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Autore: NoThing_Personal    24/09/2009    3 recensioni
Questa storia ha come protagonista una ragazza molto timida, molto più del normale o forse ha solo paura, una paura tanto assurda quanto reale... Ciò che le serve è solo qualcuno di cui fidarsi, ma si sa che la persona giusta non è mai la più semplice da accettare.
Dal 13°cap: «Tu credi nei sogni Haley? Forse eravamo davvero destinati a trovarci» le impedì di muoversi
«Come fai ad essere così sicuro dei sogni? Come hai fatto a non perdere te stesso dopo quello che hai passato?» mi chiese curiosa
«Non puoi mai essere certo di nulla Haley, ogni tanto devi solo crederci con tutto te stesso e quello che cerchi troverà il mondo per raggiungerti.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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METEORA




Nathan


 
1 - M.I.N.E (End This Way)

 I know I hurt you, deserted you
And now I see it clear
I pulled you closer, tighter
'Cause I knew you'd disappear
I just can't compromise, apologize
There's nothing you can say
We both knew It'd always end this way
So che ti ho ferito, ti ho abbandonato
E ora lo vedo chiaramente
Ti ho tirato più vicino,più stretto
Perché sapevo saresti sparita
Non riesco a scendere a compromessi, perdonami
Non c'è niente che puoi dire
Entrambi sapevamo che sarebbe sempre finita in questo modo

(Five Finger Death Punch - M.I.N.E
)

Non avevo mai conosciuto una ragazza così insicura che potesse nascondere così tanto dolore in una maschera così perfetta, così conforme all’inespressivo eppure così dannatamente efficace da togliermi la ragione, una sensazione così inevitabilmente invitante.
Perché guardandola potevi percepirne la sofferenza, ma prima che tu ti potessi in qualche modo avvicinare quella sensazione spariva, lasciando il posto ad un’espressione talmente vuota da non poter definire viva, le pupille talmente dilatate da non poter riconoscerne il colore degli occhi.
L’unica cosa che riuscivi a distinguere era una forte sensazione di freddo che avvolgeva ogni suo gesto, ogni sua parola, un gelo che rallentava ogni tuo possibile contatto. E più la sua apatia si scontrava involontariamente contro di me, più sentivo il bisogno di avvicinarla.
Ogni suo rifiuto, ogni sua lacrima mi spingevano fatalmente contro di lei. Non m’importava se avessi dovuto farle del male, non mi sarebbe mai dovuto importare se avesse provato odio per me, l’unica cosa che ritenevo necessaria era toglierle quella maschera che la rendeva così instabile e stanca.
Non avevo mai incontrato nessuno che mi spingesse involontariamente in tutti i modi a fare di più, per ottenere infine uno sguardo sconfitto e indeciso che mi perforava il cuore, che finora avevo nascosto dalla luce. Era più forte di me, non volevo arrendermi, non potevo lasciarla sola.
Non una persona, in tutto quello che io credevo il mio mondo, mi ha mai fatto desiderare così tanto la sua presenza accanto a me, nessuno ha mai suscitato in me un coinvolgimento così profondo ed inaspettato, non ho mai sprecato una notte pensando a come poter far sorridere una ragazza o perlomeno conoscerla, non ho mai passato un secondo guardandola negli occhi senza sperare che mi sorridesse, ed illudermi che lo facesse per me soltanto, solo per poter sentire dentro di me quella strana sensazione che mi faceva impazzire.
Mi sentivo inspiegabilmente felice le rare volte che lasciava illuminare il suo viso dalla luce, mi faceva desiderare che non fosse l’ultima volta che l’avrei rivista. Tutto quello che io credevo un’inutile perdita di tempo, tutto quello che avevo ritenuto superfluo fino a quel momento con lei acquistava un significato improvviso, indefinito. Sperare giorno dopo giorno che quel legame così fragile ed instabile non si spezzasse, né si allentasse, convincendomi che forse sarebbe potuto essere qualcosa di più.
Ma più mi avvicinavo più una parte di lei aveva paura e quella paura la portava lontano, lontano da tutti, lontana da me.
Eppure ero io il solo ad accorgermene, ritrovandomi ancora una volta impotente.
Quando lasciavo la mia mente libera di vagare nei ricordi che tenevo sotto stretta sorveglianza, solo in quei momenti riuscivo quasi a percepire la sua voce che chiedeva aiuto e io volevo gridarle che c’ero io accanto a lei, il suo respiro era sempre più debole fino a diventare un ricordo, la sua voce veniva soffocata da tutti quei tuoni e dalla pioggia che ora mi impediva di raggiungerla.
A quel punto però, mi accorgevo di nuovo di sognare ed attendevo inutilmente la fine. La vedevo cadere mentre io scivolavo a terra con la mano tesa, una voce fioca nella mia testa, la mia mano che non riusciva ad afferrarla, qualcuno che urlava e che finalmente mi liberava da quell’incubo.
La prima volta che la sognai mi diedi del pazzo, non potevo mettermi a sognare, di punto in bianco, una ragazza che non avevo mai visto in vita mia.
Dopo un paio di settimane dopo però la notai a scuola, di sfuggita, mentre scendeva le scale da sola, ascoltava della musica, camminava a testa bassa quasi infastidita dal tipico caos di fine lezioni, feci per tornare indietro e vederla meglio ma era troppo tardi, se n’era già andata via. Come potevo sognare quella ragazza, ma soprattutto perché la sognavo? Nonostante la curiosità di scoprire il significato di quel sogno che ormai mi ossessionava quasi ogni notte, era snervante, in tutti quei giorni in cui mi fermavo ad osservarla non riuscivo ad avvicinarmi, se ne stava sempre in disparte, non un suono, non una parola uscivano da quel viso annoiato che osservava costantemente il pavimento od il nulla, e io non sapevo come comportarmi.
Ogni giorno sentivo un’inspiegabile senso di smarrimento crescermi dentro ed uno strano senso di inquietudine si impadroniva di me ogni volta che provavo a cercarla, senza sapere il perché di tutta questa improvvisa paura di non vederla o il perché di questa mia improvvisa fissazione.
Nonostante ci provassi con tutto me stesso, non sono mai riuscito a togliergli quella maledetta maschera e più il tempo passava più mi accorgevo che forse avevo solo ritardato l’inevitabile. Più cercavo di attenuare questa sensazione avvicinandola, più la vedevo combattuta. Vederla felice, nutrirmi dei suoi sorrisi è stato uno dei miei più stupidi errori. È solo colpa mia se l’ho resa ancora più fragile.
  
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