacere guardando le farfalle che ricominciavano a volare
leggere sui fiori celesti*** che la famiglia Nara aveva portato sulla tomba.
Ho
finito. Che cosa dire se non: Shika
e Ino si amano tantissimo?
Ero
indecisa se postare questa o finire il seguito di Birthdays
(che peraltro è nata con lo ShikaIno day dell’anno scorso), ma questa ha avuto la meglio, perché avevo una
curiosità immensa di quello che avreste pensato, leggendola. È strana, lo so, è
un po’ dissacrante, ma anche un po’ drammatica e divertente. Forse. Beh, per lo
meno per me. È divertente come una cosa si possa definire drammatica
solo perché c’è qualcuno che muore (che soffre, che ha una qualsiasi
sfiga), mentre una storia comica dipende tutta dall’effetto che ha sul
lettore…interessante, no?
Ok, solo per me…in ogni caso…buono
ShikaIno day a tutti!
*Chiaro
(?) riferimento alla fic di eleanor89,
“Già visto, già fatto”. Chiaramente, ShikaIno.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=183037&i=1.
LEGGETELA ASSOLUTAMENTE! Ah, Ele, tu mi devi 10 euro
XD.
**
su questa frase ho il copyright! Made in MiniWish©
***
I fiori celesti sono i non ti scordar di me, anche perché originariamente
questa fic doveva intitolarsi “Così Celeste”…ma
perché infrangere un altro copyright? XD