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Autore: LeanhaunSidhe    29/11/2009    3 recensioni
"I morti non cercano qualcuno che li vendichi, ma che li ricordi" Con questa frase si dice che una semplice donna riuscì a entrare nel cuore di Death Mask
Genere: Romantico, Sovrannaturale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cancer DeathMask, Nuovo Personaggio
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ballata dei finti immortali'
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Mnemosine era ritornata indietro, barcollante, imboccando la direzione contraria rispetto a quella presa DeathMask.

Dentro di sè, quella notte, aveva sentito fiorire due forze uguali, eppure opposte, destate dalla stessa persona.

Il cavaliere del Cancro stava male, per opera di qualcuno o qualcosa a lei affine. Fu un gesto dettato dal cuore, ma pure automatico.

Lo sentiva, lei e solo lei, o qualcuno come lei, aveva il potere di aiutarlo.

Ansimò e si accostò a un albero. Sotto le dita percepiva la superfice irregolare della corteccia.

Una fitta allo stomaco la fece piegare. Si accasciò, in preda a conati. Vomitò dietro ai cespugli.

Solo dopo una decina di minuti riuscì a rialzarsi. La voce di Alexandros le carezzava gli orecchi e le diceva di non mollare, che era forte, che era un peso che poteva portare.

Di nuovo in posizione eretta, si asciugò la bocca.

Non le girava più la testa e riprese a camminare. Qualsiasi malessere avesse sottratto al cavaliere, era stata in grado di superarlo.

Il cavaliere del Cancro aveva imboccato la direzione opposta. Non si era premurato di controllare le condizioni della ragazza.

Era invece preoccupato per ciò che lei si stava rivelando. Rientrato nel suo tempio, passò altero fra i fuochi fatui.

Guardò senza paura la maschera che poche ore prima gli aveva fatto passare momenti a dir poco spiacevoli. Si fermò qualche istante.

"Sta certo, amico, che presto verrò a capo della faccenda. Lo troverò, quello che ti ha aiutato. Sarà tuo compagno di sventura."

Gli angoli della bocca curvavano verso l'alto, tesi in un sorriso per metà beffardo e per metà ghigno. Era stanco, però, l'oscuro custode. Si ritirò subito dopo.

Diede le spalle all'intera sala e si diresse ai suoi appartamenti. Appena entrato nei lunghi corridoi tinteggiati di bianco, l'armatura si staccò dal suo corpo, per poi disporsi su un piedistallo incavato nel muro, a raffiguare il suo segno celeste.

La guardò appena, DeathMask, prima di proseguire. Si chiedeva perchè, quella notte, nonostante tutto, non l'avesse abbandonato.

Non si era certo comportato da signore, con quell'anima, nell'altra stanza. La risposta che seppe darsi fu uno sbadiglio. Avrebbe risolto l'enigma dopo qualche ora di sonno.

Non si era minimamente accorto della presenza che l'aveva seguito, dalla quarta casa al bosco e di nuovo al bosco alla sua dimora.

Un sorriso di scherno si dipinse sul volto pallidissimo del giovane, incorniciato da ricci selvaggi color del sague. Quelli come lui erano veloci, silenziosi e invisibili.

Soprattutto non si mescolavano agli uomini, se non per scopi ben precisi.Di certo non per aiutarli. Non di solito, almeno. La loro legge era chiara: se si affezionavano troppo agli umani pagavano un prezzo alto: la vita.

Lui alla propria pelle ci teneva. Cosa di cui alla sua simile, evidentemente, non importava. Si chiedeva perchè, poi. Che fosse innamorata del tenebroso cavaliere?

Lui un codice etico molto severo non lo aveva mai avuto. Di certo però non avrebbe permesso a una sua sorella di perire, specialmente per un demonio simile.

Forse lei era inesperta e non si era accorta delle colpe di quell'individuo. Cosa strana, dato che era riuscita a guarirlo, contrastando di netto la sua azione. Per salvarla poteva fare due cose: sistemare lui e controllare lei.

Non avrebbe permesso che lei perisse, non con un cuore così puro e dopo che erano rimasti così pochi.

Si ricalò il cappuccio sulla testa e saltò giù dalla balconata del cortile interno della quarta casa.

Era quasi l'alba. Gli abitanti del Santuario erano mattinieri. Si mise subito curvo e preparò il bastone a cui appoggiarsi.

Conosceva i vicoli per arrivare alla piazza del villaggio. Si sistemò in un angolo giusto prima che i venditori cominciassero ad allestire i loro banchi con le merci.

Gli passò accanto una donna con una cesta con del pane. Era una serva. Questa si fermò innanzi a lui e, inginocchiata, gli porse del pane ancora caldo.

"Gli dei ti rendano merito della tua carità, mia cara"

Disse lui, accettando la pagnotta. Era poco onesto, ma comodo, fingersi mendicante.

Osservò con lo sguardo la serva allontanarsi tra le vie ormai più popolate.

Se la sua sorella si fosse affezionata ad una persona così, magari avrebbe potuto capire. Ma di un pazzo assassino, che faceva soffrire le anime e gli causava tutti quei grattacapi, proprio non se ne poteva capacitare.

Ho messo in scena anche un altro personaggio, stavolta. Spero di destare almeno un pò la curiosità dei lettori. Sono sempre ben accetti pareri e critiche. Grazie a chi recensisce o legge soltanto. Un abbraccio a presto. Lenna

   
 
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