CAPITOLO
2: E ritorno a te…
I don't know how to love him
What to do, how to move him
I've been changed, yes really changed
In these past few days
When I've seen myself
I seem like someone else
I don't know how to take this
I don't see why he moves me
He's a man
He's just a man…
Andrew Lloyd Webber
Christine
inspirò profondamente l’aria umida dei sotterranei.
Il
corridoio era buio,e la candela che reggeva in mano poteva a malapena
illuminare il pavimento davanti a lei.
Sentiva brividi scorrerle nella schiena, per il freddo e l’umidità del luogo e
per la paura di ciò che stava per fare.
Inciampò
in una pozzanghera gelida,ed imprecò silenziosamente.
Le
ci erano voluti dei mesi per trovare il coraggio di liberarsi dalle circostanze
che ormai la destinavano senza scampo al matrimonio con il Visconte de Chagny.
Non
era stato difficile ribellarsi per paura dei pettegolezzi della gente, di cui
non le importava assolutamente nulla. Ma aveva esitato a lungo per non
infliggere un dolore a Raoul.
Non
avrebbe voluto per nulla al mondo farlo soffrire…
Ma
alla fine aveva dovuto farlo.
Non
poteva legare il suo destino a quello del ragazzo, non dopo aver acquisito la
cruda consapevolezza di non amarlo affatto. Gli voleva bene,questo è certo, ed
era lusingata dall’amore profondo che lui le dimostrava. Avrebbe sfidato ogni
legge della società in cui vivevano, e l’avrebbe sposata a dispetto della sua
umile condizione.
L’avrebbe
resa Viscontessa,e cosa molto più importante, avrebbe fatto tutto ciò che era
in suo potere per renderla felice.
Era
lei che non avrebbe potuto vivere una vita di menzogna.
Così,aveva
trovato la forza di rompere quel legame,e di fare ritorno all’Opera Populaire.
Indossava
un semplice,leggero vestito bianco, molto simile ad una camicia da notte.
Tese
le mani,mentre scendeva,e accarezzò le pietre fredde e levigate del muro.
Il
cuore le martellava dolorosamente in petto,e il corsetto allacciato troppo
stretto le rendeva difficile respirare regolarmente. L’emozione quasi la
stordiva.
Giunse
alla fine del tunnel, e nella fioca luce della sala sotterranea lo vide.
Era
chino sul suo organo a canne, e stava traendo da quello strumento note
meravigliose.
Deglutì
a fatica. La sua musica era splendida, possente, indomabile come un tempo.
Non
era cambiata, e la stregava nello stesso identico modo di allora..
Gli
si avvicinò sempre silenziosamente. Lui non la udì,preda com’era della musica.
Ogni
volta che suonava o cantava, anche in passato,ne era come posseduto, anima e
corpo.
Diventava
una cosa sola con le note che eseguiva,completamente abbandonato alla forza
della musica che lo attraversava.
Era
alle sue spalle ormai. Le sarebbe bastato allungare la mano per sfiorargli il
braccio…
Inghiottì
la sua paura,la sua emozione,e lo fece.
La
musica si interruppe.
L’Angelo
si voltò…e lei iniziò a gridare terrorizzata.
Di
lui non rimaneva altro che una maschera bianca,sulle ossa di un cadavere…
Lo
sgomento fu tale che le sue grida divennero sempre più alte,e forti…
“Christine!”
“Mademoiselle Daae!!”
Christine
spalancò gli occhi,agitandosi e scalciando senza controllo.
Si
rese conto di essere a letto, trattenuta a stento nel suo delirio dalle
cameriere che erano state messe al suo servizio da Raoul.
Di
nuovo quel sogno…di nuovo quell’incubo.
Sarebbe
mai finita,quella maledizione?
Era
da poco rientrata all’Opera Populaire.
Erano
trascorsi solo sei mesi dall’incendio che aveva quasi raso al suolo l’imponente
teatro,ma incredibilmente i lavori erano proceduti a passo spedito,e ormai
rimanevano ben poche,annerite tracce di quella notte di profanazione. Era come
se il Teatro stesso avesse contribuito alla propria riparazione..come se avesse
voluto medicare le proprie ferite, guarire la cicatrice bruciante di un ricordo
doloroso.
Christine,nonostante
il parere del medico che l’aveva in cura,e che la riteneva ancora troppo
debole, e nonostante il velato disaccordo di Raoul, aveva insistito per tornare
ad esibirsi in palcoscenico, con grandissima stizza della Carlotta che era
ormai certa di poter nuovamente esercitare il suo assoluto potere sugli
impresari e sull’intero teatro.
Ma
monsieur Andre e monsieur Firmin erano più che lieti di riaccogliere nel cast
la giovane Daae.
Non
solo la ragazza avrebbe rappresentato una valida antagonista per
Il
fatto veramente importante è che i francesi avrebbero pagato qualunque cifra
per assistere all’esibizione della “sposa del Fantasma”,come veniva ora
chiamata con macabra allusione.
E
i due avidi signori lo sapevano molto bene,e ci contavano.
La
ristrutturazione del teatro era stata un vero salasso,e non c’era stato un solo
giorno in cui il nome di quell’efferato Fantasma dell’Opera non fosse maledetto
con tutta la rabbia e la veemenza possibile.
Nonostante
le imprecazioni colorite,in cuor loro quei bravi signori erano piuttosto
soddisfatti.
Una volta riaperta l’Opera al pubblico,sarebbero stati ampiamente ripagati dei
disagi economici subiti in quei mesi.
E
soprattutto…non avrebbero mai più subito le vessazioni di quel pazzo.
Tutti
erano infatti tacitamente d’accordo nel ritenere che il criminale fosse morto.
Il
suo covo era stato trovato vuoto, la sua spettrale maschera bianca era stata
ritrovata a pochi passi dalla riva del lago…forse,in un momento di rimorso o
pazzia,si era tolto la vita?
Le
uniche due persone che potevano essere ben informate sui fatti, ovvero Christine
Daae ed il Visconte Raoul de Chagny, si erano dimostrate incredibilmente
reticenti.
Nel
breve colloquio sostenuto con la polizia, avevano affermato di aver abbandonato
il nascondiglio sotterraneo lasciandolo in vita.
Ma
non avevano idea di cosa gli fosse accaduto in seguito.
L’ispettore
Barion, l’ufficiale che li aveva interrogati, era incredibilmente scosso.
Quella
sera,fra le vittime della caduta del grande lampadario, aveva dovuto
riconoscere la propria adorata sorella. Il suo stato d’animo era quindi fin
troppo chiaro, quando aveva cercato di fare pressione sulla ragazza.
“Mademoiselle..non
credo assolutamente che voi non sappiate dove lui possa essersi rifugiato. Non
siamo riusciti a trovarlo da nessuna parte,ma quei maledetti cunicoli sono scarsamente
illuminati,e pericolosamente simili ad un labirinto. Dio solo sa quanti
trabocchetti e passaggi segreti ci sono,là sotto! Voi dovete aiutarci a
scovarlo…o sarete arrestata come sua complice! Non dimenticatevi che quel
mostro è accusato di svariati omicidi…volete seguire il suo infame destino?”
Aveva afferrato rudemente il polso della ragazza, che lo fissava ad occhi
sbarrati,muta ed incapace di reagire, e la scuoteva energicamente.
Fu
immediatamente bloccato dall’indignato Visconte de Chagny.
“Ispettore,come
vi permettete? Dubitate della parola della mia fidanzata? La considero
un’offesa personale… Christine è totalmente incapace di mentire,e “aveva
aggiunto con tono gelido “ accusare lei significa accusare anche me. Abbiamo
abbandonato insieme quel luogo maledetto da Dio,e vi abbiamo già raccontato
tutto ciò di cui siamo a conoscenza. Dunque? Cosa intendete fare? Volete
arrestarci?”
L’ispettore
aveva taciuto immediatamente.
Inimicarsi
la potente famiglia de Chagny non gli avrebbe giovato, né all’indagine né alla
carriera.
Non
gli rimase altro da fare che profondersi in sentite scuse verso la ragazza, e
lasciarli andare.
Ma
mentre guardava la giovane Christine Daae allontanarsi,incespicando,sorretta
dal protettivo fidanzato,aveva represso un sogghigno.
Doveva
tenerla d’occhio,e prima o poi avrebbe avuto la testa di quel bastardo su un
piatto d’argento.