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Autore: Shainareth    02/11/2009    3 recensioni
[Gundam SEED/Gundam SEED Destiny] Quella che segue è una fanfiction che, sostanzialmente, non offre alcuna novità a livello di trama, salvo poche eccezioni, in quanto ripercorre tutta la storia delle due guerre del Bloody Valentine vissute in prima persona da Athrun Zala. Ecco, forse è questa l'unica particolarità: una panoramica su entrambe le serie di Gundam SEED e Gundam SEED Destiny, viste con i suoi occhi e raccontate dalla sua bocca. In definitiva, si tratta di un approfondito studio a trecentosessanta gradi del suo personaggio.
Ho preferito perciò non tediare i lettori con dei capitoli lunghi e particolareggiati, concentrandomi piuttosto sui pensieri e, soprattutto, sugli stati d'animo del protagonista.
Non so quanto possa risultare credibile o attendibile questa mia versione di Athrun, mi auguro però di essere per lo meno riuscita a comprenderne, seppur in minima parte, la profondità. Spero non con la cecità propria della sciocca fangirl che sono.
Infine, ringrazio Atlantislux per il betaggio e per i preziosi consigli.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Kira e Cagalli




Una volta fuori dall'atmosfera terrestre, quando ormai eravamo sicuri che l’Alleanza non ci avrebbe inseguiti fin lì per la mancanza di un Mass Driver, io e Kira rientrammo con i nostri Mobile Suits all'interno della Kusanagi e ci dirigemmo di gran carriera da Cagalli. Se ne stava chiusa nella sua cabina, sola con il suo dolore. Quando Kira aprì il portello automatico che ci separava da lei, la trovammo seduta sul letto, con le lacrime agli occhi ed in volto un’espressione distrutta. Mi si strinse il cuore. Ebbi l’impressione che ora guardasse Kira come se non lo avesse mai visto prima. Infine, non riuscendo a trattenersi oltre, si buttò fra le sue braccia, cominciando a singhiozzare forte e a lungo, come probabilmente aveva fatto in solitudine fino a quel momento. Mi sentii di troppo, perché, nonostante tutto, io e Cagalli non eravamo in confidenza quanto entrambi potevamo esserlo con Kira e, anzi, a ben pensarci potevamo considerarci poco più che estranei. Eppure, umanamente parlando, riuscivo a sentire la sua sofferenza come se fosse stata mia: avevo già visto Cagalli piangere, ed ogni volta mi sembrava di ricevere un pugno alla bocca dello stomaco. Avrei voluto fare qualcosa per lei, foss’anche sostenerla fisicamente come stava facendo Kira o come io stesso avevo fatto durante il nostro ultimo incontro. Invece ero impotente, e la cosa mi mortificava non poco: lei aveva fatto tanto per me, ed io non potevo contraccambiare la sua semplice bontà d’animo.

   Le ci volle un po’ per calmarsi, ma alla fine ci riuscì. Quando si fu sciacquata il viso e si fu cambiata gli abiti, raggiungemmo gli altri che, nel frattempo, discutevano il da farsi. Avevamo bisogno di un posto a cui appoggiarci. Alla mente mi sovvenne il ricordo della Colonia Mendel del gruppo L4. Alcuni soldati di ZAFT ci erano stati tempo prima, e benché quel luogo fosse stato abbandonato circa tre anni addietro a causa di un disastro biologico, sapevo che quel complesso era ancora funzionante.

   In quel momento, il Maggiore La Fllaga mi rivolse una domanda che avrei dovuto attendermi, prima o poi: essendo figlio dell’uomo che ora ordinava all’Esercito di PLANT di combattere per distruggere i Naturals, sarei riuscito a schierarmi contro di lui? Quasi non aprii bocca che già Cagalli mi precedette, prendendo le mie difese. Gliene fui grato e, con lucidità e coscienza, affermai che l’unica certezza che avevo, alla luce degli ultimi avvenimenti, era che condividevo il loro sogno di un mondo pacifico, senza distinzioni di sorta fra Coordinators come me, Kira e Dearka, e Naturals come Cagalli, il Maggiore e gli altri membri dell’equipaggio dell’Archangel. Athrun di ZAFT non esisteva più. Ormai ero divenuto un disertore, e, come tale, me ne sarei assunto ogni responsabilità. Le mie parole furono accolte con fiducia ed entusiasmo, ed in quel frangente sorpresi Cagalli a fissarmi con aria assorta. Quando i nostri sguardi si incrociarono, lei distolse il suo ed io rimasi fermo a chiedermene scioccamente la ragione. Fui riportato alla realtà dai discorsi degli altri e mi ritrovai a confessare che fortunatamente non tutti, su PLANT, la pensavano come mio padre riguardo alla guerra. Ero infatti convinto che, fruttando la propria notorietà, Lacus fosse a capo di quella che sarebbe divenuta la fazione ribelle più forte e consistente, speranza di pace per il futuro delle nostre colonie.

   Alla fine di quel colloquio, mentre Kira si era disposto a dare una mano ai tecnici di Orb, mi soffermai ad osservare lui e gli altri da dietro le vetrate di una camera attigua agli hangar, cercando di rimettere un po’ in ordine le idee. Invano, perché in un attimo tutto ripiombò nel caos.

   Kira mi raggiunse e mi comunicò che avremmo fatto meglio a trasferire le nostre unità sull’Archangel così che a difesa di essa non rimanessero soltanto lo Strike del Maggiore e il Buster di Dearka; la Kusanagi, dopotutto, era già ben protetta dagli MBF-M1 Astrays di Orb. La porta si aprì e Cagalli entrò nella stanza col solito viso pallido che così poco le si addiceva. Chiese di poter parlare con Kira, per cui mi apprestai ad uscire per lasciarli da soli. Subito lei mi fermò, afferrandomi per un braccio e balbettando che potevo rimanere. Quindi, cacciò dalla tasca del suo giubbino arancione una foto e ce la mostrò: ritraeva una donna sorridente che reggeva fra le braccia due neonati, un maschio ed una femmina a giudicare dal colore delle copertine in cui erano avvolti. Confuso, Kira domandò spiegazioni e Cagalli, il capo chino, usò un filo di voce per dirgli di guardare il retro della foto, dove qualcuno aveva scritto in caratteri corsivi due nomi: Kira e Cagalli.

   Rimanemmo senza parole. Cagalli, allora, con tono malfermo, ci spiegò che quel ricordo glielo aveva dato Uzumi-sama un attimo prima della nostra partenza, e anche che lui si era detto tranquillo di vederla partire perché la lasciava in buone mani: con lei ci sarebbe stato suo fratello. Un brivido mi percorse il corpo e, mentre gli altri due cercavano di raccapezzarsi sull’assurdità di quella situazione e sull’identità della donna che sorrideva ai neonati, non potei fare a meno di notare finalmente quella vaga somiglianza che, in effetti, si scorgeva sui volti del mio migliore amico e della Principessa di Orb. Gli stessi occhi... di colori molto diversi, certo, ma la forma... quella era innegabilmente la stessa. E se a questo si univano anche quei piccoli dettagli a cui non avevo mai fatto caso e che ora invece mi sembravano tanto evidenti...!

   Non potevamo avere conferme da una singola foto, eppure tutti e tre sapevamo che non era del tutto impossibile che Kira e Cagalli fossero fratelli. Gemelli, per di più, poiché scoprirono persino di essere nati nello stesso giorno. Cagalli tremava, e non riuscendo probabilmente a toccare Kira come aveva sempre fatto, cercò sostegno in me, aggrappandosi di nuovo al mio braccio. Mi sembrò tremendamente fragile, anche più di quanto l’avevo vista in lacrime nella sua cabina, al punto che sentii istintivamente nascere dentro di me un forte desiderio di protezione nei suoi confronti: Cagalli non meritava di stare così male, non volevo più vederla in quelle condizioni.

   Discutere della cosa così su due piedi, tirando in ballo le ipotesi più azzardate, non ci avrebbe portato a niente, anche perché nessuno di noi aveva idea di come fossero andate davvero le cose sedici anni prima. Dei due, Kira sembrava il più calmo, come se avesse deciso di non preoccuparsi anzitempo per un qualcosa che non poteva essere ancora confermata – o smentita. Rimandò tutto ad un secondo momento. Cercammo perciò di far forza alla nostra amica – avevo ora ben ragione di credere che Cagalli fosse diventata tale anche per me – e quando ci fummo assicurati che lei aveva smesso di piangere, tornammo ai nostri doveri, trasferendo il Freedom e il Justice sull’Archangel. Durante l’operazione, comunque, ripensando al racconto di Cagalli, al suo dolore, e alle parole del Maggiore La Fllaga, presi la mia decisione: dovevo parlare con mio padre un’ultima volta.













Capitolo che avrà fatto venire una crisi isterica a NicoDevil, penso... XD
Ringraziando lei, kari16, Kira Yamato, Atlantislux e quanti continuano a seguire questa fanfiction, vi rimando al prossimo aggiornamento.
Shainareth





  
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