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Autore: forevergiulia    18/06/2005    3 recensioni
...E se la storia proseguisse da dove era terminata?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Akane stava lì, seduta su un’ altalena, nel parco ormai deserto.

Il sole era tramontato da un pezzo, ma lei non se n’era accorta. Ciondolava assente e l’unica compagnia era il cigolio delle catene che teneva strette nelle mani.

Non sapeva cosa fare, non sapeva nemmeno se tornare a casa, ma poi, anche se l’avesse fatto, che cosa avrebbe detto? E cosa avrebbe detto lui?…No, non poteva tornare…non così, non ora…

Dio, come si sentiva stupida! Aveva lanciato alle ortiche tutto il suo orgoglio quel giorno, si era presentata al cospetto dell’uomo che amava, pronta a fare di sé la sua sposa…per amarlo e onorarlo tutti i giorni della sua vita, nella gioia e nel dolore, in salute ed in malattia, finché morte non li avrebbe separati…ed invece che cosa aveva fatto lui? L’aveva trattata come al solito, anzi, peggio! Aveva calpestato l’amore che lei stava donandogli preferendole un vaso pieno d’acqua di sorgente…

“Bè, almeno ho avuto la prova definitiva che Ranma non mi ama….”sorrise beffarda tra le lacrime che riprendevano a sgorgare dai suoi occhi belli - “…non mi ama…” ripeté come a volersi convincere di quell’amara realtà. Prima se ne sarebbe fatta una ragione e meno avrebbe sofferto, ma in quel momento tutto ciò le faceva male, male da morire…

“Ranma…perché?…Perché non mi hai mai detto che mi odiavi allora? Sarebbe stato meno doloroso ed io non mi sarei così illusa…sarebbe stato meglio soffrire per il tuo odio che capire che non mi hai mai amata…”.

Piangeva, ora più disperatamente di prima e la cosa più terribile era che non aveva la più pallida idea di come smettere, sembrava non essere più in grado di ragionare lucidamente, razionalmente come aveva sempre fatto. Era sempre riuscita a tenere a bada i sentimenti che nutriva per lui, ma ora non poteva più. Erano esplosi in tutta la loro forza e passione e non sapeva come fare per imprigionare nuovamente dentro di sé quel tornado che la stava investendo…Nemmeno quando era finita nell’Hiryu Shotenha lanciato da Ranma si era sentita così in balia delle forze della natura. Si stava lasciando cadere giù, nel vuoto che la disperazione aveva creato.

 

Ranma correva veloce. Nella testa aveva ancora le parole di sua madre e l’immagine di suo padre, in preda alla disperazione ed al panico, sulla porta di quel dojo, che urlava il nome della donna che amava…proprio come, per uno strano scherzo del destino, aveva fatto lui solo qualche settimana prima, in quella grotta fredda ed umida…

“Chissà cosa ha provato in quel momento…uff…”pensò tra i sensi di colpa: “… forse ho sbagliato a reputarlo così superficiale in tutti questi anni e a trattarlo come tale. Non ho mai immaginato che potesse arrivare a compiere un gesto del genere…mah, cercherò di essere un po’ più indulgente con lui d’ora in poi…”.

Pensò che se per sua madre era stato capace di provare un sentimento così forte e profondo, avendo l’inconfutabile abilità di nasconderlo agli altri, lo stesso doveva sentire per lui che era suo figlio, frutto di quel suo stesso amore.

Non l’avrebbe mai ammesso nemmeno a sé stesso, ma quel pensiero gli donava una sensazione strana, un senso di completezza che mai aveva avvertito. Era come ritrovare le braccia di suo padre che lo avvolgevano quando era bambino, nelle fredde notti d’inverno, chiusi in una tenda, ad aspettare che la tormenta finisse.

Chiuse gli occhi a quel ricordo , avvertì quel calore e si sentì di nuovo amato.

 

“Akaneee!Torna a casa…., dove sei, piccola miaaaa…!!!”.Soun stava ancora “galleggiando” per casa con fare spettrale, mentre Kasumi, con la sua solita flemma, si destreggiava tra i fornelli della sua grande cucina sperando intimamente che quella sera sarebbero riusciti a cenare tutti insieme, serenamente, come sempre.

Nabiki era chiusa nella sua stanza. Più di tutto, in quel momento, le interessava stabilire a quanto ammontava il gruzzolo che con quella giornata era riuscita a tirare su. “Tutto qui? Solo 4500 Yen? Tsk, dovevo immaginarmelo da dei ragazzini delle superiori…ed io che non aspettavo altro che questo giorno arrivasse per rimpinguare il mio conto! Bè, a questo punto a che serve organizzare un altro matrimonio? Rischiamo pure di rimetterci con quello che ci sono costati i preparativi!…Che nervi!”disse e lanciò sul letto la sua fidata calcolatrice accasciandosi, poi, sul pavimento: “Akane era davvero arrabbiata oggi…chissà, forse questo darà finalmente una scossa a quei due testardi orgogliosi!…Aahh, come ti invidio Akane…tu che hai l‘amore che ti scorre tra le dita non riesci a trovare la forza per stringere la presa ed afferrarlo…come vorrei riuscire a provare quello che provi tu, sorellina…ma io…sono diversa da te, non ne sono capace…” chiuse gli occhi per trattenere una lacrima, ma non fece in tempo. Le era già rotolata giù.

“Akane! Sei qui? Vieni fuori, devo parlarti!!!” la voce di Ranma ruppe il silenzio che da poco si era creato.

“Ranma?” una voce lieve lo accolse.

“Ah, sei tu Kasumi?” arrossì flebilmente accorgendosi di essere entrato in casa urlando come un ossesso: “Scu-scusami, mi sai dire do- dove posso trovare Akane?Devo parlarle di una cosa molto import…”…

“RAAANMAAA!!!” Soun si era materializzato sopra di lui: “ Come osi presentarti a casa senza avermi riportato la mia bambinaaaaaa!!!!”

“Ma che diavolo stai dicendo Soun, cosa ne so io di dov’è finita quella cretina di Aka…”

“E allora ritrovala, fedifrago!” e con un calcio lo spedì tra le stelle facendolo atterrare, quattro isolati dopo, direttamente nella vasca da bagno dove Kuno Tatewaki in persona si stava godendo il suo, tanto atteso, bagno serale..

“Ranmaaa Saotomeeee!!!” Kuno si mise prontamente in piedi brandendo la sua fedele spada di legno: “Non ho nessuna intenzione di fare il bagno insieme ad un uomo!! Questo è un vero affronto per il grande Kuno Tatewaki, ora pagherai con la morte!!!!”

“Ma che è? Siete tutti matti?!!” urlò Ranma, disgustato da quel “belvedere” e con un balzo si fiondò fuori da quelle mura lasciando il poveretto steso a terra, svenuto, con l’impronta del suo piede impressa sulla fronte.

“Dio, che incubo…” pensò fermandosi un po’ per riprendere fiato, “..ma almeno ho ripreso il mio aspetto maschile, finalmente!”. Camminò lento cercando di pensare a che cosa doveva essere successo durante la sua assenza.

“Dalle condizioni in cui era Soun immagino che Akane deve aver fatto una delle sue solite scenate da bambina!…”

Si pentì subito di quel pensiero, ricordandosi che se Akane era arrabbiata la colpa principale era sua e della sua stupida insensibilità.

“…lei non ci sarà per sempre…potrebbe stancarsi prima o poi….”. Gli tornarono d’improvviso in mente le parole di sua madre…doveva trovarla, parlarle e fare pace con lei. Subito, prima che fosse troppo tardi.

 

Lei era ancora lì, su quell’altalena, in mezzo al parco immerso nel buio della sera. Akane aveva ancora indosso il vestito da sposa, il velo invece era appoggiato sulle ginocchia avvolgendola come a volerle dare protezione dal freddo che cominciava a farsi pungente. La luna rifletteva i suoi raggi argentei sul suo vestito bianco illuminandola come una piccola stella scesa dal cielo; la sua carnagione sembrava ancora più candida.

Lui la vide.

Si fermò per respirare più a fondo, temendo che l’aria gli mancasse di colpo. Anche da lontano la poteva immaginare e la vedeva bella, bellissima come non mai…

Rimase per un attimo in contemplazione e sentì improvvisamente il suo cuore scaldarsi. Sapeva di aver dato un nome a quel groviglio di sentimenti che provava ogni qualvolta lei gli era accanto , quando, ad esempio, la mattina, a colazione, coi primi raggi di sole che le illuminavano il viso gli dava il buongiorno o quando in classe, durante la lezione, si scopriva a guardarla teneramente mentre metteva tutto il suo impegno nello svolgimento di un compito particolarmente difficile oppure ancora quando lei, dopo l’ennesimo litigio, gli gridava di odiarlo e di andarsene al diavolo per poi sentire da dietro la sua porta i singhiozzi nati dalle sue lacrime…

…Amore…

Aveva avuto così poco amore nella sua vita che non sapeva nemmeno di essere in grado di provarlo…non lo sapeva, fino a quando non aveva incontrato Akane.

Per che cosa e come era vissuto fino ad allora?

Anche sforzandosi non riusciva a ricordare nulla, forse perché non c’era nulla di così esaltante da dover essere ricordato o forse perché da quando era comparsa lei nella sua vita ogni cosa aveva assunto il giusto peso, il reale significato. Per quanto ingarbugliata, la sua esistenza aveva trovato un senso logico solo dal giorno in cui si era ritrovato a solcare il portone dei Tendo, tutto il suo passato, invece, ora, faceva parte di una vita che non sentiva nemmeno più sua.

In realtà, lo capì proprio solo in quell’istante.

Tutto ciò che prima di lei c’era stato era solo un sentiero da percorrere per arrivare lì, quel giorno, in quel parco, a Nerima, sotto la notte più stellata che avesse mai visto.

  
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