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Autore: whosthatchick    12/10/2009    10 recensioni
Sapevo che non avrei dovuto. Ma non potevano darmi delle colpe, soprattutto Elena. Lei sapeva quanto Lui potesse essere persuasivo e difficile da dissuadere quando si metteva in testa una cosa. Lei per prima si era lasciata attrarre da quello sguardo insolente, da quel magnetico sorriso, anche se sapeva quanto fosse sbagliato. Ma lei era più forte di me. Lei aveva Stefan come forte ragione per riuscire a rimanere lucida e impassibile quando quei bellissimi occhi scuri come la notte ti scrutavano. Ma io non sono Elena e non sono così forte.
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Dance with the devil
Dance With The Devil
Close your eyes, so many days go by.
Easy to find what's wrong, harder to find what's right
.

I believe in you, I can show you that
I can see right through all your empty lies.

I won't stay long, in this world so wrong.
Dance with the Devil - Breaking Benjamin
Prologo
Sapevo che non avrei dovuto.
Ma non potevano darmi delle colpe, soprattutto Elena.
Lei sapeva quanto Lui potesse essere persuasivo e difficile da dissuadere quando si metteva in testa una cosa. Lei per prima si era lasciata attrarre da quello sguardo insolente, da quel magnetico sorriso, anche se sapeva quanto fosse sbagliato.
Ma lei era più forte di me.
Lei aveva Stefan come forte ragione per riuscire a rimanere lucida e impassibile quando quei bellissimi occhi scuri come la notte ti scrutavano.
Ma io non sono Elena e non sono così forte.




- Mi hai capita bene Bonnie? - domandò Elena severa.
La ragazza dai lunghi capelli biondi poggiò una mano sul davanzale della sua finestra, usandola come perno per
poi ruotare su essa e catapultarsi fuori ed atterrare sul tetto.
I suoi occhi azzurro-viola la scrutavano per capire se davvero avesse assorbito la gravità di quel discorso.
- Si si, quante volte te lo devo dire?! Non sono mica ritardata! - sbottai infastidita.
Perchè la gente non si fidava mai?
Le labbra di Elena si incresparono in un sorrisetto.
- Non intendevo offederti, è solo che sono.. preoccupata, ecco. - aggiunse con una scrollata di spalle.
- Non serve una laurea per capire che è pericoloso, l'ho sentito da me. -
- Druidi, già - aggiunse alzando gli occhi al cielo come se si fosse appena ricordata una cosa decisamente elementare.
Odiavo quando facevano solo finta di prendere sul serio il fatto della mia discendenza. Mi dava su i nervi, letteralmente.
Mi sedetti sul letto incrociando le braccia e sbuffando.
- Beh, druidi o non druidi tu non devi assolutamente invitarlo ad entrare, chiaro? - disse Elena dura.
- Peccato, pensavo potessimo prendere un caffè insieme! - esclamai irritata.
- Bonnie.. - iniziò la bionda.
- Ho capito, ho capito! perchè continuate a fare così? tutti voi! tu, Meredith, Matt e ora persino Stefan! -
- Siamo solo preoccupati per te.. - sussurrò dolcemente stando in equilibrio fuori dalla finestra.
Il fatto che non poteva più girare felicemente per la città, rendeva queste visite sempre più segrete e.. scomode.
- Lo so, scusa.. - risposi mortificata per la mia reazione.
Elena mi fece un sorriso comprensivo.
- Ci vediamo domani, riposati e cerca di riprenderti Bonnie. Buona notte. -
- Notte anche a te.. - aggiunsi prima di vederla velocemente sparire dalla mia vista.
Rimasi a guardare per qualche secondo fuori dalla finestra dal quale Elena era appena saltata.
Il crepuscolo, uno spettacolo della natura.
Il sole, che sembrava stesse sanguinando tanto era rosso, dipingeva le nuvole chiare che si trovavano contro il cielo che man mano diventava sempre più scuro e, in lontananza si potevano vedere le prime stelle luccicare.
Poggiai la mano dove poco prima era posata quella della mia amica.
Non invitarlo ad entrare! per nessun motivo! Fu l'ultimo messaggio in lontananza che riuscì ad udire prima che sparisse nella foresta.

Mi ero messa a letto presto, quella sera.
Sentivo il calore causato dalla febbre che si alzava dalle mie guance avvolgermi.
Era quasi doloroso sentire le tempie pulsare nel silenzio della mia stanza.
I sole era del tutto scomparso, lasciando il posto a timide stelle che prendevano silenziose il loro posto in
quel cielo tanto scuro. Uniche fonti di luce, insieme a quella luna piena, nella mia stanza.
Con gli occhi socchiusi respiravo a bocca aperta, quasi a fatica.
Voltai lievemente la testa verso la finestra. Scattai a sedere spalancando gli occhi.
La luna era piena ed era... rosso sangue.
Si diceva che quando la luna era di quel colore voleva dire che del sangue stava per essere versato.
Un brivido per scese lungo la schiena e, terrorizzata da quel pensiero, strinsi il lenzuolo che mi copriva con le mani.
Mi coricai di nuovo, senza riuscire a chiedere gli occhi, fissavo il soffitto attentamente, le orecchie allerta per qualsiasi ruomore
estraneo potesse arrivarvi.
Il tempo passava e i miei occhi pian piano si chiusero. Ma una fastidiosa sensazione, un formicolio sulla nuca come se sentissi di
essere osservata, cosa impossibile dato che ero sola nella mia camera.
Aprì di scatto gli occhi e mi voltai automaticamente verso la finestra. Mi morsi un labbro cercando di soffocare un urlo.
Seduto sul davanzale, come se fosse la cosa più naturale da fare, se non fosse che la finestra si trovava al terzo piano della casa, c'era Damon.
La schiena poggiata al muro, lo sguardo basso, quasi incantato da qualche cosa nel cortile, i capelli lisci, scuri come il cielo di quella sera erano scompigliati da una leggera brezza.
Portava una giacca nera di pelle lucida e, sotto di essa, una maglietta dello stesso colore. Notai che era abbastanza aderente, risaltando così il suo corpo perfetto.
Indecisa sul da farsi, rimasi seduta immobile a fissarlo. Sapevo che prima o poi si sarebbe accorto che ero sveglia, ma non riuscivo a muovermi.
Sentivo rimbombare la voce di Elena e tutte le sue raccomandazioni di qualche ora prima. Avrei dovuto coricarmi e fingere di dormire, da fuori sarebbe stato innoquo, ma una parte di me non riusciva, anzi, non voleva togliergli gli occhi di dosso, sperando si accorgesse della mia presenza.
In quel secondo il ragazzo voltò il viso e i suoi occhi incontrarono i miei nella penombra. Sarebbe risultato difficile per un occhio umano vedere nitidamente in quel buio, ma lui non era umano e sapevo che vedeva perfettamente attraverso il vetro.
Lo vidi alzare un lato della bocca e sfoderare uno dei suoi soliti sorrisi compiaciuti verso di me.
Non intendevo svegliarti mia piccola strega.
Sentì chiaramente la voce di Damon nella mia testa, stava comunicando con me mentalmente.
Che cosa fai qui? chiesi sempre telepaticamente.
Adoro guardarti.. mente dormi. Mise un'accento strano sulla parola guardarti.
Un altro brivido naque sulla mia pelle, ma non aveva nulla a che vedere con il precedente. Sentivo che anche il sangue
stava salendo al viso, colorandomi le guance chiare.
Sperai che non si accorgesse del mio rossore improvviso, ma sapevo che poteva sentire l'odore più
forte del mio sangue anche attraverso la finestra.
Non c'è che dire dolcezza, il lilla ti dona. aggiunse scoccandomi un'occhiata maliziosa. Si stava
sicuramente riferendo alla mia vestaglia da notte. Quanto avrei voluto indossare qualcosa di diverso!
Cercai di alzare fino al collo il lenzuolo per coprirmi, ma fu inutile. Lo vedi sorridere quasi teneramente a quel mio gesto.
Sapevo che serviva a poco, decisi di alzarmi per mettermi addosso qualcos'altro.
Lanciai dalla parte opposta il lenzuolo e mi avvicinai all'armadio a piedi nudi. Sentivo lo sguardo di Damon seguire ogni mio piccolo gesto e, cosa ancora peggiore, l'armadio era accanto alla finestra e quindi era molto, molto vicino.
Freddo? e rieccola, quella voce vellutata nella mia testa.
Facevo finta di cercare qualcosa che non sapevo nemmeno io e intanto temporeggiavo, perchè sapevo che appena avrei chiuso quella maledetta anta me lo sarei ritrovato accanto.
Feci un ultimo grosso respiro prima di afferrare una maglia qualsiasi dal primo scaffale, richiusi l'armadio velocemente e feci l'errore di voltarmi verso destra per tornare nel letto.
I miei occhi incontrarono quelli scuri di Damon, separati solo da un sottile strato di vetro, talmente sottile che per lui poteva sembrare un semplice foglio di carta, avrebbe potuto romperlo in qualsiasi momento se non fosse che non poteva entrare in camera mia.
Ti faccio paura? il sussurrò arrivò impercettibile nella mia testa.
Trattenni il respiro e sentì la maglia scivolarmi dalle mani. Era lui che stava usando il suo potere di persuasione su di me o ero solo io che ero incredibilmente e fortemente attratta da quello sguardo? Commettendo uno sbaglio, mi avvicinai lentamente al vetro.
Gli occhi di Damon seguivano ogni mio più piccolo gesto. Ormai eravamo vicini, tanto vicini. Solo il vetro ormai ci separava.
Lui aveva il suo sorriso sbieco di sempre dipinto in volto. Quello stesso sorriso che il più delle volte odiavo, ma non quella sera.
In quel momento, fece una cosa inaspettata.
Alzò lentamente una mano e l'appoggiò sul vetro. Il mio cervello rispose a quel segnale mandando un impulso al braccio e facendo così alzare la mano posandola esattamente su quella di Damon.
Il freddo della finestra a contatto con la mia pelle calda mi fece venire i brividi... ma era davvero solo quello?
Il suo sguardo era impassibile, fermo sulle nostre mani quasi unite. Io guardavo lui. Così bello alla luce opaca di quella luna rossa, faceva risaltare ancora di più i tratti nobili del suo volto.
Socchiusi gli occhi espirando forte, sempre tenendo la mano sul vetro accanto a quella di Damon.
Quello che accadde dopo non riuscì a spiegarlo.
Sentì come se il vetro sotto la mia mano si stesse scogliendo e, in pochi attimi, le mie dita toccarono quelle del vampiro.
Aprì gli occhi di scatto e lo guardai. Anche il suo sguardo era sorpreso, non era stata opera sua?
Mi sorprendi sempre di più streghetta... dise stringendo le mie dita nelle sue. Per quanto sapevo che avrei dovuto ritirare subito la mano, non lo feci. Risposi alla stretta, anche se debolmente e nel frattempo cercavo di calmare il cuore che aveva preso a martellare e pompare sangue a più non posso. I miei sforzi furono inutili quando sentì le sue labbra accostarsi alla mia mano.
Calma Bonnie, devi stare calma. Eh si facile da dire.
Sapevo che Damon sentiva tutto quello che pensavo, e ne sembrava divertito. Vorrei poter baciare il tuo collo allo stesso modo.. percepì nella mia testa mentre i suoi occhi si posavano di nuovo su di me. Come risvegliandomi da un sogno, sentì le parole di Elena che mi intimavano di stare attenta. Certo, baciare o mordere il mio collo? Senza fare movimenti bruschi, ritirai la mano sotto il suo sguardo, un misto tra il sorpreso e l'infastidito.
Mi guardai la mano e poi il vetro, era intatto nessun segno ne scalfitura.
La mano di Damon era rimasta immobile, si era riappoggiata al vetro. Fammi entrare. percepì quel sussurro come se fosse arrivato da qualcuno al mio fianco.
- No. - dissi ferma ad alta voce.
La sua mano si chiuse in un pugno e la mascella si contrasse. Avevo paura che da un momento all'altro si sarebbe messo a rompere il fragile vetro della finestra. Ma non successe.
La mano serrata a pugno si scostò e scese, nel frattempo aveva voltato la testa, non mi guardava più.
Mi sarei aspettata qualsiasi reazione, violenta da parte sua, ma non questo. sembrava quasi deluso dalla mia risposta.
Pensavo che semplicemente se ne sarebbe andato insultandomi, ma non successe. Rimase li, fermo immobile.
Mi sedetti sul bordo del letto rivolta verso di lui. Perchè vorresti entrare? chiedi telepaticamente.
Non ricevetti risposta, Damon continuava a non guardarmi e fare come se non esistessi. Mi infastidiva terribilmente quel comportamento.
Cos'è non hai trovato nessuna ragazza che cedesse alle tue tecniche persuasive stasera che sei venuto qui invece di spassartela e dissanguare vergini innocenti?! inviai il messaggio con rabbia, tanto che vidi Damon quasi perdere la stabilità e sgranare gli occhi.
Voltò velocemente la testa nella mia direzione e lo sguardo non prometteva nulla di buono.
Piccola insolente di una strega, non sono affari che ti riguardano cosa faccio o non faccio la notte chiaro?! sbottò seccato perdendo il calore della voce. Ma pensa te, fa pure l'offeso adesso. E allora cosa diavolo ci fai qui? e non dire passavo per caso perchè non è la prima notte che vieni qui... un fremito colpì il suo sguardo fermo si, ti ho sentito le notti scorse..
Sembrava sorpreso che lo avessi scoperto. Non sono affari tuoi. ruggì dentro la mia testa. Avrò il diritto di sapere cosa fai fuori da casa mia!
Per la prima volta da quando lo conoscevo, vidi Damon a disagio. Non era da tutti.
La mascella si contrasse di nuovo e le narici si dilatarono in un respiro infastidito e pieno di rabbia.
Se ti diverte farti fantasie su ragazze che dormono.. aggiunsi scuotendo la testa e voltandomi per rimettermi a letto.
Ho sentito da una conversazione tra Elena e Meredith che eri malata... mi voltai a guardarlo, ma lui non rispondeva al mio sguardo.
Damon Salvatore era preoccupato per me?
In due secondi scesi dal letto per tornare davanti a lui. Eri in pensiero per me? domandai con un mezzo sorriso.
Se non vuoi farmi entrare almeno apri la finestra così possiamo parlare normalmente, odio il fatto che qualcuno potrebbe sentirci! se avesse potuto, in quel momento sarebbe diventato color cremisi. Evidentemente si stava riferendo ad Elena e Stefan.
Con una mano sbloccai la sicura e alzai il vetro, appoggiandomi al davanzale con entrambe le mani.
- Contento? - domandai guardandolo.
- Decisamente si - rispose ritrovando quel sorriso strafottente.
Con una velocità inumana la sua mano si fece strada fino al mio volto. Le lunghe dita affusolate mi accarezzavano delicatamente la guancia.
- E' così inebriante il profumo della tua pelle quando il sangue colora le tue guance... oserei dire al quanto eccitante.. - sussurrò lanciandomi un languido sguardo.
Non dissi ne feci nulla, il mio corpo era paralizzato da qualcosa che stava tra la paura e la voglia di poter essere stretta da quelle braccia che sembravano scolpite nel marmo.
Forse era destino, forse quella luna rossa era per me. Ma non trovavo nulla di più piacevole del voler morire tra le sue braccia in quel momento.
- Bonnie, non ti farò del male... - dimenticavo che poteva leggere i miei pensieri.
- Non mi sorprenderebbe il contrario -
Il suo sguardo si indurì.
- Pensi veramente che ti ucciderò? - domandò deluso
- Non lo so.. - non sapevo veramente cosa pensare.
Avevo ancora le mani saldamente attaccate al bordo della finestra, smettendo di accarezzarmi Damon posò le sue sulle mie, il contatto provocò altri piccoli brividi sulla mia schiena.
- Non voglio che tu abbia paura di me, Bonnie. Per la prima volta non voglio che tu abbia paura di me! -
- E che cosa vuoi? -
Per un secondo, che mi sembrò un eternità, il suo sguardo rimase fisso su di me.
In questo momento potrebbe uccidermi, e se non lo fa... non saprei proprio cosa potrebbe farmi.
Lo vidi fare un respiro e, lentamente, chinarsi su di me. Se fossi stata una persona con del senno, mi sarei allontanata di colpo. Invece rimasi ferma fino a che le nostri fronti si sfiorarono facendomi socchiudere gli occhi. Potevo percepire il suo respiro caldo sul mio viso.
Il suo profumo era inebriante, non avevo mai sentito niente del genere. In quel momento sentivo di aver dimenticato come si faceva a parlare.
Sentivo che stava sforzando il proprio viso ad avvicinarsi al mio, ma ero oltre la finestra e lui non riusciva ad entrarvi.
Non sapendo bene cosa fare, socchiusi gli occhi e lo guardai. Aveva le palpebre serrate e sembrava scocciato dal fatto che non poteva avere il controllo della situazione. Interita, spavalda e sicura per la situazione che si presentava, fui io ad avvicinarmi alle sue labbra.
Le sfiorai appena, senza toccarle. Il corpo di Damon si irrigidì, e un brivido lo percorse. Udì un ringhio sommesso provenire dal suo interno.
Divertita da quella situazione, iniziai a torturarlo un po', senza baciarlo, senza toccarlo soltanto sfiorandolo. Sapevo che non lo sopportava, che voleva lui il controllo, ma in quel momento la situazione era in mano mia.
Decisi di tentare ancora di più, sapevo che già stavo giocando con il fuoco e rischiavo la vita, e non era solo un frase fatta in quel momento.
Smisi di torturarlo per un secondo, lui sembrò calmarsi ma non aprì gli occhi.
Mi avvicinai di nuovo e gli morsi, delicatamente il labbro inferiore. Lo sentì aggrapparsi con forza al bordo della finestra e irrigidirsi ancora di più, sembrava esplodere tanta la forza che sprigionava.
Fu allora che, continuando a mordicchiarli il labbro, sussurrai sulle sue labbra
- Entra.. -
Fu questione di un secondo.
Apriì gli occhi, si sporse in avanti facendo cadere me all'indietro, ma non sentì mai il freddo del pavimento, perchè le sue braccia mi strinsero a lui attutendo la caduta.
Mi ritrovai stesa per terra tra le braccia di Damon. Nel frattempo avevo smesso di morderlo e lo guardavo in religioso silenzio.
- Non te l'hanno detto che non bisogna mai tentare un vampiro? - domandò in un sussurro guardandomi.
Deglutì a fatica mentre non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Damon allentò la presa ed io riuscì a poggiarmi sui gomiti, sempre con lui addosso.
Ora che lo avevo così vicino sembravo aver perso la sicurezza di poco prima, qualcosa che non riuscivo a decifrare mi paralizzava.
- E' la prima volta che riesci a stare zitta così a lungo - rise lui - e non parlo solo delle parole, anche nella tua mente non sento assolutamente nulla in questo momento. -
Una sua mano si alzò e mi sfiorò i ricci. Poi si guardò intorno.
- Sono un po' scomodo qui.. - In mezzo secondo si alzò tenendomi tra le braccia e si incammino verso il letto posandomi sopra.
Mi fece stendere e poi si diresse verso la finestra.
Il terrore che potesse sparire prese possesso di me facendomi alzare e mettere seduta.
- Non vorrei prendessi freddo.. - aggiunse rispondendo alla mia tacita domanda.
Quasi senza che me ne accorgessi tornò a sedersi accanto a me.
Era una cosa indescrivibile essere coricata nel mio letto, nella penombra con coricato a fianco questa bellezza mozzafiato dai tratti perfetti.
Il solito mezzo sorriso non tardò a tornare sul suo vito
- Di solito queste sono parole da uomo. - aggiunse facendo seguire una risata cristallina.
Era la prima volta che sentivo Damon ridere, e rimpiansi il fatto che non lo faceva più spesso.
Tornò quasi immediatamente serio fermandosi a guardarmi. Nel frattempo mi ero rimessa seduta sulle ginocchia, lui era mezzo coricato al mio fianco.
Sentivo il sangue che pulsava quasi dolorosamente nelle vene mentre la sua mano si alzava di nuovo su di me fino a toccare il mio viso.
Il silenzio di quella situazione era troppo pensante da sopportare, così dissi la prima cosa che mi venne in mente.
-Perchè mi hai baciata alla festa di Alaric? -
Lui fermò i miei occhi dentro ai miei sorpreso da quella domanda.
- E perchè mi hai salvata, più di una volta? perchè mi hai fatto bere il tuo sangue invece di mordermi e uccidermi come tutte le altre? -
Notai che il mio tono si stava incrinando, avevo paura della risposta che avrei sentito.
Damon si limitava a guardarmi dalla sua posizione, immobile, quasi fosse finto.
Sentivo che la gola iniziava a farmi male nel tentativo di trattenere le lacrime. Brava Bonnie, complimenti ti sei invaghita dell'unico ragazzo che potrebbe ucciderti e che sicuramente così farà prima o poi.
La mano di Damon si staccò dal mio viso e la poggiò insieme all'altra sul materesso per mettersi a sedere.
Io sentivo che stavo per piangere, che non riuscivo più a trattenere le lacrime. Lacrime di paura, angoscia, tristezza e delusione. Ennesima delusione amorosa. Perchè tendo sempre ad... innamorarmi? delle persone sbagliate?
Cercai di abbassare la testa ed allontanarmi, ma Damon fu più veloce di me.
Mi tirò delicatamente a se e le sue labbra incontrarono le mie. Fu un bacio a fior di labbra, leggero, delicato come una brezza estiva.
Si scostò da me pochi centimetri, quelli che bastavano per guardarmi negli occhi.
Ricambiai lo sguardo mettendo una mano tra quella chioma corvina lucida e morbida, che qualsiasi persona normale avrebbe invidiato. Lui rispose ritornando sulle mie labbra, questa volta il bacio fu diverso, le sue labbra facevano da padrone sulle mie.
Una sua mano scivolò tra i miei ricci, mentre la mia stringeva ciuffi neri dei suoi.
La sua bocca allentò la presa un secondo, ma solo per iniziare a torturarmi il labbro inferiore come avevo fatto io precedentemente. Lo trovai tremendamente eccitante.
- Vuoi sapere perchè ti ho baciata alla festa? - iniziò a pochi centimetri dalle mie labbra
- Perchè ti desideravo in mezzo a tutte. Vuoi sapere perchè ti ho salvata più e più volte? Perchè non avrei potuto soffrire di vederti star male e vedere qualcuno che ti faceva e poi di lasciarlo in vita. Vuoi sapere perchè ti ho fatto bere il mio sangue? perchè volevo renderti parte di me. Vuoi sapere perchè non ti ho uccisa? perchè ti amo e non riuscirei a stare senza la tua sola presenza un giorno di più. -
Rimasi senza fiato mentre il cuore mi batteva all'impazzata nel petto. Senza stare a pensare troppo mi rituffai sulle sue labbra cercando, inutilmente di prenderne il controllo. Damon era più forte di me e io lo lasciavo volentieri avere la meglio.
Il bacio si fece sempre più appassionato, io inziavo ad avere caldo. Damon riprese a fare il suo giochetto con il labbro fino a che non sentì un dolore, smile ad una puntura sul labbro inferiore.
- Ma che.. - disse staccandomi da lui e toccandomi con la mano.
Sanguinavo. Evidentemente giocando con il labbro mi aveva tagliato.
Guardai lui, potevo vedere i canini sporgenti, era con quelli che mi ero tagliata.
Aveva gli occhi spalancati e completamente neri, si allontanava da me. Cercai di avvicinarmi ma lui mise una mano tra me e lui.
- Bonnie non voglio rischiare di farti male, scusa avrei dovuto saperlo, non voglio perdere il controllo.. -
Sembrava quasi spaventato. Senza pensarci troppo mi raccolsi i capelli ribelli di lato.
- Damon.. - sussurrai avvicinandomi con il collo scoperto - Voglio che mi mordi, voglio essere anche io parte di te. -
Non avevo il minimo terrore, sapevo che se non fosse riuscito a controllarsi sarei morta, ma non mi importava in quel momento. Volevo solo essere sua.
- No, non posso.. potrei perdere il controllo.. -
- Non lo farai! - dissi dura guardandolo. - Mi fido di te... -
Mi buttai tra le sue braccia, già preparate ad accogliermi.
Appoggiai il viso sulla sua spalla e attesi. Non avevo idea di cosa avrei sentito, Elena non mi aveva mai parlato di cosa sentiva quando Stefan la mordeva. Sapevo solo che se non facevo resistenza, non avrei sentito male.
Qualche secondo dopo sentì la testa di Damon abbassarsi e, dopo avermi dato un leggero bacio, i suoi denti affondarono nel mio collo.
Provai un brivido di dolore, che trovai quasi piacevole. Sentivo che si stava nutrendo di me, che il mio sangue stava diventando il suo sangue così come il suo era diventato mio qualche tempo prima. Immagino non potesse esserci qualcosa di più appagante.
Le sue labbra poggiavano sulla mia pelle, appena sopra dei denti e anche solo quel contatto mi mandava in estasi totale.
Dopo qualche minuto sentì le labbra di Damon allontanarsi e la testa alzarsi, le sue labbra baciarono le mie ancora sporche del mio sapore.
Lo vidi poi trafficare con qualcosa nella tasca. Ne estrasse un piccolo coltello. Capì subito, e non aspettavo altro.
Presi l'oggetto che le sue mani mi stavano offrendo e rimasi incerta per un secondo.
- Non posso sentire male.. vai tranquilla - disse dolcemente accarezzandomi i capelli.
Mi avvicinai alla base del suo collo e, decisa, feci un taglio orizzontale. Qualche lacrima di quel liquido rosso tanto prezioso iniziò ad uscire.
Poggiai le mie labbra sul taglietto e iniziai anche io a nutrirmi di lui.
Un ruggito di piacere provenì dalla sua gola mentre la sua testa rimaneva piegata all'indietro con gli occhi serrati.
Dopo qualche secondo sentì le sue braccia avvolgermi e venni strappata dal suo collo per incontrare di nuovo le sue labbra.
- Non voglio rischiare di Cambiarti.. - sussurrò
- Perchè no? -
Non avevo mai pensato a questa opportunità, ma al momento era la cosa più vicina a quello che volevo: stare con lui.
- Perchè no... per il momento. -
Sorrisi mentre le sue braccia mi avvolgevano e il suo petto scolpito aderiva al mio.
In quel momento, eravamo diventati davvero una cosa sola.
 
  
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