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Autore: war    21/10/2009    5 recensioni
Vi saranno le demenzialità e le infinite cavolate che la mia mente sotto pressione ha tirato fuori durante la stesura di Siwa. Alcune saranno storielle di più pagine, alcune poche righe, altre ancora solo scambi di battute... La raccolta ha poche pretese, magari solo quella di strappare un sorriso!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Accarezzai piano lo strumento musicale.
Il prezioso oro di cui era fatto pareva tiepido al contatto con le mie dita. I polpastrelli ricordavano perfettamente la sensazione che si aveva nel pigiare i tasti rotondi del flauto traverso...
Mi voltai verso il mio letto, fra le cui lenzuola azzurre giaceva ancora addormentato il corpo della ragazza.
Aveva sciolto i capelli che presentavano delle ciocche lisce e altre ondulate a causa delle trecce in cui erano stati raccolti. Si potevano vedere anche i vari colori che rallegravano il castano della base. Gli occhi erano privi di trucco ma non per questo le sue ciglia erano meno folte o lunghe... Era solo che tutto l'insieme richiamava dolcezza infinita e non la solita prorompente energia che Meridian trasmetteva quando era sul palco.
Fantasticai ancora sul fatto che data la sua bellissima voce forse Calliope l'aveva scelta come sua preferita o come sua ancella. Insomma, coinvolto com'ero con gli Dei speravo che in un modo o nell'altro lo fosse anche lei, in modo da non dover sempre raccontare un sacco di bugie e di scuse, che per la verità iniziavano a non stare troppo in piedi...
Avevo approfittato dell'assenza di Kanon e di Poseidone per invitarla alla Reggia. Ovviamente l'avevo bendata per portarla sul fondo dell'oceano adducendo la scusa che era una sorpresa e poi... Cos ami ero inventato per giustificare il lusso del palazzo di Poseidone? Non me lo ricordavo troppo bene, complice il vino e lei che mi ubriacava i sensi...
Portai il flauto alle labbra e iniziai a produrre la melodia. Era una composizione molto dolce e lenta, quasi una ninna nanna... Forse non era l'ideale come sveglia, ma non volevo che Meridian si svegliasse al brutale trillo di una sveglia.
- Continuo a sentire la tua voce
quando dormi accanto a me
Continuo a sentire il tuo tocco
nei miei sogni,
Perdona la mia stupidità,
non so perchè, ma
senza te è dura sopravvivere... -*
Canticchiò Meridian sulle note che stavo suonando, facendomi interrompere bruscamente.
Lei si sollevò a sedere, fra le lenzuola.
Mi rivolse un sorriso radioso, ancora addormentata e incurante che i capelli non erano abbastanza lunghi e coprenti per celare i suoi seni nudi. Il sole del mondo sommerso filtrava delicato dalla finestra, accarezzandone la figura con inconsistenti dita azzurrate. I suoi occhi castani erano la sola cosa che non ne subisse il riverbero.
- Non è stupido... Anche io... Sento le stesse cose... - ammisi posando il flauto e raggiungendola sul letto dove ci scambiammo un tenero bacio.
Avevamo deciso di prendere le cose con calma e andarci piano, ma il desiderio fisico di lei a volte era duro da imbrigliare e dormire abbracciati tutta la notte e coccolarci iniziava a non bastarci più… Poche ore dopo l'avevo riaccompagnata a casa, con la promessa di passare l'indomani a prenderla per una cena a base di pizza in un cartone e un paio di bottiglie di birra, da consumare in spiaggia, davanti al mare e seduti nella sabbia, fregandocene di sporcarci i vestiti. Lei amava queste cose, semplici e genuine ed anche io le riscoprivo, perchè attraverso i suoi occhi vedevo il mondo in modo diverso, migliore.



Quando entrai nella mia stanza restai raggelato sul posto.
Kanon stava in piedi davanti alla finestra. Aveva le braccia conserte al petto e non mi guardava. Brutto segno. Quando Kanon evitava il mio sguardo c'erano solo due ragioni al mondo: o era furioso o era tremendamente imbarazzato, ma la sua postura lasciava pochi dubbi che fosse la seconda possibilità.
Julian Solo invece pareva stare sui carboni ardenti. Tamburellava nervosamente le lunghe dita perfettamente curate sul ripiano del mio comò, producendo un suono simile ad una sentenza. Condanna, ovviamente. Per un attimo mi parvero due genitori, un po' apprensivi, un po' preoccupati e molto, molto scontenti di me.
Julian fissò Kanon, come se fosse in attesa di qualcosa, anzi, come se gli stesse ordinando di fare qualcosa.
Kanon gonfiò le gote in uno sbuffo esasperato.
Portò una mano alla tasca posteriore dei jeans e ne estrasse qualcosa che mi lanciò. Per riflesso condizionato lo afferrai al volo.
- Usali! - disse semplicemente allontanandosi dalla stanza a lunghe falcate.
- Kanon!?!?! - strillò Julian scandalizzato - Non è questo il modo!!!! - riprese furioso seguendolo lungo il corridoio e afferrandogli un braccio.
- Se non ti sta bene come l'ho fatto potevi fare da solo! - ringhiò il Marine. Poseidone era abituato a questo suo modo di fare, per quanto io lo ritenesse grezzo e irrispettoso e vi passò sopra l'ennesima volta. Però... Julian arrossì di botto e scosse il capo.
- Lo sai che non avrei mai potuto! - si giustificò. E questo era strano: Poseidone non si giustificava praticamente mai.
- Oh, bhe... Immagino che da qualche parte ci siano scritte le istruzioni per l'uso... Ci arriverà da solo... Credo... - si strinse nelle spalle Kanon per poi dirigersi velocemente verso la stanza che portava al mondo emerso.
- Se non ci arriva riterrò te il diretto responsabile, hai capito Kanon?! Ah, ma che te lo dico a fare?! Date le condizioni di Nekay a quanto pare nemmeno tu sei stato in grado di applicarle correttamente quelle istruzioni d'uso!!!! - strillò Julian picchiando rabbiosamente un piede a terra.
Estrasse poi il cellulare e compose freneticamente un numero di telefono. Poco dopo sentii la sua voce chiedere di passargli Hilda, cioè la Celebrante di Odino urgentissimamente...
Non capendoci un tubo mi strinsi nelle spalle, praticamente quasi dimentico della scatoletta che Kanon mi aveva lanciato e che ancora tenevo in mano...
Sfondo blu... C'era raffigurato un bottone che passava in un'asola di un paio di jeans...
Lo sguardo si soffermò per un momento sulla scritta
DUREX
poi, in giallo
FORMA EASY-ON
Che significava?
Corrugai la fronte, passando a leggere le parole in bianco, più piccoline...
6 profilattici
...
- BASTARDI!!!!!!! gridai in mezzo al corridoio prima di sbattermi la porta alle spalle e afferrare il mio flauto. Lo specchio rimandò la mia immagine dove i capelli erano in disordine, le gote rosse come il fuoco e lo sguardo febbricitante.
Era il caso di eseguire quanto prima e alla perfezione il mio requiem!!!!



NDWar: Anche questa è frutto di un mio cedimento psicofisico, quando ho cercato di figurarmi che tipo di donzella potesse essere quella adatta al piccolo dei mari…
La canzone è dei Grandaddy, ma non ricordo il titolo e spero che la mia traduzione dall’inglese non sia pessima come al solito!
  
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