Getting ready
[Unpatiently waiting for date...]
“Sei
già tornata?” chiese una voce
con disprezzo.
Hinata abbassò la testa, dispiaciuta. Sul ciglio della porta
era solo lei, solo
Hanabi. La sua figura smilza la stava perforando con lo sguardo.
“Si” mormorò.
“Bene, io esco. Dillo a papà.”
Il suo tono si era fatto autoritario. Proprio come Hiashi, sapeva
soltanto
comandare gli altri.
“Certo”
La
porta fu richiusa senza alcun rumore e la stanza
ripiombò nel silenzio quasi assoluto, intervallato solo dai
respiri pesanti e
ansiosi di Hinata.
Come
mai Ino non era ancora arrivata? Le era forse
accaduto qualcosa?
Non
poteva essere!
Choji si era dimenticato di riferirle il suo messaggio?
Sicuramente
era stato così.
O
forse Ino aveva soltanto avuto un contrattempo…
La kunoichi si portò le mani al viso. Quell’attesa
era terribilmente snervante.
Il
ticchettio delle lancette della sveglia sul suo
comodino continuava a rimbombarle in testa, amplificato dieci, cento,
mille
volte, ma nonostante ciò il tempo sembrava non passare mai.
Per
lei il tempo non passava mai.
Dal
giorno in cui era venuta al mondo ogni momento era
stato pateticamente uguale, la sua vita non era mai cambiata.
Il
suo carattere non era mai cambiato.
L’atteggiamento
degli altri verso di lei non era mai
cambiato.
Da
vent’anni gli altri continuavano a fingere che lei
non esistesse e lei continuava ad assecondare il loro comportamento.
Ma
finalmente quel pomeriggio qualcosa era cambiato.
Solo
una persona –Naruto- si era accorta di lei, ma
era come se il mondo intero l’avesse notata.
Hinata
chiuse gli occhi, sorridendo appena.
Il
suo mondo si era finalmente accorto di lei.
L’ennesimo
ticchettio di lancetta si diffuse nell’aria
circostante.
Hinata
guardò con attenzione l’orologio: segnava le
sette.
Erano
già le sette.
Sospirò sconsolata. Ino e le altre non si erano viste.
Cominciava
seriamente a preoccuparsi.
Erano
le sette e non aveva ancora potuto parlare con
nessuno, non aveva potuto sfogarsi. Si sentiva debole e felice insieme.
Avrebbe
avuto bisogno di essere rassicurata da qualcuno, tremava ancora.
Purtroppo non
poteva neanche andare a cercare l’amica, altrimenti sarebbe
arrivata in ritardo
all’appuntamento con Naruto.
Con un sospiro guardò nuovamente l’orologio, che
in quel momento segnava le
sette e dieci, e decise che sarebbe uscita senza prima parlare con Ino.
Non voleva arrivare in ritardo al suo primo appuntamento con Naruto.
Mentre pensava a queste parole, il suo cuore perse un battito, ma
Hinata fece
finta di nulla, ormai ci era abituata. Questo le accadeva ogni volta
che la sua
attenzione si avvicinava al pensiero ‘Naruto’.
La kunoichi spalancò le due ante dell’armadio e si
mise alla ricerca di
qualcosa di carino da poter indossare. Dopo aver controllato
l’armadio intero,
non avendo trovato nulla, secondo lei, di almeno lontanamente adatto
all’occasione, ripiegò su un paio di pantaloni
chiari e una felpa. Li indossò
velocemente e poi si guardò nello specchio.
Esso rifletteva un immagine di lei già vista più
volte: le guance piuttosto
rosse, la carnagione pallidissima, le labbra quasi trasparenti.
Passandosi una mano nei capelli, Hinata quasi si pentì di
aver deciso di non
aspettare Ino: sicuramente lei l’avrebbe vestita e truccata
alla perfezione,
magari le avrebbe anche prestato qualche suo vestito, permettendole di
fare un
ottima impressione al biondino, mentre lei usciva vestita come al
solito, con i
capelli ancora spettinati là dove lui l’aveva
accarezzata. Afferrò la spazzola,
la passò per l’ultima volta tra i capelli e si
guardò ancora nello specchio.
Era pronta.
Fece un respiro profondo e uscì dalla sua stanza.
“Otosan,
io esco” sussurrò mentre correva nel lungo
corridoio su cui si affacciava la cucina, sperando che suo padre non la
sentisse. “Buona serata!”
Hiashi, però, l’aveva sentita benissimo. Era
troppo abituato ai sussurri di
Hinata per non notarli. Egli spalancò con forza la porta
scorrevole della
cucina e esclamò: “dove vai?”
La sua voce rimbombò in tutta la casa, amplificata
dall’eco, e l’uomo non
ricevette alcuna risposta. Hinata, infatti, si era già
richiusa la porta alle
spalle da qualche minuto.
Naruto
lanciò sul letto l’asciugamano con il quale si
era picchiettato il petto dopo la doccia per rimuovere ogni traccia di
acqua e
guardò l’orologio: segnava le sette e venti.
“E’
tardissimo!” esclamò preso alla sprovvista.
Più
veloce che poté, prese dall’armadio dei vestiti
puliti e vi scaraventò dentro,
dopo averli appallottolati, quelli che aveva indossato durante
l’allenamento.
Saltellando su un piede solo per tutta la stanza cercò di
indossare i
pantaloni, ma non ci riuscì. Arresosi, si sedette sul letto
e, sbuffando, si
vestì di tutto punto. Non si trascinò neanche
davanti allo specchio per
controllare lo stato dei suoi capelli, temendo di non riuscire a farlo
in
tempo: semplicemente, li schiacciò un po’ con la
mano, poi scosse due o tre
volte la testa per scompigliarli e per non farli apparire troppo in
ordine. A
quel punto sfoderò uno dei suoi sorrisi sornioni migliori e
esclamò: “Sono
bellissimo!”, ma la veridicità della sua
affermazione crollò clamorosamente
quando, attendendo Hinata, mentre misurava la stanza a grandi
passi per
ingannare il tempo, passando davanti allo specchio si accorse di
essersi
infilato la maglietta al contrario. Maledicendo lo specchio,
indossò la
maglietta dal verso giusto e decise di sedersi sul letto, per evitare
altre
situazioni del genere.
Era
già abbastanza teso per conto suo, figurarsi se
avesse scoperto che i suoi capelli erano troppo in ordine!
Seduto
sul letto, il tempo non passava mai. Le
lancette dell’orologio sembravano bloccate, immobili. Naruto
si sentiva davvero
spazientito. Tamburellò le dita sulle ginocchia parecchie
volte, si passò di
nuovo una mano nei capelli, lisciò le pieghe del pantalone
con l’altra, ma
nulla. Hinata non era ancora arrivata.
Il
biondino era appena scattato in piedi, arrabbiato,
e stava per cominciare ad urlare come pazzo per scaricare la tensione
quando il
campanello suonò.
Una,
due, tre volte.
Naruto
s’immobilizzò di scatto, incapace di muoversi.
Era lei. Era arrivata.
Camminando
lentamente, si avviò verso la porta e,
quando le fu davanti, si scompigliò di nuovo i capelli. Era
pronto.
Sorridendo,
abbassò la maniglia.
Nda: Buonasera a tutti, come va?
Spero bene. ^^
Vi chiedo di perdonarmi per l'ennesimo ritardo, ma i motivi sono sempre
i
soliti e ormai li conoscete. Per me è già tanto
essere riuscita a scrivere
questo capitolo.
Vi ringrazio perché continuate a seguirmi, nonostante la
storia sia una fase di
stallo, in tutti i sensi. Gli aggiornamenti sono lenti, la trama
procede
altrettanto lentamente, ma la parte movimentata arriverà.
Quando non so, ma
arriverà. Non ho intenzione di lasciare questa storia a
metà.
Ringrazio le splendide persone che hanno recensito lo scorso capitolo:
sul
serio, se sapessi come si costruisce un monumento, lo farei. Siete
troppo
gentili.
Grazie di cuore, quindi, a kry, Shessomaru,
Katia, Aly
e raxilia per continuarmi a seguire sempre, per le
splendide parole e
per gli incoraggiamenti. Grazie mille!
Oggi, tra l'altro, cade il secondo anniversario della mia iscrizione a
Efp e
non potete immaginare quanto io sia felice di poter pubblicare un altro
capitolo di questa fic. E' un periodaccio in campo della
scrittura e non
solo. Spero comunque che questo capitolo non vi abbia deluso. ^^
Al prossimo aggiornamento, allora.
Ancora grazie a tutti!
Ayumi