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Autore: ClaudiaSwan    02/11/2009    12 recensioni
L’amore è sempre
pronto a resistere a qualsiasi tempesta… La morte è una tempesta abbastanza
forte da spazzarlo via? no… non per me… altrimenti non sarei qui…ma l’amore è
anche pronto sul serio a rinnovarsi e a far spazio a nuovo amore?

La certezza degli
occhi di Robert fissi su di me mi fa sperare di si. Che l’amore nuovo si
affianchi a quello vecchio senza coprirlo mai.

Robert.
Alessia.
Lui inglese, lei italiana. Lui attore sulla cresta dell’onda,
lei aspirante fotografa di successo. Lui tradito dalla sua ragazza, lei
innamorata di un angelo.
Lui che non ha idea di cosa sia veramente l’amore perché non
è mai stato veramente innamorato e lei che di questo sentimento sa tutto, anche
la parte più dolorosa.
Alessia e Robert vivono due vite completamente diverse,
hanno sogni completamente diversi, esperienze totalmente diverse. Eppure hanno
un punto in comune: Mattew Holsen, un nome che per tutti e due significa
tantissimo. E sarà proprio lui a metterli insieme, a far combaciare due anime
completamente differenti ma bisognose di sentimenti forti e veri, a mettere in
discussione le certezze più profonde e radicate in loro, a fargli scoprire che
sono due pezzi di un unico puzzle e che l’incidente stradale che li ha fatti
incontrare… non era altro che il destino che bussava alla loro porta cercando
di essere ascoltato.
Una storia in due pov, che amo e che cresco come un figlio. Ho
cercato di rendere Robert più possibile vicino a come penso sia nella realtà,
prendendo spesso spunto da fatti veri della sua vita ma prendendomi anche delle
piccolissime licenze poetiche. Questo è il mio Robert.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'ubi tu Gaius, ibi ego Gaia'
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Chi di voi non ha mai visto il film “Forrest Gump”? Quanti hanno pensato che la frase “la vita è come una scatola di cioccolatini: non sai mai quello che ti capita” fosse stupida?

Io sono una di quelli che l’ha pensato.
Non per quanto riguarda la parte sulla vita…ma quella dei cioccolatini. Voi l’avete capita?
La domanda mi sorge spontanea: ma che cazzo di cioccolatini comprava la signora Gump?
Da che mondo e mondo se compro una scatola di cioccolatini al latte, ad esempio, so benissimo che mi capiterà un cioccolatino al latte. Idem se ho comprato del cioccolato bianco o fondente. Persino se sono misti sei già avvertito e, con un’attenta analisi, anche li hai un margine di errore nella scelta decisamente basso. I cioccolatini ripieni al liquore, quelli alla menta, quelli al caffè sono quasi sempre fondenti, mentre quelli pralinati e con il chicco duro di caffè sono praticamente sempre al latte. Lo sanno tutti.
Quindi come faceva la mamma di Forrest a dire che non puoi mai sapere quello che ti capita? Forse si riferiva ai cioccolatini da scartare, ma in quel caso io avrei detto che non è la vita ad essere un qualcosa di imprevedibile, ma magari il carattere di una persona.
Così come la frase fatta “l’abito non fa il monaco” o “una rondine non fa primavera”, anche i cioccolatini da scartare potrebbero rivelarsi diversi da come te li aspetti. Anche qui la vedo dura però. In genere i cioccolatini con involucro sui toni dell’azzurro e del verde sono al latte, mentre rossi, rosa e simili sono quasi sempre fondenti. E anche dove ci fosse il trucco, se ci si prende la briga di leggere il gusto, si sa benissimo a cosa si va incontro. In ogni caso, quindi, sei avvisato.
Quindi perché la vita è come una scatola di cioccolatini?
Io sulla Porche di Robert non c’ho letto un bel niente se non il marchio della scuderia. Non sono stata avvertita come la mamma di Forrest. Lei sapeva di aver comprato della cioccolata! Quindi come cacchio fa a dire che non sapeva quello che gli capitava?!
Semmai io posso coniare la frase: “la vita è come fare un incidente con una Porche: non sai mai chi c’è dentro”! E magari continuarla con un titoletto più piccolo del tipo “quindi si prega di fare attenzione perché il suo conducente potrebbe rivoluzionarti la vita”.
Si, sicuramente la mia frase ha più senso.
Rimetto il sacchetto di cioccolatini al latte con granella di nocciola (vedete che si sa esattamente a cosa si va incontro??) sullo scaffale e riprendo a spingere il carrello in direzione delle casse.
Mi sono svegliata presto stamattina per andare a fare la spesa e sbrigare un po’ di faccende per avere il pomeriggio libero da passare con Robert.
Non ho voluto svegliarlo, dormiva così bene. E poi per cosa? Rovinargli il sonno per cose banali come andare a fare la spesa e passare dalla tintoria?
Visti i risvegli traumatici degli ultimi giorni, direi che si merita una mattinata di sonno con tutti i crismi, soprattutto dopo che tutte le sante sere gli toccava portarmi in braccio nel mio letto perché mi ero addormentata sul suo divano.
Da quando gli ho raccontato come è morto Matt, non riesco più ad andare a letto da sola. Appena mi trovo, attenta e vigile, da sola nel mio letto prendo di nuovo a rivedere nella mia testa le scene di quella sera. Così lui, ogni sera, mi fa addormentare e poi mi porta nel mio letto.
Stasera voglio preparargli una bella cenetta di ringraziamento e prendermi cura io di lui.
Sta facendo così tanto per me.
Durante il weekend siamo andati di nuovo al mare e ci abbiamo entrambi guadagnato un bel colorito. La sera mi ha portato al luna park di Coney Island ed è riuscito a vincere per me un Winnie Pooh di medie dimensioni, e meno male! Quando siamo andati sugli autoscontri, il fatto di aver messo il peluche accanto a me sul sedile mi ha evitato un bel livido quando mi è entrato dentro sul lato. Se non ci fosse stato Winnie sarei andata a sbattere contro lo sportello e avrei tutto il ginocchio viola!
Ieri mattina, poi, ha insistito per venire di nuovo in negozio con me. Penso avesse paura che la signora Cope si presentasse prima di venerdì. Credo si sia annoiato a morte, macinando una quindicina di riviste di gossip e girovagando un po’ su internet. Nei momenti in cui non avevo lavori da sbrigare, mi sedevo sulle sue ginocchia e insieme ci siamo fatti un sacco di risate sui montaggi di foto che le fan fanno su di lui su you tube.
Abbiamo fatto un giro di negozi prima di tornare a casa e ci siamo visti un film insieme prima di addormentarci tutti e due sul divano.
Facciamo talmente tanta vita di coppia che ha iniziato a chiamarmi moglie e io a chiamare lui marito, giustificando il fatto che non portiamo fedi e non adempiamo ai “doveri coniugali” con la scusa dell’essere dei “separati in casa”. Come spiegazione non fa una piega. Certo che per quanto riguarda i doveri…va beh, lasciamo stare va. Meglio non svegliare il can che dorme.
Cioè, non è che dorme…è in dormiveglia…sonnecchia…ok, è sveglissimo!
Fin troppo sveglio. Per fedeltà verso, Matt vorrei tanto trovare un sonnifero, un sedativo…qualcosa che mi tenga a bada gli ormoni, ma a quanto pare non esiste, o almeno…non me lo vogliono dare. Lasciamo perdere la figura di merda che mi sono fatta in farmacia lunedì. Ho mandato Robert nella sezione di omeopatia per prendermi della valeriana e degli integratori vitaminici e io sono corsa dalla farmacista al bancone chiedendo disperatamente qualcosa che mi facesse calmare le mie…pulsioni…voglie…la mia attrazione nei confronti di Rob, insomma. E questa che fa? Mi ride in faccia dicendomi “signorina ce lo avessi io questo problema, mio marito sarebbe felice come se fosse tutti i giorni il ringraziamento”. Cioè, ma farsi i cavoli suoi? E se io fossi una ninfomane che non ne può più di questa voglia continua? Mi ha risposto di andarmi a far vedere da uno psicanalista. Ma va?!!! Non lo sapevo! Peccato che io non avessi bisogno di sopprimermi gli ormoni ma solo di mandarli in letargo per il resto della settimana!
- fanno 97$- dice la cassiera.
Pago e mi sbrigo a riempire le buste di cartone. Con un’accorta opera d’incastro, riesco a riempirne solo due e ad avviarmi più o meno sicura verso le porte scorrevoli dell’uscita. Perché io sono talmente furba da ricominciare ad usare le zeppe quando devo andare a far la spesa. Mannaggia a me e a quando ho preferito le gambe slanciate alla sicurezza delle All star!
Forse adesso sto esagerando un po’ con la storia del ritrovare la mia femminilità. Stamattina mi sono vestita come se dovessi andare a una sfilata, altro che portare dei pantaloni in tintoria e fare la spesa! Scommetto che se avessi portato la fede al dito, chiunque mi avrebbe scambiato per una di quelle ragazze che hanno sposato un vecchietto pieno di soldi e non disdegnano le relazioni pericolose che possono nascere facendo il loro dovere di brave massaie. Un po’ come Diane Lane in “unfaithfull”. A chi è che non capita di essere travolte da un uragano mentre si fa la spesa e andare a sbattere contro Olivier Martinez? E quando è tornata da lui? ma che cacchio voleva fare? Restituirgli il cerotto usato?
Va beh. Piantiamola con queste elucubrazioni mentali idiote che io di amore infedele proprio non posso parlare.
Per fortuna il supermercato è a soli due isolati da casa, giusto la distanza necessaria per piantarla con nel mie considerazioni stupide su cioccolatini, uragani, cerotti e Olivier Martinez.
Con molta attenzione, arrivata al mio palazzo, salgo i cinque gradini prima del portone e con una fantastica dimostrazione di equilibrio riesco persino ad aprirlo.
Sto per incamminarmi verso la prima rampa di scale, quando decido di dare un’occhiata alla buca delle lettere.
Appena apro lo sportellino, trovo tre buste che infilo senza guardare in cima ai miei sacchetti, incastrandole tra il gelato e le uova.
Non so per quale miracolo divino, ma riesco ad arrivare davanti alla mia porta senza incidenti. Stavo per aprire, quando il portoncino si apre da solo.
- Ti avevo detto di dirmi quando dovevi andare a fare la spesa! Non esiste che ti debba caricare su per dieci rampe di scale tutte sta roba da sola!- mi rimprovera Rob ancora con i pantaloncini che usa per dormire addosso.
- Oh marito, non rompere. Ti ho lasciato dormire, dato che ieri hai preso sonno tardi per colpa mia! Lasciarti dormire era davvero il minimo- sbuffo entrando, mentre lui mi prende entrambe le buste dalle braccia.
- Moglie! La prossima volta chiama! Anche se dovessi scendere al supermercato con gli occhi gonfi come un panda, intesi?- mi avvisa.
Insieme andiamo in cucina e iniziamo a disfare le buste, mettendo a posto le varie cose negli armadietti.
- Hai già fatto colazione?- gli chiedo prendendo in mano la posta e sedendomi ad aprirla.
- Questa è una domanda da mamma, non da mogliettina- soffia vicino al mio orecchio, da dietro le mie spalle.
Quel soffio mi provoca un brivido di piacere talmente intenso che i miei occhi si chiudono spontaneamente, mentre allungo una mano dietro per immergerla tra i suoi capelli, avvicinandolo a me. Mannaggia, sto proprio messa male, considerando che non mi trattengo nemmeno dall’inarcare la schiena!
Il brivido si fa ancora più intenso quando, sentendo le sue mani sulla mia vita tirarmi contro di sé, non mi trattengo dal rovesciare la testa oltre la sua spalla, scoprendo il collo all’altezza della sua bocca.
Quasi tremo quando le sue labbra morbide premono appena sotto l’orecchio in un bacio prima di lasciarmi andare.
- Ho fatto colazione, ho pulito il bagno e ti ho rifatto il letto, moglie mia adorata- sussurra prima di allontanarsi per prendere posto sull’altro sgabello dell’isola.
Ho il respiro affannato e le guance rosse, il cuore che pompa a ritmo indescrivibile e le gambe molli. Maledetti ormoni! Sono peggio di una donna incinta!
Dio, fa che almeno io non abbia gli occhi lucidi e scuri, ti prego! Che cosa imbarazzante se si accorgesse dell’effetto che mi fa!
- Tanto se n’è già accorto- dice piatto Matt, degnandoci finalmente della sua presenza. Sono tre giorni che non si fa vivo!
- Oh ma guarda chi si vede! L’angioletto fuggitivo- lo canzono prendendo una delle tre buste dal tavolo e stando attenta a non alzare gli occhi su Rob. Che se ne sia accorto o meno, non voglio vedere con i miei occhi che ha capito che genere di scompensi riesce a provocarmi.
- Hai caldo, amore?- mi prende in giro, posando una delle sue mani ghiacciate sulla mia guancia. Gioia a sollievo! Vorrei tanto tendere le braccia e invitarlo ad abbracciarmi, soprattutto per sentire il sollievo del refrigerio in tutto il corpo, ma qualcosa mi dice che non sarebbe la cosa più intelligente da fare.
Il respiro mi si mozza. Non voglio abbracciare Matt per sentirlo con me. Non voglio farlo davanti a Robert.
È la prima volta che mi capita di non volere che Matt mi tocchi davanti a lui. Questa è una cosa che di solito mi veniva quando era Rob che cercava un contatto con me.
Perché non voglio che Matt mi tocchi? Forse sto esagerando a concedermi dei piccoli momenti di flirt con Rob per dare un po’ di sfogo ai miei istinti repressi. Forse dovrei smetterla e cercare di ignorare e al contempo cercare i brividi lungo la schiena che i suoi tocchi leggeri e delicati mi provocano. Sarà difficile, anche perché mi piace come mi tocca. Ogni suo movimento cerca il mio consenso, mi accarezza come se fossi fatta di cristallo, con la stessa attenzione e devozione. E quando capisce che non mi nego, la sua attenzione si trasforma in una lentezza studiata per portarmi alla pazzia, che esplode quando smette di sfiorarmi per accarezzarmi sul serio. Se già le sue mani mi fanno questo effetto…
- E’ normale tesoro mio. Sei solo un essere umano- mi canzona ancora con un sorriso sornione sulle labbra.
Gli lancio un’occhiataccia in risposta e guardo Rob. A quanto pare non ha capito a cosa si riferisse il suo amico.
Per non dare adito a Matt di continuare con le sue danze tribali di vittoria mentali, mi decido ad aprire la posta.
La prima busta contiene l’estratto conto della mia carta di credito e l’ammontare attuale dei miei risparmi. La seconda è la bolletta del gas e la terza è dell’assicurazione.
Vacca boia, sono nella cacca! In tanta, tantissima, in un oceano di cacca.
Con un mugolio disperato scivolo sul tavolo spingendo lontano la busta da me. Non ce la farò mai a pagare i duemila dollari di rinnovo della mia assicurazione sanitaria in due giorni! Ma manco se riuscissi a vendere alcune foto di George Clooney che avevo da parte da quasi due settimane e chiedessi al signor Cartier un anticipo sullo stipendio! Cazzo! Cazzissimo!
- Qual è il problema?- mi chiede Rob sporgendosi dalla sedia per afferrare il foglio.
- Che sono nella merda, ecco qual è il problema- borbotto con la fronte ancora appoggiata sul ripiano.
- Te l’ho detto che sei solo umana. Se avessi le ali anche tu questi problemi non ti affliggerebbero- dice Matt saccente.
- Matt, non è il momento di scherzare, per piacere- lo rimprovero alzando la testa.
- Ehi scusa! Cercavo solo di sdrammatizzare!-
- beh, finiscila!-
- Ehi, ehi, ehi…calma, calma, calma- ci ferma Robert sventolando il foglio dell’assicurazione tra di noi - Ho io la soluzione-
- E quale sarebbe?- gli chiedo incrociando le braccia sotto al mento.
- Beh…mi pare di capire che se non paghi in due giorni, ti scade l’assicurazione e assolutamente non puoi rinunciarci. Se ho capito bene il sistema americano, che lasciatelo dire, è tra i più assurdi del mondo per quanto riguarda il settore sanità, devi assolutamente levarti dalla testa l’idea di rinunciarci perché se mai ti capitasse qualcosa non finisci nella cacca ma l’impiccagione sarebbe un’alternativa molto attraente- inizia pratico, facendo il quadro della situazione.
- Si, e quindi?- lo incito a darsi una mossa, dato che ho solo quarantotto ore per inventarmi qualcosa.
- Quindi ti do io i duemila dollari che ti servono e il problema si risolve- conclude trionfante, mettendosi le mani incrociate dietro alla testa e sprofondando nello schienale della sedia.
- Non se ne parla Rob -
- Ale, dovresti accettare. Se non paghi sarà come se non avessi mai fatto un’assicurazione in vita tua e non dovrai pagare la rata annuale di duemila dollari. Te ne toccheranno seimila tutti insieme per aprire una nuova pratica!- cerca di farmi ragionare Matt.
- Io non posso accettarli -
- Certo che puoi- interviene Rob, tornando ad appoggiarsi con i gomiti sul bancone.
- No, che non posso. Sono duemila dollari e sono un sacco di soldi-
- C’è un modo in cui io possa convincerti ad accettarli?-
- No-
- Ale non puoi rinunciare all’assicurazione sanitaria. Se ti succedesse qualcosa hai idea di quanto ti costerebbero le cure?- ritenta Matt.
- Lo so, correrò il rischio-
Posso forse fare diversamente? Mi ero completamente dimenticata dell’assicurazione. Di solito era Matt che si occupava di sbrigare queste cose anche per me, soprattutto dato che io non ci capivo molto del sistema assicurativo americano. Gli americani stipulano assicurazioni per qualsiasi cosa. In Italia già tanto se uno assicura la macchina. Non che anche da noi non si potessero assicurare un sacco di cose, ma sinceramente non è tra le nostre priorità.
Sprofondo di nuovo sul granito del bancone e osservo Robert che sembra molto pensieroso, assorto sul bicchiere che si stava rigirando tra le mani.
- E se i miei duemila dollari te li guadagnassi lavorando per me? Cambierebbe qualcosa?- mi chiede tornando a guardarmi.
- Cambierebbero un sacco di cose, ma non vedo come io possa lavorare per te- ammetto tornando composta sulla sedia.
- Ascolta attentamente, ok? Così vedrai che non ho intenzione di barare per convincerti ad accettare i miei soldi-. Si alza e va a prendere il suo Iphone, che è fisso da mercoledì sera sul mobile del televisore.
Torna al bancone, lo accende davanti a me e ignora bellamente i settantotto messaggi che gli vengono notificati. Mi da un po’ fastidio notare che lo sfondo del suo cellulare è una foto di lui con Kristen ma mi impongo di calmare i miei nervi pensando che non ha avuto tempo di sostituirlo perché da quando lo ha riavuto, il suo cellulare è sempre rimasto spento. Appena tornerà ad usarlo con regolarità lo cambierà certamente. Ma che faccio la gelosa ora? Sta storia del matrimonio finto mi sta mandando fuori di testa.
Apre la rubrica e scorre fino al numero di un  tale Jake. Fa partire la chiamata, attiva il vivavoce e appoggia il telefono sul ripiano davanti a noi.
- Ora ascolta e non fiatare- ribadisce afferrandomi una mano per stringerla tra le sue.
Ecco che il mio senso di colpa riprende possesso della mia testa. Perché non mi da fastidio che mi prenda per mano davanti a Matt?
Una voce dall’altro capo del telefono non mi lascia il tempo di mettermi a riflettere sulla mia domanda.
- Pronto?-
- Pronto Jake -
- Oh ma chi si sente! Sua maestà Pattinson ha deciso di accendere il telefono!-
- Non rompere Jake, sono in vacanza-
- Si, anche io. Vorrei tanto dirti che sono alle Galapagos ma sono in ufficio a sgobbare per te-
- Nuovi impegni?-
­- Una caterva! Sei richiestissimo Rob! Domani avresti…-
- No, lascia perdere! Ho intenzione di finire la mia settimana senza rispondere a stupide domande di giornalisti con poca fantasia-
Mi lancia un’occhiata accompagnata da un sorriso e rafforza la stretta sulla mia mano. Vuole stare qui con me. Non vuole tornare alla sua solita vita. Vuole restare con me.
- E allora perché mi hai chiamato se non vuoi tornare a lavoro?-
- Perché volevo chiederti se, per caso, tra i vari impegni che ho mi hai fissato qualche servizio fotografico-
- Certo che si. Guarda, ne hai uno per Vanity Fair, uno per Us e uno per delle foto che ancora devo piazzare. Ti bastano?-
- Sono anche troppi. Le foto devono proprio essere fatte dal loro fotografo? O le possiamo fare noi e vendergliele?-
- Quelle di Vanity Fair le devono fare per forza loro. Quello scassacazzi di Gary Marshall ha tutte le sue location e le sue idee strampalate per le foto-
Trattengo a malapena una risatina pensando alle location del signor Marshall. Nessuna sorpresa che le foto per Vanity Fair le volesse fare lui, perfezionista com’è.
- Perfetto, e le altre?-
- Le altre possiamo farle noi, ma perché me lo chiedi?-
- C’è un tema o qualche richiesta particolare per queste foto?-
- No…a parte le tue solite facce che dovrebbero risultare sexy, ma che in realtà sono solo delle smorfie-
- Simpatico, comunque…quando potresti venderle se te le mandassi per mail entro oggi?-
- Non prima di una settimana, Rob. Io gliele manderei subito ma devono prima vagliarle tutte-
- Ho capito, e… quanto pagano?-
- Bhe…Us paga cinquemila dollari tondi tondi…l’altro servizio, lo devo ancora piazzare perciò…-
- Ti va bene se per ora ti faccio quello di Us, e per l’altro ci pensiamo un attimo?-
- Come sarebbe ci pensiamo?-
- Io e il fotografo che ho scelto-
- E da quando sei tu a sceglierti il fotografo?-
- Da ora-
- E che taglia di reggiseno porta?-
- Non sono affari tuoi, Jake. Prima di mandarti tutto di chiamo, ok? Quanti scatti ti servono?-
- Tutti quelli che riuscite a fare-
- Ok-
- Senti un po’, ma almeno è carina? No, perché se è così puoi an…-
E con questo la chiamata viene interrotta da uno sbuffo di Rob accompagnato dallo spegnimento del telefono.
- Ecco il modo in cui puoi lavorare per me- mi dice Rob lasciando la mia mano e tornando a dondolarsi sulla sedia.
- Ha detto che non le venderebbe subito- preciso cercando di capire dove mi sta fregando, perché mi sta sicuramente fregando.
- Va beh… conta come se ti facessi un anticipo-
- Ha detto che ci guadagneresti cinquemila dollari tondi, quindi escluse le foto- replico socchiudendo gli occhi con fare sospetto. Mi sta fregando, me lo sento.
- No. Pagherebbero cinquemila dollari le foto già fatte. Io dovrei pagare comunque qualcuno perché me le faccia-
- E tu paghi un fotografo duemila dollari?- Ma che ladro era il fotografo che si faceva pagare così tanto?
- Una volta a uno gliene ho dati tremila perché aveva promesso di togliermi con Photoshop un brufoletto che mi era spuntato quella mattina- scherza lui con un leggero risolino nella voce.
- Rob non scherzare…devo fare minimo quattro book fotografici da centocinquanta foto per arrivare a duemila dollari io-.
Mi alzo a prendere un bicchiere d’acqua. Dovevo pensare a una soluzione plausibile per recuperare quei soldi. Una che contemplasse l’uso delle mie sole forze.
- E per… trecentocinquanta ne prenderai duemila tutti in un colpo. Dov’è il problema?- insiste Rob raggiungendomi al lavello per riempirsi di nuovo il bicchiere da cui avevo appena bevuto io.
- Il fatto che è esagerato spendere tutti sti soldi per trecentocinquanta scatti- sbuffo riprendendomi il bicchiere e bevendo un altro sorso prima di restituirglielo.
- Ale, ascoltami- dice mollando il bicchiere sul ripiano e afferrandomi per le spalle, costringendomi a guardarlo negli occhi. - Sono strapagato ok? Io duemila dollari li guadagno per rispondere a quattro domande del cazzo in dieci minuti. Non ho famiglia da mantenere, non ho fidanzate che mi chiedono un gioiello di Tiffany a settimana e l’unica cosa che ho da pagare, al momento, sono i danni della tua macchina. Se voglio spendere duemila dollari per trecentocinquanta foto non è un problema tuo, intesi?-
Si fida così tanto di me? Avevo già ammesso con me stessa che era stato un errore andare a portare il mio curriculum a Vanity Fair. Non avevo mai fatto la fotografa per nessun giornale. Io scattavo foto rubate e creavo book fotografici per modelle, mica per star di Hollywood!
- Ma io non credo di…-
- Sei bravissima Ale. Guarda gli scatti che hai fatto a Matt! Se riuscissi a farmi venire bello almeno la metà di come hai fatto venire fuori lui, sarei già più che soddisfatto- continua indicando con un cenno della testa alle foto di Matt incorniciate appese al muro.
- ehi! Non offendiamo! Lei è bravissima ma io sono una bellezza naturale- risponde questo, incrociando le braccia al petto con finta aria da offeso.
- Attento a non affogare nel lago in cui ti specchi, Narciso!- lo riprende Rob. Poi torna a guardarmi -Allora? Puoi farlo? È un lavoro, Ale. E’ solo un lavoro. Lo farai?-
- Ok…-
Prevedo una catastrofe.
 
Pannelli riflettenti bianchi? A posto. Fari? Sistemati. Mi sembra che la luce sia buona, quindi scarto mentalmente l’ipotesi di un cavalletto. Forse dovrei usare un flash con diffusore, ma mi pare che pannelli e fari possano bastare.
Raccolgo i capelli in una coda e lancio le scarpe lontano da me.
- Sta calma. Andrà tutto bene, sono foto esattamente come quelle che fai già- mi tranquillizza Matt, massaggiandomi alla base del collo.
- Si, come no. Queste finiranno su un giornale, non su un composit per il tavolo di un pubblicitario-
borbotto allontanandomi dal suo tocco. Di nuovo quella sensazione strana all’altezza dello stomaco.
Forse è il caso che usi un cavalletto.
- Non ti serve il cavalletto. C’è abbastanza luce, le foto non ti verranno mosse-
- Sei sicuro? Dovrei alzare un po’ l’intensità dei fari?-
- Mmm…no…prova a metterti tu sul set e io scatto. Vediamo su di te come viene-
Prendo posto davanti all’obbiettivo e Matt dietro. Mentre lo vedo piegarsi sulle ginocchia per mettersi alla mia altezza, inevitabilmente torno indietro… a due anni fa…
 
- Sto facendo una cavolata, sto facendo una cavolata, sto facendo una cavolata- dico camminando avanti e indietro per tutta la lunghezza della mia roulotte. La vestaglia di seta bianca, praticamente inesistente tanto è leggera, mi irrita con il suo frusciare.
- Però sono tanti soldi, porco cacchio, non posso andarmene!- mi dico guardandomi allo specchio. Truccatissima, capelli perfetti, pelle perfetta, colori perfetti…quella non sono io. E se inizio a parlare con uno specchio…oddio non è un buon segno.
- Alessia? Sei pronta?- chiede una voce dall’altro lato della porta, dopo aver bussato.
Ecco. Ci siamo. Ti puoi tirare indietro? No.
Ti farai una grandissima figuraccia? Si.
Non pensarci ed esci. Pensa che con quei soldi potrai abbandonare la vecchia pensione e cercarti un appartamento. Hai già fatto dei servizi fotografici no? va beh…eri vestita…ma anche adesso lo sei…un po’ di meno ma sei vestita…
Presa da chissà quale coraggio, apro la porta della roulotte ed esco, badando bene a stringermi addosso la vestaglia che mi svolazza attorno alle gambe.
Cammino insicura e a testa bassa dietro la mia truccatrice e raggiungo il set.
- Ma che mi date questa macchina qua? Non voglio cavalletti, voglio una reflex! Ho chiesto una reflex. C’è una reflex da qualche parte o devo chiamare Dio in persona per averla?-
Alzo gli occhi ed eccolo la: il mio peggior nemico. Matthew Holsen. Porca zozza adesso si che voglio scappare.
Ti prego terra, apriti immediatamente e inghiottimi!
Sta gridando ordini a dritta e a manca. Quando finalmente gli portano la digitale giusta inizia a darsi da fare a montare l’obbiettivo.
Ok Ale, respira. Fai un respiro profondo e cerca di non vedere come una punizione divina il fatto che il tuo peggior nemico ti fotograferà mezza nuda. Cosa mi aspettavo? Di passarla liscia così? e no! farsi fotografare in intimo, non è mai una buona idea!
- Allora…- inizia Matthew, scostandosi la frangia con un soffio e un movimento scattoso della testa - Toh! Ma guarda chi si vede! Anche tu qui?-
Fa pure il finto tonto, il sadico!
- Se sei sicuro di vederci bene, è così- replico pungente, stringendomi ancora di più la vestaglia addosso.
- Ti ho fatto arrivare proprio al verde, eh bambolina?- mi canzona il malefico. Dannatamente bello quanto insopportabile!
- Hai finito di chiamarmi bambolina? Non sei simpatico!-
- Tu invece si che sei miss simpatia anche se…non ti vedo la fascia a tracolla-
- Vorrei vedere te a stare in mutande davanti a tutti sti uomini arrapati!-
Si gira guardandosi attorno, notando che, in effetti, macchinisti, tecnici e non so chi altro… comunque, ben dieci uomini sono li con gli occhi fissi su di me facendo tutt’altro che il loro mestiere.
- Emmm…stai tremando…ti infastidiscono?- mi chiede…preoccupato? Può essere che Matthew Gran Bastardo Holsen sia preoccupato per me? Naaa! Lui si preoccupa solo di se stesso e caso mai spende cinque minuti del suo tempo per escogitare qualche nuovo modo di rovinarmi la vita, ma non si preoccupa per me.
Annuisco impercettibilmente, tenendo lo sguardo basso imbarazzata.
- Ragazzi? Sbaraccatevi fuori dalle palle per cortesia! La signorina e io dovremmo lavorare e finire entro sera- grida alla troupe. Con una serie di borbottii di protesta, tutti quanti si allontanano e spariscono. Cheeee? Che ha fatto? ha fatto andare via tutti per…me? sul serio?
- Va meglio bambolina?-
Ok, forse l’ha fatto per prendermi per il culo ancora un po’.
Sbuffo in risposta e prendo posto sulla sedia di vimini del set. Se quella era una tortura, meglio fare in fretta.
- Sei sicura che le foto devo fartele con quello addosso? Non dovresti…insomma… non…- chiede imbarazzato, nascondendo il viso dietro l’obbiettivo e indicando con l’indice la mia vestaglia.
Che ne avete fatto di Matthew Holsen? Chi è l’essere bellissimo che sta per fotografarmi?
Slaccio la vestaglia e la lascio scivolare ai miei piedi, ritornando al mio posto. Lo vedo chiaramente trattenere il fiato mentre si piega sulle ginocchia per arrivare alla mia altezza e scattare.
Ne sono segretamente compiaciuta, soprattutto notando il sorriso che si apre sulle sue labbra scatto dopo scatto…
 
- Ale!- mi chiama.
- Si?- mi riprendo, tornando alla realtà.
- Smettila di pensare a queste cose- mi rimprovera severo - La luce va bene così. Non spostare niente- continua appoggiando la digitale sul tavolino e mettendosi le mani in tasca.
- Perché non dovrei pensarci?- gli chiedo confusa.
- Perché è passato e ti fa star male. Non ti aiuta ad andare avanti, ti frena-. È freddo, indifferente, lontano.
- E’ perché mi sono allontanata da te?- chiedo con voce strozzata. Oddio se n’è accorto…
- Ale, io voglio che tu ti allontani da me- risponde, più tenero, ma ugualmente distante.
Non ho nemmeno il tempo di rispondergli che Robert fa la sua comparsa.
- Ale, ti prego. Aiutami. Sti capelli proprio non ne vogliono capire di stare su e guai a te se chiami Beckie! L’ultima volta ho dovuto lavarmi i capelli cinque volte per far andare via tutto il gel che mi ha messo in testa- brontola esasperato, emergendo con la testa da una maglietta grigia tutta sbrindellata sul collo.
Alzando gli occhi al cielo, gli faccio cenno di prendere posto sul set e vado a prendere il vasetto del gel dal mobiletto del bagno.
Voglio che ti allontani da me…ha detto. Oggi è freddo. Lo so, anche io sono molto più distaccata nei suoi confronti ma lui…è freddo, e non centra niente con le mie remore a cercarlo.
Le poche volte che c’è stato, da quando Rob è qua a casa, ha sempre sciolto gli abbracci in fretta, non mi ha mai baciata sul serio…mi ha toccato pochissimo…forse è una mia impressione ma…no, no…meglio che non ci penso. Non se ne sta andando.
E se se ne andasse? Come la prenderei io? Come potrei mai reagire? Non che io mi voglia preparare una scena madre…ma…non sono più sicura di me. Non riesco più a fidarmi di me stessa. Lo amo e anche tanto, questa è una cosa su cui non ho alcun dubbio, ma forse…non lo so…il fatto che non lo cerchi più fisicamente vuol forse dire che io abbia finalmente accettato la sua morte, come direbbe la Barkley?
Torno in sala e, sempre immersa nei miei pensieri, mi metto a pettinare con le mani Rob, imitando goffamente i gesti che ho visto fare a Beckie miliardi di volte. Spero solo che il mio lavoro non risulti che una pallida imitazione dei suoi capolavori.
Matt mi osserva da lontano, appoggiato alla parete. Il suo sguardo è indecifrabile, sembra concentrato. Rob ha la stessa espressione in viso. Che si stiano facendo una delle loro discussioni mentali di cui non mi vogliono partecipe?
Ecco, questa è un’altra cosa su cui dovrei ragionare: il fatto che abbia deciso di farsi sentire anche da Rob. È vero che non lo può vedere, come lo vedo io, ma è altrettanto chiaro che può benissimo intuire dove sia quando vede le cose muoversi da sole o quando vede me fissarmi su un punto imprecisato dello spazio che mi circonda. Se lo vedesse anche lui e io non lo so? A volte mi pare che sia così, anche perché lo vedo fare dei gesti, anche quando io sono lontana…
Lasciando perdere la questione del vede o non vede…Matt è stato parecchio strano in questa settimana. A parte la maggiore attenzione che ci sta mettendo per non avere troppo contatto fisico con me…sembra che la sua memoria sia tornata brillante come quella di un  tempo, ha perso si e no due piume in tutta la settimana e non è per niente sbiadito, alla faccia di tutte le energie che dice di spendere. Mi rifiuto di credere che ci sia una spiegazione che non mi ha dato dietro questi fatti. Non potrebbe mai mentirmi su una cosa del genere.
Finito di sistemare i capelli a Robert, con il cuore in gola, l’ansia del mio primo servizio fotografico serio e il sospetto per gli strani atteggiamenti di Matt, recupero la mia digitale e misuro l’intensità della messa a fuoco.
- Rilassati…- mi dice Matt, mantenendosi sempre a distanza - inquadra, respira e scatta-
Premo il pulsante dello scatto e un lampo di luce parte dal mio flash.
Dopo il primo, la mia mano si sposta libera e senza impaccio sulla macchina fotografica. Zoommo, taglio, scatto… tutto. Faccio tutto in automatico, praticamente senza pensare.
Dopo una prima serie di cento scatti, faccio cambiare Robert d’abbigliamento per poi continuare con il mio lavoro.
Matt, sempre appoggiato al muro, ogni tanto mi da dei consigli che seguo naturalmente. Peccato che la mia testa sia dappertutto tranne che concentrata sulle pose di Robert.
Più lo guardo attraverso il mirino e più mi rendo conto di non avere più niente da scoprire. Conosco già a memoria la piega delle sue labbra quando le curva in un sorriso, le rughette che compaiono agli angoli dei suoi occhi quando alza le guance…conosco perfettamente la forma delle sue mani quando attraversano i capelli e soprattutto…so già tutto dei suoi occhi. So leggerli quasi alla perfezione. Scatto dopo scatto me ne rendo sempre più conto.
Conosco perfettamente questo ragazzo. Non è difficile da capire, al contrario. E’ semplice, è genuino…non mente. A volte nasconde qualcosa ma, sono più che certa che le uniche cose che mi nasconde sono praticamente tutte legate a Matt.
Per le ultime foto, lo faccio cambiare ancora e propendo per un viaggio vestito sotto la doccia. L’effetto bagnato è da sempre l’ultima frontiera del sexy quando si parla di maschi e mi è sembrato di capire che la rivista voglia anche questi scatti. Quando tutto infradiciato raggiunge di nuovo il telo grigio dello sfondo, il mio cuore traditore non si nega un piccolo sobbalzo.
È strano lavorare così. Corpo e mente vanno su due piani completamente separati. Da un lato mi muovo attorno a lui, guardandolo attraverso un mirino, ma con la testa sono persa a chilometri e chilometri di distanza. Il fatto di essermi accorta di non aver più nulla da imparare del viso di Robert mi spaventa. È una cosa che mi è capitata solo quando fotografavo Matt.
Che sia finita qua? È questo quello che Matt vuole? Che mi dimentichi di lui? che io mi innamori di un altro viso che non è il suo? Che…non lo so. Ma il suo atteggiamento non mi fa presagire nulla di buono.
Ci siamo. Me lo sento. Mi sta per lasciare definitivamente. Non è una cosa difficile da percepire e io non sono stupida. Lo conosco talmente bene che sarei davvero un’idiota a non accorgermi del fatto che se ne sta andando.
Al solo pensiero però mi sale un groppo alla gola e un nodo si forma chiudendomi le vie respiratorie. Se ne sta andando. Non pensare a queste cose…
Di solito non gli dava fastidio quelle poche volte che mi concedevo di far vagare la testa su qualche ricordo, ma stavolta…stavolta mi ha detto di non farlo.
Se passo in rassegna l’ultima settimana…non c’è bisogno di un aiuto esterno per farmi vedere quante cose sono cambiate. Non c’è bisogno di Matt per capire che il merito è praticamente tutto di Robert. Cosa dovrei fare? Iniziare a odiarlo, come avevo pensato qualche giorno fa, pur di non far realizzare la faccenda in sospeso di Matt? Ho capito di essere io la sua faccenda in sospeso, non sono scema.
Non gli basta che io abbia ripreso contatti con il mondo. Vuole che non resti sola. Vuole che io… non posso…non posso innamorarmi di Robert. Per quanto sia bello, dolce, premuroso e perfetto su ogni fronte…non sarebbe amore quello che proverei per lui. Magari profondo affetto, ma non amore. E’ questo quello che vuole Matt? Vuole che mi leghi a qualcuno dato che è più che evidente che da sola non ce la faccio?
Non posso odiare Robert. Non me lo sta portando via. Lui se ne sarebbe comunque andato prima o poi e io…io devo apprezzare quest’ultimo gesto che ha voluto fare per me e soprattutto non posso più essere tanto egoista da trattenerlo a tutti i costi. Questi nove mesi…tutto questo tempo, non è dato a tutti. Lui ha oltrepassato le barriere della morte per stare con me. E’ tornato da me, ha mantenuto la sua promessa. Che mi ama è più che evidente, non c’è bisogno di altre prove e comunque…l’ho sempre saputo, senza che mi provasse mai nulla.
Mi ama e io amo lui. Questo non cambierà mai.  Vita o non vita, morte o non morte…Robert o non Robert…io e lui staremo sempre insieme.
Finiti i trecentocinquanta scatti richiesti, io e Robert ci mettiamo al pc e li inviamo per posta al suo manager, e subito dopo entriamo nella homepage della mia assicurazione e tramite la sua carta di credito paghiamo i duemila dollari della mia polizza. Problema risolto, tutti felici e contenti.
Insomma…non proprio felici e non proprio contenti.
Mentre Robert si è chiuso in bagno per farsi una doccia e levarsi tutto il gel dai capelli, io salgo pesantemente le scale per arrivare sul mio letto e buttarmici sopra a peso morto. Matt mi ha seguito.
Lo sento. Sta per arrivare il momento dei saluti. È da quando ho iniziato a preparare assieme a lui il set per le foto che ho questa sensazione.
Che questo giorno sarebbe arrivato, prima o poi, l’ho sempre saputo.
- Ale…- inizia sdraiandosi accanto a me sul nostro letto.
- So quello che stai per fare Matt…- borbotto nascondendo il viso nel lenzuolo. Non voglio che mi veda piangere. Non voglio che l’ultimo ricordo che ha di me sia un volto con gli occhi rossi di lacrime.
- E’ così evidente?- mi chiede allungando una mano per accarezzarmi il viso con due dita.
Al diavolo le mie lacrime e le mie guance arrossate. Al diavolo i miei capelli non proprio perfetti e la mia voce tremula. Non posso perdermi gli ultimi istanti del suo viso.
Non mi esce voce dalla gola, devo limitarmi ad annuire e rassegnarmi alla mia goffaggine.
- E’ ora, amore mio…- mi dice, anche lui con la voce non proprio ferma. Cerco di imprimermi nella testa ogni inflessione, ogni nota della sua voce, per non dimenticarla mai.
- Servirebbe a qualcosa se ti chiedessi di non andare?- articolo malamente tra le lacrime.
- No… ho risolto la mia faccenda in sospeso, tesoro mio…non posso più restare-
- Ma…- Ma cosa? Ale…non essere egoista…non ci sono ma… - Non voglio che tu vada via Matt…io ho bisogno di te-
- Amore, ascoltami. Ascoltami bene e non dimenticare mai quello che ti sto per dire-
Si alza sui gomiti e gentilmente mi invita a sdraiarmi sul letto. Prende posto su di me, appoggiandosi sui gomiti per non gravarmi del suo peso. Con una mano prende ad accarezzarmi i capelli, mentre con l’altra continua a sfiorarmi il viso, cercando di sorridermi e cullarmi in quelle ultime coccole.
- Io ci sarò sempre. Ogni volta che avrai bisogno di me, io ci sarò. Forse non mi vedrai, ma io troverò il modo di farti capire che sono li con te. Quando sarai triste, io ci sarò. Quando avrai paura, io ci sarò. Quando sarai felice, io ci sarò. Se un giorno dovessi mai diventare mamma…io sarò li con te. Sempre. Non mi perderai mai, amore mio. Quando ho detto che tornerò sempre da te, ero sicuro di quello che dicevo. Troverò il modo di starti sempre vicino. Continuerò a proteggerti sempre e comunque. Non saranno cielo e nuvole a far spegnere il mio amore per te.
Non sentirti mai più in colpa per quello che è successo, perché morire per proteggere te è stata la miglior morte che mi poteva capitare, intesi? E lo rifarei altre mille volte, non ho rimpianti.
Hai reso la mia vita un dono talmente bello che non posso lamentarmi di niente. Tu sei stata, sei e sempre sarai tutta la mia vita.
Vederti di nuovo felice, vederti di nuovo sorridere…amore, non mi togliere questa gioia solo perché sei convinta di dovermi qualcosa. Io lo so che mi ami. So che non mi dimenticherai e che mi terrai sempre con te, ma ricordati una cosa: la vita per te sarà ancora tanto lunga e vivrai ancora tante emozioni e tanti dispiaceri. Non lasciare che assieme alla mia di vita se ne vada anche la tua. Ama ancora, fallo per me. Ama ancora perché vederti amare è il regalo più bello che tu mi possa fare. Non ne sarò geloso, non sarò arrabbiato con te se lo farai, non mi sentirò tradito. Se c’è una cosa che ho capito è che nella vita non si finisce mai di innamorarsi. A volte della stessa persona, a volte di una diversa, ma sono tanti tipi di amore che non sono mai in competizione tra loro. Ognuno è a sé e non provano gelosia. L’amore è amore e basta. Non lo puoi mettere da parte e, se sei intelligente, non lo negherai mai.
Io so di averti, Ale. Lo so. Non hai mai fatto altro che dimostrarmi il tuo amore e di questo te ne sono e sarò sempre infinitamente grato. Non perdere la tua vita per me, non ti chiudere al mondo un’altra volta. Vivi e fallo anche per me. Ama, sposati…diventa madre…vivi tutte le emozioni che avrei voluto darti io e fallo per tutti e due.
Tu tienimi con te e io ci sarò. Sempre.-
Le lacrime mi offuscano talmente tanto gli occhi che quasi non lo distinguo più dalla luce che viene da dietro le sue spalle. Le sue mani mi aiutano a spazzarle via dagli occhi e a regalarmi lo spettacolo più bello che occhi umani abbiamo mai visto.
È la prima volta che vedo le sue ali, così bianche e grandi. Sono chiuse a cupola sulle nostre teste, creando uno spazio tutto nostro. È così bello, così ultraterreno e così…mi si strazia il cuore a guardarlo.
Non riesco più a parlare, non riesco più a respirare, nemmeno a formulare un pensiero. L’unica cosa che riesco a fare è alzare le mani sul suo viso e accarezzarlo cercando si smetterla di piangere.
- Promettimi che non ti chiuderai più fuori dal mondo-
Annuisco.
- Promettimi anche che se mai ti accorgessi di esserti innamorata di qualcun’altro non lo allontanerai per me-. Non ce la faccio ad annuire. Non posso prometterglielo.
- Promettilo-
Con la morte nel cuore, annuisco. Prendo un profondo respiro e cerco di sbattere le ciglia più in fretta per togliermi le lacrime dagli occhi.
- Ti amo, Ale. Non dimenticarlo mai. Tienimi con te e non dimenticarti che io sono sempre accanto a te- sussurra baciandomi la fronte.
Istintivamente gli getto le braccia al collo, cercando la sua bocca, cercando un suo bacio. Lo trovo e cerco di imprimermi nella mente ogni sensazione, ogni movimento, ogni sospiro di questo ultimo bacio. Lo stringo desiderando che non se ne vada via, desiderando con tutta me stessa che non si allontani mai.
- Ti amo- balbetto sulle sue labbra.
- Per sempre…- continua prima di dissolversi lentamente, lasciandomi circondata da piume bianche che continuano a cadere giù come neve.
È andato via.. e stavolta…non tornerà.


abbigliamento Rob e Ale
abbigliamento Matt

   
 
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