“Ho da raccontarti una storia che ti farà
piangere e ti farà ridere, una storia uguale per tutti ma diversa per ognuno,
una storia che inizia e che finisce..ora è finita era la storia di una vita..." Jim Morrison
Scese le scale in tutta
fretta, senza preoccuparsi del rumore che stava causando saltando di gradino in gradino, cosa che avrebbe fatto adirare sicuramente i suoi odiosi zii.
Afferrò dall’
attaccapanni di finto mogano la
sua vecchia e consunta giacca, che lo aveva accompagnato in numerose avventure.
La indossò, mentre prendeva
le chiavi dal tavolino accanto all’uscita e le portava
all’interno della tasca dei suoi jeans. Aprì la porta, e senza riservare un
minimo saluto agli zii, uscì fuori, mentre un’aria fresca di fine estate gli
sferzava il volto contratto.
Contratto e furioso. Furioso
con il mondo.
Si
incamminò
per il vialetto, andando con la mente a poco più di due anni prima.
Camminava su quello stesso
viale, la stessa giacca, la stessa espressione, con un bagaglio di legno pieno zeppo di abiti troppo grandi per lui e libri
che non avrebbe mai voluto aprire.
Non li avrebbe voluti mai
aprire, per non entrare in quell’orribile mondo di cui oramai
ne aveva preso parte.
All’inizio era felice,
sprizzava energia da tutti i pori al sol pensiero di fuggire da quella casa che
gli aveva preservato solo oppressione e indifferenza.
Ma poi, quando si era ritrovato sparato in quella terra dove tutti sapevano
chi era e cosa aveva fatto, non era stato più tanto bello.
E divenne un crescendo.
Dal primo anno, al quinto, era diventato sempre più forte ma il suo coraggio
e la sua potenza erano direttamente proporzionati al pericolo e alle perdite.
I suoi migliori
amici, Hermione e Ron, erano sempre più soggetti al pericolo Voldemort.
Voldemort, il Signore del
Male, l’uomo, se così si poteva definire, che aveva ucciso i suoi genitori, ora
gli dava la caccia per ucciderlo. E solo Harry Potter poteva sconfiggerlo.
Che strano! Quando veniva
picchiato da Dudley a soli sei anni, mentre sgattaiolava nella camera del
cugino per giocare un po’ ai suoi innumerevoli videogiochi e poi veniva beccato
, non pensava affatto che da ragazzo si sarebbe trovato in un mondo nuovo, più
forte, dove nessuno poteva picchiarlo, perché lo avrebbe trasformato in un
rospo o quant’altro.
Magari...magari il prezzo da pagare per essere
un mago coraggioso e pieno di amore per la vita fosse
la trasformazione in quello stupido anfibio...
“Invece no! Il prezzo da
pagare era la cosa più infida, crudele che possa esistere su questo mondo di merda” pensava il giovane, mentre
si sedeva sulla panchina davanti al cespuglio dove lo aveva visto per la prima
volta.
Alcune parti di panchina
lasciavano intravedere quello che erano in realtà che
cercavano di mascherare con la pittura verde. Proprio come lui.
La cortina di acciaio che si era costruito intorno dopo quella notte
dell’Ufficio dei Misteri, nessuno sarebbe mai riuscito a toglierla, mai.
Sentì un sussurro tra le
foglie, quasi un ansimare di un cane. No, non poteva
essere lui...
Si voltò di
scatto, ma non vide niente.
Era stata l’azione del vento
a far muovere quelle tenere foglioline che avrebbe
volentieri fatto bruciare, per non vederle più, per non fargli ricordare.
Rivolse lo sguardo al Sole, che gli carezzò dolcemente i lineamenti tesi, quasi
volesse tirargli su il morale.
Ma non ci sarebbe
riuscito, nonostante ogni raggio sembrasse rivolto a lui.
Sentì
qualcosa pizzicargli gli occhi, ma ricacciò indietro quella lacrima, che non voleva
far uscire per niente al mondo.
Non doveva abbattersi. Non
doveva mollare.
Se n’era andato, da solo, senza qualcuno che
gli stringesse la mano e gli sorridesse, facendolo andare avanti, senza paura.
Ma lui aveva avuto veramente
paura? Si, l’ho aveva letto nei suoi occhi che stavano
diventando sempre più bui, più spenti...
Il velo lo attendeva dietro
di lui, consunto, sporco di crimini ammessi, di cui esso ne era
solo il prepotente testimone.
I suoi drappeggi chiari,
privi di vita e di colore puro, erano segno di crudeltà e tristezza.
Ne
era
sicuro.
In quell’enorme stanza
circolare, la cosa che colpiva di più era quel velo, che sembrava brillare di
luce propria, nonostante il buio della sala.
Mentre tutti combattevano,
Harry sentiva voci sussurrare perdono, aiuto, pietà...chi erano
quelle povere anime?
Erano persone dolci, sincere
che erano state macchiate di crimini che non avevano mai commesso, proprio come
Sirius?
Erano persone crudeli,
spietate, a cui quella maligna punizione era stata la cosa migliore da fare?
Chi erano?
Chi era lui per finire la
dietro?
Si sdraiò sulla panchina,
mettendo le mani dietro il capo e chiuse gli occhi.
Gli occhiali riflettevano la luce del Sole, come uno scudo per proteggersi dal suo
calore.
La cicatrice brillava
ardentemente, senza dolergli, ma solo il fatto che fosse lì, gli riempiva
ancora di più l’animo di odio.
Se non ci fosse mai stata, se
lui fosse morto in seguito alla Maledizione di Voldemort, starebbe molto
meglio, ne era convinto.
Sarebbero stati meglio tutti
quanti.
Ron sarebbe...cosa sarebbe
Ron? E Hermione?
La dolce, cara e bella Hermione.
Il
dolce, caro bel mondo a cui apparteneva...
Qualcosa lo sollevò.
Ma non appena sentì un cane
abbaiare, aprì gli occhi pieni di dolore e frustrazione e si trovò davanti un
piccolo cagnolino nero, dai profondi occhi dorati e le orecchie alzate all’insù.
Gli leccò lievemente il naso
e attese una carezza, che arrivò poco dopo.
Era così simile a Felpato.
Un attimo!
Sirius gli aveva narrato una
volta, che quando un uomo muore in modo valoroso e con spirito guerriero, dalla
sua anima ne nasce una nuova e piena di vita che
accompagnerà i suoi cari per l’eternità...
E se quel cucciolo fosse il
discendente di Sirius.
Lo guardò meglio. Non aveva
il collare e il suo atteggiamento era quasi...umano. Sedeva sopra il suo petto
e le zampe anteriori erano tenute incrociate sul proprio torace nero.
Sembrò dirgli qualcosa, e
Harry sorrise, cosa che non faceva da tempo.
Poi, improvvisamente, il
cucciolo scappò, per poi tornare su di lui, con qualcosa tra i piccoli
incisivi.
Harry avvicinò
la mano e portò quel pezzo di carta davanti agli occhi. Era una foto.
Ritraeva tre giovani e un
bambino.
C’era
una donna, dai profondi occhi verdi e lunghi capelli rossi. C’era un uomo, dal viso
buffo e sorridente, circondato da una marea di capelli color mogano tutti
scompigliati.
C’era un altro uomo, il volto
scavato, solcato da un lungo sorriso, aveva un espressione simile a quella dei
cani.
Infine, c’era un bambino, tra
le braccia dell’ultimo uomo, dai capelli scuri e gli
occhi verdi, che indicava col dito grassottello l’obbiettivo.
Una lacrima solcò finalmente il
volto di Harry. Liberatoria. Solitaria. Solo una che morì
lentamente sulle labbra curvate in un sorriso.
Portò il cucciolo a casa,
nascondendolo. Si dimostrò fedele e paziente durante i suoi sfoghi di rabbia.
Proprio come Sirius.
E continuando a portargli
foto, che sembravano narrare la vita di Sirius, dei
suoi genitori, la sua vita.
Quando un giorno...
Il cucciolotto
portò una foto piuttosto grande, che teneva pericolosamente tra le zanne che
stavano diventando sempre più acuminate.
Harry la prese e la portò al
viso.
C’erano tantissime persone
adulte, in cui riconobbe il volto dei suoi amici, di lui, Hermione, Ron, Ginny,
i suoi professori più vecchi.
Sembrava un matrimonio...Il
suo matrimonio!
Infatti il ragazzo indossava
un elegante smoking nero e tra le braccia teneva una ragazza dai lunghi capelli
mossi, gli occhi nocciola e che indossava un bellissimo abito da sposa. La sua
migliore amica!
Poco più in là, vide tre
persone sedute su un muretto bianco, che lo osservavano
sorridenti e un po’ commosse.
Riscoprì
il volto di Lily, James e Sirius in quelle tre persone...
Finita anche questa! Lo so è
un po’ corta e contorta, ma vi prego di recensire! Ne
ho bisogno! Mi piacciono le one-shot, e come vedete
io adoro Sirius! Ho lasciato una parentesi aperta alla fine! L’idea del cane è
strana, ma mi piaceva l’idea che Sirius vivesse attraverso un altro corpo!
RECENSITE!!!!!!!!!
Maripotter91