Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Gazy    27/09/2009    10 recensioni
Questa storia è per tutti, ma sono sicura che pochi l'apprezzeranno. Dimenticate l'Edward dolce e premuroso della Meyer. Il mio è un'Edward oscuro... un'Edward dannato. Bella vi sembrerà la solita imbranata, ma scoprirete quanto sia diversa dall'originale solo se mi seguirete. Non parlo di sfacciataggine, di malizia o aggressività... la mia Bella ha la chiave di questa storia. Ci saranno nuovi personaggi e totali stravolgimenti. Se siete sicuri che questo possa piacervi, allora leggete! ^.^ ...[Improvvisamente sentii lo schiocco metallico di un accendino a benzina e, subito dopo, una fiammella galleggiò nel buio. Alla mia destra, infondo al bancone, una bocca espirò un soffio di fumo. Smisi di respirare, il corpo indurito dall’aspettativa mentre distinguevo una sagoma nera seduta su uno sgabello, perfettamente mitizzata dalle tenebre. Mi resi conto che, se avesse voluto, avrebbe potuto farmi credere che il locale fosse deserto restando semplicemente immobile]...
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
(Lesson n.22): Una relazione può rafforzarsi solo grazie alle difficoltà che supera
Ebbene, Alice aveva in serbo per noi… davvero un’idea geniale! Ma questo, dal punto di vista molto disinibito di Edward. Dal mio, invece, si vedevano almeno cento punti sui quali discutere tutta la settimana a venire. Primo tra tutti…
“Sono troppo giovane per sposarmi!”
L’espressioni di Alice non perse nulla del suo entusiasmo, nonostante la mia faccia avesse fin da subito dimostrato un livello di choc molto elevato. A Edward brillavano gli occhi e, non riconoscendolo, preferivo evitare di guardarlo per due secondi di troppo. La luce che illuminava le sue iridi bronzee rendevano la faccenda più seria di quanto già non fosse. Sembravano due diamanti che, alla parola ‘matrimonio’, splendevano e rilucevano sempre più di brillantezza.
“Ma, Bella, rifletti qualche minuto. E’ l’unica strada che non ci porta in guerra contro i mutaforma!”
“Alice, non mi sposerò per via di un cavillo diplomatico” sostenni.
“Sarà comunque per amore Bella” ribatté rapida.
Mi sembrò di dover spiegare un concetto elementare ad un ottuso adulto, per giunta laureato! Continuavo a chiedermi come fosse possibile che non cogliesse l’assurdità di quella soluzione, proprio lei che, essendo vampira, doveva possedere un’acutezza superiore alla media.
“Per amore si possono fare mille cose, ma sposarsi è un passo troppo importante, troppo…”
“Definitivo?” concluse per me Edward, che fino a quel momento era rimasto fuori dalla discussione.
Stava seduto sulla poltrona preferita di Charlie, ma con una posa più raffinata di quella che assumeva lui quando vedeva la ‘partita’ con in mano una birra. Lo immaginai, per un breve e terribile istante, sotto le spoglie di mio marito. Quello che provai fu strano, indefinito come un sogno, però intenso e pungente come un crampo improvviso. Emozioni contraddittorie cozzarono nel mio cuore, producendo un’eco che si protrasse fino al ventre e poi giù, dritto alle ginocchia. Fui assalita da furiose vertigini - di quelle che ti danno l’impressione di stare su una giostra - così dovetti risedermi sul divano per non cadere sul tavolino di legno.
“Hai paura” sussurrò lui, fissandomi con sguardo rapace.
Mi venne da ingoiare, anche se in bocca avevo un’aridità insopportabile.
“Stiamo insieme, da quanto Edward?” iniziai a dire, “Da due, tre settimane? Ci vogliono anni per costruire un fidanzamento degno di arrivare al matrimonio. E tu, invece, vuoi prendere la scorciatoia.”
Alice ebbe la compiacenza di stare zitta mentre i nostri occhi interagivano tra loro in una discussione silenziosa. E dopo quella estenuante lotta di sguardi, che non vide alcun vinto, disse:
“Lasciaci soli, Alice.”
“Ma..!”
Edward le scagliò con un’occhiata raggelante, che bloccò la protesta della sorella sul nascere e che la convinse a lasciare la stanza nel giro di pochi istanti. Si diede giusto il tempo di salutarmi con un affettuoso abbraccio, e poi scomparve.
“Sai che è stato inutile” dissi. “Saprà comunque quel che ci diremo.”
“Adesso sento il bisogno di sentire solo i miei pensieri.”
Guardandolo, mi resi conto di quanto era difficile per lui gestire situazioni così critiche. Chissà quant’è snervante, pensai. Doveva possedere una straordinaria capacità di concentrazione per riuscire a riflettere coerentemente, intanto che voci mentali di ogni sorta ti penetrano il cervello.
Io, con la mente confusa che avevo, non sarei mai riuscita a sopportare un potere come quello di Edward.
“E cosa ti dicono i tuoi pensieri?” domandai esitante. Mi incuriosiva sapere il motivo per il quale era diventato tanto chiuso, tanto distaccato. Ma sempre e comunque bellissimo. Anche vederlo così lontano, in quel momento difficile, era per me motivo di struggimento; il cuore veniva pervaso da fitte bollenti di amore e devozione per ogni gesto che compieva, seppur banale. Persino il modo con il quale gonfiava i polmoni per un sospiro rassegnato, mi portava ad amarlo ancora, e ancora, fino alle soglie dell’impossibile. E allora, perché non volevo sposarlo?
Una bella domanda…
Però non era quello il momento per psicanalizzare me stessa e le mie contraddizioni. Tornai a concentrarmi sulla nostra conversazione non appena lo vidi pronto a rispondermi.
“Penso a noi due insieme.” parlò mesto, “Alle lenzuola strette intorno ai nostri corpi nudi, e alle parole che vorrei sussurrarti all’orecchio intanto che sono dentro di te.”
“Ah.”
Non c’era altro che potessi dire.
Avevo le guance in fiamme e gli occhi offuscati dalla visione che era riuscito a suscitato nella mia mente. Era così sensuale, così devastante, che strinsi istintivamente le gambe per l’imbarazzo. Il mio corpo aveva reagito abbondantemente, e quello che aveva fatto, era stato solo parlare. I suoi occhi poi, mi bevevano l’anima e scompigliavano ancor più le mie sensibili percezioni. E sebbene feci uno sforzo immane per tornare coerente, la voce manifestò comunque un lieve tremore.
“Non po-possiamo sposarci solo per raggiungere… quell’obbiettivo” sebbene davvero tanto allettante, finii mentalmente.
“Ne sono consapevole, più di quanto tu creda” mi disse.
Allora chiusi gli occhi e massaggiai le tempie con le punte delle dita: ecco che arrivava il mal di testa! Le sue intenzioni erano ingarbugliate quanto la matassa di fili elettrici che Charlie teneva giù in cantina. Mi ero sforzata di districarli, e quello era il risultato.
D’improvviso il suo profumo si fece intenso, scivolò nei polmoni quasi che fosse un denso succo al sapore di muschio e miele. Sentivo l’alito freddo della sua bocca sul viso, e le mani posate innocentemente su entrambe le mie ginocchia. Grandi e fredde, parevano pallidi ragni in attesa.
“Guardami” mi incitò Edward.
Si era inginocchiato ai miei piedi, come i principi nei film romantici che amavo. Solo che lui non era un principe: era un vampiro, creatura oscura e non di luce. Questo pensiero rese il gesto ancor più eclatante.
“Bella, guardami.”
Lo accontentai, fissando i miei occhi nei suoi. Mi concentrai su quelli, dalla forma allungata e profondi, sovrastati da sopracciglia folte e rossicce. Il colore acceso risaltava sulla pelle lattea, così come la chioma disordinata che si ritrovava. Il naso, dritto e ben delineato, pareva scolpito dalla mano esperta di uno scultore. La forma della mascella poi, squadrata quanto bastava per non sminuire la bellezza delle sue labbra, era intrigante. Sembrava che fosse stato creato apposta per sedurre l’intero universo femminile.
Avrei voluto perdermi in mille elogi mentali, ma avevo un discorso di vitale importanza da portare avanti.
“Ti guardo” sussurrai, dopo il mio accorato studio.
E lui mi chiese: “Cosa vedi?”
Rimasi per un po’ spiazzata. Trascorsi alcuni secondi, iniziai a capire quale fosse la risposta giusta, perché andai più affondo nelle sue iridi. Singolari, uniche per la loro innaturale tonalità, mi trasmettevano calore. Era così strano pensarlo! Qualcosa mi diceva che un essere freddo come un vampiro non avrebbe dovuto possedere uno sguardo del genere. Poi, di colpo, in mente mi balzò  l’espressione ‘uomo innamorato’, e quasi piansi poiché sentivo che quella era la risposta esatta.
Edward, quando vide le lacrime incastrarsi tra le sottili ciglia dei miei occhi, posò una mano gelida sulla guancia e ne raccolse una goccia sul pollice. Quindi mi bagnò il labbro inferiore con quella piccola acqua salata, osservando incantato il modo con il quale si distribuì tra i microscopici spacchi. Scrutò attento la mia lingua, che ne raccolse pigra il sapore, e ruggì sommesso.  
“Resisterti è arduo” disse a mezza voce, “mi ricorda l’astinenza che ho subito quando abbandonai la caccia.”
Lentamente, unimmo le nostre labbra in un bacio delicato. Mi si strinse il cuore per quanto fu struggente la dolcezza che ne scaturì. Era tanta e tanto intensa da poter generare una nuova vita, e forse, un nuovo universo.  
Dalla gola di Edward uscì un suono simile a fusa, ruvide e pesanti come quelle di un grande felino.
“Il sangue animale non era mai abbastanza” disse.
“Mi stai paragonando a della selvaggina?”
Sotto le palpebre pesanti, lo vidi ghignare sardonico. Per un attimo sembrò sul punto di ribattere con una risposta arguta, ma poi la malizia si spense e la sua austera serietà lo pervase.
“Sto cercando di farti capire quanto sono dipendente da te, Bella. Ti ho fatto una promessa, e non la infrangerò, perché morirei se ti lasciassi un’altra volta.”
“Quindi, vorresti sposarmi entro una settimana?”
La domanda sarebbe dovuta essere pregna d’ironia, che purtroppo fu smorzata dalla sua vicinanza. Allora mi diedi dell’incapace, intanto che morivo pateticamente per i suoi sensuali movimenti. Mi aveva afferrato un polso e, guardandomi famelico, ne mordeva delicatamente la parte inferiore. Le vene sotto la sua bocca iniziarono a prudermi ed io abbi un sussulto. Come facevo a pensare, con lui che faceva quelle cose assurde al mio corpo?
“Non una settimana” disse. “Tu, quanto pensi di resistere?”
Se continui così, pensai, molto poco.
“Possiamo fuggire da qualche parte e trovare una posto dove i mutaforma non ci trovino” proposi.
Ma Edward scosse la testa.
“L’ultima cosa che voglio, è consumare la nostra intimità come dei ricercati.”
“Sposarsi adesso è da pazzi, Edward.”
“Aspetteremo.”
“Fino a quando?”
Mi sorrise, accattivante come un uomo di altri tempi catapultato in quest’era moderna. Era troppo bravo, troppo perfetto per entrare nei panni comuni di un banale marito.  
“Fino a quando non ne potremo più” rispose.
Tutto dipendeva quindi dalla nostra resistenza. Forse quella di Edward era all’altezza, per via dei decenni di esperienza che avevano forgiato il suo ferreo autocontrollo. Ma della mia capacità di trattenermi dal saltargli addosso… bè, dubitavo… e non poco.


“Ciao Bella, Edward è appena tornato dalla caccia. Accomodati, cara.”
Esme era il mio idolo. Era così che sarei voluta diventare da grande, oppure, era così che avrei voluto che fosse mia madre. Insomma, era un esempio da adattare a molteplici realtà. La cosa che più apprezzavo in lei, era il fatto che il suo comportamento tanto accondiscendente non era per nulla artefatto. La sua dolcezza, il suo tenero sorriso, erano naturali e sempre presenti. Non si sforzava come facevano molte altre persone, che poi a stento mi salutavano quando le incontravo accidentalmente per strada.
“Vuoi del tè? O una limonata?”
Il suo sorriso mi fece quasi venire voglia di mentire, e dire si, che avevo una gran sete e volevo disperatamente una limonata. Ma non era così: avevo lo stomaco in subbuglio, perciò metterci qualsiasi cosa dentro sarebbe stato un grave affronto alla sua volontà.
“No, ti ringrazio Esme. Voglio solo raggiungere Edward” le dissi, sorridendole educata.
“E’ sotto la doccia, ma puoi aspettarlo nella sua stanza.”
Dopo averla ringraziata per la seconda volta, salii le scale con la mente occupata dal pensiero di Edward tutto bagnato e insaponato. Una settimana prima mi sarei sentita una ninfomane per quel genere di fantasie, ma proprio ieri avevo fatto i conti con quella parte di me stessa. Io e Edward eravamo entranti in un discorso molto intimo e molto piccante, in cui ci siamo raccontati le nostre reciproche fantasie. Inutile spiegare di che genere fossero. Lui era stato il primo ad iniziare, ed io, soggiogata dalla sua splendida voce, ero caduta in fiamme in poco più di mezzo minuto. Ho fatto la restia per un’ora buona, dicendogli che mi imbarazzava enormemente quel gioco, però lui alla fine ha avuto la meglio. Mi ha detto che non dovevo vergognarmi, perché è normale avere fantasticherie sulla persona che ti piace. Si era comportato da uomo adulto, troppo adulto, e io di conseguenza mi sono sentita una bimbetta. Ma, quando ebbi finito di raccontare, fu lui ad ansimare come un ragazzino eccitato. E’ stata una bellissima soddisfazione quella di vederlo ridotto in quel modo a causa delle mie fantasie. Anche se quel giorno non abbiamo fatto altro che accrescere ancor più la nostra frustrazione, ci siamo divertiti.
Con un lieve sorriso sulle labbra, entrai entusiasta nella sua stanza. Sentii lo scroscio della doccia nel suo bagno – il vantaggio di essere un Cullen, è che ognuno ha diritto ad un proprio bagno – e mi accomodai sulla poltrona ad aspettarlo. Per un breve attimo mi chiesi se si fosse portato i vestiti puliti, o se mi avrebbe deliziata della vista di lui in accappatoio mentre sceglieva un jeans e una maglietta. Sperai nella realizzazione della seconda possibilità.
“So a cosa stai pensando” disse d’improvviso una voce calda e smorzata. Guardandomi attorno per tutta la stanza, cercai di capire da dove provenisse. A quel punto la voce incominciò a ridere, e allora compresi che proveniva dalla porta del bagno. Quella era semi aperta – mentre pochi minuti prima non lo era – e lasciava vedere uno specchio ampio, che pareva occupare tutta una parete. Sulla superficie dello specchio si era raccolta una membrana opaca di umidità, che tuttavia catturava l’immagine di un corpo pallido e slanciato. Incantata, osservai quell’ombra chiara rivelarsi nelle parti meno opache dello specchio. Proprio grazie a quelle scoprii che il corpo era del tutto nudo, perché si potevano distinguere bene le cosce muscolose e il ventre tirato in un seducente triangolo di muscoli. Probabilmente smisi di respirare. E rischiai di peggio quando una mano marmorea spazzò via, con un unico e lento gesto, il vapore dalla superficie riflettente.
Mi sentii sull’orlo di un infarto, o di una combustione spontanea. Di me non sarebbe rimasto altro che una macchia sulla pelle bianca di un divano costoso.
Tramite quella striscia di specchio lucido, vidi il ghigno di Edward prendersi gioco di me.
Non si vedevano nient’altro che le sue labbra, che strafottenti mi provocavano .
“Farai meglio a smetterla” sussurrai, un po’ intontita. Il sangue era tutto affluito nella parte inferiore del mio corpo, perciò non sarei potuta arrossire neppur volendo.
Vidi il ghigno allargarsi, le labbra aprirsi, e quello che ne uscì fu una risata melodiosa; essa dilagò dal bagno alla stanza, e dalla stanza fece eco nella mia mente.
Avrei potuto sciogliermi per quel suono, e in verità, lo stavo già facendo…
“Che stronzo” mi venne da grugnire, in un modo molto poco signorile.
Era chiaro che mi stava provocando deliberatamente, e come minimo mi sarei dovuta incazzare di brutto, considerando che non c’era alcuna speranza di portare quel gioco ad un reale sfogo. Invece, friggevo come un pezzo di carne in olio bollente. Ero patetica, mi dicevo, intanto che osservavo la sua figura pallida muoversi in bagno. A tratti coglievo la vista di un pezzo di schiena, e a tratti quello di una coscia, riuscendo a vedere persino parte del suo delizioso fondoschiena. Ma quella, me lo sentivo, era un’occasione che mi avrebbe lasciato l’amaro in bocca.
“Non credevo fosse così tardi.”
“Bè, anche i migliori sbagliano” risposi, benché fossi io quella in netto anticipo. Mi ero presentata mezz’ora prima, perché a casa avevo finito tutte le faccende casalinghe e perché, ammisi, non riuscivo a stargli lontano.
Il mio vampiro preferito sbucò dal bagno con un telo di spugna annodato in vita, bianco al pari della sua pelle. Bellissimo, arrogante, scolpito nel marmo e gocciolante di acqua calda, sembrava pronto per un servizio fotografico.
“Hai intenzione di vestirti?”
“Solo se lo vuoi davvero.”
“Edward…” lo chiamai, imprimendo la voce di avvertimento. Volevo sapesse che stava esagerando, che presto sarei implosa se non fosse tornato ad essere un bravo ragazzo. Altrimenti si sarebbe ritrovato per fidanzata una poltiglia di ormoni e libido.
Con un sopracciglio alzato e la solita faccia da schiaffi, mi chiese: “Troppo mordace?”
Io annui, e allora lui disse di chiudere gli occhi per tre secondi. Mi fece anche contare ad alta voce!
Arrivata al tre, aprii gli occhi e lui era vestito di tutto punto.
“Comodo” dissi, mentre apprezzavo il jeans strappato e il pullover grigio che aveva scelto.
“Quali sono le novità di cui mi parlavi al telefono?”
“Vieni qui, fatti baciare prima.”
Come rinunciare ad un invito tanto allettante? Mi fiondai da lui e stringendolo lo baciai con tutta la passione repressa che aveva suscitato con il suo sporco giochetto.
Per via del sodo allenamento che avevamo intrapreso io e lui, ero diventata molto brava a baciare. Avevo scoperto che bastava muovere la lingua in un certo modo per scatenare gli istinti animali del mio uomo. Lui mi aveva detto che mettere in pratica quella tecnica significava giocare sporco, perciò non esitai a rendergli il favore. Con una lieve torsione della lingua, accarezzai il centro del suo freddo palato e contemporaneamente entrambi canini, appuntiti e letali. Si staccò rapido, producendo uno schiocco umido di labbra.    
“Questa è una sorta di vendetta?” mormorò con voce ruvida. Gli occhi neri di desiderio svelavano quanto fosse eccitato. E quella, bè si, quella fu un’altra soddisfazione da aggiungere alla mia bacheca delle vittorie ottenute. Umana due, Vampiro uno.
“Prendilo come un avvertimento.”
“A volte penso che saresti una vampira perfetta” mi confidò, e io mi sforzai di prenderlo per un complimento. Dal suo punto di vista, strettamente soprannaturale, poteva benissimo esserlo.
“Parlami della novità” lo incitai.
Tenendomi stretta, si sforzò per riacquistare il suo consueto controllo. Da quanto ero vicina, potei vedere il caramello liquido riassorbire il nero onice dei suoi occhi bramosi, quasi che fosse una mutazione spontanea e dolorosa. Era attraente persino quella parte molto inumana di lui. Mi ricordava quanto fosse pericoloso, e quando succedeva, sentivo sempre una stretta nelle viscere del mio ventre; sapevo infatti che, nonostante fosse una creatura letale, non mi avrebbe mai fatto del male. Forse era la stessa sensazione provata dai domatori che si vedono nei circhi, quelli che riescono a non farsi mangiare da una tigre o da un leone, solo grazie ad una sedia e ad una frustra.
“I Doubois lasciano la città” disse. Dritto al punto.
Mi diede alcuni secondi per metabolizzare l’informazione, però iniziò ad agitarsi quando i secondi arrivarono a diventare un minuto.
“Bella?”
“Si, stavo pensando… cosa mi ha fatto precipitare a casa tua?”
Prese un respiro profondo; e quel gesto gonfiò i pettorali quel tanto che bastava a distrarmi per un breve istante. Stavo diventando abile a concentrare la mia attenzione altrove quando succedeva.
“Gabriel ha espresso il desiderio di vederti, per un’ultima volta” spiegò.
Se mi trovavo lì, era perché al vampiro era stato concesso il permesso di vedermi. Chiaramente, Edward non ne era affatto contento. Di sicuro era stato Carlisle a decidere, quindi per lui era impossibile opporsi.
“Non ci sarà altra occasione per lui, poiché gli è stato proibito di avvicinarsi a te dopo l’aggressione” aggiunse.
“E ci vuole un’intera famiglia per tenerlo a bada?”
Si risparmiò la risposta, sostituendola con un’occhiata funesta. Quella mi fece capire che avrebbe anche impiegato un esercito di vampiri, se ne avesse posseduto uno.
“Ok, forse i jeans non sono adatti per l’occasione” cercai di buttarla sul ridere, ma Edward non colse l’ironia.
“Così va benissimo” mi incoraggiò, più serio dell’inquinamento atmosferico.
Potevo essere definita un’ingrata, ma certe volte, avere un fidanzato vampiro e privo di humour era davvero uno schifo.



Nota dell'autrice:
Non ho molto da scrivere, tranne che siamo quasi alla fine!! Bè, mi dispiace ma è così ^.^ Mancano altri due o tre cap e poi chiudo... Sono comunque contenta di aver trovato nuovi lettori! Un grazie collettivo a tutte quelle persone che si sono impegnate a lasciarmi delle recensioni  toccanti, come
Rebecca73, Foolforlove (a proposito, il tuo nick mi è famigliare! L'hai per caso preso da un sito ispirato a Buffy e Spike???) e infine Nym84. Siete state semplici, ma molto lusinghiere ^.^
Thaks all'infinito
.

Approfitto poi per far pubblicità all'altra mia ff, Sulle Punte dei Piedi.
Ve lo dico perchè passerà un pò di tempo prima che torni a pubblicare qualche altra storia!!
Almeno avrete qualcosa (di mio) da lettere nel frattempo ^.^ E lasciatemi dei commenti anche lì, se volete, naturalmente =D Oppure mandatemi qualche e-mail!!! Mi fa sempre piacere leggere le vostre recensioni, anche quelle pretenziose o insoddisfatte!!! ^.^
A presto!! =^.^=
 

  
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Gazy