Ed
ecco a voi uno scorcio dell’infanzia di Aeris e Cloud.
È un capitolo molto malinconico e deprimente, ma quando lo scrivevo mi veniva
da ridere O_O… sono sadica.. Mi dispiace Aeris. ;__;
Cap.
3 Comme d’habitude
Che bel tepore che emanava il suo fratellone. Fin da quando si erano
conosciuti, Aeris gli era sempre stata attaccata come una ventosa, sperando che
lui potesse sempre proteggerla, e volerle bene.
Anche adesso sul divano arancione del suo appartamento, abbarbicata
come una piantina di gramigna sul suo albererello personale, facendo la parte
del parassita in senso buono, lei stava chiedendo protezione per una vita
migliore di quella che l’aspettava e di quella che aveva trovato da bambina.
Da
bambini infatti, quando lui doveva tornare a casa con
suo padre, lasciandola tutta sola con il suo di papà, e la sua debole madre,
lei aveva paura. Terribilmente paura. E si sentiva
l’unica persona capace di amare al mondo. Quando Cloud se ne andava
via, nella sua bella casetta di campagna, con i suoi dolci animaletti che gli
facevano le feste e i suoi genitori che lo coccolavano donandogli tutto l’amore
di cui aveva bisogno, lei rimaneva sola, sola contro un padre insano e una
madre troppo debole per combatterlo.
Non
poteva certo cercare di combatterlo lei, una bambina di soli dieci anni, per
giunta fragile come un giunco e con una paura enorme.
Suo
padre la sgridava sempre di vedersi troppo tempo con il suo “bastardino” come lo chiamava lui, e poi di dedicarne poco a
lui; quando voleva, suo padre, che mai e poi mai avrebbe più chiamato tale, se
la prendeva sotto un braccio e, prima con pianti isterici e urla della piccola,
poi con una silenziosa disperazione segnata dalle amare lacrime che scendevano
dalle rosee guance di porcellana, la portava nella sua stanza, chiudendosi
dietro la porta a chiave.
Sua
madre si disperava giorno e notte, cercando di proteggere la sua bambina,
facendosi picchiare a sangue, al posto di farla abusare da quell’uomo
che un tempo, veramente remoto, amava.
Un
giorno, quando ormai da bambina si era già fatta una ragazzina, aveva appena
subito un’altra delle sue tremende torture, che cercava di dimenticare appena
avvenute, tanto che se qualcuno le avesse chiesto che
cosa si era fatta all’occhio, che era pesto e di un viola chiaro, lei avrebbe
risposto “Quale occhio nero? Io non ho niente..”, quando
andò fuori in giardino, a consolarsi con i suoi amati fiori di campo.
Si
era rivestita velocemente, sperando che quell’”uomo”
non volesse un bis, ed era corsa fuori, con un’aria e il vestito scombussolati.
Si
buttò sotto l’ombra dell’albero sotto il quale giocavano
spesso lei e Cloud, quando veniva a trovarla, vale a dire quasi ogni giorno. Si
adagiò con il viso rivolto verso la voluminosa chioma del sicomoro, a guardare
con gli occhi vacui di pensieri i raggi di sole che filtravano attraverso le
larghe foglie verdi.
Quando
sentì un rumore vicino al suo viso, vide un uccellino non troppo lontano da lei
che frugava tra gli steli d’erba alla ricerca di qualche insetto e gli sorrise con un sorriso spento, non adatto al suo viso
ancora da dolce bambina.
Riportando
la sua mente nel mondo crudele e reale in cui viveva, sentì un dolore atroce
nel mezzo delle sue gambe, e si rese conto che era completamente scarlatta di
sangue sul vestito marrone chiaro, e andò in chock.
Ogni
anno in cui aveva sopportato le ingiurie a cui la costringeva quell’uomo non le aveva mai fatto
accadere una cosa del genere, e adesso invece la sua piccola mano era colorata
di un rosso acceso, che tra poco si sarebbe seccato diventando di un marrone
opaco e tetro.
Avrebbe potuto rimanere a fissare il suo sangue completare
lentamente il suo processo fino a quando non fosse morta per mancanza di
nutrimento, ma la sua unica luce in quel mondo ebbe il buon intuito di venirle
a fare visita in quel momento.
Cloud
si guardò in giro alla ricerca della sua sorellastra, dopo essere uscito dalla
casa in cui la madre- con volto funereo- gli aveva detto che probabilmente era
fuori nel boschetto vicino a casa.
Non
vedendola subito lì, immaginò fosse andata al loro albero preferito, di cui non
si ricordava mai il nome, e si incamminò nell’intrigo
di rami e erbacce che facevano da siepe anti-sguardi indiscreti all’enorme
albero che si trovava quasi al centro di quella barriera.
Arrivato
davanti all’albero trovò la sua graziosa sorellina con una chiazza di sangue in
mezzo al femminile abito che portava, proprio dove si trovavano le esili gambe; lei si stringeva convulsamente una mano
facendo avanzare altro sangue sul palmo, e giù per il braccio.
Cloud
la guardò sconvolto, non sapendo cosa potesse esserle
accaduto per far diventare la sua bellissima Aeris, la sua dolcissima Aeris, la
sua infelice Aeris, la sua shockata Aeris.
Corse verso di lei, inginocchiandosi frettolosamente e
prendendole il viso tra le mani.
-Cos’è successo? COS’È SUCCESSO, PER
DIO!?- fece più terrorizzato di lei, scuotendola per le spalle.
Prima
silenziosamente, eteree lacrime cominciarono a rigarle gli zigomi, poi
accompagnate da singhiozzi sempre più forzi,
cominciarono a scendere sempre più rapidamente a abbondantemente.
-Cloud!!- gemette tra i forti singhiozzi che le percorrevano il
corpo, mentre si stringeva al corpo del fratello, pregando che tutta la sua
vita all’infuori di Cloud fosse un’illusione.
Cloud
la strinse al petto, cominciando a seguirla nel pianto.
Dopo
essersi calmata un po’, dopo un lasso di tempo
piuttosto lungo, il giovane fratello la prese in braccio, ancora tremante e
pian piano si avviò verso la casa degli Incubi.
Entrato
in casa, fece sedere la piccola sorella sul tavolo e le spostò alcuni capelli
della frangetta verso i lati del viso.
-Rimani
qui. Vado a chiamare la mamma.- le disse carezzandole
il viso.
Dopo
cinque minuti Cloud tornò con la madre al seguito e, con apatia, le lasciò da
sole.
In
realtà quello che era successo alla piccola Aeris non
era una cosa legata al padre. Era diventata una donna.
Se
ci ripensava in quel momento le veniva quasi da ridere;
ne era rimasta shockata per giorni, incolpando dentro di se il padre, e poi era
saltato fuori che erano solo le sue prime mestruazioni mensili.
Ma
le angherie del padre cominciavano a farsi sentire sempre di più nella vita di Aeris, e nel suo carattere. Dalla bambina allegra e
solare che era, il viso si era inscurito, facendo scomparire il sorriso puro
che colorava sempre le sue labbra.
E
Cloud se ne accorse, e come se se ne accorse.
Ogni
giorno, quando passava a trovarla, Aeris ne approfittava
per abbracciarlo e cercare conforto fra le sue braccia; Cloud cercava di
sostenerla come meglio poteva, ma non sapendo il motivo del suo bisogno
d’affetto, non poteva fare molto.
Ma un giorno si decise a chiedere spiegazioni.
Come
ogni singolo giorno da quando si conoscevano, era andato a farle visita e la
loro madre si era offerta di preparare loro la merenda nel pomeriggio.
-Aeris,
cara, va a lavarti le mani, che prima sei andata in
giardino- le disse sorridendo stancamente Elmyra, la madre.
Aeris
fece un cenno del capo e andò, camminando elegantemente, verso il bagno.
Cloud
colse al balzo la palla lanciata dalla madre e si accinse ad iniziare il
discorso.
-Madre,
devo parlarvi di una cosa.
Elmyra
si girò lentamente, aspettando il fatidico discorso che sapeva il figlio
meditare da molto tempo.
Con
la determinazione che si leggeva perfettamente negli occhi, disse semplicemente:-Cosa sta succedendo ad Aeris.
Non
era una domanda, e lei lo sapeva, lui esigeva una risposta.
Con
voce sofferente e le lacrime agli occhi, la sera stessa, da soli, gli raccontò
tutto quello che aveva sopportato e sopportava
Aeris.
Cloud
era rimasto ad ascoltarla con gli occhi furenti di rabbia e la bocca aperta in
un urlo sordo di sconcerto.
Appena finì, con una determinata rabbia nella voce le disse che lui
avrebbe portato via di lì Aeris, seduta stante, la notte stessa.
Ed
era per quello che da qualche annetto vivevano a
Midgar, in due appartamenti vicini, come la sofferenza che provavano entrambi.
Fortunatamente,
da quando se ne erano andati, l’antico carattere
radioso di Aeris stava facendo capolino dalle sue labbra, di nuovo cosparse di
un sorriso pulito e pronte a donare parole di conforto verso gli altri. Come
poteva una persona così meravigliosa lasciare così presto questo mondo malato?
-Cloooud.- chiamò lamentosa Aeris dall’altra parte del
divano.
Lui
la guardò, distogliendo la mente dai pensieri che decisamente
non riguardavano il film che stavano guardando.
-Ti
voglio bene!- esclamò sorridendo.
Cloud
le sorrise di rimando:-Anch’io
Aeris.
-Hai
chiesto il numero di cellulare di Tifa?
Lui
sobbalzò per la domanda inaspettata e scosse la testa, guardando la
televisione.
-Ah,
non si può lasciar far niente ai ragazzi!- esclamò
scuotendo la testa esasperata.
Passarono
alcuni minuti di silenzio, in cui una pubblicità recitava l’ultimo slogan del
momento su un dentifricio.
La
voce di Cloud avanzò nel loro silenzio:- Invece tu…
gliel’hai chiesto?
La
risata cristallina di Aeris si levò.
-Certo!
-C-cosa?
E, ehm…
-E? Lo vorresti, vero?- Cloud assentì con noncuranza-
Ma io non te lo do!!- cantilenò la ragazza.
-Come?!
Aeriiis!- strepitò allungandosi verso di lei.
-Non
posso dartelo!- fece una linguaccia.
Il
ragazzo si imbronciò:-E perché mai?
La
castana rise ancora, abbracciando il fratello:- Perché
non ce l’ha!! Il cellulare le si è rotto!- gli esclamò
nell’orecchio.
Il
biondo sospirò e sostenne con un braccio il corpo esile della ragazza.
-Domattina
è lunedì. Devo andare a lavoro. Quindi chiamami solo per le vere
emergenze.- sottolineò la parola con uno sguardo bieco
verso il visino angelico che continuava ad annuire, con un sorriso a fior di
labbra.
-A
proposito di lavoro, signor Facchino, potrei darti un pacco da portare ad un
preciso indirizzo?- chiese trattenendo un sorrisetto saccente.
-E
a chi dovrei portarlo?- domandò sorpreso il fratello,
guardandola con gli occhi spalancati.
-Oh,
niente di che… è solo una cliente a cui avevo promesso
di portare un fiore raro…- disse prima di alzarsi dal comodo rifugio e andare
verso la porta della camera.
Cloud
allungò il collo per vederla attraverso la porta:-Vai
già a letto?- le chiese, per poi aggiungere- E comunque ti costerà caro il
trasporto!
Aeris
rise e sventolò una mano davanti a sé:- Tanto i soldi ritornerebbero
lo stesso nelle mie tasche! Buona notte!! E va a letto anche tu!
Cloud
la salutò con una mano e spense la tv per ritornare nel suo appartamento.
Chiusa
la porta dietro di sé, il ragazzo si levò con noncuranza la maglia e la buttò
sopra la poltrona dove, quella stessa mattina, quella ragazza così bella quanto malinconica vi si era addormentata comodamente.
Chissà
se l’avrebbe mai più rincontrata?
*******
Il
suono insistente del campanello, quando chiuse il rubinetto dell’acqua, la
risvegliò dallo stato catatonico in cui si trovava, dopo una notte insonne.
Fortunatamente aveva dormito un bel pò il giorno prima,
a casa del biondo ragazzo.
Era
stato molto gentile con lei. Però forse era un po’
tonto, non per insultarlo, ma probabilmente non aveva ancora capito il
“mestiere” che purtroppo lei faceva.
L’aveva
trattata troppo bene, da persona normale. L’aveva persino accolta in casa sua
senza voler niente in cambio, e le aveva fatto
conoscere la sua meravigliosa sorella, che le assomigliava molto.
Entrambe
avevano molti fantasmi nel loro passato. In pochi minuti Aeris aveva fatto un
riassunto dei suoi primi vent’anni di vita.
Si
chiuse l’asciugamano intorno al seno e si accinse a
uscire dal bagno.
Forse
finalmente la persona con cui divideva la sua anima era andata a trovarla di
nuovo.
Aprì
tranquillamente la porta, senza pensare minimamente a come era
vestita. Ad una come lei non si dava rilevanza.
Puttana era, puttana rimaneva.
Si
portò una mano davanti alla bocca, e si nascose completamente dietro la porta.
Non
era.. era possibile..
Nascosti
da un berrettino da facchino, irti capelli biondi cercavano di uscire da tutte
le parti, e due assonnati occhi azzurri si erano spalancati dalla sorpresa.
-TU!-
esclamarono all’unisono entrambi.
Tifa
si scostò una ciocca dal viso, imbarazzata, e si
accostò di più alla porta, cercando di nascondersi.
Cloud
sorrise, anch’esso in evidente imbarazzo, e si accinse a salutarla.
-Ehm,
ciao, Tifa!- cominciò.
Lei
rise piano.
Aeris.
-Ciao,
Cloud.
Sono
tornata dopo mesi, e non ho ancora nessuna recensione!!!!
è_é (Y4M4 non conta perché lo costretto XP) Vi costa
tanto?? Ç_Ç Mi sento così incompresa…