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Autore: KH4    21/11/2009    10 recensioni
Il mio sogno è trovare un sogno. Cercarlo significa vivere? Non lo so perchè io non so se ho il diritto di questa mia vita o di questo mio desiderio. Non so cosa sia un sogno ma lo desidero così tanto perchè forse può darmi la felicità che non ho. Anche se cammino, respiro, osservo...sto forse vivendo come dovrei fare? Non lo so.Ho paura a trovare la risposta.Ho paura a guardare indietro. Ho paura di quello che sono. Ma io....chi sono?(prologo del cap.14).
La vita di Ace prima ancora che entri a far parte della ciurma di Barbabianca e durante la permanenza sulla nave di quest'ultimo, accompagnato da un dolce ragazza dal passato oscuro e ingiusto. Buona lettura a tutti!(introduzione modificata)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Barba bianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ringrazio una mia amica per avermi aiutato a decidere se mettere o meno questa fict.Comunque a chi la leggerà sappia che posterò tutto con moltissima calma perchè sono indaffarata in questo momento e devo avere i miei tempi ma spero di potervi allietare con la mia storia.Ringrazio veramente l'autrice di "Ambizione e fuoco" e gli chiedo scusa perchè non ricordo mai il suo nome.Al fianco di Ace ho messo un personaggio tutto mio,che spero sia di vostro gradimento!
 
 

Quando dei pirati si prefiggevano l’obbiettivo di varcare la grande montagna che portava al nuovo mondo era bene che conoscessero il minimo indispensabile per sopravvivere  in quello che era considerato l’oceano più grande e più pericoloso del mondo. Costellato di infinite isole, abitato da mostri marini e pieno di intriganti pericoli non ancora scoperti, la Grand Line era lo scenario dove l’era della pirateria viveva la sua avventura. Tra i vari luoghi, Rogh Town era il classico ritrovo per i fuorilegge dove perfino la marina preferiva tenersi alla larga. Si trattava di un isola piccola, che presentava ai ampi porti, locande di ogni genere, negozi e ovviamente in maggioranza, bar dove venivano serviti liquori di ogni terra a ogni ora. 

Era proprio su quell’isola che i pirati di picche erano sbarcati: al loro arrivo, i porti ospitavano un numero elevato di navi avversarie e questo aveva spinto il capitano della ciurma a scegliere un posto più isolato dove approdare. Certo, qualche chilometro in più se l’era dovuto fare ma almeno adesso se ne stava comodamente seduto su uno sgabello con gli avambracci appoggiati su un lungo bancone dove già si erano ammucchiate diverse portate ben spazzolate.

“Eh eh! Ne hai di appetito, amico“ ridacchiò l’oste, un uomo robusto, calvo e con dei folti baffi, intento a lucidare un grosso boccale di vetro.

Il cliente, un giovane uomo dal volto semicoperto da un visto cappello da cowboy arancione, che era poi il capitano dei pirati di picche, mandò giù un altro boccone prima di chiedere un’altra pietanza.

“Tenga. Questo è per quello che mi ha servito fino ad ora” disse nel posare sul banco un consistente sacchetto di denari.

L’omaccione fece sparire in un sol colpo il denaro e si premurò che al ragazzo fosse portato altro cibo. Data l’ora, la locanda aveva un ingente numero di clienti presi a tener occupata la bocca da rhum, fragorose risate e pietanze. Ace non faticava a pensare che anche la sua ciurma si stesse divertendo da qualche parte ma almeno si era ricordato di dare l’ordine di non creare battibecchi o eventi che li avessero visti costretti a interrompere la loro momentanea pausa; visto che il log pose avrebbe impiegato un altro giorno,potevano rilassarsi dopotutto. 

“Ultimamente l’isola è più affollata. Non c’è giorno che scoppino più di cinque risse. Una vera seccatura per noi lavoratori” borbottò il proprietario. “Di questo passo molti dovranno chiudere”
“Il suo locale mi pare in buono stato” notò il moro.
“Solo perché le mance sono esigue e affitto camere al piano superiore” 

In quel preciso istante, le ante dell’entrata si aprirono e il ridere e il bere dei clienti diminuirono di intensità; molte teste rimasero con i sensi sospesi mentre il leggero rumore delle ante in movimento scompariva. Una ragazza era appena entrata nel locale e nel mentre si dirigeva al bancone, diversi ghigni ben poco casti dipinsero le già felici espressioni di gran parte dei presenti. 

“Buonasera, signore” disse infine la neo arrivata con voce affabile e gentile “Può prepararmi il solito, per favore?”

Il proprietario annuì e si diresse verso la cucina.

“Chiedo scusa, è occupato questo posto?” rivoltasi ad Ace, indicava lo sgabello di fianco al suo.
“Prego” fece lui. 

Continuando a riempirsi lo stomaco, guardava senza troppa insistenza la parete di legno scuro che stava oltre al banco: era completamente tappezzata di avvisi di cattura.
I volantini segnalavano dei ricercati, tutti con una taglia sopra la testa. Viste le persone con cui dovevano trattare gli abitanti di quel piccolo paese, questi si premuravano di tenere un atteggiamento che permettesse a loro di mantenere un clima equilibrato, cosa che purtroppo risultava molto difficile se gente da un quoziente intellettivo troppo basso tendeva a lasciarsi andare un po’ troppo facilmente.

“Ecco a te. Buon appetito” 

L’omone era ricomparso con un piatto fumante di carne arrosto allegato ad uno più piccolo di verdure.
Con la coda dell’occhio, Ace osservò la minuscola portata.
 
Misera come cena Pensò. Lui con un solo piatto non avrebbe retto nemmeno per cento metri. 

Fu allora che finalmente la sua attenzione venne attirata dalla figura che gli sedeva accanto: era una giovane di media altezza, con una costituzione fisica ben proporzionata. Indossava una camicia stretta color verde chiaro, avente le maniche che le arrivavano poco al dì sotto dei gomiti, abbinata a dei pantaloncini bianchi che lasciavano scoperte le gambe, di un leggero colorito roseo, ulteriormente abbellite con stivali lunghi color marrone chiaro, dotati di un accenno tacco. Una cascata di lunghi capelli castano scuro incorniciava un viso dai fini lineamenti, dove due occhi color cioccolato facevano capolino.
A prima vista non sembrava portare armi addosso; al polso aveva un semplice log pose, nulla di più. 

“Ma come? Mangi soltanto quello?” le domandò stupito.
“Uh? Come?”
“Dovresti mangiare di più. Viaggiare richiede parecchie energie” continuò Ace. 

In genere a questo punto, qualunque essere appartenente al genere femminile se la sarebbe presa, visto che mantenere la linea era considerato sacro quanto la vita stessa ma fortunatamente Ace aveva incontrato quella che si soleva dire l’eccezione che confermava la regola. Difatti lei sorrise, spostando dietro l’orecchio una ciocca di capelli con le piccole dita affusolate. 

“Non sono una mangiona e quel poco che prendo mi basta” si giustificò “Anche se non mi dispiacerebbe avere un po’ del tuo appetito” ammise nel vedere i tanti piatti troneggiare lì vicino.
“Non ho mai visto nessuno mangiare così tanto” confessò lei
“Non ti stupire: quando ti trovi nella Grand Line.....” 

Senza preavviso e sorprendendo ulteriormente la ragazza, il moro crollò con la faccia nel piatto ma con il braccio inspiegabilmente teso e la forchetta ben salda in mano. 

“E-ehi, stai bene? Che cos’hai, stai male?” 

Cercò di farlo rinvenire ma senza alcun successo.
Non riprendeva conoscenza e dopo diversi tentativi, la preoccupazione della ragazza arrivò a toccare l'apice tanto da spingerla a chiedere aiuto.
 
“Qualcuno chiami un dottore, presto!”
“Sta tranquilla: il ragazzo sta solo dormendo” la rassicurò l’oste calmo.
“Come dice, prego? Sta soltanto dormendo?” 

Sembrava assurdo ma era la verità: il suo vicino dormiva e a giudicare dal russare anche alla grande. Praticamente era a prova di cannone: solamente avvicinandosi la castana udì il ronfare sommesso del suo vicino. 

“Vedrai che tra un po’ si sveglierà da solo. L’ha già fatto più volte”
“E' già capitato?” domandò incredula lei.
“Si. Chi soffre di narcolessia è spesso vittima di questi attacchi” le spiegò nel tentativo di rassicurarla ulteriormente.
“Oh..d’accordo. Se lo dice lei...” 

Nonostante la spiegazione esauriente, la giovane pirata non poteva non trovare il fatto alquanto bislacco. Non aveva mai visto una persona crollare di punto in bianco nel bel mezzo di una conversazione ma come ben sapeva, di gente particolare al mondo ce ne era e per quanto si reputasse normale, quei pochi che avevano avuto a che fare con lei, la vedevano come una di quelle stranezze.
  
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