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Autore: Xion92    25/11/2009    5 recensioni
La storia di Kairi secondo il mio punto di vista. Mi sono sempre detta: se Kairi è una principessa, ed è di Radiant Garden, non potrebbe esserne la principessa legittima? E magari figlia di Ansem, che è capo e sovrano del Radiant Garden (come dice nei suoi diari)?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kairi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Scusate la lunghissima assenza, ma la scuola, i compiti e le interrogazioni mi avevano tolto tutta l'ispirazione. Mi è ritornata solo ieri. Non ce la faccio nemmeno a rispondere alle recensioni, perchè sono un po' di fretta. Dico solo un grazie a tutti, e spero di tornare presto (intanto malediciamo le tre verifiche a settimana e le interrogazioni di lunedì!).

Sguardo di guerriero

Quella stessa sera, Kairi discusse a lungo su chi dovesse accompagnare Kazi nel mondo dentro il computer. All’inizio le intenzioni della madre era di farlo andare da solo, in modo che potesse scontrarsi con gli Heartless da solo, e imparasse a cavarsela da solo. Ma quando sentì dagli amici che i mostri là dentro non erano nemici facili, e anzi ci voleva esperienza per combatterli, decise di accompagnarlo lei, almeno all’inizio, finché non avessero trovato Tron. Una volta trovato, Kairi avrebbe anche potuto tornare al Radiant Garden e lasciare che del bambino si occupasse lui. Kairi rifletté a lungo su questa possibilità, e concluse che era la cosa migliore da fare.
Il mattino seguente, alle sei tutto il gruppo dei guerrieri si diresse verso lo Studio di Ansem, l’unico luogo da cui si poteva accedere a Space Paranoids. Kazi si ricordava benissimo di quando, un anno prima, si era perso nel labirinto di Corridoi che precedeva lo Studio, e all’inizio non ne volle sapere di entrare.
Kairi allora dovette stringerlo sulla spalla per farlo avanzare, ma il figlio resistette puntando i piedi.
“Kazi, ci siamo qui noi, non devi aver paura, non ti perderai!”
Alla fine, un po’ a parole e un po’ a fatti, lo spinsero dentro, e, dopo un tragitto piuttosto lungo, che a Kazi sembrò durare un secolo, arrivarono allo Studio. Kazi rimase a bocca aperta a vedere il mega-computer che avrebbe dovuto teletrasportarli nel mondo al suo interno.
Leon sapeva come teletrasportarli, perché si ricordava di quando lo stesso computer aveva trasportato Sora, ormai vari anni prima.
“Mettetevi lì, si, proprio al centro.”
“Auguri, kupò! Principe, cerca di non farti mangiare il cuore subito!”
Kazi sentì il Moguri e gli fece la lingua.
“Smettetela tutti e due!” sbottò Kairi. “Kazi, vieni qui vicino a me, che partiamo!”
“Mamma, ho paura! E se durante il teletrasporto, si perdono dei pezzi per strada?”
“Ma non dire scemenze! È un sistema sicuro questo, sai? L’ha inventato tuo nonno!”
Kazi sospirò e si aggrappò al mantello della madre.
“Pronti!” gridò Leon, e premette un tasto.
Un getto di luce bianca accecò i due, i loro corpi cominciarono a sframmentarsi e un attimo dopo erano spariti.
“Buona fortuna, principi.” Bisbigliò Tifa.

“Santo cielo, che botta!” si lamentò Kazi, massaggiandosi la testa. Si voltò verso la madre stesa a terra, e scoppiò in una gran risata.
“Mamma, ma come cavolo sei vestita?!”
“E tu allora?”
I due si guardarono: avevano dei vestiti stranissimi, che si intonavano perfettamente con il mondo circostante. Erano brillanti e fosforescenti.
“Ehi, un attimo. Dov’è il mio bel mantello rosso?! Chi me l’ha rubato?!” gridò il principe arrabbiato.
“Smettila. È sparito temporaneamente insieme agli altri nostri vestiti. Ci ritorneranno quando usciremo di qui. Ora dobbiamo andare a cercare Tron.”
“Si. Andiamo!”

Percorsero alcune aree di quel luogo fantascientifico. A Kazi non piaceva per niente. Gli dava delle sensazioni claustrofobiche che non aveva mai provato. Si sentiva oppresso e schiacciato da quella strana atmosfera chiusa.
A un tratto vide la madre fermarsi. Davanti a loro era comparso un uomo di forse trent’anni, vestito in modo simile a loro. Kairi lo salutò cortesemente.
“Salve. Sto cercando il programma chiamato Tron.”
“E tu chi saresti?” chiese l’uomo sospettoso.
“La principessa Kairi, figlia di Ansem.”
“La principessa Kairi? Sei la principessa Kairi?! Oh, ma sei la benvenuta. Benvenuta! Tron sono io. Perché sei qui?”
“Per motivi di allenamento.”
“Allenamento?” chiese Tron confuso.
“Si. Questo è mio figlio, Kazi. Sta imparando a combattere, ma dovrebbe fare una prova sul campo. Ci sono degli Heartless in questo mondo?”
“Se ci sono?! È pieno così! Hai voglia se ce ne sono!”
“Perfetto. Kazi dovrebbe incominciare a prenderci la mano. Sai, discende da una stirpe di guerrieri del Keyblade, non dovrebbe avere difficoltà di apprendimento. Mi aiuterai, Tron?”
“Certamente. Volete incominciare subito?”
“Si, è meglio. Prima Kazi comincia e prima avrà finito. Giusto, Kazi?”
Il bambino annuì.
Passarono diverse aree di quel mondo così insolito. Tron conosceva un luogo particolarmente ricco di Heartless, e la strada per arrivarci era abbastanza lunga. Intanto osservava Kazi incuriosito, tanto che dopo un po’ il principe incominciò a sentirsi a disagio.
“Scusa, perché mi guardi così?” chiese educatamente.
“No, niente, è solo che … assomigli a qualcuno.” Però era una somiglianza vaga, a cui Tron non sapeva dare un nome. “Si, potrei giurare che un tempo qui mi ha aiutato un creativo proprio simile a te. Però più grande.”
Kazi si voltò verso la madre con aria interrogativa. Lei alzò le spalle, perché non sapeva  che Sora, Paperino e Pippo a suo tempo avevano aiutato Tron a sconfiggere l’MCP.
“Lascia perdere, ragazzino. Me lo sono di sicuro immaginato.”
Arrivarono in un’arena grande e spaziosa, che lasciava molta libertà di manovra. Kazi intanto si sentiva sempre più a disagio in quel luogo ostile.
“Ehm, signore … come dobbiamo fare per far venire gli Heartless?”
“Qui arrivano volentieri da soli. Certo che da quando ho sconfitto l’MCP, sono in costante riduzione. Ma ancora ci sono.”
“Cos’hai sconfitto?!” chiese Kazi incredulo.
“Emme Ci Pi. È un programma ostile che ho sconfitto tanti anni fa.”
“Ma che nomi avete qui?!”
“è solo un acronimo. Ma è lungo da spiegare. Ecco, stanno comparendo gli Heartless!”
Kairi appoggiò la mano sulla spalla del figlio. “Vai, Kazi. Mostraci quello che hai imparato.”
“Si, mamma!”
Quello fu il primo vero combattimento del principe. Non fu una cosa facile, perché quei particolari Heartless usavano combattere con delle scariche elettriche ad alta tensione, e per Kazi era estremamente difficile evitarle tutte. Kairi per fortuna si era portata una decina di Granpozioni ed Eteri. Ma dopo un po’ notò che suo figlio stava facendo troppa fatica, e le sue forze incominciavano a diminuire drasticamente. Tron pensò di intervenire per dargli una mano, ma Kairi decise di aiutare lei Kazi: avrebbero chiesto aiuto a Tron solo se ce ne fosse stato bisogno assoluto. Così si slanciò in aiuto del figlio; Kazi intanto era allo stremo delle forze, ed era stato atterrato da un grosso Shadow, che gli premeva una zampa sulla schiena e non gli permetteva di rialzarsi. Kazi da quella posizione non poteva colpirlo col Keyblade, e nemmeno usare una magia offensiva, perché a differenza di sua madre non era in grado di usare il Keyblade senza toccarlo. Il mostro stava per azzannarlo, ma Kairi, lanciandogli la magia Antima, lo scaraventò dall’altra parte della stanza. Kazi era esausto: inoltre la claustrofobia si faceva sempre più forte, e dopo poco incominciò a girargli la testa in modo terribile. Dato che era incapace di reagire, la madre cercava di difenderlo dagli Heartless, ma scoprì troppo tardi che quel luogo chiuso e stretto le impediva di liberare tutti i suoi poteri mentali e di sfruttare appieno i suoi poteri. Approfittando di questa debolezza momentanea, un Heartless le si scagliò addosso atterrandola, e riuscì a morderla al collo.
Tron si mosse per levarglielo di dosso, ma le urla di dolore della mamma suscitarono una reazione che lasciò i presenti a bocca aperta: si rialzò, ricaricato completamente, e ringhiò: “non puoi trattare così la mia mamma!”. Con un veloce salto, piombò su quell’Heartless, e lo sbatté a terra. Durante il salto, a Kairi, che lo osservò per un attimo, sembrò che il corpo del figlio si illuminasse come di una luce accecante. Ma questa luce durò solo per un istante, e dopo una frazione di secondo era scomparsa. Kazi, con l’Heartless sotto di lui, diede un potente colpo che lo fece dissolvere.
“Kazi …” mormorò Kairi.
Lui si voltò all’istante verso di lei e la guardò come non l’aveva mai guardata. Non aveva più lo sguardo dolce e innocente di sempre, ma quello duro e fiero di un guerriero orgoglioso, lo stesso identico sguardo che aveva suo nonno nella foto che Kairi aveva trovato in soffitta. Nel frattempo, Tron aveva eliminato tutti gli Heartless intorno, sapendo che in questo modo i principi non avrebbero rischiato.
Il bambino intanto continuava a fissare la madre.
“Kazi … Non guardarmi così, mi fai paura …” sussurrò Kairi.
Il principe scosse la testa come svegliandosi, e chiese con la sua solita espressione:
“Mamma, cos’è successo? Stai bene?”
Lo disse come se non fosse accaduto nulla, tanto che Kairi si chiese se non si fosse immaginata tutto. Ma nel proprio intimo lei sapeva che qualcosa era successo.
Comunque in quel momento notò solo che il figlio era spossato dalla stanchezza e dalle ferite. Constatò che quello non era il luogo più adatto per degli allenamenti adeguati. Si rivolse a Tron.
“Grazie per l’aiuto. Ma credo che a mio figlio farebbe bene un altro tipo di allenamento.”

Quando furono tornati al Radiant Garden, Mog prese in giro il suo amico.
“Kazi, non sapevo che soffrissi di claustrofobia, kupò!”
“Sta’ zitto, Mog!” sbuffò Kazi, vergognosissimo.
“Evidentemente quella volta che ti sei perso per i Corridoi ti ha segnato, kupò!” continuò imperterrito il Moguri.
“Dai, Mog, lascialo stare.” Intervenne Kairi. “Sentite, parliamo di cose serie. A Kazi quel mondo non fa bene. Dobbiamo trovargliene un altro.”
“Kairi”, propose Tifa “perché non lo tieni qui ad allenarlo? Non ha bisogno di andare per forza in un altro mondo.”
“Qui non ci sono abbastanza Heartless, e lui ha bisogno di un approccio pratico. Forse … beh, Sora una volta mi ha detto che lui si è allenato in un mondo chiamato Colosseo dell’Olimpo. Ha detto che c’è un fauno che ci sa fare. Allena gli eroi, sapete?”
“Mamma” intervenne Kazi “io non sono un eroe. E un allenatore di eroi avrà molto da fare. Di sicuro non vorrà perdere tempo con me …”
“Ma si che vorrà. Penso che potrà farci un favore. Non  lo terremo molto occupato.”
Cid obiettò “Ma Kairi, sai benissimo che un principe in carriera non può uscire dal regno … i problemi da risolvere qui non mancano, non puoi assentarti.”
“Beh … qualcun altro può accompagnare Kazi al posto mio. Chi si offre volontario?”
Subito si fece avanti Cloud. “Lo porto io, se permetti.”
“Ma Cloud, allora ce l’hai proprio con me!” protestò Kazi, prima di ricevere uno scappellotto dalla madre.
“Non preoccuparti, principe, tanto ti allenerà il fauno, non io.” Rispose il combattente senza scomporsi.
“Kairi, sarebbe la soluzione migliore: Cloud è l’unico fra noi che conosce un po’ quel mondo.” Spiegò Cid.
“Cloud, ti assumi la responsabilità di mio figlio?” chiese Kairi.
“Me ne assumo, principessa.” Rispose Cloud, e si inchinò a lei rispettosamente.
A Kazi però dopotutto quest’idea non sembrò poi così male. Gliel’avrebbe fatto vedere, a Cloud, che lui era degno di rispetto!

Il giorno dopo, di buon mattino, i due erano già in viaggio sulla Gummyship di Cid, con rotta il Colosseo. Kazi era incantato dalla vastità dello spazio, e rimase incollato al finestrino tutto il tempo.
Quando arrivarono, il principe rimase sbalordito anche dal mondo greco, perché quando si è piccoli si rimane affascinati da qualunque cosa nuova. Quel mondo era così diverso dal suo, e gli piaceva un sacco; avrebbe voluto incominciare ad esplorarlo, ma Cloud gli intimò che non avevano tempo da perdere.
Lui si ricordava quel posto, perché sette anni prima era stato assunto da Ade per uccidere Ercole. Portò il bambino nel Vestibolo, e attesero l’arrivo dell’allenatore. Che puntualmente arrivò.
A prima vista, a Kairi sembrò la più buffa creatura dell’universo, altro che i Moguri!
“Oh, ma guarda chi si vede, quello che voleva uccidere Ercole.”
“Allenatore, non siamo qui per questo. Vedi questo bambino? Ha bisogno di allenarsi, e tu sei l’unico che lo può aiutare.”
“Davvero? Immagino che sia tuo figlio. Beh, ragazzino, puoi riferire a tuo padre queste tre parole: io … alleno … solo … eroi!”
“Ma queste sono quattro parole, non tre!” protestò Kazi.
“Ah! Piccolo sfrontato, ma come ti permetti?!” si infuriò Filottete.
Cloud cercò di placarlo. “Scusalo, fauno, è piccolo. E comunque non è mio figlio. Ma ti prego … non potresti allenarlo? Per favore. È un favore per sua madre. E … questo ti potrà interessare: i suoi antenati erano tutti eroi!”
“Davvero?! Beh, questo cambia tutto! Si, però … non so …” sembrò vacillare.
Cloud però si ricordava il suo punto debole. “Il nostro mondo, il Radiant Garden, è pieno di bellissime ragazze! Se allenerai Kazi, ti ci porterò e te le farò conoscere!”
“Davvero?! Allora accetto! Chiamatemi pure Fil!”

Il fauno portò il principe nello Stadio, e gli spiegò:
“Ora voglio conoscere le tue capacità: vedi quelle casse? Distruggile tutte entro un minuto!”
“Ma come faccio?! Sono troppe!”
“Memorizza queste cinque parole: un … eroe … non … si … lamenta … mai!”
“Ma vedi, queste parole non sono cinque. Sono …”
“Essù, muoviti, ragazzino! E non polemizzare!” e lo spinse nell’arena.
A Kazi ci vollero sette tentativi per soddisfare la richiesta del fauno. Alla fine era più morto che vivo.
“Si, così dovrebbe andare. E adesso proviamo con dei veri avversari!”
“Era ora!” commentò Kazi.
Fil gli mandò contro molti Heartless, ma in quel luogo adatto agli allenamenti a Kazi sembrò quasi un giochetto: riuscì a sbarazzarsi di tutti in poco tempo, e non si ferì neanche troppo.
“Kazi, tu mi impressioni! Davvero, se continui così sarai sicuramente un eroe prima di diventare adulto!”
“Davvero?!”
“Certo! Per oggi basta così. Continueremo la prossima volta che tornerai.”

Intanto Merlino, studiando sui suoi libroni, riuscì a spiegare la natura del Keyblade del principe: secondo le sue ricerche, ogni Keyblade rilette in qualche modo la personalità del padrone. Il fatto che il Keyblade di Kazi fosse di luce lasciava intuire che il bambino fosse la luce stessa, o comunque qualcosa di molto vicino a essa.
“Un’ incarnazione?” aveva proposto Yuffie.
“Può darsi. Sembra però troppo strano. Sicuramente è una teoria sbagliata.”
Poi spiegò che quel Keyblade poteva essere impugnato non solo da Kazi, ma da chiunque avesse un cuore puro e nobile: ecco perché non svaniva in mano a Kairi.
“Ma Merlino, allora come mai mio padre non era in grado di evocarlo?” chiese Kairi.
“Tuo padre avrà anche avuto il cuore puro, ma che lo avesse anche nobile c’è da dubitarne, e quello che ha fatto a tua madre ne è una conferma.”

Per i mesi successivi, l’allenamento di Fil continuò. Kazi faceva enormi progressi, e ogni giorno imparava o una nuova tecnica o una nuova magia. Fil era molto soddisfatto. “Questo si che è un guerriero come si deve, non come quel Sora e quel Roxas che ho allenato!” diceva ogni tanto.
Un giorno lo accolse con un gran sorriso.
“Kazi, ho constatato che ormai sei pronto. Oggi avrai l’occasione di batterti con qualcuno più forte degli Heartless, potrai batterti con un nemico degno di questo nome!”
“Davvero?!”
“Si! Scegli con chi vuoi batterti. Posso darti un consiglio … vuoi batterti contro Ercole?”
“No … io vorrei combattere contro Cloud.”
Cloud rimase impressionato da quella proposta. “Kazi, sei troppo piccolo. Non puoi battermi.”
Ma quando Kazi gli chiese se per caso aveva paura, Cloud fece il superiore e si diresse a testa alta nel campo.

A quel punto i due guerrieri furono uno verso l’altro. Cloud decise di mettere subito a tacere, a quel moccioso insolente che pretendeva di essere in grado di sconfiggerlo. Subito si scagliò contro Kazi, che però aveva già pensato a una tattica: sapeva bene di non poter competere con Cloud in potenza, perciò decise di sfruttare la sua agilità e le sue piccole dimensioni per sfuggirgli. Cloud era forte, ma Kazi era svelto.
Rimase immobile finché Cloud non gli fu ad alcuni metri di distanza, poi fece un salto di lato e schivò la grossa spada del guerriero. Appena finita la schivata, il principe non contrattaccò, ma rimase immobile. Cloud si sentì preso in giro, e diede un colpo al terreno provocando un’ onda d’urto, ma di nuovo il bambino riuscì ad evitarla con un salto. E di nuovo non contrattaccò.
Andarono avanti così per un quarto d’ora buono. Cloud metteva molta potenza in ogni singolo colpo, e Kazi usando i suoi riflessi li schivò tutti, ma con molta cautela, per non stancarsi troppo. Dopo un po’, Cloud era stanco, Kazi invece era in forma ancora buona, perché aveva corso e schivato solo lo stretto necessario. Quando notò che Cloud aveva rallentato la frequenza di attacchi, schivò un’altra volta, poi saltò alle sue spalle. Non intendeva certo dargli un colpo di Keyblade: con la sua forza di bambino di quattro anni, gli avrebbe fatto solo il solletico. Pensò quindi di sfruttare la magia, che non necessita di forza fisica. ‘Ora!’ pensò, e gli lanciò una potente Firaga alla schiena. Cloud cadde per terra, esausto.
“Bravo ragazzino!” gridò Fil tutto contento. “Davvero un’ottima strategia! L’hai preso per sfinimento! Già, già, l’intelligenza può vincere anche sulla forza!”
“Cloud, stai bene?” chiese Kazi.
Cloud si rialzò. “Certo. Sono abituato a combattimenti molto più duri, io. Ma devo dire che non me l’aspettavo questa sconfitta.”
E Kazi rimase a bocca aperta quando Cloud si inchinò a lui. Era un inchino rispettoso, e Kazi non si sarebbe mai aspettato che proprio Cloud si inchinasse a lui.
“Ti sei guadagnato il mio rispetto, principe.”
Kazi allora si mise a ridere e saltò al collo di Cloud tutto contento. Lui arrossì e se lo scostò di dosso.
“Ricordati però che ci vorrà molto tempo prima che ti permetterò di abbracciarmi. Capito, principe?”
“Si, mio capitano!”
“Bene. Adesso andiamo a casa.”
Kazi si voltò verso il fauno. “Grazie, Fil, per avermi allenato tutto questo tempo!”
“Prego, Kazi. E ricordati che per essere un eroe bisogna avere due cose: corpo robusto, cuore forte, animo nobile.”
“Si, capo! Tornerò ogni tanto, forse. Dai Cloud, torniamo a casa!”

Quando tornarono a casa, Kazi raccontò entusiasta alla mamma ogni singolo istante del combattimento contro Cloud, e le spiegò in che modo lo aveva battuto. Kairi ne rimase veramente impressionata. E trovò fuori dal comune che un bambino di quattro anni avesse potuto sconfiggere un uomo adulto. Kazi non era un guerriero normale: aveva dei poteri molto superiori, e sua madre lo sapeva: si ricordava benissimo come l’aveva guardata, quel giorno nel mondo di Tron. Solo suo nonno poteva avere uno sguardo così.
Quando tornò nella sua camera, prese dal comodino la foto di sua sorella e dei suoi amici. Osservò Kazi, il cavaliere, il suo sguardo fiero, e pensò:
‘Un giorno tuo nipote ti vendicherà. Lo sento.’


Note mie: la scuola ha rotto! Cosa cavolo tocca fare per prendere un sette! No, a parte questo ... nulla da dire. Grazie a tutti, e cercherò di tornare presto a scrivere. Ciao ciao!
PS: auguratemi buona fortuna per la verifica di Fisica Statica di domani!

   
 
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