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Autore: maya_90    07/10/2009    4 recensioni
"Ha sempre tenuto a specificarlo, 'io non ti sono amico'.
D’accordo, continueremo così, a recitare le nostre parti come abbiamo sempre fatto. La cosa importante in fondo sono le nostre azioni, non tanto le parole."

Un breve incontro, due punti di vista. Per chi ama i personaggi ambigui e compromessi,perchè sono sempre i migliori^^
Genere: Malinconico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Nico Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Una ‘what if’ ambientata da qualche parte subito dopo la battaglia di Marineford, ipotizzando che tutti i Mugiwara si siano ritrovati lì e Robin sia stata effettivamente aiutata dai Rivoluzionari (dopo la liberazione a Tequila Wolf).
Beccatevi questa one shot dai due punti di vista, lui e lei. Lei è Robin, naturalmente; lui… =]   
Pairing anomalo ma non troppo assurdo, almeno secondo me U.U, a voi il giudizio.
Enjoy!





 ‘She’s turning blue,
such a lovely color for you.’  
                                                                                  
                                                   
                  Walked away.  


Alcuni sostengono che le prigioni sotto la montagna di Marineford sono delle piccole isole felici, rispetto all’Inferno Eterno di Impel Down.
Ma forse sono solo coloro che non le hanno mai viste, perché io so che queste gabbie non hanno nulla da invidiare a quelle ufficiali di quel carcere sottomarino.

Cammino  lungo questi corridoi incisi nella roccia,provando il familiare senso di claustrofobia che accompagna da sempre chi ha vissuto a lungo in mare e si ritrova in un posto del genere.

Per quelli come me  l’unico confine alla vista è solo la sottile linea che congiunge l’acqua con il cielo e che verso sera scompare, fondendoli insieme in un unico elemento, annullando persino quell’ultimo limite.
Ma ciò che mi preoccupa di più non è dove sono adesso, quanto il motivo di questa presenza.
 Sto commettendo un errore.
Anche se, a pensarci bene, sto continuando imperterrito a commetterlo da almeno vent’anni.


Mi sento male, oggi tutto è andato storto. Ci eravamo ritrovati, ma è precipitato tutto nel giro di pochi minuti. Siamo finiti tutti in catene. 
Non so nemmeno dove siano gli altri. Ci hanno chiuso in isolamento e non sento più alcun rumore da qualche ora.
Ho perso la concezione del tempo, anche se qualcosa mi dice che ora fuori è notte. Sarà il freddo, o la paura.

Un segnale.
In lontananza dei passi, mi chiedo quanti siano, ma è solo una persona, strano. Questi bastardi si muovono sempre in gruppo.
È diretto qui, forse vuole uccidermi, forse hanno già ucciso tutti gli altri.

No invece, vorranno farlo alla luce del sole, sarebbe una gran bella rivincita per loro, sbandierare al mondo la nostra esecuzione.
Questa maledetta agalmatolite annulla tutte le mie difese.
I passi si fermano. Chiunque egli sia, è davanti alla mia cella, nascosto dal buio.


Mi faccio avanti.
Mi vede, alla breve luce delle lanterne, e trattiene il respiro. È spaventata, ma anche confusa, pur impedita nei movimenti assume una posizione di difesa.
-Cosa ci fai qui?- chiede con voce alterata.
Mi scruta con rabbia, posso sentirla come se fosse concreta, e ha ragione. Dopotutto siamo nemici.
-Come stanno gli altri?- chiede ancora angosciata, pur non avendo ottenuto risposta.
-Siete tutti vivi.
Questo non le basta, sente che c’è dell’altro.
Si alza in piedi e si avvicina a me, stando ben attenta a non toccare le sbarre.
La indebolirebbe ulteriormente e lo sa.
-Sei venuto a dirmi quando ci uccideranno, allora?- sibila a denti stretti.
È tesa e inquieta, vedo i suoi occhi scintillare nel buio. È in gabbia ancora una volta, e non può rassegnarsi.
In questo momento mi odia esattamente come odia tutti gli altri.



Kuzan mi guarda. Mi verrebbe voglia di urlargli addosso molte cose, ma mi manca la forza.
Lui sembra voler rimandare la risposta il più tardi possibile.
-L’esecuzione è fra tre giorni- dice infine.
Deglutisco. Per un attimo è come se mi avessero buttato in mare, mi manca il respiro.
Cerco di calmarmi, ma è come se le lacrime agissero di propria iniziativa.
Odio piangere, da quando mi hanno portato via da quel posto maledetto avevo giurato a me stessa che non mi sarei più fatta vedere in questo stato.
Ma non voglio morire, non ora che finalmente siamo alle porte del Nuovo Mondo e mi sento un po’ più vicina al mio sogno.
-Io non voglio- e lo dico ad alta voce, rendendomi conto di quanto possa sembrare una stupida bambina.
-Io non voglio morire- ripeto ancora e, cavoli, non riesco  a smettere di piangere.
Mi sembra di essere tornata indietro nel tempo, affacciata da quella dannata torre. Non è possibile.
Il ricordo di Enies Lobby mi colpisce come uno schiaffo, ritorna violentemente davanti ai miei occhi dopo mesi passati a scacciarlo via da me.
Non voglio più pensarci, non voglio più sapere perchè lui è qui, non voglio parlargli.
Mi aggrappo alle sbarre, scivolo a terra perchè le gambe non mi reggono più.
La poca forza che mi era rimasta mi sta lentamente abbandonando, sento solo l'amarezza adesso.
Forse perderò i sensi fra pochi secondi, mentre le lacrime calde mi bagnano le guance.
Spero solo che lui vada via senza aggiungere altro.



Odio vederla in questo stato, ma è del tutto comprensibile.
È ovvio che lei voglia vivere, l’ha urlato al mondo e si chiede disperata perché non l’abbiamo ancora capito.
È lontano il tempo in cui potevano plagiarla e ricattarla solo perché non aveva nulla da perdere, perché ora ha fin troppi tesori da proteggere.

Mi siedo per terra e con cautela e calma le sciolgo una ad una le dita dalle pietre di agalmatolite.
Ha gli occhi chiusi, ma non si oppone.
Dopo un pò si tira su, sconfortata si mette a sedere di fronte a me. Ha smesso di piangere e non mi guarda. Forse sperava che me ne andassi, ma non posso.

-Lo so che non vuoi- le dico.
Alza gli occhi, ora.
La prima volta che ho incrociato quello sguardo lei era una bambina terrorizzata, ed io un uomo alla ricerca di risposte.
Ora è una donna orgogliosa, ed io le mie risposte le ho avute, più o meno.

Le sorrido. Devo sbrigarmi a fare ciò per cui sono venuto qui.


Sorride. Non l’ho visto molte volte sorridere, nei nostri pur brevi incontri.
È pensieroso, lo vedo, sembra in preda ad un complesso dubbio.
Improvvisamente si rialza, e afferra le sbarre.
-Cosa fai?- esclamo, balzando in piedi, stupendomi a mia volta di un gesto tanto repentino.
Sta stringendo l’agalmatolite tra le mani, ma non dà alcun segno di stanchezza.  È incredibile, eppure anche lui ha i poteri del frutto del Diavolo.
-Kuzan!- lo avverto, ma lui non sembra sentirmi. Poi un sottile velo di brina ricopre le sbarre, le congela.
E lui lascia la presa.
-Ecco- commenta, come se niente fosse.
Non capisco più nulla.
In me si fa strada un senso di confusione insieme ad una strana sicurezza.
Comincio a chiedermi se non voglia aiutarmi.. ancora.
Dio, quest’uomo è davvero imprevedibile.


Con un semplice gesto mando in frantumi le pietre congelate. Vengono giù come se fossero di gesso, in mille schegge di ghiaccio.
Lei è qui, di fronte a me, ed è sicuramente sorpresa, anche se sa benissimo che il mio potere mi rende più forte di lei, e quindi anche in grado di spezzare quelle pietre.

-Esci.
Sono breve, anche se vorrei spiegarle di più.
Vorrei dirle che sono vent’anni che cerco di salvarle la vita, e che non voglio perdere proprio adesso, nonostante questo vada completamente contro l’istituzione che io rappresento.
Sengoku mi taglierebbe la testa, ma avrebbe già dovuto farlo quando l’ho fatta fuggire da Ohara e ho impedito che Spandine la inseguisse.
Quindi ora non ho molti sensi di colpa se la faccio scappare via anche da Marineford.
Vorrei dirle che oramai la sua storia si è legata a me come se la sua sconfitta rappresentasse anche una  mia personale sconfitta.
 In questi anni di servizio ho visto passare sotto gli occhi mille storie, spesso di terrore e distruzione, ma non mi ero mai affezionato a nessuna di queste.
Mi viene in mente che Sauro se ne andò via come disertore liberando Olvia dalla sua prigione e mi fa sorridere che io stia facendo esattamente la stessa cosa.
Devo considerarmi un traditore?


Non so immaginare quanto possa essere difficile per lui. Contravviene ancora una volta al ruolo che si è imposto, per salvarmi la vita.
-Perchè?
Parlo con un filo di voce, scuoto la testa, esamino la sua espressione indecifrabile.
Lui si sposta e mi lascia libero il passaggio attraverso il nuovo varco che ha aperto con una naturalezza sconcertante.
È ovvio che non vuole spiegarmi, forse sarebbe troppo per lui, forse lo farebbe sentire un traditore.
Muovo un paio di passi incerti, ma le catene che mi legano i polsi al muro di pietra mi ricordano ancora che da lì non posso muovermi.

-Aspetta- dice lui, senza guardarmi mi passa di fianco.
 Non mi sento bene, non so come lui non risenta degli effetti di questa maledetta pietra. Forse perché è un Rogia, forse perché la sua forza è ben superiore alla mia. Mi chiedo se i Marine abbiano qualche metodo per aggirare i problemi dell’agalmatolite.
Afferra le catene, le congela, le sbriciola con la stessa disinvoltura di poco fa.
 

-Vattene via, ora- le ordino secco.
Non voglio sentire ringraziamenti o cose del genere, soprattutto da lei.
Si volta, mi guarda. Sembra indebolita, il suo sguardo è perso. Poi si riscuote.
-Devo salvare gli altri- mormora come a sé stessa.
Lo sapevo, è proprio cambiata.
-Robin, io non farò altro.
-Lo so. Ci penserò io, so già a chi chiedere aiuto.
Sorride, debolmente ma sorride. Finalmente.
Si rende conto anche lei della disarmante anormalità di questa situazione, una sensazione che mi fa sentire stranamente in pace con la mia coscienza.


Vorrei ringraziarlo, ma so che lui non sarebbe d’accordo. Ha sempre tenuto a specificarlo, io non ti sono amico.
 D’accordo, continueremo così, a recitare le nostre parti come abbiamo sempre fatto. La cosa importante in fondo sono le nostre azioni, non tanto le parole.

Io non ho bisogno di dirgli nulla, il mio dovere è continuare a vivere.
È stato l’ultimo desiderio di mia madre e di Sauro, ed ora è la sua scommessa e la sua espiazione.
Non posso deluderli tutti.
Ma per andare avanti ho bisogno dei miei compagni, devo tornare indietro a chiedere aiuto a Dragon, insieme li tireremo fuori di qui prima di tre giorni, ora ne sono convinta.
Mi perdo tra le mie nuove congetture, la prospettiva della libertà mi isola da tutto il resto, mi smarrisce tra i miei stessi pensieri.
D’un tratto lui mi prende la mano, sussulto. La sua è così gelida.
-Andiamo. Devi sbrigarti.
Lo seguo, ancora un po’ disorientata.
Mi porta fuori, attraverso il semibuio, nel corridoio. Mi porta via da lì.
Si guarda intorno, sa che non c’è nessuno perché nessuno penserebbe mai ad una circostanza simile. L'Ammiraglio Aokiji non potrebbe mai aiutare una ricercata.


La sua mano è calda e delicata, si lascia guidare via da questo posto.
Camminiamo velocemente e in silenzio fino ad uno dei pozzi luce dai quali si avverte la profondità della notte.
-Ora puoi difenderti da sola. Segui questa strada.
Le accenno ad uno dei cunicoli che si aprono di fronte a noi.
Le lascio la mano, lei mi guarda, sta ferma come se non le avessi detto nulla.
Come se non fosse pericoloso. Robin, vattene via, non potrò aiutarti se ti riprendono adesso.
-Hai tracciato ancora una volta la strada per salvarmi.
Mi abbraccia.
È breve ma intenso questo contatto. Dentro ci sono tutte le parole che non ho il coraggio di ascoltare e altrettante domande che per ora non hanno un esito razionale.
Non posso fare a meno di tacere.


Non posso fare a meno di pensare all’ultima volta che mi ha abbracciato, sempre che quello possa considerarsi un abbraccio.
Era gelido e mortale, voleva uccidermi. Era quando ancora credeva che non meritassi altro che la morte, e voleva una volta per tutte mettere in pari i conti con Ohara.
Ma il suo debito con Sauro non era ancora stato saldato.

Ora potrei restare così per tutta la notte, ma la mia razionalità mi dice che non è molto saggio.
Mi scosto, lui non ha detto nulla. Spero non prenda questo gesto come un’offesa.
-Ci rivedremo- e lo spero veramente.
Poi gli volto le spalle, e corro via senza più rifletterci.
Corro via, seguo il passaggio che mi ha indicato con una sottile striscia di ghiaccio che man mano scompare dietro i miei passi.

Pochi minuti e sono fuori, ora devo nascondermi, e raggiungere Dragon.
Non c’è più tempo per pensare.
Prendo un sentiero familiare immerso tra gli alberi, corro via in direzione del mare, sperando con tutto il cuore che la zattera usata per venire fin qui sia ancora al suo posto. Finalmente c’è la luna ad accompagnarmi, mi sento molto meglio, amo l’aria fredda che mi schiaffeggia il viso, ha il sapore di libertà.
Sto ridendo senza nemmeno accorgermene, ma non importa, ora sono felice, sono di nuovo libera.
Dopo qualche minuto questa ebbrezza appagante viene interrotta da un particolare che colpisce i miei occhi e attira la mia curiosità.
Ai raggi lunari scorgo un piccolo brillio argenteo, come un riflesso di luce, alla fine del sentiero che porta al mare.
Catturata da quello strano fenomeno mi blocco, mi avvicino. Sembra un frammento di specchio, o un cristallo.



Se n’è andata da un po’, ormai, ed io ho ripreso la strada per quella che dovrebbe essere la mia casa.
A questo punto lei dovrebbe già essere in salvo sulla costa.
Sono sicuro che riprenderà il mare per raggiungere i Rivoluzionari e tornare qui più forte, per salvare coloro che ama più di ogni altra cosa.
Puoi anche odiarmi per tutta la vita, Robin, perché quando ricomparirai mi vedrai combattere contro di voi, per difendere l’orgoglio dei miei princìpi e della mia morale, perché ormai è questa la parte che ho deciso di voler impersonare.
Ma puoi stare tranquilla, nessuno alzerà le mani su di te, almeno finchè potrò proteggerti come ho sempre fatto, da lontano e silenziosamente.
Vivi, ragazza, perchè Ohara non è ancora morta.

 
No, non è affatto un specchio quello che stringo tra le mani, con il cuore in gola.
Emana una soffusa luminescenza che incanta. È un prezioso, gelido fiore di ghiaccio.








Aww.
Personalmente sono molto curiosa su come si comporterà Aokiji la prossima volta che i due si incontreranno nel manga.

Sempre se si incontreranno, visto il casino di persone che stanno accorrendo in quel della Sede Centrale =)
(si,lo so che i Rogia risentono dell’agalmatolite come tutti gli altri, ma in qualche modo Kuzan doveva pur rompere quelle catene, no? )
Lo sapete già che un commento fa sempre piacere, gente.
Alla prossima =]            Maya
  
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