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Autore: formerly_known_as_A    05/11/2009    2 recensioni
Tutto inizia quando Yuffie inizia a stare male, cosa rara per la ninja. Poi avviene tutto in fretta: la rivelazione che le cambierà la vita, riportando a galla un passato che avrebbe desiderato tenere nascosto e poi, loro, i membri della Dusk Society o Società del Crepuscolo... Chi sono? Che cosa vogliono di preciso da lei? Chi potrebbe avercela con un innocente ladra di Materia? ma, soprattutto, riuscirà l'autrice a scrivere un riassunto decente e finire la fanfiction entro il 2025? Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I'll be there for you, these five words I swear to you

When you breathe, I wanna be the air for you

I'll be there for you

I'll live and I'll die for you, I'll steal the sun from the sky for you

Words can't say what love can do, I'll be there for you


Ci sarò per te”, queste quattro parole ti prometto

Quando respiri, voglio essere l'aria per te

Ci sarò per te

Vivrò e morirò per te, ruberò il sole dal cielo per te

Le parole non sanno descrivere quello che può fare l'amore, ci sarò per te

I'll be there for you – Bon Jovi

Non era riuscita a trattenerlo perché nessuno le aveva insegnato ad esprimere ad alta voce i propri sentimenti. Non era Aeris, che andava fiera di ciò che provava. Non ne era fiera. Al contrario, spesso si sentiva a disagio con quei sentimenti. Se ne vergognava, erano una debolezza.

Invece, avrebbero potuto fermarlo. Se solo avesse potuto dare un nome a ciò che si agitava dentro di sé, pronto a divorarla.

Si accarezzò il ventre, sospirando. Era un movimento automatico, che avrebbe fatto fatica a perdere. La bambina era salva. Era tutto ciò che importava. Che stesse bene, che fosse nata in salute. Anche se per questo fosse stata costretta a letto. Era nata in anticipo di un mese. Era stato inaspettato e, in un certo senso, non si sentiva ancora pronta. L’aveva vista, era riuscita a dare un volto a Ran, ciò che le rimaneva di più caro.

Aveva occhi incredibilmente belli, la carnagione olivastra e capelli d’ebano, già abbastanza lunghi, quando era nata. Stavano dritti sulla testa, che a Yuffie sembrò fin troppo piccola e Cid commentò subito che era tutta suo padre.

Aveva cinque giorni, ormai. La madre si era un po' ripresa dal parto e trascorreva il proprio tempo a guardarla dormire nel lettino accanto al proprio. C’è da aggiungere che non c’era molto da fare, in ospedale e che la ragazza era sorpresa e meravigliata da quella cosetta piccolissima. Aveva il terrore di romperla.

-E’ bellissima...- ripeté per la quattordicesima volta in un’ora.

Come da tradizione a Wutai, la primogenita avrebbe avuto due nomi. Aveva deciso il primo da tempo. Il secondo doveva essere dato in onore di un caro defunto. Il primo ovviamente, sarebbe stato usato tutti i giorni ed era il più importante. Ma il secondo serviva proprio ad onorare chi ormai non c’era più. Non se la sentiva di chiamarla Enkouko o Lijuan, come sua sorella o sua madre. Astharoth era parte della sua famiglia e tecnicamente, Ran ricordava lui.

Stupidamente, voleva dare a Ran il nome della madre di lui, anche se era impossibile, visto che non si ricordava affatto i suoi genitori.


-E’ la mia mamma...-

-Lucrecia?-

-Sì. Chiamalo imprinting, ma l’ho sempre considerata come la mia mamma...-


-Ran Lucrecia Kisaragi Valentine.- affermò, con un sorriso.

Tifa la fissò, confusa. –Come hai detto?- chiese, mezza addormentata.

Fissò il soffitto della camera d’ospedale, poi l’amica. –Ran Lucrecia Kisaragi Valentine. E’ il nome che voglio dare alla bambina. Ricordatelo, in caso morissi... – sussurrò, sorridendo.

Ovviamente sapeva che non sarebbe morta. Non se lo sarebbe permesso.

-La vuoi veramente chiamare Lucrecia? E Valentine, soprattutto. Non risponde alle telefonate, quell’essere. Ed ha pure staccato la segreteria telefonica.- sibilò, profondamente incazzata. Tifa non era mai arrabbiata, passava dalla calma assoluta allo scazzo totale senza passare da fasi chiamate in modo più fine. Yuffie sapeva che, se Vincent fosse tornato, come minimo la barista l’avrebbe castrato, sbudellato, fatto a pezzi e, non contenta, l’avrebbe cotto al forno per servirlo nel bar come stuzzichino delle sei.

-Lucrecia è la madre di Astharoth. Almeno, lui la considerava in questo modo.- le spiegò, sorprendendosi di quanto le fosse facile parlare di lui. Non c’era più dolore e rimpianto. Solo dolcezza.

Faceva quasi bene pensare a lui. Era morto, certo, ma sarebbero rimasti i ricordi felici. E Ran. Le aveva salvato la vita, aveva salvato il Pianeta intero. E gli era grata per questo. Avrebbe parlato a più persone possibili di lui, in modo che la sua esistenza si trasformasse in vita attraverso i ricordi condivisi.

A costo di sembrare pazza o malata o perversa.

-Chiamalo con il mio cellulare.- suggerì a Tifa, cercando la posizione giusta per evitare il mal di schiena e fissare nello stesso tempo la bambina.

-Yuffie, sei un genio!- esclamò la donna, finalmente contenta di poter sfogare la rabbia repressa su chi la causava. Si alzò ed afferrò il telefono, uscendo dalla stanza.

-E te ne accorgi solo ora?! Quando io ve lo dicevo, non mi credevate mai!-

-Buongiorno, mocciosetta... Come stai oggi?- chiese una voce che conosceva fin troppo bene.

-Cid! Vecchio Bonobo rachitico!- rispose Yuffie, fissando con un sorriso l’aviatore mentre entrava nella stanza e posava dei fiori sul comodino. La ninja rimase a bocca aperta. Che Cid avesse fatto dei corsi speciali di gentilezza?

-Chiudi quella bocca, principessa, non voglio vedere il tuo intestino! Per la cronaca, questi fiori sono da parte di Shera!- esclamò lui, infrangendo l’illusione e sedendosi sul letto. –Cazzo, si vede che hai appena partorito... E’ impressionante... Soprattutto perché di solito sembri un fottuto manico di scopa!-

Lei sorrise. Era bello ritrovarsi a parlare con Cid. Ed era bello sapere che non era affatto cambiato.

Barret, che aveva dormito fino a quel momento, aprì gli occhi in tempo per sentire quell’affermazione. Colpì l’altro con un pattone nella schiena. –Non si importunano le puerpere con proposte indecenti.-

-Ma era un cazzo di complimento! Barret, ammettilo, Yuffie rischia di battere il primato di Tifa...-

-Si potrebbe evitare di parlare delle mie tette mentre sono presente? Grazie!- esclamò la ninja, arrossendo. No, non pensava avrebbe battuto il primato di Tifa. Era alquanto improbabile.

-NO, SONO TIFA, CARO IL MIO LESTAT! ASCOLTAMI ATTENTAMENTE E NON PROVARE A RIATTACCARE, ALTRIMENTI GIURO SU BAHAMUTH CHE TI TROVO E T’INFILO UN CANDELOTTO DI DINAMITE SU PER IL...- urlò Tifa, dal corridoio.

Yuffie scoppiò a ridere, divertita, fissando la faccia scioccata di Cid, non abituato a quella Tifa.

-E’ da incinte che le donne si rivelano per quello che sono...- gli spiegò, con le lacrime agli occhi.

-... dei vampiri assatanati e desiderosi di sbudellare gli uomini.- terminò la frase lui. –A chi sta telefonando? A Sephiroth? Ad Aerith?-

-A Cloud?- aggiunse Barret, divertito.

-A Vincent. Che in questo momento le starà elencando calmamente le ragioni per cui è partito... Invano.- rispose la ninja, con un ghigno.

-NON M’INTERESSA, DEVI TORNARE INDIETRO, SUBITO. DOVE SEI? A MIDEEL?! CHE CI FAI A MIDEEL? URLO QUANTO MI PARE! Yuffie? Ah, ok, te la passo.- concluse sussurrando la guerriera. –Un attimo, sono nel corridoio dell’ospedale...-

Aveva scelto un modo subdolo e crudele per comunicargli la notizia... La mente di Yuffie era divisa tra due pensieri. Il primo era: “ben gli sta”. Il secondo, invece: “Non è un buon modo per annunciare ad un vecchietto certe notizie”.

La donna entrò nella stanza. –No, niente di che... -

-Tifa!- protestò la ninja. Non si meritava tutto questo, era in parte anche colpa sua, perché non aveva saputo trattenerlo. Allungò la mano per afferrare il telefono, che fu prontamente intercettato da Cid.

-Pronto? Sono Cid. Vincent, hai fatto una gran stronzata. Due gran stronzate. L’hai messa incinta e l’hai abbandonata ad un mese dal parto... Non dire che non sei il padre, brutto coglione acefalo! Siamo una fottuta famiglia, noi di Avalanche, no? Anche se non te la sei fatta, per te dovrebbe essere una stronzissima sorella, dico bene? – disse l’aviatore, evidentemente seccato anche lui.

Siamo una famiglia.

Erano una famiglia? Sì, ma certo, lo erano. Solo che non aveva mai voluto accettarlo. Era l’unica a non considerare Avalanche come la sua famiglia. Anzi, no. Anche Vincent la pensava così. Ed era per questo che erano scappati da essa. Lei quando aveva scoperto il proprio stato. E lui...

Strappò il cellulare dalle mani di Cid, in tempo per ascoltare, in parte, la risposta dell’ex Turk.

-Dannazione, certo che la considero una sorella, una figlia, tutto quello che vuoi, Cid! Ma non posso restare e pensare che in me vede un’altra persona! E ora dimmi come sta, ti prego...-

Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. –Sto bene. E anche Ran. E’ bellissima, dovresti vederla.- rispose.

In realtà avrebbe voluto ordinargli di tornare subito. Le mancava terribilmente. E voleva vedesse Ran. Voleva vedesse che non era più solo, che aveva qualcuno di simile a lui. Ma ancora non riusciva ad essere completamente sincera con lui, qualcosa la bloccava.

-Non dovevo andarmene.-

Sorrise, sperando che lo sentisse. –Tu stai bene?- gli chiese. Aveva l’impressione di essere tornata bambina, mentre formulava timidamente ogni frase.

Da bambina era sincera.

-Mi dispiace.-

Sentì chiaramente che piangeva. Il pianto è un suono terribile, sentito tramite un telefono. Si è consapevoli di non poter consolare la persona che piange, se non con le sole parole. E Yuffie non era brava con le parole.

-Non scusarti al telefono, Vinnie... Devi scusarti di persona, se vuoi che le scuse siano accettate... E poi, anche io ti devo delle scuse. Per cui non appena ci rivedremo, ce le porgeremo reciprocamente e tutto tornerà come prima! Perché... Perché tornerà tutto come prima, vero?- chiese, improvvisamente spaventata.

-Sì, Yuffie, tornerà tutto come prima.- sussurrò lui, calmandosi. –Ora devo andare e tu devi riposare.-

-Aspetta, Vincy, devo dirti assolutamente due cose!- si ricordò la ninja, nervosa. La prima non era sicura gli sarebbe piaciuta molto.

-Dimmi, Yuffie...-

-La prima è che ho deciso quale secondo nome dare a Ran. Te lo dico per sapere se sei d’accordo. Visto che Ran ricorda già in un certo senso un membro della mia famiglia che non c’è più, mi chiedevo se ti piacerebbe chiamare la bambina Lucrecia.- sussurrò, rimanendo in attesa di una risposta. Si mordicchiò nervosamente un’unghia, ricevendo puntualmente uno schiaffo sulla mano da parte di Tifa.

-E’ morto?- chiese Cid.

-Cid chiede se sei morto, Vincent...- riportò la ragazza, terribilmente nervosa.

-Certo che sono morto, Yuffie... Credevo lo sapesse da tempo...- fu il commento dell’ex Turk. Poi di nuovo il silenzio.

-Non sta molto bene con Kisaragi...- rispose, dopo cinque minuti di profonda riflessione.

-Bé, il secondo nome è usato solamente durante le cerimonie... Si tratta solo di una formalità...- ribatté lei. –Io trovo che stia bene con il secondo cognome... Ok, forse con il primo non molto, però a me piace il nome Lucrecia, dà un che di nobile. Lucrecia Kisaragi. No, dai, è carino, ci sta bene...-

-Immagino la gente per scrivere una cazzo di lettera... Alla Signorina Ran Lucrecia Kisaragi... Alla faccia del nome indirizzo...- commentò Cid, giocherellando con il pacchetto di Chesterfield pronto ad essere aperto.

-Ran Lucrecia Kisaragi Valentine...- lo corressero in coro Tifa e Yuffie.

-Ran Lucrecia Kisaragi Valentine?! Povera bambina!!!- esclamò l’aviatore, scioccato.

-Dì a Cid di smettere immediatamente di fare commenti inopportuni sul nome di mia figlia, quando chiudi la telefonata, per favore...- chiese Vincent.

Ebbe un brivido. Aveva definito Ran come sua figlia. In quel momento, le venne una gran voglia di piangere. E non riusciva a capire perché.

La seconda?-

Certo, la seconda. –Volevo solo dirti che ti voglio bene, tutto qui...- sussurrò la ragazza, con un sorriso.

-E, dimmi, l’hai detto davanti a Cid e Tifa, questo?- chiese l’ex Turk. Alla sua risposta affermativa, sospirò. –Grazie, Yuffie, la mia vita è rovinata...-

-La tua vita si è rovinata nel momento in cui mi hai incontrata, Vin...- disse Yuffie, sorridendo.

-Oh Santa Shivaaaa!!! Valentine, dille che la ami follemente, che sei felice che la tua astinenza cesserà fra poco, chiudi sta cazzo di telefonata e muovi il tuo culo anoressico per raggiungerla!- si esasperò Cid, immediatamente colpito da un calcio ed un pugno in testa.

Lo sentì sorridere, finalmente. –Anche io.-

-Anche tu cosa?- chiese la ragazza, innocentemente.

-Yuffie, non ci provare... Non voglio ripetere quello che ho detto.-

-Ok... Mi chiedevo solo perché volessi anche tu essere picchiato da me e Tifa...- continuò lei, sullo stesso tono da angioletto benedetto.

-Sei esasperante.-

-E’ per questo che mi vuoi così bene, Vinnie...-

-Esatto. Ora cerca di riposarti, d’accordo?-

-Sì caro marito...-

-Caro marito?-

-Sì... A proposito, Vincent...-

Lo sentì sospirare.

-Quando ti guardo, vedo solo te.-

-Ah. Hai sentito...-

Ci fu un altro momento di silenzio.

-A parte quando sono ubriaca! Allora vedo due te, anche tre, quattro, cinque, dipende da quanto bevo! Ma non credo che conti!!!- esclamò la ninja, allegramente. –Ciao ciao caro marito, a presto! Si ricordi di passare in edicola per comprarmi Dylan Dog!-

-Ma certo, cara moglie...-


Non era soddisfatta dalla conversazione avuta con Vincent, anche se aveva chiarito alcuni punti. Con profondo sollievo aveva accolto quell’affermazione su Ran, ma ancora, il fatto che non le avesse detto se e quando sarebbe tornato per vederla la gettò in uno stato di profonda agitazione e, conseguentemente, non chiuse occhio quella notte.

La giornata iniziò alle sei e mezza, quando il primario irruppe nella stanza con la sua particolare risata “Oh-oh-oh” e la frase inquietante del giorno: -Su, belle signore, l'acqua è poca, la papera non galleggia!-

Yuffie, ormai abituata alle bizzarrie del medico, era pronta con il proprio blocnotes in mano e scrisse la frase, chiedendosi cosa mai potesse significare. Prima le chele delle aragoste da arricciare e poi le papere che non galleggiavano... Che fosse un codice?

Ran sembrò borbottare e si girò dalla parte opposta, evidentemente assonnata, ma il dottore la prese in braccio e la mise a sedere accanto alla madre. Le posò un indice sulla punta del naso, lo allontanò e le fece seguire i movimenti del dito, cosa che irritò ulteriormente la piccola.

-Signora Kisaragi, sua figlia non solo è in piena salute, vede anche perfettamente! Oh oh oh. E' un caso straordinario. Lei come sta?- chiese, con un largo sorriso.

-Quando potrò riavere le mie interiora?- rispose, ripetendo l'esperimento con la piccola, ma più lentamente. Per tutta risposta, Ran si addormentò.

-Oh.Oh.Oh! Mi dia il polso! Non si preoccupi, molto presto si sentirà meglio!- esclamò lui, apparentemente divertito. -Un affascinante giovane dallo sguardo cremisi mi ha trattenuto mezz'ora per farmi un terzo grado sulle sue condizioni di salute! Oh.Oh.Oh! Il suo polso mi dice che si tratta del papà di questa bimbetta adorabile!-

-E' Vincent.- Arrossì e tentò di calmarsi, proprio mentre la bimbetta adorabile si svegliava di nuovo per reclamare cibo, gridando come una disperata. -Che hai da gridare? Guarda che ti capisco anche se non fai l'indemoniata...-

La piccola si calmò improvvisamente e sembrò fissarla. Il modo in cui fissava le persone era quasi inquietante, da quanto sembrava seria. Ma era tenera, con quei suoi occhioni e la madre sorrise.

Il medico si fece serio. -Signora Kisaragi, non ho nulla da commentare sulle sue scelte, perché suo marito sembra un uomo per bene, ma... Insomma, sembra che qualcuno ci sia andato pesante con gli esperimenti su di lui.- sussurrò, in modo che nessuno sentisse. Yuffie si sentì morire e strinse a sé la piccola. -Non è nulla di grave o di spaventoso, non si preoccupi. Sono stato medico nella Shinra. Volevo solo avvertirla che... Può darsi che la piccola si dimostri sempre in anticipo sui suoi coetanei, ma non deve assolutamente allarmarsi, è una bambina forse un po' speciale, ma...-

Quello che probabilmente l'uomo stava tentando di dirle era che, se avesse notato qualcosa di strano in Ran, era suo dovere volerle bene in ogni caso. Non doveva spaventarsi e non doveva abbandonarla. Ma lo sapeva. Sapeva che sarebbe stata diversa dalla maggior parte dei propri coetanei. Ma era sua figlia!

-Non mi chiamo Lucrecia Crescent, io, non si preoccupi!- rispose, con un largo sorriso. -Sposando Vincent sapevo esattamente cosa aspettarmi.-

La bambina riprese a gridare come un'indemoniata.

-Cosa c'è? Ti ho dato da mangiare, sei asciutta e pulita e piangi?- chiese la neo mamma, confusa.

Il medico si avvicinò alla piccola, di nuovo calma e sussurrò: -Vincent.- Ran riprese ad urlare.

Cos'aveva contro il nome Vincent? Non aveva un suono strano e non aveva urlato pronunciandolo.

-Lo so, è stato scemino, ma è fatto così e ce lo dobbiamo tenere.- mormorò. Era stato stronzo, altro che scemino!! L'avrebbe massacrato di botte, ma prima, voleva vederlo. Voleva che vedesse la piccola.

-Credo che potrei far finta di nulla e lasciarla uscire in corridoio, girandomi casualmente verso la finestra. - sussurrò il medico, con aria cospiratoria. -Se mi promette di non stare troppo in piedi.-

E chi voleva stare in piedi? Scese a fatica dal letto, si sciolse i capelli che aveva raccolto malamente con una pinza, li pettinò rapidamente con le dita ed attese che il medico guardasse casualmente altrove. Poi prese la bambina ed uscì furtivamente dalla stanza. Ricordandosi del pigiama bianco con i Chocobo che indossava, fece per tornare indietro per cambiarsi, ma era in un ospedale ed aveva visto pigiami peggiori.

Si diresse verso la sala d'aspetto ed incrociò Vincent o, almeno, ciò che ne rimaneva, a metà strada. Sembrava estremamente concentrato sulla macchina del caffè, che impiegò un quarto di secolo ad erogare un espresso.

Aveva la stessa espressione di uno degli zombi dell'Alba dei Morti Viventi e lo stesso aspetto fresco e riposato. Più del solito. Afferrò il bicchiere e lo mescolò per un altro quarto di secolo. Poi, quando ormai tutto lo zucchero era definitivamente scomparso, si avviò verso la sala d'aspetto.

Lo seguì pazientemente, cercando di ricordarsi se fosse o meno sonnambulo. Lui si sedette in un angolo della sala d'aspetto e si concentrò sul caffè, continuando a mescolare. Gli si avvicinò cautamente e gli si sedette accanto.

Lui bevve finalmente il suo stupido caffè, ma non diede altri segni di vita. Al contrario, continuò a mescolare, nonostante non ci fosse molto da mescolare. Poi la caffeina gli entrò in circolo ed andò a buttare il bicchiere. Al ritorno si accorse finalmente dei due esseri che gli erano seduti accanto.

Impallidì e boccheggiò, per poi sedersi accanto a loro e fissarle.

-E' lei?- chiese, timidamente.

-No, ho preso quella della vicina! Ma certo che è lei! E' bellissima, come potrebbe essere di qualcun altro?- ribatté, sorridendo. -Mentre aspettavamo ti svegliassi e smettessi di mescolare quel caffè, si è addormentata!-

-Ho viaggiato tutta la notte...- le spiegò, tenendo la mano di Ran tra le dita. -E' così piccola... Oh, Leviathan, è bellissima.-

Aveva appena detto “Oh Leviathan”? Sorrise, divertita dalle reazioni dell'uomo. Dopotutto, era la “primogenita” di Avalanche ed aveva suscitato in tutti reazioni incredibili. Gli uomini veri del gruppo, ovvero Cid e Barret, si erano commossi fino alle lacrime. Tifa e Cloud non avevano smesso un attimo di commentare ogni minima azione della bambina, con voce estremamente acuta, cosa che si sarebbe potuta aspettare da Cloud, ma non da Tifa. Reeve, o, meglio, il naso di Reeve, era diventato il giocattolo preferito della piccola. Nanaki era un caso a parte. Era entrato in ospedale dopo una lunga discussione con il portinaio ed era arrivato in ritardo. Appena Ran l'aveva visto, aveva cominciato a spegnergli ed accendergli la coda. Rose e Shelke, che non avevano mai visto una bambola in vita loro o, almeno, non se lo ricordavano, avevano litigato furiosamente su chi dovesse tenere di più la bambina. Alla fine, Shelke aveva finito per chiedere insistentemente a Reeve una cosa simile e Reeve era arrossito. Cait, offeso, era rimasto in ospedale, nella culla della piccola.

In quanto a Vincent Valentine... Era quasi sicura che stesse pensando di fondare una nuova religione con Ran come unica e sola divinità. E aprire un sito internet. E un fan club su facebook. E offrire sacrifici umani alla nuova divinità. Nello sguardo aveva una luce completamente nuova. Era felice.

Ran si agitò ed aprì gli occhi, sbadigliando rumorosamente. Vincent arretrò di qualche sedia, spaventato. O, ancora meglio, terrorizzato. -No.-

Fece un respiro profondo, chiedendosi perché mai dovesse essere così scemo. Osservò la figlia e seppe immediatamente il motivo di quel terrore. I suoi occhi erano bellissimi. Ma evidentemente lo spaventavano. Uno era rosso e l'altro dorato. Si avvicinò cautamente e per un attimo ebbe paura che Ran lo incenerisse. -Vincent...-

Fu interrotta da un grido disperato, che s'interruppe quasi immediatamente.

-Che cos'ha? Sta male? Ha qualche problema?- s'inquietò l'ex Turk, tormentandosi il labbro inferiore.

-Ha un problema con il nome Vincent.- Grido disperato. -Vincent.- Grido disperato. -Vedi?-

-Mi odia?- le chiese, dopo un lungo sospiro. -Non mi sorprende. Ho parlato con il primario, so che hai rischiato...-

Una lingua di fuoco lo interruppe.

-Penso che sia un modo per attirare la tua attenzione. Non la stai considerando...- gli spiegò Yuffie, sbuffando. -Non vuoi prendere in braccio tua figlia, Vincent?- Grido disperato. -Vinnie.- si corresse.

-Non ho mai preso in braccio un neonato... E mi tremano le mani...- protestò, quando le porse la bambina. -Non sono il tipo da prender... No, Yuffie... Aspetta. Yu...!- alla fine, però, si ritrovò con la bambina in braccio. -Oh.-


Alle 11, quando i Turks varcarono la soglia della camera, Vincent Valentine aveva appena terminato di fare un giro turistico del reparto, con la bambina in braccio, allo scopo di presentarla al mondo intero. Questo aveva permesso a Yuffie di darsi una sistemata, vestirsi e fare la valigia.

E sì, Vincent Valentine non aveva smesso di sorridere un secondo, quella mattina. Cosa che spaventò parecchio Reno, che tentò di nascondersi dietro a Elena. Difficile, data la differenza di altezza.

-Valentine sta sorridendo.- mormorò, sull'orlo della crisi di panico.

-Non solo, sta parlando da cinque ore e non credo si fermerà presto.- rispose la ninja, con un sorriso. -E' quasi inquietante.-

L'uomo inquietante si avvicinò ai Turks e li presentò ad uno ad uno alla bambina. Poi, con tono solenne, aggiunse: -Lei è Ran. E' mia figlia.-

Elena fissò alternativamente il professionale Tseng, la propria pancia e Vincent, inquieta. Probabilmente chiedendosi che razza di droga si fosse calato l'ex Turk. Sperando che Tseng non fosse così. -Se lui è così, non oso immaginare come potrebbe essere Reno.-

-Vuoi provare l'esperienza, bellissima?- chiese il rosso, con un sorriso killer. Ricevendo immediatamente un colpo di teser in testa da parte del suo capo.

Rude si avvicinò alla piccola, per osservarla meglio. Le stava guardando gli occhi. Lei ne approfittò per rubargli gli occhiali da sole e masticarli. -Ha preso dalla madre.- commentò brevemente.

-Ehy!- protestò la donna, offesa. Se non fosse stata costretta a letto dal medico E da suo marito, gli avrebbe tirato volentieri qualcosa in testa.

Ran sembrò perdere interesse negli occhiali e li buttò in un angolo della stanza, provocando l'ilarità di Reno. Poi si concentrò sulla pelata dell'uomo, stranamente interessata, passandoci la mano sopra. Reno, ormai sull'orlo delle lacrime, ricevette un secondo colpo di teser in testa.

Elena si avvicinò a propria volta: -Somiglia moltissimo a suo padre... Sarà un Turk eccezionale!- esclamò, commossa. Elena era una fan di Vincent. L'aveva scoperto vivendo con loro. Aveva un altarino con una serie di foto che risalivano al periodo Turk. Periodo in cui Vincent era terribilmente sexy, tra parentesi. Apparentemente per i Turk era una specie di guida spirituale, anche se credeva che l'abitudine di rivolgersi a lui chiamandolo “Principe” fosse solo tipica della bionda.

-Rude, glielo devo ricordare che siamo gli ultimi?- chiese sottovoce Reno, preoccupato. Il collega scosse la testa.

-Aaah! Guarda quell'occhietto rosso! E' bellissima!- continuò Elena, ormai probabilmente decisa a seguire la religione che Vincent stava per fondare.

Non si era accorta che l'unica persona ad essersi avvicinata a lei era Reno, che la stava osservando intensamente, come se cercasse di capire qualcosa. Poi sobbalzò e comprese: -Yuffie! Hai le tette!-

Cercò di sprofondare tra i cuscini, imbarazzata. Perché tutti dovevano farglielo notare?! Come se prima fosse stata piatta! Non si chiamava mica Shelke!

-Wow, ora non solo sei figa, hai un corpo fantastico, sai combattere e hai più di due neuroni! Mi sposi?- chiese il rosso, sfoderando di nuovo il sorriso killer.

-E' già sposata.- sibilò una presenza demoniaca alle sue spalle, con voce lugubre.

-Reno, non ti preoccupare, esiste il divorzio...- sussurrò lei, in tono confidenziale.

Per tutta risposta, Reno cacciò un grido e fu trascinato per i capelli fuori dalla stanza da Rude, che la salutò con un gesto della mano.

-Principessa, hai il mio numero!- urlò, dal corridoio.




L'angolo degli amichetti di Chaos

Chaos: Che figoooo!!! Ho una figlia! Posso mangiarla?

Yuffie: Vai via, tu! (spostandolo con un calcio)

Ran (Incenerendolo): Aggà!

Vi piace la canzone che ho messo all'inizio?! Come fa a non piacere (si scioglie)?!

Yuffie: Sei finalmente fidanzata con un uomo che non somiglia a Vincent, ovvero che non ha problemi mentali tali da confessarti di avere sette personalità e fare sogni strani?

Vincent: Non ho sette personalità... Taci tu! No, tu!

Ran (incenerendo anche lui): Aggà!

Nono, sono solo felice!!! Ho quasi finito Kage no Moroboshiiii!!! Non ci credo!!! Finite le notti insonni china sui libri pre-maman e le fan fiction di azione!!! Ho finito anche il vestito di Quetzaaal in teeempooo!!! La mia vita è completaaaa!

Ran: Gnà?

Yuffie: Quetzal?

Sìsì, è come Ramuh...

Yuffie: Un trans?

Ma no, ma... Un attimo... In effetti è un po' strano... (leggere “Sunshine in Winter” fa male!)

ANYWAY! Fanciulle e fanciulli, vestita da uccello del tuono con problemi d'identità sessuale, ovvero Quetzal, ho coronato il mio sogno! Sono emozionata! Il gruppo di cui facevo parte al Lucca Comics ha vinto!!! ^_^ Un yatta! È doveroso.

Vincent: Smettila di farti pubblicità!

Ran: Gna? (traduzione: “Ehy, ma tu non eri morto?”)

Vincent stramazza a terra in stile opossum, fingendosi morto.

Sul capitolo non c'è molto da dire, in realtà, a parte che la canzone iniziale è una bella canzone d'amore, sì, ma che l'ho messa lì per illustrare i sentimenti di Vinnie per la bambina... Come sono tenera! (Devi innamorarti dei tuoi vestiti più spesso... nd Yuffie.)

   
 
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