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Autore: hane    03/10/2009    1 recensioni
Com'era successo? Come aveva potuto non accorgersene? Lo aveva amato ed era stato ricambiato. Avevavano vissuto in quel sogno idilliaco, in quella deliziosa menzogna, fino a quando il Fato aveva allungato le sue mani artigliate su di loro.
Rigirò il biglietto del treno fra le mani tremanti. Segnava una meta lontana
- troppo lontana -, dove nemmeno i sogni possono arrivare.
Un vecchio lavoro a cui sono molto affezionata. Trattatelo bene.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DROWNING IN YOUR ARMS
-Memorandum-



Com'era successo? Come aveva potuto non accorgersene? Lo aveva amato ed era stato ricambiato. Avevavano vissuto in quel sogno idilliaco, in quella deliziosa menzogna, fino a quando il Fato aveva allungato le sue mani artigliate su di loro.
Rigirò il biglietto del treno fra le mani tremanti. Segnava una meta lontana - troppo lontana -, dove nemmeno i sogni possono arrivare.
Come aveva potuto ridursi così? Nonostante non ci fosse nessun'altra soluzione, quella gli sembrava la più crudele condanna. Ma non poteva tirarsi indietro.
Il vento mormorò al suo orecchio e lo fece rabbrividire. Si strinse nei vestiti, cercando quel calore che ormai aleggiava lontano da lui, disperso nell'atmosfera.
La città gridava isterica intorno a lui, le macchine gli sfrecciavano davanti agli occhi, i semafori lampeggiavano ad intermittenza. Quello era lo scenario più grottesco e terribile che gli si potesse presentare dinnanzi.
Sapeva che Lui era lì, da qualche parte, a piangere e ad inserire i proiettili nella sua pistola di un nero luccicante come l'ossidiana.
Si portò una sigaretta alle labbra secche - non pensò neppure ad idratarle con la saliva. L'ultima del pacchetto, ironia della sorte. Passò una mano fra i lunghi capelli castani ed inceppò in qualche nodo. Non poteva aspettarsi null'altro. In fondo quello era un assassino. Lui era la vittima. Neppure l'amore poteva cambiare tale evidenza, anche se ci avrebbe sperato.
La stazione pullulava di anime. Lui se ne stava stancamente seduto su una panchina scheggiata, dannatamente squallida, fissando inorridito il tabellone degli orari. Gettò il mozzicone di sigaretta consunto ai suoi piedi e guardò il fumo perdersi nell'aria, creando disegni amorfi ed evanescenti che si fondevano col nulla che lo circondava. Poi tornò a fissare il tabellone. Il solo pensiero di quell'uomo dall'aspetto distinto, dal carattere curiosamente ambiguo, dai sentimenti contrastanti, che probabilmente lo stava cercando, gli provocò il rigetto - dei suoi sentimenti, che ormai il corpo non poteva più contenere. L'ossessione della fuga gli creava terrificanti allucinazioni. Terrificanti ed incredibilmente dolci: gli sembrava di sentire i suoi passi salire le scale, come se il cianciare confuso di tutta quella folla in movimento fosse solo un ricordo; gli sembrava di vederlo nelle facce subitanee dei passanti; gli sembrava di sentire il suo tocco sulla spalla... Ma ad un'attenta analisi, allungando lo sguardo, voltandosi, Lui non c'era.
Desiderava il suo tocco sulla pelle, ma temeva incredibilmente la sorte che ne sarebbe conseguita - questa contraddizione lo rendeva inquieto. Non era sicuro di voler morire. Avrebbe solo voluto amare. Ma quando anche quell'unico desiderio gli era stato negato, che altro gli restava?
Una voce metallica informò dell'arrivo del treno. Poco dopo eccolo, quel serpente di metallo che marciava su pesanti zampe circolari. Eccolo lì, fermo al binario cinque che lo aspettava con le porte spalancate - fauci irte di zanne invisibili. Si alzò dalla panchina, diede qualche colpo distatto ai vestiti spiegazzati e si incamminò - il biglietto stretto nella mano destra, la borsa che penzolava mollemente da una spalla, il passo incerto. Gli fu davanti. Ma in quel momento il dubbio lo assalì: sarebbe dovuto scappare per sempre? Sapeva che Lui non avrebbe mai rinunciato. No, Lui portava sempre a termine quello che cominciava, come quando lo aveva amato, come quando lo aveva avvertito, come quando lo aveva minacciato. Lui stesso gli aveva detto di fuggire, di andare lontano. Lui stesso, per la prima volta da quando lo conosceva, aveva pianto. Lui stesso aveva detto di non farsi più vedere, perchè sarebbe morto sicuramente.
Portò un piede sul primo gradino, arrestandosi immediatamente. Gettò un ultimo sguardo al biglietto ormai sciupato, alzando poi lo sguardo per esaminare l'interno del treno. Sorrise. Quella straziante esitazione aveva ormai deciso per lui, nonostate Lui lo avesse sempre accusato di essere poco dignitoso nelle sue scelte.
Scese dal treno e si voltò. Il biglietto, pensò, non gli serviva più. Lo stracciò e disperse i brandelli sui binari del treno. Quelle fauci non lo avrebbero inghiottito quel giorno; non lo avrebbero inghiottito mai e poi mai.
Pensò, infine, a quanto sarebbe stato intenso il loro ultimo incontro.

FINE


  
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