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Autore: vale_cullen1992    12/10/2009    28 recensioni
Bella, Rosalie e Alice: tre sorelle, ammirate da tutti e con una passione: le scommesse. Edward,Emmett e Jasper: tre fratelli, il rifiuto della scuola, i cosidetti "Sfigati". Cos'hanno in comune?? Una scommessa tra sorelle, che coinvolgerà i tre poveri Cullen.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Scommettiamo? - Quando una scommessa ti cambia la vita' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Scommettiamo?

Capitolo 10:  Modifica, Fuga & Gelosia.

Pov Rosalie.


Sciocca e superficiale, ecco come mi identifico in quel periodo. A me non importava di ferire chi avevo attorno, se quello era il prezzo da pagare per ottenere ciò che volevo, ero disposta a pagarlo.
Solo ora capisco quanto male ho fatto. Solamente ora. E ormai è troppo tardi per rimediare.


Asciugai con stizza l’ennesima lacrima scesa dai miei occhi.

Annaspavo alla ricerca di aria, seduta sul sedile della mia preziosa auto. Non so bene per quanto rimasi lì, a piangermi addosso come un’idiota, so solo che fu lo strombazzare dell’auto di Newton a riscuotermi.

Sollevai lo sguardo, giusto in tempo per vedere Bells scendere dall’auto del suo ragazzo e dirigersi verso di me a passo di marcia. Aprì con foga lo sportello, afferrandomi un braccio e trascinandomi senza tanti complimenti dentro casa.

- Alice! – strillò, chiudendo la porta di casa con un calcio.

Mi trascinò sino alla cucina, dove ci si parò davanti una scena assurda: Alice, su uno sgabello, che ingurgitava gelato al cioccolato e singhiozzava. Ora, possibile che fossimo tutte e tre depresse?? Probabilmente si.

- Non strillare, mi fa’ male la testa, cazzo. – ringhiò Alice, inghiottendo l’ennesimo boccone di gelato e guardando Bells con aria truce. Dal canto mio mi limitai ad osservarla con aria sconsolata e a sedermi vicino a lei.

- Passami un cucchiaino. – borbottai. Insomma, solitamente le scelte in questi casi erano tre: gelato, alcol ed erba. A questo giro avrei ingurgitato gelato sino a vomitare, dopodichè sarei passata ad una bottiglia di Vodka e una canna. Ah, dura cosa l’amore!

Alice mi passò un cucchiaino in silenzio, senza nemmeno guardare quale stesse afferrando. La mia mascella toccò il pavimento quando vidi cosa mi aveva passato: un cucchiaino arancione con Winnie The Pooh che divorava miele.

Un orso. Come l’animale preferito di Emmett.

Lo lanciai con rabbia contro il lavandino, per poi alzarmi e infilarlo nel trita rifiuti, godendo del suono stridulo prodotto dal suo andare al diavolo. Risi come una schizzata, una volta ultimato il lavoro.

- Fai paura. – sussurrò Bells, guardandomi esasperata. Le mostrai il medio, mandandola bellamente a farsi fottere. Non ero dell’umore per sopportare le sue battute irritanti, non era forse chiaro?

Evidentemente no.

- Beh, che avete? – mormorò Alice, dopo l’ennesima cucchiaiata con singhiozzo annesso. Bells ringhiò, afferrando la sedia e stravaccandosi sopra essa in stile gangster.

- Quello stronzo di un Cullen mi ha mentito. Ma non solo, mi ha lasciata a piedi! No, dico! A me! Ma vi rendete conto della gravità della cosa? – strillò, sbattendo il pugno contro il tavolo, giusto per avvalorare la sua tesi.

In risposta a quella frase, solamente la presenza di grilli nella stanza, che sottolinearono l’esasperante idiozia di mia sorella.

- Siete utili quanto una cacca sul marciapiede. – borbottò infiammandosi e andando verso l’armadietto dei liquori. Ecco, ora si passava alla fase due: alcool!

- Jasper mi ha mollata al bar, dopo avermi fatto una scenata e urlato di essere una stronza. Ma secondo voi sono stronza? Perché a me non sembra… - meditò Alice, mettendo da parte il gelato ed afferrando il bicchiere di Vodka che le stava porgendo Bella.

- Secondo me dire che sei stronza è relativamente poco. – affermai convinta, mandando giù il liquido nel mio bicchiere.

A stella, senza riprendere fiato. Perché a poco serviva riprendere fiato, stavolta non sarebbe servito, fiato non ce n’era più, ormai. Il liquido scorreva veloce nella mia gola, infiammandola. Strizzai gli occhi, infastidita dal contatto.

- Beh, tu? Come mai eri vicina a tagliarti le vene in macchina? – chiese ironicamente Bella, già al secondo giro. La osservai per qualche secondo, per poi portare il mio sguardo sul liquido rosa rimasto nel bicchiere. Erano le mie sorelle, perché non parlarne con loro? Dopotutto, peggio di così non potevo stare.

- Mi ha dato un ultimatum. Se non lascio Royce non mi vuole più vedere nemmeno in foto. Per quanto Emmett mi piaccia, è Royce il mio ragazzo! – dissi. Era la verità, non avrei mandato all’aria anni di relazione stabile con Royce, per un semplice capriccio. E mentre raggiunsi questa conclusione, mandai giù il secondo bicchiere di Vodka.

- Beh, ha ragione, no? – borbottò Bells, riempiendo i bicchieri per il terzo giro. Ecco a che serviva avere casa libera, un armadietto dei liquori e due sorelle fuori come un balcone.

- Ho un’idea! – strillò Alice, sbattendo il bicchiere sul tavolo e scheggiandolo.

- E vedi di stare attenta, scema! – la rimproverò Bells, beccandosi una cucchiaiata di gelato sul viso. – Ti ammazzo! – strillò, cercando di afferrarla e strozzarla.

- E smettetela, porca miseria! Sembrate due idiote! – ringhiai infastidita, soprattutto dalla fine della Vodka. Stupidi ospiti che se la scolavano quasi tutta, in nostra assenza.

- Facci un favore: non pensare. Quando lo fai crei solamente casini. – borbottò Bells, abbandonando il suo tentativo omicida e barcollando verso l’armadietto dei liquori, per poi prendere una bottiglia di Jack Daniel ancora sigillata.

E vai con il secondo round!

- Sentiamo la tua idea brillante e geniale…- dissi, incespicando sulle parole e tendendo un bicchiere pulito a Bells, che lo riempì.

- Una modifica della scommessa. – annunciò euforica, mandando giù il liquore e sbattendo in maniera teatrale il bicchiere sul tavolo, in stile film western di serie Z.

- Che idea del cazzo… - masticò irritata Bells. Era chiaro che a lei la scommessa aveva fatto decisamente male. Brutta cosa l’orgoglio, a volte!

- Continua, invece. Sentiamo un po’! – la incitai incuriosita. Insomma, almeno meritava di essere ascoltata!

- Propongo la seguente nozione: chi si scopa per prima il proprio Cullen, vince tutto e il termine del mese non vale più. Geniale, no? – annunciò esaltata e visibilmente ubriaca.

In quel momento mi sentii come Homer Simpson quando urla “ Doh! “. La situazione era uguale. Poteva esistere un’idea più cazzosa di quella??

Ovviamente NO!!

- L’ho detto io che è meglio quando non pensi!! Che idea del cazzo. - Ringhiò Bella, in condizioni simili a quelle di Alice.

- Concordo! Che enorme idea di merda! Sarebbe come spararsi in bocca, a questo punto. – mi unii alla protesta, facendo innervosire la nanetta.

- E allora sentiamo le vostre di idee intelligenti! Ma vorrei ricordare che questa scommessa del cazzo è partita da te, Miss So – tutto – io! – strillò infiammandosi.

- Questo è vero, ma calmati o ti viene un infarto e schiatti sul tavolo. – borbottai, sorseggiando tranquillamente l’ennesimo bicchiere di Jack Daniel, versatomi da Bella.

- Vai a farti fottere. – sibilò in risposta. La ignorai, infondo non valeva la pena ucciderla per una cosa simile.

- Io propongo di trovare una ragazza a quei tre. – meditò Bells, facendomi schiaffare una mano sul viso.

- Ma è la fiera delle cazzate, questa? A questo punto è meglio l’idea di Alice! – dissi esasperata da tanta idiozia.

- Beccati questa, mia cara! – la beffeggiò Alice, facendo gestacci verso Bells, che afferrò il bicchiere con l’intento di lanciarglielo. Le afferrai il braccio, mollandole una manata sulla nuca e fermandola.

- Beh, si fa’ come dicevo io, quindi? – trillò allegra Alice.

- No, troviamoli una ragazza! Sarà più divertente! – ribatté Bells.

Io e Alice ci guardammo, e un ghigno ricolmo di Vodka e Jack Daniel comparve sui nostri volti. In quel momento sembravamo in tutto e per tutto delle schizzate, non c’era alcun dubbio.

- Perché no. – borbottai, lanciando un’occhiata a Bella, impegnata a passare all’ultima fase: canna.

- Quindi chi li fa’ fidanzare per primo vince? – domandò Alice, alzando un sopraciglio.

- Esatto. – trillò Bells. – E con questa sigliamo l’accordo. – annunciò, passandoci l’ultimo elemento della nostra serata folle.


*****


- Spero ci sia una bella notizia, dietro il tuo: voglio parlarti. – disse Emmett, incrociando le braccia al petto.

Mi morsi le labbra, nervosa. Veramente non c’era un motivo preciso, volevo vederlo e basta. Ma vallo a spiegare ad Emmett!

- Ho pensato a quello che mi hai detto ieri – iniziai.

- E…? – mi incitò, notando la mia indecisione a parlare.

- E non lascerò Royce. Lui è il mio ragazzo, una sicurezza. Non puoi chiedermi di mollarlo così, su due piedi! – ok, questa era una carognata. Sapevo benissimo ciò che provava Emmett, ed era normale che mi chiedesse di lasciare Royce. Se ero ottusa, era solo un mio problema.

- Io ti ho solo chiesto di fare una scelta, Rosalie. Non puoi continuare a fare la pallina, un po’ qua e un po’ lì. Mi sembra lecito chiederti di deciderti, no? –

Beh, logica inattaccabile, non c’è che dire.

- E… se… ti aiutassi a trovare una ragazza? – pigolai.

Mi sarei presa molto, ma molto volentieri a calci da sola, in quel momento. Come poteva, una persona dotata di intelletto, dire una cazzata del genere? Non avrei più toccato un goccio d’alcool, poco ma sicuro. Il mio ultimo neurone era partito per un viaggio sola andata alle Canarie, lasciandomi nella merda.

- Puoi ripetere? – sibilò Emmett, serrando le palpebre. Ops. Cattivo segno, molto cattivo.

- Penso che non lo ripeterò. Anzi, cancella tutto, ok? Io non ho detto nulla. – agitai le mani come una marionetta, cercando di togliermi dall’impiccio.

- Ci si vede. – annunciò irritato, voltandomi le spalle.

Cazzo. Cazzo. Cazzo!!! Perché tutto doveva andare male? Era una cosa totalmente assurda, dannazione!


*****

Pov Bella.


Nella mia vita avevo commesso tanti errori, più o meno gravi. C’era sempre qualcuno che mi difendeva, che mi tirava su di morale  e mi dava il proprio sostegno.
Se avessi saputo a cosa mi avrebbe portato quella scommessa, di sicuro avrei cambiato molte delle mie abitudini e dei miei modi di vedere le cose.
Qualcuno un giorno disse: non apprezzi mai le cose che hai finchè non le perdi.
Ora mi rendo conto che non c’è frase più vera.


- Ma dici sul serio? – strillò nel mio orecchio destro Jessica Stanley, irritandomi a morte. Quella stupida oca era in lista per il concorso: troviamo nuove vittime per Saw, l’Enigmista.

A conti fatti, ce la vedevo proprio bene con un collare esplosivo attorno alla testa. Almeno avrebbe chiuso la bocca!

- Urla di nuovo, e conoscerai la mia ira. – ringhiai, osservandola truce.

- Si, a quanto pare le docce dei ragazzi sono state allagate, e  tutti stanno girando per la palestra in asciugamano! Ma dico, te ne rendi conto? – urlò nel mio orecchio sinistro quella piccola vipera di Jane Stuart, provocandomi uno scatto d’irritazione mai visto. Oltretutto, i rimasugli dell’allegra serata tra sorelle si facevano sentire, e questo non contribuiva al mio malumore.

- Adesso ti spacco la faccia con un’ascia, sia chiaro. – sibilai con voce assassina.

- Hai visto Saw, ammettilo! – mi accusò Jane, beccandosi un calcio nel ginocchio. Va bene, l’avevo visto! E allora?!

- Si, quindi ho parecchie idee su come poterti eliminare, se non la smetti di strillare come una ritardata. – ringhiai, beccandomi un’occhiata esasperata.

Una serie di urla spacca timpani si levarono dalla palestra, e mi ritrovai al centro dell’inferno. Gente che urlava, che spingeva, che imprecava.

Trovai salvezza nella vecchia aula di biologia, ormai in disuso da qualche anno. Provai ad accendere la luce, ma quella stronza non era del mio stesso parere, anzi.

- Fanculo.  – borbottai irritata, facendo qualche passo in quel buio totale. Mi raggelai quando sentii una risatina divertita, proveniente da chissà quale parte della classe. Oddio! E se fosse qualcuno con un mantello e la maschera da maiale, tipica del film Saw?

Magari mancavano pochi secondi, e poi mi sarei risvegliata con qualche aggeggio strano attorno al collo.

Afferrai una sedia lì accanto, sollevandola e preparandomi allo scontro. La risatina continuò, irritandomi a morte.

- Fatti vedere, coglione! Se pensi di riuscire a rapirmi e mettermi un collare esplosivo attorno al collo, te lo dico già da ora: mettitelo dove dico io, perché le mani addosso a me non ce le metterai mai! – ringhiai, mentre l’adrenalina scorreva a fiumi nel mio sangue.

- Sai, l’ho sempre detto che sei una ragazza decisamente strana. –

L’ultima persona che desideravo incontrare si fece avanti, lasciandomi di sasso. La sedia mi cadde dalle mani, schiantandosi a terra con un fracasso storico. Edward. Edward Cullen. Edward Cullen in asciugamano bianco, davanti a me.

Decisamente meglio di un serial killer.

Cercai di ricompormi e di asciugare la bava alla bocca senza farmi vedere, mettendo su una maschera di irritazione. – Mi hai spaventata, idiota. – sibilai con voce velenosa, guardandolo irritata.

- Faccio così schifo? – ridacchiò avvicinandosi.

- Devo ancora farmi un’opinione. Come mai sei qui? – chiesi, realizzando in quel momento dove cavolo si fosse rifugiato.

Che fosse un fuggitivo di guerra??!! Probabilmente si.

- La palestra stava per essere invasa da una flotta di pazze con gli ormoni a mille. Sai, meglio evitare di essere aggredito dalle figlie del demonio… - spiegò, sedendosi sulla cattedra e facendomi segno di raggiungerlo. Valutai le opzioni, e con un sospiro sconsolato lo raggiunsi.

- Secondo me ti prendi troppo sul serio. Al massimo avrebbero aggredito tuo fratello Emmett, non te. – lo provocai, sfoderando una buona dose di bastardaggine acuta. Sembrava tanto la versione 2009 di: la volpe e l’uva.

- Stronza. – borbottò lui, dandomi una gomitata sul fianco. Con questo scese il silenzio, spezzato solo dal suo canticchiare una melodia.

- Hai finito? Ma che schifezza è? – chiesi acidamente, facendolo rimanere male. Ecco, e il premio stronza del secolo và a… me!! Evviva!

- Una melodia che sto componendo, mi è venuta in mente poco fa’. È da pianoforte. – spiegò imbarazzato e leggermente offeso. Rimasi in silenzio, rimuginando. Una melodia al pianoforte? E che cosa diavolo centrava con Edward?

- Suono il pianoforte. – spiegò, notando la mia perplessità.

Ero decisamente allibita. Insomma, il massimo che sapevo fare era suonare una stupida musichetta imparata all’asilo, usando il flauto. Di certo non ero una tipa da pianoforte e roba simile.

Quando Dio distribuì il talento per la musica, chissà io dov’ero. Magari in bagno. Anzi, di sicuro.

- Sembra… bello… - mormorai incerta, sforzandomi di essere anche solo lontanamente gentile.

- Lo è. Un giorno ti suono qualcosa, ok? – propose entusiasta, sorridendo in maniera raggiante. E in quel momento mi maledii, perché mi sciolsi come un Gianduiotto nella tasca destra di un giubbotto invernale.

- Si, perché no. – mormorai imbarazzata, facendolo gongolare di felicità. Davvero bizzarro, come certe persone si accontentino di poco per essere felici.

E un silenzio imbarazzante scese nuovamente su di noi.

- Come sei tornata ieri? – domandò cautamente, facendomi irritare all’istante. Ecco, se ora non tirava fuori quella storia, non stava bene!

- Ho chiamato Mike, che ha avuto la decenza di venire a recuperarmi. – sibilai irritata, bruciante di indignazione.

- Scusa, ma mi avevi fatto davvero incazzare. – affermò convinto, facendomi perdere la pazienza. Quindi ora era pure colpa mia!

Ovviamente! Era SEMPRE colpa mia!

- Veramente l’unica che aveva il diritto di incazzarsi ero io, non tu! Mi hai mentito spudoratamente, dovrei esserne felice? – strillai, scattando in piedi e puntandogli il dito contro.

Chissà se gli sbalzi d’umore possono essere classificati come una malattia. In tal caso, ero indubbiamente messa male!

- Se fossi un pochino meno stronza, io non ti avrei mentito. Prova a essere meno inavvicinabile, e vedrai quanti benefici ottieni. – urlò, alzandosi in piedi anche lui. Dal canto mio, spalancai la bocca, sconvolta. Mi aveva forse dato della stronza?

- Ma come osi! – ringhiai, mollandogli uno spintone.

- Non provarci, sai?! Non azzardarti a spingermi! – si lagnò lui, restituendomi lo spintone.

- Levami le mani di dosso, Rosso Malpelo! – strillai, spingendolo nuovamente.

Quello che accadde dopo fu abbastanza confusionale. Spintoni e offese non si contavano più. Peccato che, solitamente, tutto ciò non si concludeva con Edward Cullen che ti faceva sdraiare sulla cattedra di un’aula polverosa e dal pessimo odore.

Le mie mani scattarono subito sulle sue spalle, così da poterlo stringere a me con foga. Era incredibile quanto quello stupido Cullen fosse al contempo irritante ed eccitante.

- Cazzo di orecchini… Ma toglierne qualcuno no? – borbottò irritato Edward, impegnato a mordermi il lobo destro. Impresa difficile, vista la quantità abnorme di orecchini che lo ricopriva.

- Zitto e baciami. – ridacchiai, sollevandogli il viso e baciandolo.

Afferrai con decisione i suoi capelli, ancora leggermente umidi, e mi dedicai completamente a quel paradiso. Succhiai lentamente il suo labbro inferiore, mordicchiandolo piano e facendolo arrossare. Edward si appoggiò totalmente al mio corpo, spostando le braccia accanto al mio viso, così da cercare di essere anche solo lontanamente comodi.

- Un calcio nelle palle a chi dice che scopare su una cattedra è grandioso. – ringhiai, cercando di aprire le gambe e far sistemare Edward tra di esse. Impresa totalmente inutile, lo spazio era esiguo e il rischio di caduta a terra era decisamente alto.

Edward imprecò violentemente, decisamente esasperato. E l’eccitazione andò a farsi un giro per la tangenziale!

- Fammi scendere, è meglio. – borbottai, spingendolo da una parte e facendolo cadere a terra. Lo osservai per qualche secondo, per poi iniziare a ridere come una pazza. Edward sorrise sadicamente, per poi afferrare la mia gamba e trascinarmi giù. Almeno io, a differenza di lui, non atterrai sul pavimento!

- Ciao. – sussurrò sulle mie labbra, sfoderando il suo micidiale sorriso sghembo.

- Ciao. – risposi ridacchiando, andando incontro alle sue labbra e baciandolo. Mandai al diavolo tutto, dedicandomi solamente a lui e me.

Scesi a baciargli il petto, soffermandomi sui capezzoli, che mordicchiai, facendo inturgidire tra le mie labbra. La mia mano scese con calcolata lentezza sino all’orlo dell’asciugamano, di cui sciolsi il nodo.

Sollevai il busto quando iniziai a toccarlo. Aveva gli occhi chiusi e le labbra leggermente aperte, l’immagine del relax e della beatitudine. Mossi ancora la mano, facendoli spalancare le labbra in un gemito roco.

- Guardami. – mormorai suadente. Non volevo perdermi nessuna delle sue espressioni, volevo vedere la passione e l’eccitazione scorrergli dentro, per poi concentrarsi sugli occhi e infine divampare.

Lentamente spalancò le palpebre, mostrando degli occhi incredibilmente verdi. Sembravano ardere in quel momento, ed erano più belli del solito.

Gattonai di lato,iniziando a mordergli il collo. Abbandonai il collo e catturai le sue labbra in una bacio, che sapeva di passione repressa e frustrazione. Alla fine tremò lievemente, gemendo più volte tra le mie labbra e raggiungendo l’orgasmo.  

Mi abbracciò forte, baciandomi con dolcezza i capelli. E un senso di beatitudine e felicità mi avvolse, spaventandomi a morte. Perché proveniva dal cuore, e non era un buon segno.

Forse, e dico forse, questo elemento non era previsto nella scommessa.

Forse, e dico forse, era il caso di parlare con Mike.

*****


Pov Alice.
Sensi di colpa? Al periodo non sapevo nemmeno cosa fossero.Ora, invece, sono come un tarlo. Non fanno che torturarmi.
E fa’ male. Decisamente male.


Non avevo ancora visto Jasper, e la cosa mi irritava a morte.

Era come avere una costante preoccupazione che ti rode il cervello, non potevo fare a meno di chiedermi che fine avesse fatto.

Il giorno prima non ci eravamo di certo lasciati con un abbraccio e un bacio, anzi, e la cosa non poteva che disturbarmi. Oltretutto c’era qualcos’altro che mi irritava: le sue “quote” in salita.

Se prima poteva essere facilmente confuso con la tappezzeria, ora era oggetto di sguardi languidi e risatine maliziose, e la cosa era decisamente fastidiosa e insopportabile.

Come si permettevano quelle stupide oche di posare i loro occhi su di lui? Non ne avevano alcun diritto!

Sbuffai nervosamente, gettando uno sguardo all’orologio appeso alla parete dell’aula. Ancora dieci minuti. Quelle cazzo di lancette non facevano che muoversi ad una lentezza esasperante, facendo aumentare il mio nervosismo, già alle stelle.

Appena suonò scattai in piedi come un’esagitata.

- Alice, stai bene? – chiese dubbioso il professore, osservandomi attentamente.

Nemmeno risposi, afferrai libri e borsa e mi eclissai fuori, saltellando verso l’aula di storia, materia di Jasper in quel momento.

I miei nervi si tesero come una corda di violino quando mi ritrovai la scena più pessima del mondo dinanzi:  Jasper che accarezzava il viso di Amanda Stuart. Quella grandissima stronza era vicina al fare le fusa, vista la faccia ebete che aveva.

- Salve. – ringhiai con voce gutturale, spaventando un gruppo di matricole ferme lì vicino. Amanda sobbalzò, per poi rivolgermi uno sguardo di calcolata sufficienza. Jasper, invece, nemmeno si voltò, ignorandomi bellamente.

- Scusami, ti serviva qualcosa? – cinguettò quella gatta in calore,  guardandomi come una stronza che ha appena vinto il tuo peluche preferito. Peccato che io non fossi così magnanima da lasciarle il mio orsacchiotto di peluche, anzi.

Avrei prima spaccato la faccia a lei, poi avrei usato lui come una bambolina vudù, infilzandolo con degli enormi spilloni. Dolce vendetta!

- Mi serve che tu sparisca, così da poter parlare privatamente con Jasper, grazie tante. – sputai tra i denti, emettendo scintille.

- Mi dispiace, ma io e Jazz stiamo parlando d’affari. Quindi non penso di poterti accontentare, scusami tanto. – rispose, falsa come una moneta da cento dollari.

Dal canto mio, il mio cervello si era bloccato alla parte: Jazz e affari.

La cosa mi piaceva meno di zero.

- Jasper devo parlarti. – sibilai, mollando quella stronza e puntando al diretto interessato. Jasper si voltò con lentezza esasperante, guardandomi con freddezza. Beh, a questo punto era meglio se guardasse la stronza! Se era questo lo sguardo che mi riservava, meglio l’indifferenza!

- Amanda, lasciaci soli. – ordinò senza nemmeno guardarla, fissandomi intensamente.

- Ma Jazz… - si lagnò lei, arpionandogli il braccio.

- Ci vediamo dopo, ora devo parlare con lei. – Lei? LEI? Ma lei lo dici a tua sorella, stronzo! Che nervi quando faceva così!

Amanda mi scoccò un’occhiataccia, alla quale risposi con uno sguardo di superiorità. Beh, a conti fatti c’era poco di cui essere felici o superiori, ma meglio non mostrare il fianco al nemico.

- Beh, che vuoi? – chiese con distacco Jasper, una volta rimasti soli.

- Ciao anche a te, Jasper. – dissi ironicamente, spostando una ciocca di capelli dietro l’orecchio e appoggiandomi al muro.

- Alice, dico sul serio. Che vuoi? – sbuffò.

Ero a disagio, e la cosa non mi piaceva. Non era mai successo, e la cosa mi era del tutto nuova. Ero nervosa e non riuscivo a stare bene e in tranquillità. Che situazione di merda!

- Non ti sei fatto vedere. – mormorai.

- Ho avuto da fare. – rispose, appoggiandosi accanto a me.

- Con quella gallina? – ok, l’acidità era di casa in quel momento. Maledissi in tutte le lingue del mondo quella stupida ragazzina. Feci un rapido calcolo, avvalendomi dell’esperienza: figlia del capo Swan. Beh, a quanto pare gli incidenti a Forks erano piuttosto frequenti, non ci sarebbero stati problemi ad eliminarla.

- Se anche fosse? Saresti gelosa? – sghignazzò lui, abbandonando la maschera di freddezza indossata poco prima.

Sorrisi. Almeno aveva finito di trattarmi come un chewingum attaccato alla scarpa. Bene. Ora. Perché ero andata lì? Ah si, per vederlo. E ora? L’avevo visto!

- Affatto. – il ritorno dell’orgoglio, parte seconda.

- Bene, quindi con chi avevo da fare non te lo dico. – rispose con superiorità, beccandosi un pugno sul braccio. – Ferma nana malefica! – ridacchiò.

Calò un silenzio innaturale, spezzato solo dallo sbattere di qualche armadietto. Nessuno di noi aveva l’intenzione di andare a lezione, e la cosa non ci disturbava minimamente.

- Mi ha chiesto di uscire. – voce fredda e controllata. Da quando Jasper era diventato così?

Ignorai il groppo in gola. Ero brava ad indossare una maschera di freddezza, non avrei avuto problemi nemmeno stavolta. – E tu? Hai accettato? –

Silenzio. Qualcuno disse: chi tace acconsente. La cosa era vera, quindi.

- Quando? – l’inverno al Polo Nord era niente, in confronto a me. La scommessa era un’enorme cazzata, non avrei mai potuto sopportare la vista di Jasper con un’altra. Mi sarei strappata gli occhi, piuttosto!

- Domani. – ok, non ero l’unica glaciale. Era una mia impressione, o l’entusiasmo era nullo?

- Quindi oggi sei libero, no? –

- Ho calcio. – ma vaffanculo, sfiga del cazzo! Era troppo avere come risposta un si?!

- Vengo a vederti, ti và? – io odiavo il calcio, ma ci avrei scommesso che quell’ochetta da tre dollari sarebbe andata all’allenamento. E di certo non gli avrei lasciato campo libero!

- Se vuoi. – rispose atono, spintonandosi contro il muro e facendomi un cenno con il capo. Bene. Era ufficiale: avrei dovuto comprare una macchina alle mie sorelle.


****


- Datevi una mossa con quegli scatti! – urlò inferocito l’allenatore, adocchiando un gruppo di scansafatiche. Jasper doveva piacermi tanto, se sopportavo una cosa come il calcio!

- Beh, è una cosa ormai fatta, si può dire. Domani ci esco, massimo una settimana e mi vedrete mano nella mano con lui. Una vera e bellissima coppia. – annunciò Amanda, seduta qualche gradino più sopra di me. Le sue amiche – note anche come leccaculo – ridacchiarono euforiche, complimentandosi.

- Ma non stava con la Swan? – chiese una di loro.

Da canto mio strinsi i pugni, per evitare di scattare là sopra e staccarle il collo a morsi.

- Ma per favore! Jazz è sprecato per una simile nullità. –

Ok, sbaglio o mi aveva appena dato della nullità? A me?!

- Se lo dici tu. Ma lei ha una grande influenza su Cullen, te lo può rubare quando vuole. – la provocò una delle stronzette.

- Lei non mi ruberà niente, chiaro? Voglio Jasper Cullen, e stai sicura che lo otterrò. Se quella nanetta si mette in mezzo, la polverizzo con una mano, mi sono spiegata? –

Ora, se c’era una cosa che non avevo mai potuto sopportare, era chi faceva il gradasso e non era altro che un demente. E in quel momento, ne avevo un esemplare dietro. Come stare calmi in una situazione simile? Come?

Mi alzai con lentezza esasperante, salendo quei pochi gradini che mi separavano dal mio obbiettivo.

- Quindi tu mi polverizzeresti con una mano? Wow! – ghignai, parandomi di fronte a lei. Sbiancò leggermente, per poi ricomporsi. Un classico, cercava di darsi tono per non subire uno smacco colossale.

- Ovvio, che ci vuole? Ma ti sei vista? E tu dovresti stare con Jasper? Ma per favore! Lui può avere e merita di meglio, di certo non una psicopatica in versione tascabile. – doppiamente classico, non sapeva che dire e faceva riferimenti idioti. Che pena.

- Perché, è meglio una puttana versione maxi? – evvai con il veleno! Si!

Amanda sbiancò, alzandosi in piedi e dandomi uno spintone. – Fanculo stronza! –

Evitai di poco un ruzzolone con i fiocchi, puntando a terra i piedi. Le mie mani scattarono ad afferrare i suoi odiosi capelli rossi. La strattonai con forza, staccandole alcune ciocche di capelli e godendo delle sue urla di dolore. Accompagnai il tutto ad un fantastico schiaffo, che la colpì in pieno. Mi preparai a caricare un bel pugno, ma mi ritrovai per aria, trasportata da Jasper lontano dalla mia vittima.

- Mettimi giù, ORA!! Non ho affatto finito con lei, sai? Mollami o ti prendo a calci. – sbraitai, mollandogli una lunga serie di pugni sulla schiena. Impresa totalmente inutile, visto che Jasper non mosse un muscolo e continuò a marciare verso il vialetto accanto il campo.

- Spiegami brevemente che cazzo ti è preso! – sibilò, mettendomi a terra. Ok, era una mia impressione, o era davvero incazzato?

- Mi stava prendendo per il culo! Che dovevo fare, ignorarla?! Oltretutto stava sparlando di te e me, e non si deve permettere. – beh, a conti fatti nemmeno io ero poi così tranquilla. Anzi.

- Mammina non te l’ha insegnato che non si picchia nessuno? – oh, ma bravo! Facciamo pure dell’ironia, avanti! Al diavolo, Jasper Cullen!

Strinsi i denti e cercai di calmarmi. Poco ci mancava, affinché beccasse botte pure lui. - Non sei divertente, Jasper. Affatto. –

- Sei gelosa. – affermò convinto, spiazzandomi. E adesso che centrava? Non stavamo di certo discutendo della mia gelosia o roba simile! Che uscita del cazzo, proprio.

- Perché dovrei! – il ritorno dell’orgoglio, parte terza.

- Non so, dimmelo tu. – ridacchiò lui, provocandomi e facendomi infiammare come una miccia. Mi lanciai addosso a lui con una tigre, cercando di mollargli un ceffone con i fiocchi.

Tre secondi e mezzo dopo, invece, mi ritrovai con la schiena al muro e le gambe attorno alla vita di Jasper. Le mie mani erano serrate con forza tra i suoi capelli, mentre con i denti torturava il mio labbro inferiore. Con la lingua forzò le mie labbra e cercò la mia, che trovò subito e non si fece pregare.

Peccato che fossi un emerita stronza, e con forza gliela morsi.

- Ahi, animale! – ridacchiò, mordendomi il mento e ritornandomi il “regalino”.

Risi felice, riprendendo a baciarlo. – E per la cronaca. Sono gelosa, ma non dirlo in giro. –

Beh, la scommessa prevedeva che ai Cullen fosse trovata una ragazza. Non ero forse anch’io una ragazza?





   
 
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