SILENZIOSAMENTE NELLA NOTTE
14 – LA FINE DEL VIAGGIO
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Un elfo biondo camminava attraverso gli alberi di Mirkwood
fiduciosamente. Spesso lui gettava uno sguardo al suo compagno dai
capelli scuri e nascondeva un sorriso. Ah….
L’energia della gioventù!
Effettivamente il giovane che camminava accanto all'essere biondo stava
quasi saltando dall’eccitazione, le sue ciocche scure si
agitavano sulle sue spalle mentre lui girava la testa da una parte
all’altra.
L’elfo stava quasi per fare un commento sull'inquietudine che
circondava il suo compagno, ma ci pensò meglio
mentre vedeva com’era teso il giovane. Per i Valar!
Un colpo sulla sua spalla poteva venir preso probabilmente come un
tentativo alla sua vita…
Un leggero movimento dei rami di un albero colpì l'occhio
del folletto biondo. Lui sorrise leggermente. Tenendo fuori il suo
braccio, lui fermò il suo compagno.
“Io so che tu sei là,” Chiamò
l’elfo con una voce chiara. “Esci dove io posso
vederti.”
Quasi immediatamente, un altro elfo si lasciò cadere dai
rami sopra la sua testa. Lui si drizzò dalla sua posizione
acquattata e sorrise maliziosamente ai due. “Siete in
ritardo. I miei Signori Thranduil ed Elrond vi stanno aspettando da un
po’.”
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Elladan si svegliò con un sobbalzo. Sedendosi lentamente,
lui gettò uno sguardo confuso intorno alla camera degli
ospiti. Cosa aveva provocato quell’improvvisa vigilanza? Non
un suono…neppure il più sottile raggio di luce
era riuscito ad oltrepassare le tende.. Vide immediatamente che non
c’era niente che non andava, il giovane signore elfico
sbadigliò largamente e si distese di nuovo, mentre piegava
le mani sotto la testa. Lui intendeva tornare nel felice regno dei
sogni, ma…qualcosa stava disturbando i suoi sensi. Dopo
alcuni minuti passati ad agitarsi e girarsi, lui buttò via
di nuovo le sue coperte con disgusto e lasciò penzolare le
gambe da un lato del letto.
Lui doveva scoprire quello che stava accadendo. Forse erano di nuovo
Estel e Legolas.. Lui ringhiò leggermente mentre afferrava
il suo abbigliamento dalla sedia. Quei due…
Riconoscendo che lui era giù di morale a causa della
separazione prolungata dal suo gemello, il duo irrefrenabile stava
tentando di confortare l’elfo. Questo portava all'inscenare e
all’eseguire molte birichinate tutte alle spese del Noldor
scuro. Naturalmente poi, quando lui cercava di punirli, loro dicevano
che erano ancora ‘invalidi' e non potevano essere trattati in
quel modo.
Elladan sbuffò leggermente. Era passato un mese da quella
notte…un intero orribile mese durante il quale aveva dovuto
sopportare qualunque scherzo che loro gli avevano tirato senza potersi
vendicarsi.
E ora c'era questo presentimento…
Quando si fu vestito, l’elfo si diresse verso la
porta esaminandola attentamente prima di aprirla. Recentemente Estel ci
aveva lasciato un secchio pieno di fango raccolto nello stagno. Quella
mattina comunque, la porta si aprì senza incidenti. Elladan
sospirò di sollievo ed uscì nella sala.
Appena lui mise piede fuori della stanza, l’elfo scuro seppe
che era successo qualche cosa… Lui poteva sentire delle
voci….quella di suo padre, di Thranduil…il suo
cuore mancò un battito mentre lui riconobbe l'altro voce.
Era quella di Glorfindel… E se Glorfindel era
lì…
“Elrohir!” Il gemello corse giù lungo il
passaggio verso le camere di suo padre. Lui poteva sentire le voci
dietro la porta di Elrond con una chiarezza che lui non aveva mai
sperimentato neanche con le sue orecchie elfiche.
Lui ora poteva sentire la voce di suo fratello…
Prendendo il pomello della porta, Elladan la attraversò per
trovarsi a faccia a faccia con…
… se stesso.
Per un momento, nessuno dei due elfi poté muoversi, o
poté parlare. Loro semplicemente si fissarono l'uno con
l'altro. Era incredibile, Elladan comprese in una sorta di distacco,
come veramente erano simili lui e suo fratello. Era meraviglioso. Il
suo gemello. L'altra metà della sua anima.
La bocca di Elrohir s’inclinò leggermente.
“Ti sono mancato ?”
“No, davvero.” Elladan permise alla sua bocca di
inclinarsi allo stesso modo.
“Bugiardo.” Elrohir avanzò e strinse suo
fratello tra le braccia.
“Io ci ho provato.” Il gemello più
grande restituì ferocemente l'abbraccio.
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“Dov’è?!” Legolas emerse da un
guardaroba piuttosto grande, i suoi capelli biondi sporgevano da molte
angolazioni strane. Tuniche, calze, e molti altri articoli del
vestiario erano sparpagliati nella stanza, dando ad un osservatore
casuale l'impressione che una bufera di piccole dimensioni aveva
attraversato la camera del principe.
“Forse se io sapessi quello che stai
cercando…” Aragorn attraversò con
cautela il pavimento. Con un sospiro, lui si sedette sul letto
dell’elfo e lo guardò mentre Legolas cominciava a
ricontrollare i vestiti che già aveva gettato lontano.
“La mia tunica preferita,” Legolas
aggrottò le ciglia mentre lui gettava qualche cosa di blu
cielo da una parte. “Quella verde…con i disegni
sopra…”
Aragorn sentì il sorriso gelarsi sulla sua faccia.
L’ultima volta che lui aveva visto quella particolare
tunica… l'aveva fatta personalmente a brandelli.
‘naturalmente, era stato necessario, ' si disse ma
si sentì leggermente prendere dal panico, ‘Legolas
aveva avuto bisogno di bende… ' in qualche modo
però lui non pensava che l’elfo
l’avrebbe vista in quella prospettiva.
“L'hai vista da qualche parte ?” Legolas si
girò verso il ramingo, un cipiglio che scuriva la sua bella
faccia.
Aragorn aprì la bocca, sperando che nulla di stupido ne
uscisse… “Um…no?”
Apparentemente, i Valar stavano accogliendo il suo bluff.
“Perché quella risposta era nella forma di una
domanda, mellon nin?” gli occhi blu del principe si
restrinsero pericolosamente mentre lui iniziava lentamente ad
avvicinarsi al suo amico.
“Bene…”
Un sommesso bussare distrasse l'attenzione di Legolas dal ramingo
sfortunato. Il cipiglio dell’elfo si approfondì
leggermente. “Non pensare che io mi dimentichi,
Aragorn” disse oscuramente mentre
attraversava il pavimento ingombrato. Con un ringhio furioso, lui
spalancò la porta. “Cosa ?!…
Oh… Elladan…”
Era una cosa curiosa vedere l’umore dell’elfo reale
cambiare con la stessa velocità del volo di un uccello.
Aragorn alla menzione del nome di suo fratello fu rapidamente al fianco
di Legolas. Il suo cuore sobbalzò dolorosamente quando vide
l'espressione addolorata dell’elfo scuro. “Elladan!
Che cosa c’è ?”
“E’ arrivato Glorfindel.” la voce di
Elladan era bassa. I suoi occhi grigi erano abbassati.
Aragorn ingoiò dolorosamente. Glorfindel era arrivato.
Dov’era Elrohir…? “E nostro
fratello?” Lui chiese preoccupato,
“Dov’è Elrohir?” E se i danni
avuti dal gemello più giovane fossero stati più
seri di quello che loro pensavano?
Alla menzione del nome del suo gemello, la faccia di Elladan
accasciò, come se lui stesse quasi per scoppiare in lacrime.
Valar…no…
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Rimanendo a breve distanza dalla sala, Elrohir lottava per trattenersi
dal ridere. Quando il suo gemello l'aveva informato degli scherzi che
il fratello minore e il reale principe si erano divertiti a fargli
durante quel mese…bene, lui non aveva potuto resistere alla
possibilità di aiutare suo fratello a castigare in modo
adeguato i due.
Velocemente il gemello più giovane si coprì la
bocca con la mano mentre lui vedeva la faccia di Elladan accasciarsi.
Oh…questo era così bello…
“Lui…” Elladan permise alla sua voce di
spezzarsi, come se fosse addolorata. In realtà lui stava
probabilmente lottando contro l'ilarità più
duramente che per suo fratello.
“Sì?” la voce lievemente agitata di
Aragorn echeggiò nella sala.
L’elfo scuro scoppio in singhiozzi evidentemente falsi.
“Lui è tornato sano e salvo!
E’ completamente guarito!!!” Con quello, lui
gettò le sue braccia intorno al collo di Legolas e
continuò a piangere.
Ci fu un momento di silenzio.
“Ti giuro,” la voce del ramingo era
completamente piatta. “Uno di questi giorni, io ti
ucciderò.”
A questo punto Elrohir avrebbe voluto riunirsi ai suoi fratelli ed al
suo amico, ma ne era incapace. Le risate che lo
scuotevano lo rendevano incapace di muoversi.
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Malgrado l’irritazione per essere stato giocato
così, Aragorn non poteva non sorridere, ma quando lui
finalmente vide il gemello più giovane ancora allo stesso
posto dove era rimasto incapace di muoversi, finalmente si
calmò. “Elrohir!” Il ramingo
superò rapidamente Elladan ed abbracciò
l’elfo scuro; il suo sorriso che si allargava mentre lui
sentiva la forza che fluiva da suo fratello. Oh, come gli era
mancato lui. Tutti loro gli erano mancati.
Elrohir strinse leggermente nel suo abbraccio il suo fratellino.
Sì, lui sapeva che se qualsiasi cosa fosse accaduta ad
Estel, suo padre e fratello glielo avrebbero fatto sapere .
Comunque…da quando lui aveva avuto quei sogni orribili, lui
sapeva che non sarebbe stato soddisfatto finché non avrebbe
tenuto suo fratello minore tra le sue braccia. Fino a quando non avesse
visto che Estel stava bene. Lui si tirò indietro e
allontanò il ramingo alla lunghezza del braccio, scrutandolo
attentamente. L’uomo rise leggermente, mentre si affrettava
ad assicurare suo fratello elfo. “ Avo osto, gwanor nin. Non
mae.” lo sguardo fisso di Aragorn diventò acuto
mentre lui guardava Elrohir, ancora aggrappato al braccio
dell’elfo. “A le?” Il gemello
più giovane fece un sospiro di sollievo ed annuì
col capo, un ghigno si allargo sulla sua bella faccia. Comunque,
l'espressione fu controllata e fu sostituita da una confusa quando lui
gettò uno sguardo sulla spalla di suo fratello, i suoi occhi
grigi improvvisamente attratti dalla pila di vestiti che coprivano gran
parte della stanza di Legolas. “um…cosa
è accaduto qui?”
Aragorn lasciò suo fratello, celando un fremito. Stavano
tornando in territorio pericoloso…
“Io non riesco a trovare una tunica,”
borbottò leggermente Legolas, colpendo leggermente qualche
cosa di un rosso pallido che aveva il coraggio di non essere quello che
lui non stava cercando. “La mia preferita.”
Le sopracciglia di Elrohir si unirono insieme. “Era verde?
Con i disegni della tua famiglia ricamati sopra ?”
Legolas s’illuminò. “Sì!
Proprio quella!”
‘Oh no… ' Aragorn gettò uno sguardo
alla porta con aria speranzosa e si chiese quanto veloce potesse
fuggire giù per la sala.
“Io me la ricordo,” Elladan gettò una
strana occhiata al principe. “tu la stavi portandolo la notte
in cui siano stati attaccati dagli orchi.”
“Ma io non la portavo quando sono arrivato a
Mirkwood…” Legolas ancora una volta
aggrottò le ciglia, perplesso da quello spazio vuoto nella
sua memoria. “Io avevo solamente la sotto tunica.”
Elrohir osservò le occhiate nervose che suo
fratello minore stava mandando verso la porta. Improvvisamente, un
sospetto crebbe nella sua mente. “Estel, sai qualche cosa di
questa tunica che è scomparsa ?”
Il ramingo lanciò un'occhiataccia al fratello che avrebbe
incenerito un troll. “Bene…Legolas… non
devi prendertela…l’ho dovuta rompere per farne
delle bende.”
Il principe rimase notevolmente calmo. “La mia
tunica.”
“Sì.”
“Tu l’hai rotta.”
Aragorn osservò attentamente il suo amico. Non c'era nessun
accenno di rabbia…ancora. Nulla che portasse ad un senso di
bufera imminente. “Sì…”
L’elfo biondo sorrise amabilmente. “Io ti
perdonerò, Dunadan.”
Elladan ed Elrohir si scambiarono un'occhiata. Non era una buona cosa
quando Legolas sorrideva così amabilmente.
Quell’espressione angelica era, di solito, l’ultima
cosa che orchi e ragni vedevano prima di morire… Aragorn
sapeva questo come chiunque altro. Il suo sopracciglio si
sollevò sulla sua fronte con incredulità.
“Oh? Davvero?”
“Sì.” Un bagliore molto pericoloso
apparve negli occhi blu di Legolas. “Ecco perché
io ti darò un po’ di vantaggio. E quando ti
prenderò, farai solamente un bagno nello stagno del palazzo
invece che nel fiume.”
“Legolas, il ghiaccio nello stagno si è sciolto
solo poche settimane fa…”
“Tu hai tempo finché io conto fino a
trecento.”
“Legolas tu sei essere irragionevole…”
“Uno.”
“Elladan…Elrohir…aiutatemi vi prego
?”
“Due.”
Elladan sogghignò al giovane ramingo. “Io non vedo
come noi possiamo aiutarti pen neth. Dopo tutto, noi non possiamo
correre per te.”
Imprecando creativamente, l’uomo corse via.
Legolas fece l'occhiolino i gemelli.
“Tre…quattro…duecento
novantotto…duecento novantanove… Trecento. Sei
mio. Quello è fuggito velocemente.”
I due elfi scuri risero leggermente mentre il principe si precipitava
allegramente a cercare il loro fratello. Era bello sapere che alcune
cose non sarebbero mai cambiate.
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Elrond sospirò con appagamento, sedeva accanto a
Thranduil in uno dei molti balconi della dimora del Re degli Elfi che
dava su una vista particolarmente bella dei giardini. Per una volta
l’elfo era piuttosto rilassato, la sua testa si
girò verso l’alto verso il calore del sole, con
gli occhi mezzi chiusi.
“Come riesce a fare questo, Peredhel?”
Sorpreso dalla domanda, Elrond girò verso il re biondo.
“Cosa vuole dire?”
Thranduil sospirò leggermente ed aprì
totalmente gli occhi. “I suoi figli. Tre di loro riescono a
ferirsi su una base abbastanza regolare. Io ho solamente
Legolas…ancora, che è piuttosto abbastanza per
me. Ogni volta che lui torna ferito….io sono preoccupato. Io
non so se sarei capace di sostenere lo stesso sentimento
ingrandito tre volte.”
“Io non pretendo di dire che è facile,”
disse amaramente Elrond. “Ma non c'è poi molto che
io posso fare. Loro ora sono cresciuti. Anche Estel.”
L'ultimo nome fu detto sommessamente…quasi con ansia.
Era comprensibile, pensò Thranduil mentre studiava il
Signore degli elfi. L’essere umano era, in termini elfici,
appena più di un bambino di pochi anni, mentre Elrond era
costretto a riconoscere il fatto che lui era cresciuto davvero.
“Pensi che questa esperienza gli insegnerà ad
essere più cauti?”
Elrond sogghignò apertamente. “Uno può
sempre sperare. Sarebbe bello,” e aggiunse poi più
seriamente, “non vedere più uno trascinare l'altro
(o gli altri, borbottò Thranduil ) indietro a casa per
doverli ricucire di nuovo.”
“Si, sarebbe bello.” sorrise Thranduil.
“Forse loro avranno acquisito un po’ di
maturità con le loro ultime cicatrici.”
I due signori elfici si godettero quell'attraente sogno ad occhi aperti
per non più di tre secondi.
Il suono di una porta che sbatteva attirò l'attenzione di
Elrond. Lui si alzò dal suo posto e si avvicinò
alla ringhiera del balcone…giusto in tempo per vedere Estel
correre attraverso il prato, inseguito da vicino da Legolas.
L’elfo saltò in un bloccaggio volante
spettacolare, abbattendo il ramingo.
“Legolas! Era necessario, mellon nin!”
Il principe iniziò a trascinare Estel verso il piccolo
stagno al centro del giardino.
Elrond gettò di nuovo uno sguardo al Re degli Elfi.
Thranduil gli lanciò un’occhiataccia, i suoi occhi
blu erano piatti. “Non. Dica. Una. Parola.”
L’elfo scuro lottava per mantenere la sua consueta
impassibilità, ma lo scintillio negli occhi grigi lo
tradivano mentre delle urla agitate echeggiavano in modo crescente.
“Legolas! C'è ancora del ghiaccio intorno agli
orli!”
“Non ti preoccupare, mellon nin, io credo di aver recuperato
abbastanza forza per gettarti al centro…”
“Legola…!”
Ci fu un suono di schizzi.
“Fred…fredda…così…fred..
da..”
Quando Elrond guardò di nuovo Thranduil, il re teneva la sua
testa dorata tra le mani, mentre gemeva leggermente.
La chiara voce di Legolas si sollevò in una risata.
“Onestamente, voi umani avete sempre
freddo…”
“Tu lo dici solamente perché non lo hai
sperimentato anche tu. Vieni, dividilo con me.”
“Stai lont…”
Un altro suono di schizzi.
Le sfrenate risate dei gemelli che avevano seguito tranquillamente
fuori il principe per assicurarsi che lui non affogasse il loro
fratello, si trasformarono improvvisamente in grida di costernazione
mentre il duo inzuppato cominciò a lanciare loro grandi
quantità di fango.
Elrond riprese il suo posto, un sorriso si trascinava all'angolo delle
sue labbra. “Cosa abbiamo fatto per essere benedetti con tali
figli ?”
“Io non so.” Lo stesso sorriso tirava la bocca di
Thranduil mentre lui si alzava per prendere degli asciugamani, lui era
sicuro che i due amici li avrebbero desiderati tra breve tempo.
“Ma io mi sono già pentito.”
FINE
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Mellon Nin --- amico mio
Pen neth --- giovane
Avo osto,, gwanor nin, non mae.--- non preoccuparti, fratello mio, io
sono bene
A le?--- e tu?
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