Condominio
Ultima ShikaIno
Inizio di una nuova
vita
«Te la ricordi?»
«Certo che
sì! Ci stavamo stretti
ma…»
«…ci
stavamo bene. Dio. All’epoca dormivo ancora…. Che strazio ora»
«Shikamaru!
Non ti permetto di parlare così. In fondo l’hai voluto anche tu. E
ora…»
«…ne
pago le conseguenze.
Ah, a proposito.
Asuma sta urlando»
«Vai tu.
SUBITO. Hai capito?! Muovi il tuo culo dal letto e
va’!»
Shikamaru da minuti osservava il divano di pelle nera, spoglio, posto davanti ad una
televisione inesistente.
Pensò con vaga malinconia a tutti quei momenti post
cena in cui vi si spaparanzava e ascoltava i notiziari nell’attesa che
Ino gli si accomodasse affianco.
Di solito rimanevano in silenzio; delle volte lei sbottava
a parlare a fiume, lo sgridava. Poi facevano l’amore.
Bloccò lì il pensiero, si girò alla
ricerca di Ino. La donna aveva il fiatone, nonostante avesse preso
l’ascensore, e la bocca rossa era screpolata, secca per via del freddo di
fuori.
Tante volte l’aveva baciata e aveva sentito le
proprie labbra toccare una superficie secca. Tante volte le aveva bagnato e
guarito le labbra.
Ino aveva un sopraciglio alzato. Cattivo segno.
- Io ho fatto dieci giri per portare ciò che resta in macchina, carino.
Dieci! E tu? Cazzo fai imbambolato lì?! –
urlò.
Shikamaru chiuse gli occhi, non aveva voglia di litigare,
nella speranza di riaprirli e trovare lei con un sorriso; ma quando li
riaprì Ino era ancora arrabbiata. Di
più.
Sbuffando si scusò, palesando il fatto che dieci
giri li aveva fatti anche lui. E aggiunse:
- Non essere così fredda. Lasciamo un appartamento
in cui siamo vissuti per due anni, sarà anche poco ma…son sempre due anni di vita assieme. Qui –
Afferrò uno scatolone – l’ultimissimo
– da terra e fece per oltrepassare la ragazza che lo bloccò
semplicemente col suo corpo.
Non potè fare a meno di sbuffare.
- Che c’è ancora? Altro da dichiarare?
– le chiese scocciato.
Si scoprì arrabbiato. Non solo per il caratterino
indisponente di lei –al quale era più o meno abituato – ma
anche per il fatto stesso del trasferimento. Non l’aveva ancora interiorizzato.
- Guarda che l’hai voluto
anche tu – disse Ino, cogliendo in pieno il suo stato d’animo.
Sembrava tanto una tanto piena solo di sé,
però quella donna lo conosceva a mena dito, quasi meglio di quanto si conoscesse
lui.
- Vero –
annuì Shikamaru, ricordando la sera in cui, seduti sul divano, si erano
messi in testa di iniziare una nuova parte di vita.
Avevano venticinque
anni. Volevano già qualcosa di più.
Shikamaru non ne era poi davvero convinto.
- Lo so che è faticoso, Shika, però…
presto è tutto finito. Molto presto – Ino si fece sussurrante,
dolce, quasi.
Lui battè ciglio, le osservò il volto chiaro
e davvero un po’ addolcito.
E si sentì uno sciocco. Un bambino.
Non ne era poi
così convinto perché era semplicemente faticoso. E lui le fatiche
proprio non le tollerava, soprattutto dopo un periodo rilassante, normale,
tranquillo – nei limiti del possibile – come era stato quello lì,
nel Condominio Konoha.
Strinse più forte lo scatolone contro il busto.
- …già – non aggiunse altro, umiliato,
e questa volta riuscì a scartare alla destra della ragazza e a dirigersi
attraverso il corridoio del secondo piano verso l’ascensore.
Avrebbe voluto avere
un mantello dell’invisibilità e la volontà di Naruto.
Oltre che un
po’ più meno di riflessività.
Per quanto ancora l’avrebbe assalito
l’insofferenza?
Scosse il capo, non voleva pensarci né morirne.
Ormai quel che era fatto era fatto.
Ovvio.
Ma mentre adagiava l’ultimo scatolone nel bagagliaio
della citroen ecco che si ritrovò a provare un’emozione nuova,
contrastante con le precedenti, che lo fece immobilizzare e sgranare gli occhi.
Respirò a pieni polmoni l’aria pungente del
mattino.
Pensò alla piccola villetta che da poco aveva
visitato e subito acquistato con una Ino più entusiasta che mai; al
giardino e alla novità della villa stessa; al mega divano. Guardò
il condominio grigio, monotono, vecchio.
S’illuminò.
Ripensò a quella sera delle decisioni.
Sorrise, suo malgrado.
Quello che gli ci
voleva era proprio un cambiamento d’aria.
Ino arrivò da lui assurdamente trionfante, le dita
che facevano ruotare le chiavi – chiavi frementi di nuovi proprietari
–
Gli schioccò addirittura un bacio gratuito sulla
fronte, prima di salire in macchina.
- Andrà tutto alla grande –
Shikamaru annuì, sorrideva.
Mise in moto a tutta bomba.
«Ehy, Ino, non
sta credere. Ci vado volentieri»
Ino, sull’uscio della porta, osservava la camera
nuova fiammante, osservava il grande armadio a muro già pieno di
tutti i suoi vestiti stipati assieme agli indumenti stra usati di Shikamaru;
osservava il lettone, coperto da un morbido piumone blu.
Un sorriso malizioso le passò sulle labbra, nel
notare quanto intatto e nuovo fosse ancora quel letto.
Lentamente entrò nella stanza.
Profumava di legno e vernice. Non c’erano gli odori loro.
Un’ombra di malinconia le oscurò un istante
le iridi azzurrissime, giusto il tempo di ricordare vecchie cose, emozioni,
sensazioni di una vita appena lasciata alle spalle.
- Sei qui? – la voce di Shikamaru la fece sobbalzare.
Il suo uomo troneggiava di fronte a lei, visibilmente
stanco e provato.
Erano state delle giornate estremamente intense. Ma
fortunatamente il trasferimento era durato meno del preavviso.
Ino sospirò.
- Puzza – asserì col tono che usava
quand’era infastidita da qualcosa.
Shikamaru annusò, storse il naso.
- Hai ragione – replicò in tono piatto e
andò a sdraiarsi sul letto, sprofondandoci sopra con un mugugno di
piacere –
- Com’è? – gli domandò Ino
facendo il giro del letto, uno sguardo sospettoso e curioso dipinto sul volto bellissimo anche nella sua visibile
stanchezza.
Aveva sempre amato
le case, le case l’avevano sempre portata all’idea di famiglia.
Sembrava sempre così fredda, così
superficiale,
Shikamaru invece non molto, ma si adattava. Scopriva, viveva.
- Mpfh, sì – si limitò a dire questi,
mettendosi confortevolmente supino.
Un apprezzamento da lui non poteva che essere elevato alla
seconda: Ino dedusse fosse comodissimo. D’improvviso l’unica cosa
che desiderò, sentendo tremare le gambe e le braccia per lo sforzo
fisico – tutti quegli scatoloni! - , fu tuffarsi
sul piumone. Azzerare la mente.
Si esaudì.
- AH! – lanciò un urlo da bambina mentre planava
sopra il letto e ci finiva sopra, andando a finire mezza addosso al ragazzo che
mormorò qualche bassa imprecazione dolorosa.
Nuova casa, nuova
vita. Lei, Shikamaru.
Ino non faceva che ripetersi questo.
Tutto il suo entusiasmo era tornato a farle visita.
- Ci sarebbe quello scatolone dei libri…-
sussurrò l’uomo, facendo una smorfia. Ino, girata su un fianco, la
vide bene. Ma non si arrabbiò.
- …per uno…può aspettare. –
mugugnò facendosi più addosso a Shikamaru, intrecciando le loro
gambe, affondando il capo nell’incavo del collo di lui.
Lui era caldo, di contro alla freddezza del suo corpo
femminile. D’altronde il riscaldamento lì dentro, non era mai
stato acceso.
Ino rabbrividì. Un brivido di freddo e piacere.
Shikamaru si strinse più a lei, circondandole la
schiena con un braccio.
- …allora, ti piace? – le chiese in un
sussurro all’orecchio.
Ino sorrise, le labbra che sfioravano il collo
dell’uomo.
- Moltissimo. Soprattutto questa parte qui della
casa…- lasciò sfumare la frase, leccò quel collo.
Ora aveva caldo. Molto caldo.
- Lo immaginavo – replicò ironicamente
Shikamaru e penetrò all’interno della maglietta di lei,
carezzandole la schiena.
Ino d’improvviso si bloccò, scostò il
suo uomo. Si mise seduta.
Notò la sorpresa e una certa trepidazione negli
occhi di Shikamaru, ne fu assurdamente soddisfatta.
Adorava avere in pugno la situazione.
- Che ne dici se andiamo sotto? – propose in tono
sommesso, come se stesse dicendo chissà quale cosa importante, e ridendo
gioiosamente alzò il piumone e vi entrò fremente.
- Direi che è un’idea geniale – le
diede botto lui e, seppur stancamente, la raggiunse sotto le coperte, cercando
– tra i brividi e l’eccitazione – un nuovo contatto.
Nuova casa, nuova
vita. Lei, Shikamaru.
Ino era convinta che queste parole risuonassero per tutta
la casa. Era sicura che lui le udisse, che il mondo intero le potesse sentire.
Si chiese se tutta quella felicità sarebbe durata a
lungo, a cosa sarebbe successo nel in cui il sorriso
le avrebbe abbandonato le labbra. Ovviamente non trovò un’ipotesi
di risposta. A dir la verità non si sforzò nemmeno di provare a
trovarla.
Pensò al presente, a quell’ora da vivere insieme, a quei secondi
che trascorrevano inesorabili tra scambi di baci e sospiri.
Pensò che era fortunata,
che non importava niente se avevano fatto fatica, se ne avrebbero fatta ancora,
se tutto sarebbe presto finito.
Pensò che avrebbe fatto di tutto affinchè il
sorriso – malizioso o puro che fosse – non le lasciasse le labbra.
Nuova casa, nuova
vita. Lei, Shikamaru.
Nuova casa, nuova
vita. Lei, Shikamaru.
Nuova casa, nuova
vita. Lei, Shikamaru.
- Grazie – sussurrò prima di addormentarsi,
corpo a corpo con l’uomo che, molto probabilmente, era l’uomo della
sua vita.
Giurò di aver sentito “Grazie a te”, mentre docilmente si lasciava avvolgere dalle
braccia di Morfeo.
Sognò tanto quella notte; sognò lui e lei,
sognò loro. Un bambino biondo e
dagli occhi nocciola. Lo chiamava Asuma. Asuma urlava, Shikamaru sbuffava,
Shikamaru lo amava.
Sognò la realtà.
«…Asuma
dorme»
«…ora
tocca a noi »
«Buona notte,
Ino»
THE END
Ultima ShikaIno. Ed essendo tale
non poteva essere flash fic ;) Non sarei mai riuscita
a stare nelle parole standard della flash fic xD
Perdonate il ritardo, ma…bè,
inizialmente ho perso la brutta del capitolo (ogni tanto le scrivo a mano u_u) e poi…bè, una sacrosanta svogliataggine
di rimettermi a scrivere la one shot da capo. Risultato? Qualcosa di totalmente
diverso da ciò che avevo ideato inizialmente. Ma che stranamente mi piace.
Spero vi sia piaciuta come conclusione alle ShikaIno della raccolta ^^”
Ringrazio di cuore le persone che hanno recensito lo
scorso capitolo <3 Senza di voi? Non
so come farei.
Ringrazio infinitamente coloro che leggeranno e/o
recensiranno! ^^
Al prossimo capitolo, ovviamente con…il NaruHina. L’ultima flash. L’ultima Naru/Hina.
Ora corro a studiare =_=
Bacione
terrastoria