Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Defective Queen    01/11/2009    1 recensioni
Sono fantasmi fatti di carne, ossa e cuore pulsante, che vagano come anime in pena, chiedendosi se abbiano confuso la vita con la morte e la morte con la vita.
Saperlo farebbe differenza?
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Una serie di osservazioni sul significato che la parola "anonimo" ha per me.
Spero che le mie parole possano avere un senso anche per qualcun altro.
Impressioni?

***

 

Sono sparsi tra la folla: capo basso, incedere incerto, sguardo focalizzato sulla successione di asfalto-marciapiede-asfalto-marciapiede sotto i loro piedi.
Non lasciano alcun segno dietro di sé, all'infuori di una spalla dolorante, urtata per distrazione.


Sono in coda alla posta. Incapaci di farsi avanti, si lasciano scavalcare dagli altri senza protestare.
Alla fine si ritroveranno sempre di fronte ad uno sportello chiuso.
Ci riproveranno l'indomani, decidono, anche se sanno benissimo che il giorno seguente la situazione sarà sempre la stessa.


A volte hanno paura di occupare troppo spazio, così tendono a prenderne sempre il minimo necessario. Ma anche quello finisce per essere troppo.
Vorrebbero che fosse possibile piegare di più le ginocchia all'indietro, e ricacciare di più la testa nelle spalle, e impedire ai propri occhi di spaziare in lungo e in largo, e proibire al proprio petto di muoversi secondo il ritmo del proprio respiro.
Vorrebbero essere più invisibili di quello che già sono.
Non ci riescono.


La loro voce è sempre troppo debole e finisce per essere fagocitata da quella di un altro.
Dopo vari inutili tentativi, giungeranno alla conclusione che magari è stato meglio che nessuno si sia accorto del loro vano intervento.
Ci sono migliaia di altre persone, d'altronde, in grado di inglobare quei flebili sospiri e trasformarli in un urlo altisonante.
Non è un risparmio di fatica?


Le tracce della loro sofferenza sono sempre accompagnate dalla pioggia, cosicché questa possa accuratamente nasconderle, fino a negare persino la loro esistenza.
Le lacrime vengono strappate via con irruenza dai loro volti, per tornare ad essere gocce d'acqua qualunque in uno scorrere torrenziale.
Come le loro stesse esistenze, esse fanno parte del tutto, ma sono indistinguibili singolarmente.


I loro capelli, anche se probabilmente non lo erano originariamente, sono diventati scuri; i loro occhi bassi, agli sguardi fugaci, appaiono scuri; il loro abbigliamento è altrettanto scuro.
Sovrapposti ad uno sfondo dello stesso colore, ingrigito dallo smog e dalla nebbia dell'indifferenza, assomigliano a dei camaleonti che non tentano nemmeno di nascondersi. Lo fanno e basta.


Malinconia, disperazione, e oblio.
Questo è quello che trovereste, scrutando nei loro occhi.
Poco importa che ormai nessuno lo faccia più.


Sono le prime persone che incontrate per strada e a cui chiedete, dato che non sembrano avere niente di meglio da fare: "Mi scusi, può farci una fotografia?".
Qualche volta sorridono, qualche volta no, ma la loro risposta alla vostra innocente richiesta è sempre affermativa.
Prima di premere il pulsante dell'otturatore, il loro sguardo si focalizza sulla scena e sui vostri volti sorridenti in posa.
Lo sfondo è d'effetto e tutti sembrano essere straordinariamente felici, in quel piccolo schermo che tengono in mano.
L'illusione svanisce un momento dopo, quando dopo il consueto "Grazie" di turno, le espressioni liete scompaiono, le luci si abbassano, il paesaggio perde qualsiasi tipo di attrattiva, e il mondo torna ad essere nuovamente un grande mostro che vorrebbe inghiottirli, non più una graziosa scenetta racchiusa nei loro palmi.


Sono fantasmi fatti di carne, ossa e cuore pulsante, che vagano come anime in pena, chiedendosi se abbiano confuso la vita con la morte e la morte con la vita.
Saperlo farebbe differenza?


Sono corpi ammassati caduti in una buca comune.
Sono intrecci di braccia, mani e gambe, che tentano disperatamente di stabilire un contatto, pur riconoscendo l’inutilità di quel gesto.
Nel contratto con la morte, è sempre prevista la solitudine.


Sono quei misteriosi individui ritratti in una foto ritrovata per caso, risalente a decine di anni fa.
Si trovano accanto a voi: magari li state abbracciando, oppure sono passati inconsapevolmente, al momento dello scatto, davanti all'obiettivo.
Per quanto vi sforziate, vi sarà impossibile ricordare il loro nome, o per lo meno escludere la possibilità che siano dei completi sconosciuti.
L'averli dimenticati, talvolta, vi tormenterà e vi farà innervosire, ma i loro visi immutati resteranno, nonostante tutto, impressi sulla carta fotografica.
Per sempre.


Sono i protagonisti di alcune vecchie canzoni, i cui tristi destini sono accompagnati dalle note struggenti di una chitarra e di un pianoforte.
Sono un "lui" o una "lei" senza tempo, che ogni volta che ascolterete quella canzone, rinasceranno come infanti urlanti, commetteranno stupidi errori adolescenziali, e termineranno la propria giovane esistenza, stroncata dal dolore, sotto una lapide dimenticata.
Ognuno di voi li immaginerà in modo diverso e rivedrà in quelle figure opalescenti i propri sogni e le proprie speranze, ma nessuno si preoccuperà di dare loro un nome.
Nemmeno il cantautore.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Defective Queen