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Autore: CaskaLangley    19/06/2005    2 recensioni
Il dolore di credere... (Cloud/Aeris/Tifa)- non so perché, si era perso il secondo capitolo, su Aeris...ecclo)
Genere: Drammatico, Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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II
Aeris

 

Act 2.1_ We're one, but we're not the same

"…che?"
"Ma si, ti dico che gireranno un film insieme…!!"
"Ma figurati…"
"Siii…!! Guarda, è scritto qui…Hanno pure firmato il contratto…!"
"Ehy!!"
"Visto? Stupita, eh?"
"No, a stupirmi è il fatto che tu sappia leggere…!"


Ecco.
Ho sempre avuto una mira veramente pessima, ma la rivista in faccia sono riuscita a lanciargliela.

Oddio, non proprio in faccia. Diciamo che l'ho lisciata…beh, non volevo mica farle male…
O forse si…Boh, vabbè, comunque ho fatto una figura dignitosa.

Sempre meglio di quella volta in cui ho lanciato un cuscino dietro a Cloud -che aveva fatto qualcuna delle sue battute sceme sul colore dei miei vestiti che definisce 'diabetici'- ed ho beccato la miniatura in cristallo di un chocobo che stava sul pianoforte di Tifa.
Miniatura che ha preso il primo treno per il bidone della spazzatura.
Dio, quanto mi sono sentita in colpa…!



"Ti si sta migliorando la vista o sbaglio? Lo vedi che faccio bene a dirti di mangiar tante carote?"

Visto? Mi è migliorata davvero la mira!

"Bleah…"
"Sei troppo schizzinosa, Ae…"
"Non è che sono schizzinosa, Tiff, è solo che…hanno un saporaccio…e poi sono…sono…"
"…arancioni…?"
"Arancioni…!!"
"Oh mio Dio…!!"
"Già…!!"

Zucchero il thè. Uno overdose di zollette.
Mi piace il rumore che fanno quando ci cadono dentro… 'pluff'… 'pluff'…e poi non schizzare è un arte. Un arte nella quale io, modestamente, riesco proprio bene.
E mi piacciono anche le cose dolci.
Però ad ogni rettangolino Tifa mi guarda come se fosse sempre più scema.
Ma lei è anche quella che beve il caffè amaro e in compenso scarica nel suo piatto chili di sale, aceto, pepe, origano e tutto il resto.
Mi chiedo come facciano a piacerle le carote.

Ma forse non è poi così importante saperlo.


"Tiiiii…"
"Mh?"
"Facciamo qualcosa di bello, oggi?"
"Uh…? E che vuoi fare…?"
"Beh, te l'ho detto, qualcosa di bello…!! Intendo, noi due…sole…"
"Eeeeh?? Aeris, mi spiace deluderti ma io il sesso lesbo non lo voglio provare, tesoro…"

Scommetto che sono arrossita. Cacchio.
Mi odio quando faccio così, specialmente perché faccio il loro gioco.
E' da quando li conosco che Cloud e Tifa colgono ogni occasione per farmi diventare rossa facendomi passare per la provincialotta del gruppo.

Che poi vorrei far notare che io sono di Midgar, loro di Nibelheim.
Di conseguenza i provincialotti sarebbero loro, ecco.

"Ma io non intendevo mica quello…!!"
"Ma si, lo avevo capito…Beh, Che vuoi fare, scusa?"
"Eddai, non me lo dire così da scocciata…!!"
"Ti sembro scocciata?"
"Mi sembri scocciata."
"Allora cercherò di smettere di sembrarti scocciata…Sul serio, cosa vuoi fare?"
"Volevo andare al Gold e…"
"CHE??"

Oh, God.
Sapevo che mi avrebbe guardata con gli occhi a palla, ma qui si esagera.


"Al Gold…!!"
"Ma fattici portare da Cloud, scusa…!!"
"Ma lui -quando gliel'ho chiesto- ha avuto una reazione anche peggio della tua…!!"


Ossia è esploso in una risata assurda e mi ha detto 'vado al lavoro, se hai qualche gil ti ci puoi comprare un gelato alla panna o un ciuccio di zucchero, vedi tu. Ci vediamo più tardi' e mi ha lasciata lì come una fessa mentre travasavo una Peonia.


"Ma che ci vuoi fare al Gold Saucer alla tua età…??"
"Ehy, guarda che non ho ancora neppure compiuto i ventitré…!"
"Ventitré? Oh, sei quasi morta, insomma…"
"A ventitré anni…??"
"Si, hai già un piede nella fossa…"


Mi sporgo sul tavolo, e la osservo sogghignare più da vicino.
E' sempre trooooppo bella, ma quando tira fuori queste cose mi verrebbe voglia di spaccarle qualcosa in testa.

"Io la tua logica di vita non la capisco mica, sai? E poi tu hai solo due anni in meno di me, quindi vedi di non darti troppe arie…!!"
"Ma io non mi do affatto delle arie."
"Si, te le dai perché sei più giovane e sei convinta quindi di aver più tempo ancora da vivere rispetto a me!"
"Non mi darei mai delle arie per una cosa del genere, credimi."
"Si, invece…!"
"Ti dico di no. Fidati."
"E perché?"
"Semplicemente perché la prospettiva di vivere più a lungo non mi alletta un granché."

Ecco.
Prima mi dice una cosa simile, poi se ne sta lì a soffiarsi la frangetta come se nulla fosse.

Non lo capisce il male che mi fa?
E' come se volesse dirmi 'io sono così, ma tu non farci caso. Tanto non capiresti.'


"Tifa, ma che cavolo dici, stupida…"
"Mh?"
"…"
"…ahah…dai, Ae…! Lo dicevo così per dire, non fare quella faccia…!!"
"Ma vai al diavolo, e io che ti prendo anche sul serio…!!"
"Ahah, che sciocca che sei, sempre a preoccuparti per le scemenze…!"


Mentre lei seguita a ridacchiare accusandomi di essere eccessivamente apprensiva, io continuo a guardarla in un misto di impotenza e tristezza.

Oddio, non so che espressione stia facendo la mia faccia.
Ma come stato d'animo ci siamo, è sicuramente quello.

Impotenza e tristezza.

Forse anche un po' di amarezza.

Nonostante quello che mi ha appena detto, non mi sento tranquilla.

Quegli occhi dal colore impossibile restano rivolti altrove, come se cercassero di sfuggirmi, come se il piattino sotto alla sua tazza fosse decisamente più interessante della sua migliore amica.

Continuo a cercarli, sperando di incontrare una traccia qualunque.
Ma più li guardo da lontano, più mi rendo conto di non essere mai riuscita a capirli.




In questo Tifa somiglia un po' a Cloud.




Ogni tanto dicono qualcosa, qualcosina, che mi disarma.
Un po' perché non ci arrivo. Un po' perché forse non ero semplicemente attenta.

Ed allora i loro occhi si scostano dai miei, e vagano lontano, lontano, lontano…fino a quando non si incontrano.

Ed allora ho la certezza che LORO si siano capiti, che LORO sappiano tutto, che LORO dopo ne parleranno, appena io sarò tornata a casa.

E non so se mi facciano sentire più sciocca…più stupida, od esclusa.

Di solito, lì, getto la battuta a riguardo.
Qualcosa come 'si, se poi mi rendete partecipe sarebbe simpatico'.
Loro tornano a guardarmi, tornano a sorridermi, a darmi della sciocca.

Ci sono delle volte in cui penso che potrei odiarli.



Mi dicono che siamo un trio. E io mi sento l'altra.


We're one, but we're not the same

 

Act 2.2_ I realise


"Come, scusa?"

Sollevo la testa, e la frangia mi impedisce di poterlo guardare.
Devo decidermi a tagliarla, un giorno o l'altro, accidenti.
Di questo passo mi renderà cieca.

"Ti ho risposto. Ho detto che è perché conosco lei da vent'anni e te da neppure quattro."

La scosto. Mi da davvero fastidio non poterlo guardare in faccia, specialmente in queste occasioni.
Cloud Strife non riesce mai a darti una risposta soddisfacente senza esibire quel suo classico tono da 'non vedo problema', e se non posso guardarlo allora non capisco proprio cosa intende dire.

"Solo per questo? Sicuro?"
"Che altro dovrebbe essere?"

Ecco, finalmente lo vedo.

Niente.

Fatica sprecata, ha il solito bel viso, ma il vuoto totale disegnatoci sopra.
Sta pensando sul serio 'non vedo il problema'.

Possibile?

Intendo, che non veda il problema.


"Non lo so, è che ultimamente mi sembrate così in confidenza che…"

"Me lo hai già detto prima…Ae, cazzo, è ovvio che sembriamo in confidenza…!! Ci conosciamo da sempre, pensa che è stata lei a strapparmi il primo dentino…!!"

Constato tramite il riflesso sul vetro grigiastro che i miei occhi si sono fatti più tondi.
Quando se ne esce con queste cose, fanno sempre così.

"Sul serio?"
"Già."
"Racconta…!"
"Eh?"
"Dai…!"
"Preferisco non ricordarmelo…"
"Uffa, cosa ti…" non mi fa finire la frase che mi prende per un braccio e mi fa sedere su di un posto che si è appena liberato, immagino memore di quella volta che il treno ha inchiodato ed io ho battuto la testa contro al finestrino.

Mi piace questo posto.

Anche se è un po' macabro, fa un bel suono.
Molto più piacevole di quello della metro.

Però gli slums, al contrario, non mi piacciono per niente.
Io vivo in una bella casa e non dovrei lamentarmi, però mi piacerebbe trasferirmi con mia madre in un posto più adeguato, non appena avrò guadagnato abbastanza per depositare la caparra.
Vorrei farla vivere in un posto più sicuro di quello.


"Dicevi del dentino?"
"Ma niente, praticamente mi ha convinto a legarlo con un estremità di un filo, e l'altra alla maniglia. Era un filo corto, e già con la porta aperta riuscivo a sentirlo tirare da tanto era teso. Mi sono lamentato e alla fine lei ha fatto finta di slegarlo. Io stavo facendo altrettanto quando quella stronza ha improvvisamente chiuso con forza la porta e…"
"Dolorosissimo…!"
"Mi hai tolto le parole di bocca…"

Si picchietta simbolicamente la guancia con un dito, ed ora ha un espressione sofferente.
Poverino, chissà quanto deve averla maledetta, in quel momento…!

"L'hai poi presa a calci?"
"Tu ti fideresti a prendere a calci Tifa Lockheart?"
"…No, in effetti no."
"Ecco, ti sei risposta da sola…Però in compenso ho staccato la testa ad una delle sue bambole di porcellana…"
"Che crudeltà, lo sai benissimo che erano di sua madre…!!"
"No, in verità l'ho scoperto solo quando se ne è accorta, ha cominciato a piangere e non mi ha più guardato in faccia per un mese…"
"Ci mancherebbe…"
"Poi però le ho comprato una bambola di pezza per farmi perdonare…"
"Che sforzo…"
"Avevo otto anni, quanti soldi credi che potessi aver messo da parte?!"

Il treno ferma ancora, e questa volta è lui che - troppo impegnato a mantenere la sua posa da figo con le braccia incrociate sul petto- non si è tenuto ed ha rischiato di cadere.

"Comunque…" riprende, appoggiandosi più saldamente.

Ora si passa un dito sotto al naso piccolo e sottile che si ritrova.

E' una cosa che fa spesso quando è indeciso se parlare o meno, quindi presto particolare attenzione.


"Mh?"
" …in proposito alla tua domanda…Beh, ti dicevo che alla fine sembro più in confidenza con lei per gli anni che la conosco e basta…Tutto qui."

Annuisco poco convinta.
Mi sa che lui se ne è accorto, ma è strano da parte sua non dire nulla a riguardo.

"Beh?"

Ecco, infatti.

"Si, ho detto di si."
"Mah…"

Beh, anche lui, cosa pretende, che me la beva subito così?
Ma chi vuole prendere in giro?

Io so benissimo che lui ha sempre avuto una cotta siderale per Tifa, non c'è mai stato modo di sviarlo.

…O meglio…Non è proprio che lo so…però lo immagino.

Non è che ci sia qualcosa in particolare che me lo faccia pensare, comunque…non so, mi sembra abbastanza ovvio, l'ho sempre dato per scontato. Che a Cloud piaccia Tifa, intendo.
Il fatto è che gli amici d'infanzia crescendo tendono sempre a seguire ognuno la propria strada, mentre invece loro due -ventun'anni l'uno e venti l'altra- hanno scelto addirittura la stessa facoltà universitaria e si frequentano abitualmente ogni giorno.

Capite cosa intendo?

Ogni giorno da vent'anni…!!

Mi sembra la cosa più naturale del mondo che si finisca per innamorarsi, o comunque per prendersi una sbandata. Credo sia una cosa che non dipende tanto dalla volontà, quanto dalla logica.

…No?

Che poi, fra l'altro, è di dominio pubblico che da ragazzino Cloud sbarellasse per lei, ovviamente non ricambiato. E quindi, essendo io un nobil animo romantico, amo immaginare che lui continui ad amarla tutt'ora, ma che per paura di un rifiuto non si dichiari.

…Anche se in verità i fatti sembrano smentirmi di continuo.

Quei due parlano molto serenamente di quella vecchia storia e, anche se non mi hanno mai raccontato esattamente la faccenda nei dettagli, sembra proprio che sia un capitolo chiuso sul quale si divertono a scherzare. Più Cloud che Tifa, a dire la verità.

Questo mi fa pensare che a lui davvero faccia ridere l'idea di essere andato dietro - 'per un breve periodo di tempo!' tiene a precisare- a lei, mentre quella continua a non filarselo neanche per sbaglio.

Questo, c'è da dire, è sconcertante.

Come si fa a non filarsi Cloud Strife?

E'…E'…impensabile.

Ecco, si, impensabile.

Infatti io non riesco neanche a pensarlo…!!

Proprio non riesco ad entrare nella testa di una ragazza che ha avuto un milione di possibilità con lui e non solo non ne ha approfittato, ma neppure gli frigge dietro quando lo guarda.

Inconcepibile. Non c'è più religione, no no.


"Ae?"
"…Inconcepibile, si, si…"
"..Ae…"
"…uh?"
"Mi stai facendo fare una figura pessima, smettila di parlare da sola, ti guardano tutti…!"

Persa com'ero a rigirar quell'uovo al tegamino che è la mia fissa di intrecciare i rapporti al limite dell'innaturale, non mi ero neppure accorta che lui ha trovato posto libero accanto a me.

"Uh, scusa…!" dico, voltando di qua e di là la testa in modo da vedere quali famigerati passeggeri abbiano potuto ammirarmi nella sacra pratica del parlare da sola. A dire la verità, lo faccio spesso.
Non perché sono pazza, sia chiaro.
Cioè, non lo sono sicuramente fino a questo punto.
Soltanto che quando non c'è nessuno con me mi annoio, e allora parlo da sola.
O meglio, secondo gli altri parlo da sola, ma non è così. Io parlo sempre con qualcosa o con qualcuno.

Parlo coi fiori, che li fa anche crescere più belli, parlo coi vasi, parlo con le lenzuola del letto che sto facendo, parlo col fiocco che mi sto mettendo, parlo con l'aria e con gli uccellini, parlo con la terra dove sto piantando un bulbo, parlo con la pesca noce che sto mangiando.

La mamma dice che parlare è un gesto d'affetto, per questo parlo molto.
Perché ho tanto affetto da dare.

Cloud invece sostiene che sono petulante, e Tifa che ho le visioni.


"Ma questo non è vero. Voglio dire, solo perché una person…"
"Ae…!"

Alzo la testa, lui ha una mano sulla fronte.

"…L'ho fatto di nuovo…?" domando perplessa.
Lui si limita a sospirare scuotendo il capo.
Mi viene da ridere perché quando lo fa è davvero molto buffo, ma cerco di trattenermi per non farmi indirizzare una battutina del tipo 'i tuoi amici immaginari ti hanno raccontato una barzelletta?'. Si sono fissati tutti e due, sia lui che Tifa, con questa storia degli amici immaginari.
Accidenti.
Ho cercato di spiegar loro come stanno le cose, ma proprio non c'è verso di farlo entrare in quelle zucche! Quando io parlo…che ne so, con una mela, non lo faccio perché mi sembra che mi possa rispondere? Capite? Intendo, io so che la mela non mi risponde. E so anche che non mi ascolta.
Dai, lo sanno tutti che le mele non ti ascoltano.
I fiori si. Le mele no.

Ad un certo punto sento Cloud che mi prende la mano e mi strattona in piedi, rischiando di farmi cadere per terra a causa anche della brusca fermata che fa il treno.
Mi borbotta qualcosa su quanto sono sciocca e mi trascina giù come fossi una specie di zavorra.
Sinceramente, non è tanto questo che mi dà fastidio (anche se non mi dispiacerebbe se si rendesse conto che non lasciarmi guardare dove metto i piedi quando faccio le scale potrebbe essere potenzialmente pericoloso), quanto che se ne salti fuori a prendermi per mano.

Cavolo, non abbiamo cinque anni.
Dovrebbe pensarci un po' su prima di fare certe cose, non ha il minimo rispetto per l'imbarazzo altrui. Specialmente per il mio.
Una volta Tifa mi ha detto che lui non ha mai avuto così pochi problemi a toccare una ragazza come con me, neppure con le sue ex.
Secondo me lo fa perché mi considera la sorellina indifesa e un po' svampitella da proteggere, ma se dobbiamo dirla tutta io sono anche più grande di lui.
Dovrei reclamare il mio posto nell'universo dei ventiduenni, accidenti.
Forse dovrei smetterla di vestirmi di rosa.

Potrei cominciare col nero.

Si, nero e bianco.

Nero e bianco sembrano opposti, ma in realtà sembrano voler dire in definitiva la stessa cosa: niente vie di mezzo.
Si, potrei diventare così: una donna niente-vie-di-mezzo.

Un po' come Tifa che infatti, per la cronaca, è vestita quasi sempre di nero o di bianco.

Perfetto, una volta a casa darò una rimodernata al mio look, così la prossima volta che Cloud prova a prendersi di queste confidenze perché mi crede una bambina handicappata, potrò dargli un bel calcio nel sede…


"Ae, atte…" "AAAAAAAH!!"

Il cervello mi deve ancora raggiungere la realtà dei fatti, so solo che ho le mani ammollo da qualche parte, il sedere bagnato e il cuore che mi fa tum-tump alla grande. Forse ho pure il viso contratto con la bocca aperta.

Faccio finalmente il punto della questione: ho inciampato in un gradino e solo volata dentro ad una pozzanghera come una stupida pera cotta.

Cloud mi guarda, io lo guardo.
Mi sembra straordinario che non abbia ancora detto niente.
Se ne sta lì, immobile, senza fare nulla.


"…Beh?" domando, acida.

Lui smuove un po' la sua posa rigida.
Neppure due secondi, esplode in una risata tanto fragorosa da mandarmi quasi in bestia.
Non ci vado (in bestia, intendo) perché non voglio dare ulteriore spettacolo.
Mentre lui sghignazza come una iena mi guardo attorno imbarazzata e riconosco un paio di facce che già ho visto sul treno, quelle che hanno assistito al mio talk-show solitario.

Perfetto, io per un paio di mesi questa stazione non la guardo neppure col binocolo.

Cloud continua a ridere, tento di mantenermi calma e posata.

"Mi vuoi aiutare o pensi di menartela ancora un po'…" lo guardo bieca oltre la frangia "…deficiente?" aggiungo infine.

Lui si scusa e si china, invece che aiutarmi mi guarda in faccia e continua a ridere.
Mi verrebbe voglia di trascinarlo giù con me, peccato che ci rimetterei soltanto perché non sono forte abbastanza, lui ha i riflessi pronti e…oddio, questa è solo una pozzanghera. Profonda e fangosa da far schifo, ma pur sempre una pozzanghera. In due non ci stiamo…!

"Cloud---Strife…!!"
"All'appello, all'appello…" lo scemo continua a ridersela "Sei pazzesca, neppure finito di dirtelo e tu…OP!, dentro come una patata!! Dovrebbero farci uno spettacolo televisivo su di te, Ae, sei più unica che rara!!"

Che faccio, arrossisco?
Si, arrossisco.
Ma che scema, oltre più che mi sfotte alla grande devo pure notare quant'è carino.
E che cacchio…

"Ce la fai ad alzarti da sola o chiamo il carro-attrezzi?" mi domanda, contenendo visibilmente la ghignarola.
"Ce la faccio, ce la faccio…" sbotto, facendomi leva per tirarmi su. Che schifo, sono impantanata nella fanghiglia e appena punto le mani mi sprofondano come fossi nelle sabbie mobili.
Bleah.

Improvvisamente mi rendo conto di non potermi alzare.
Il mio vestito.
Chissà come sarà ridotto il mio vestito…!

"Allora?"

Lo guardo storta, non posso certo fargli credere che non riesco a mettermi in piedi da sola.
Mi faccio coraggio nonostante lo schifo e mi alzo.
Capirei se si mettesse a ridere di nuovo da un momento all'altro, lo farei anche io se non avessi pagato sessantasettemila gil questa gonna.

"Se stai cercando di non scoppiare a ridere, non preoccuparti, tanto testa vuota sei e testa vuota rimani…"
"Oh, così mi ferisci…" sorride "Non per dire, ma sei un vero disastro…"
"Grazie, e indovina un po' di chi è la colpa? Pim! Risposta esatta, di uno scemo che mi ha trascinata in giro senza farmi guardare dove mettevo i piedi!"
"Ma se tu non guardi MAI dove metti i piedi!"
"Questo non…oooh, lasciamo stare, adesso che faccio, devo andare a casa ridotta così?"

Lui annuisce facendo spallucce, io mi do un'occhiata commiserevole al vestito.

"Non posso." annuncio, guardandolo seriamente.
Lui alza ancora le spalle "Perché?"

Non capisce. E' ovvio che non capisce il mio dramma.

Sospiro.

"Sono sporca in faccia?"
"Non particolarmente."
"I capelli?"
"No. Cioè…non tutti."

Mi prenderei a schiaffi se non fosse che ho le mani impiastrate.
I miei capelli…!!
Li lavo sette volte a settimana con quattro shampoo diversi e passo un sacco di tempo a spazzolarli e legarli per tenerli a posto…!

Prendo il termine della treccia fra le mani, ed è tutta imbrattata fino quasi a metà.
Il mio vestito preferito è irrimediabilmente rovinato.
Sembro uscita da una betoniera di cioccolata sporca.

Cavolo. Mi viene da piangere.

"Ae? Non fare quella faccia, dai…"
"Quale faccia?"
"…" tira fuori lo specchietto che si porta sempre in tasca e fa si che io possa guardarmi il viso "Questa."

Mi fisso.
Sono tutta schizzata di fango, e guardando la mia espressione sconvolta lui ricomincia a ridere.

Stupido.
Stupido insensibile.

Perché deve piacermi uno come te?

"Smettila, brutto cretino…" la mia voce s'è già fatta biascicante.

Cacchio, sto frignando.

Prima cado in una pozzanghera e poi frigno. Come una mocciosa.

Sei solo una stupida, Aeris, se pensi davvero che vestendoti di nero potresti diventare come Tifa.

Per Cloud non sarai mai una donna, ma soltanto una ragazzina col fiocco rosa che parla con le mele.


Singhiozzo forte.

A questo punto non so davvero più per cosa sto piangendo.



"Mi dai davvero tanto da fare…" borbotta Cloud, mettendosi in ginocchio.


Sotto ai miei occhi, immagino resi enormi dai lacrimoni, mette le mani nella pozzanghera e si sporca la maglia in un coro di 'che schifo' tutt'altro che virili.

Mi prende a forza la mano.

"Ecco, così non fai la figura della scema da sola, adesso possiamo dileguarci da questo posto che mi stai facendo vergognare?"

Non rispondo, però lascio che mi trascini sbuffando.

Maledizione.

Purtroppo so benissimo come fa a piacermi una come te…


I realise

 

Act 2.3_ That's why I just...


"Tifa."
"Eh?"
"Hai chiesto quale può essere la soluzione, no? Ed io ti ho risposto: Tifa."

Mi fermo per un attimo.
Guardo il pavimento, poi finalmente i miei neuroni realizzano ed allora trasalgo.

"E' vero…!!" mi illumino "Tifa saprà sicuramente farlo venir fuori come nuovo…!!"

Cloud si allunga una sedia.

"Così ti eviti anche la sgridata di mamma…dai, levati quel coso che passo da lei a darglielo."

Mi blocco, pur cercando di non mostrare che il mio entusiasmo s'è già affievolito.
La verità è che mi faccio rabbia pure io quando mi sento così.

Così, come…infastidita.

Infastidita dal loro legame, infastidita dal semplice fatto che abitino a due metri l'uno dall'altra.

Non è colpa di nessuno, e comunque sapevo fin dall'inizio che era così.

Non dovrei assolutamente sentir dentro questo prurito, eppure non posso farne a meno.

Forse perché a volte penso che se non fosse per lei…


"Comunque, Ae, quello che cercavo di dirti…"
"Ah…!"
"Che c'è?"
"Guarda…!"
"Che?"
"Abbassa la voce! Guarda, che carino…!!"


Prendo un pezzo di pane dal sacchetto di carta sul tavolo, e spezzandolo mi avvicino cautamente al davanzale dove un uccellino sta piluccando il nulla.
Non so se Cloud ha afferrato, ma è meglio così perché altrimenti potrebbe giocarmi qualche brutto tiro e farlo volare via.

Allungo prima la mano, lentamente, dove giacciono tante piccole briciole ricavate all'occorrenza.

Sorrido, come per confortare il passerotto, che infatti muove le ali ma non scappa.


"Tranquillo, non voglio farti male…Vuoi mangiare?" lo guardo un attimo, in silenzio "Sei piccino…vivi con la tua mamma o sei solo? …Tieni…"

Con un movimento lento dissemino le briciole in una striscia ordinata lungo il davanzale.
Ho come l'impressione che l'uccellino mi guardi come per capire se può fidarsi.

"Mangia pure, se vuoi…" lo rassicuro "…Certo, non è un bel verme grasso e succoso, ma se hai fame è sempre meglio di niente, no?"

"Oddio, ma allora parli davvero con gli uccelli…!" commenta Cloud, sprezzante, disteso come un sacco di patate sulla sedia. Mi giro.

"Guarda che puoi dirmi quello che vuoi, ma intant…"
"Sta mangiando."
"Eh?"
"Il pennuto. Sta mangiando."

Mi giro di nuovo, e vedo che il passerotto finalmente si è messo a beccare di gusto le briciole.

Mi viene da ridere di gioia.

A volte ho come l'impressione che queste piccole cose, per gli altri totalmente assurde, possano farmi scoppiare il cuore da un momento all'altro.


"Visto?" proclamo soddisfatta, guardando però la bestiola "Mi ha ascoltata ed ha capito che poteva fidarsi! Vedi, non è una questione di cosa dici, ma di come lo dici. Io sono convinta che tutto quanto su questo mondo…gli oggetti, le piante, gli animali…tutto possa comprendere le tue intenzioni dal tono della voce."

E' improvviso.
L'uccellino vola via, sento le braccia di Cloud stringermi le spalle e tenermi vicina.


"Quindi se ti chiedo dolcemente di metterti con me…non volerai lontana?"


Mi sconvolgo io stessa della fermezza immediata con la quale rispondo.
Neppure se tacessi o pensassi per anni, troverei qualcosa di più vero da dire.



"E Tifa?"


That's why I just...

  
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