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Autore: Kagome_86    02/10/2009    3 recensioni
Jacob e Renesmee. Fidanzati e a un passo dal matrimonio, si ritrovano separati a causa di una richiesta d'aiuto di una vicina tribù.
Jacob scompare.
Riuscirà Renesmee a ritrovarlo sano e salvo e a portarlo all'altare?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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Di nuovo a casa... per sempre!

Jacob

 

Non volevo svegliarla, aveva un aspetto così sereno quando dormiva, ma era necessario se mi volevo ritrasformare per cercare mio padre.

Billy.

Mi sembrava passato un secolo dall’ultima volta che l’avevo visto. Chissà se l’avrei trovato cambiato.

Sentii Nessie muoversi sulla mia schiena.

Si era svegliata.

Mi accucciai per permetterle di scendere più facilmente.

Quando non sentii più il suo peso mi alzai di nuovo.

Era davanti a me.

«Grazie Jake! Di tutto» mi disse sorridendo mentre mi porgeva i miei vestiti.

Li presi con la bocca e mi allontanai per qualche secondo.

Leah era già rientrata a casa.

Per ordinare a Charlie di non chiamare Bella o qualcun altro dei Cullen.

Nessie era stata perentoria.

Non voleva che lo sapessero da altri.

Voleva che fosse una sorpresa.

Sebbene nell’arco di qualche chilometro saremmo stati alla mercé del potere di suo padre.

Ritornai da lei, che nel frattempo aveva preparato le mie scarpe perché potessi indossarle.

Presi il suo viso tra le mani e mi chinai per baciarla. Poi le strinsi la mano, che sembrava così piccola e fragile in confronto alla mia e ci avviammo verso casa.

Era tutto spento.

Strano.

Aprii la porta. Non appena mettemmo piede nella stanza improvvisamente si accesero le luci.

«Sorpresa!» ci salutarono in coro Sam, Emily, Paul, Rachel, Seth, Leah, Billy, Charlie, Sue, Quil ed Embry.

Gli ultimi due mi vennero incontro e mi stritolarono nei loro abbracci.

«Ci hai fatto preoccupare»

«Menomale che Nessie è testarda»

«Sei un idiota»

«Hai abitato con due vampiri e non ti sei trasformato neanche una volta?»

«Ti vogliamo bene»

C’era una confusione assurda.

Non capivo chi dicesse cosa. Ma sorridevano tutti. Ero di nuovo a casa.

Dopo aver abbracciato tutti e festeggiato a lungo, iniziai a sbadigliare.

Chiaro segno che li stavo sfrattando da casa mia.

«Jake» mi chiamò Nessie.

Mi voltai verso di lei.

«Volevo solo dirti che per stasera dormo da nonno Charlie e da Sue. Tuo padre ha bisogno di averti un po’ tutto per sé»

Le sorrisi.

Sapevo che l’avrebbe fatto.

Forse era proprio per questo che aveva insistito perché dormissimo insieme la notte precedente.

«Va bene, amore mio. Ci vediamo domattina» la strinsi a me, respirando il suo profumo. Poi posai un bacio sulle sue labbra e la lasciai andare.

La mattina dopo chiacchierai allegramente con mio padre come non succedeva da un sacco di tempo, assenza forzata esclusa. Parlammo molto, e mi resi conto, attraverso le sue parole, che Alice stava esagerando un po’ con l’organizzazione del mio matrimonio. Ma Nessie aveva preso i gusti elaborati da lei. Quindi non potevo lamentarmi.

Lo salutai promettendogli che per le diciannove mattine successive avrei fatto colazione con lui.

Non aggiunsi che non avevo intenzione di dormire lì.

Gli ero mancato.

Non mi avrebbe mai strappato quella promessa se non fosse stato così.

Uscito di casa salii sulla mia vecchia Volksvagen.

Non avevo voluto lasciarla, nonostante Bella mi avesse chiesto un’infinità di volte se volessi una macchina nuova e più veloce, una macchina da vero Cullen – nonostante lei la sua Ferrari l’avesse tirata fuori dal garage forse tre volte in sette anni – per regalo

Ci ero affezionato, che ci potevo fare? Quella macchina aveva visto un sacco di avventure.

E spesso lei ne era stata la protagonista. Quindi un po’ capiva come mi sentivo.

Mi mancava.

Non come mi mancava Nessie, era diverso.

Mi mancava la mia amica.

Quella che mi capiva al volo e mi consolava senza dire una parola. E presto sarebbe stata mia suocera.

Risi di quel pensiero, e mi avviai verso casa di Charlie e Sue scuotendo la testa.

Dall’esterno sentivo già che l’aria non era delle migliori.

Mi accolse infatti una Renesmee furiosa.

Cosa poteva aver fatto di male Charlie per meritarsi un trattamento del genere?

Decisi di entrare, pronto a porre fine alla disputa.

 

Renesmee

 

Jake arrivò a casa di Sue nel momento peggiore.

Nonno Charlie mi aveva appena detto che Nahuel era ancora a casa mia, ed ero in piena crisi isterica.

Che cosa credevano di fare i miei genitori?

Forse era la volta buona che a casa non ci tornavo più.

Ma forse era anche il momento migliore in cui potesse arrivare.

La sua presenza ebbe un effetto calmante su di me.

«Forse è meglio che rimandiamo la visita a casa tua» mi disse Jacob.

«E a cosa servirebbe? Prima o poi saprebbero che siamo tornati. Seth non riuscirà a tenere il segreto con mio padre a lungo. E verrebbero qui. Ti ho detto che ormai vanno e vengono dalla riserva come vogliono?» risi, scuotendo la testa, anche se ero ancora arrabbiata.

Jake capì perché lo facevo.

Ogni volta che volevo fuggire di casa mi rifugiavo a La Push.

Mio padre impazziva.

Se veramente ormai non importava più niente a nessuno del confine, non potevo essere lasciata in pace neanche lì.

E rise con me.

«Va bene. Ho la macchina qui fuori. Andiamo?» mi disse.

«Sì, e mi assicurerò di avere abbastanza pensieri ostili affinché mio padre capisca che non è il caso di rovinarmi la “sorpresa”. E se non lo fa so come infastidirlo abbastanza a lungo da farmi lasciare in pace. Ormai sono un’adulta. Lo riconosce anche mia madre» affermai seria.

Mi prese in braccio e mi trascinò in macchina. Avevo le mie gambe, lo sapevo fare da sola. Eppure lo lasciai fare.

Era bello farsi coccolare un po’.

Durante il tragitto ascoltammo la radio. Aveva inserito l’ultimo CD che gli avevo regalato.

C’erano le “nostre” canzoni.

A una distanza congrua perché mio padre mi sentisse iniziai a pensare a ripetizione: Se mi rovini la sorpresa ti faccio a pezzi. Letteralmente. Anche se sei mio padre.

Si sarebbe infuriato di brutto per la mia mancanza di rispetto.

Ma a chi importava?

Lui non mi stava rispettando affatto permettendo a quell’ibrido di rimanere a casa mia.

Parcheggiammo di fronte al garage.

Sapevamo che avevano sentito arrivare la macchina.

E ci aspettavamo il comitato di benvenuto.

Ma c’era solo zio Emmett sulla porta.

Vedendolo non riuscii a trattenere la gioia, nonostante fossi arrabbiata con tutti quanti.

E gli corsi incontro.

Era lo zio più simpatico e giocherellone del mondo.

Tra lui e zio Jazz preferivo infinitamente lui.

Almeno era divertente.

«Bambolina! Sei tornata! E hai portato anche il cucciolotto!» disse strapazzandomi ben bene.

«Pensavi che non ci sarei riuscita, vero?» risposi io guardandolo con aria critica.

«Beh, a dire il vero c’è solo una persona che guadagnerà una fortuna dalle scommesse» affermò con un sorriso sornione.

Non chiesi chi.

Lo sapevo per certo.

C’era solo una persona che mi aveva appoggiata incondizionatamente.

«Mia madre» gli dissi. Lui annuì. Poi salutò Jacob.

«Ehi lupacchiotto! – disse scherzosamente – ci hai fatto preoccupare!»

«Ciao Emm! – rispose Jake – ma dove sono tutti?»

«Immagino che siano in salotto ad aspettarvi. Volevo essere il primo a riabbracciare la mia dolce nipotina!»

«E volevi stare alla larga da Nahuel, vero?»

«In realtà… ma lo vedrete da voi» disse ridendo.

Presi per mano Jake e ci avviammo verso la porta.

Zio Emmett ci seguiva.

La prima ad entrare nel mio campo visivo fu mia madre.

Mi abbracciò per un istante, poi strinse Jacob.

«Jake la prossima volta che mi fai spaventare così ti ammazzo con le mie mani. Per fortuna che la piccola non si è arresa e ti ha riportato qui. – si allontanò – Come state?» ci chiese.

Per due ore non facemmo altro che rispondere a domande su domande.

Volevano il racconto nei minimi dettagli.

Zia Alice si irritò un po’ quando le dicemmo che ci sarebbero stati due invitati in più e si dileguò con zio Jazz per ridistribuire i posti a tavola e alla cerimonia.

Mi dissero che Nahuel si era dileguato pochi minuti prima.

Appena si era reso conto che eravamo tornati.

Almeno una mossa intelligente nella sua vita l’aveva fatta, il ragazzo.

Forse alla fine l’avrei perdonato.

In fondo con l’eternità davanti di tempo  avevo.

Ma avrei lasciato passare almeno una decina d’anni, prima.

L’unico che non si fece vedere fu mio padre.

La mia felicità era turbata da quel particolare.

Quando chiesi notizie a mia mamma disse: «Pensava che non volessi vederlo. In fondo nell’ultimo mese se non fosse stato per Leah ed Alice non avremmo avuto affatto tue notizie»

«Mamma, ero arrabbiata con voi. Lo sarebbe stato chiunque al mio posto. In fondo avete perdonato il responsabile della quasi morte del mio fidanzato – sorrisi – ma questo non vuol dire che io non lo voglia vedere. Cavolo è mio padre! La mia felicità senza di lui non è completa!»

Che mi avesse sentito dire questa frase, o che avesse scelto proprio quel momento per comparire, il tempismo di papà fu perfetto.

Mi strinse in un abbraccio deciso ma rassicurante, e sfiorò i miei capelli con le sue labbra di marmo ghiacciato.

«Mi sei mancata, piccola mia» disse in un sussurro.

La mia rabbia si sciolse come neve al sole al sentirlo così insicuro.

E i miei occhi si sciolsero in lacrime.

«Mi sei mancato anche tu, papà. Sei ancora disponibile per accompagnarmi all’altare?» gli dissi scherzando, asciugandomi le guance con il dorso della mano.

«Certo che sì. Questo e altro per la mia unica figlia!» rispose sorridendo.

Jacob si avvicinò per dire qualcosa a mio padre.

E lui, stranamente, gliela lasciò dire, senza rispondergli prima che aprisse bocca.

«Edward, non so come ringraziarti – disse – Renesmee è riuscita a trovare il modo per farmi tornare la memoria solo grazie a te. E ora finalmente ho capito la dedica che mi facesti sette anni fa».

Li vidi stringersi la mano.

Ghiaccio nel fuoco.

E fui certa che non avrebbero più litigato.


 

   
 
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