La bambina
L’aria era fresca, quella brezza profumata di mare, le aveva procurato un brivido che partiva dalla schiena e giungeva fino al cuore. I sogni, quelli di quand’era piccola, che contando tredici stelle per tredici notti consecutive sperava che si avverassero si erano quasi tutti realizzati, quasi.
Era goffa, si, bruttina. Giulia , portava gli occhiali, naso aquilino e addome dilatato dai chili di troppo , caratteristici di quella bulimia adolescenziale spesso ricorrente tra le ragazzine, ma la sua forza era il sogno. Nei meandri della sua mente nessuno poteva entrare,chiusi inviolabilmente nelle sue meningi i sogni della sua vita. Perdendosi nell’immensità di una notte stellata dell’Universo, si vedeva bella, interessante, con un’aura di magnetismo che la rendeva vincente in tutto. Il sogno, per una strana confluenza di forze o di eventi, determinati da una grande volontà e buona dose di fatalità dove forse come il filo di un aquilone sapientemente diretto da una mano esperta, volteggia nel cielo determinando variegate traiettorie, si trasformava in realtà.
Era una sera di Agosto quando il mondo le crollò addosso, lasciare quel mare, quei profumi di salsedine misto al sudore del suo corpo,la pelle dorata dai raggi del sole che rendevano altresì i suoi capelli di un biondo miele, gli occhi verdi, ingenui di bambina che a tutti ed a tutto ancora credevano,risaltavano sul volto abbronzato,sul quale però una lacrima fresca come una goccia di rugiada si andò a posare. Era vissuta lì, all’ombra di quel faro, di cui il padre era sapiente custode, quella luce che illuminava ad intermittenza oltre il mare anche la sua vita, quel fluttuare delle onde che scandivano il ritmo delle sue giornate,non sarebbero state più protagoniste della sua vita, e Giulio?