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Autore: yukiyo89    01/12/2009    1 recensioni
Mello e Near. La loro storia nasce in un giorno di inverno, uguale a tanti altri, ma non è una storia qualunque. E' un confronto, uno scontro, che nasconde il desiderio di un incontro fra due mondi che vorrebbero somigliarsi ma anche mostrarsi diversi, mentre in realtà sono già così vicini... Questa è una fic che cerca di seguire lo svilupparsi del rapporto di Mello e Near attraverso i punti di vista di entrambi i personaggi. Perchè dietro l'odio o l'indifferenza a volte si cela anche un profondo affetto [leggibile anche, ma non per forza, come shounen-ai]
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Prima di lasciarvi a questa fanfiction, vi prego di recensirla perchè è la prima fanfic che pubblico e se non riceverò adeguati riscontri dal "pubblico" (il che non vuol dire complimenti fatti a caso!), temo sarà anche l'ultima! Spero davvero vi possa piacere, dato che sono secoli che l'ho scritta e sarà la cinquantesima volta che provo a pubblicarla, senza poi farlo per timore che possa non piacere...
Mi auguro di non pentirmi della mia scelta! Buona lettura! E... recensite!!!




NEVE E FUOCO



Un bambino con la fronte appoggiata al vetro di una grande finestra, mentre, con lo sguardo perso nel vuoto, mangiava una stecca di cioccolata. Sotto i suoi occhi distratti si susseguivano piccole sagome lontane, tutte colorate, indistinte nella nebbia che pian piano il suo respiro aveva creato sulla superficie fredda della finestra. Da fuori arrivavano ovattate le voci degli altri bambini della Wammy’s House, le grida eccitate e le risate allegre che rendevano quasi surreale il silenzio che invece regnava all’interno dell’edificio. Quel giorno gli altri bambini erano particolarmente felici perché era finalmente caduta la neve. Ancora dal cielo perlaceo scendevano svogliati dei grandi fiocchi, per la gioia di tutti… Tranne che per Mello, che restava fermo davanti alla finestra con aria assorta, lo sguardo assente e quasi totalmente immobile, tranne che per la mano che ogni tanto si avvicinava al volto per permettere al bambino di staccare un grande morso di cioccolata.
Mentre era perso nei suoi pensieri, Mello percepì che l’atmosfera era improvvisamente cambiata: le grida che provenivano dal cortile tutto d’un tratto si erano zittite, le macchie di colore che prima vorticavano su quel biancore si erano immobilizzate. Mello si mosse, vagamente stupito da quel repentino cambiamento e con un solo rapido gesto spannò il vetro della finestra, curioso di sapere cosa fosse accaduto.
All’inizio non vide nulla di strano, ma poi si accorse che di fianco a Roger, che col suo vestito nero spiccava sulla neve, camminava lenta un’altra figura che a mala pena si distingueva dalla pallida e fredda distesa che giaceva sotto i suoi piedi. Fu allora che per la prima volta Mello vide Near.

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Fin dal primo istante in cui, da quella finestra al terzo piano della Wammy’s House, Mello scorse quello strano bambino che probabilmente aveva da poco perso i suoi genitori, capì che Near era “diverso”. Anzi, lo sentì. Percepì un brivido lungo la schiena. Quel bambino aveva qualcosa di davvero strano. Lo osservò qualche volta, seduto per terra lontano dagli altri ragazzi, mentre si nascondeva dietro a montagne di oggetti impilati l’uno sull’altro o mentre rifaceva sempre lo stesso puzzle: un puzzle completamente bianco. Lo osservava, e più lo osservava, più la sua presenza lo metteva a disagio. Ecco, quel bambino lo metteva davvero a disagio! Ed era davvero difficile mettere Mello a disagio. Eppure Near, vestito sempre di bianco, con quei capelli bianchi, la sua pelle così pallida e quello sguardo così indifferente e distante, rendeva nervoso Mello.
Forse non ci arrivò mai a capirlo, ma Mello non sopportava Near perché gli ricordava la neve, quella stessa neve che aveva accompagnato l’arrivo del bambino all’orfanotrofio. La neve… così bianca! La neve… così perfetta! La neve che cade in fiocchi leggeri, ma che finisce per congelare tutto ciò che ricopre. Com’è pura la neve! Così soffice e morbida… No, anzi, così dura… Dura come il ghiaccio, dura come la sua algida perfezione, la sua immobilità, la sua spiazzante tranquillità, la sua indifferenza. La neve… Anche quella notte, quando i suoi genitori erano stati uccisi e lui era rimasto per ore a tremare e al contempo paralizzato dal terrore. Anche quella volta nevicava e i suoi genitori, i loro volti “congelati” in un’espressione di sorpresa, erano stati in parte coperti da quella stessa neve che ormai su di loro non si scioglieva più… Loro, così freddi… E immobili…
Forse non se ne accorse mai, ma Mello aveva sempre amato la neve, anche dopo quella orribile notte. A lui in realtà la neve era sempre piaciuta. Ma allo stesso tempo aveva imparato ad odiarla perché quel biancore privo di insicurezze, di imperfezioni, di macchie, di incrinature, di debolezze… Quel biancore era così irraggiungibile e insieme così desiderabile… Non lo confessò mai a sé stesso, ma anche lui avrebbe voluto essere come la neve che quel giorno cadeva lenta dal cielo e portava con sé un bambino così simile a lei, così diverso da lui…

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Near notò subito quel ragazzo così strano… Del resto come non notarlo? Aveva quella capacità, che solo pochi hanno, di attirare l’attenzione con la loro solo presenza… Una sorta di magnetismo, di carisma… Quel bambino era biondo, più grande di lui, e mangiava sempre della cioccolata. Talvolta lo si trovava in disparte (come il giorno in cui Near stesso era arrivato all’orfanotrofio), qualche volta lo si vedeva insieme ad altri ragazzi, ma anche in quei momenti era sempre distante, su un altro piano rispetto agli altri: col suo modo di fare così particolare, con le sue movenze sicure e aggressive… E poi con quello sguardo… Uno sguardo difficile da interpretare, che nascondeva tante porte chiuse, tante porte mai aperte. Questo pensò Near quando vide quel ragazzo. E tutte le volte che si trovò nella stessa stanza con lui, percepì sempre una tensione fra loro, come se l’aria che li divideva fosse piena di energia inespressa, di elettricità nascosta. Near non diede mai a Mello più di un’occhiata indifferente. Le parole che si scambiarono in quegli anni alla Wammy’s House non furono molte e quasi mai amichevoli (per lo più non lo furono quelle rivolte da Mello a lui) ma Near era fatto così: non dimostrava mai i suoi veri sentimenti… Eppure lui pensò spesso a quel bambino biondo che sembrava già così adulto, così diverso dagli altri bambini, con quegli occhi così intensi, così “vivi”, che gli occhi di Near al confronto sembravano vuoti. Egli capiva di Mello tante cose che mai nessuno aveva voluto e saputo vedere, perché era pericoloso avventurarsi al di là di quegli occhi azzurri così gelidi eppure così straordinariamente “ardenti”, dietro quegli abiti così neri, quegli atteggiamenti così aggressivi e spregiudicati, sprezzanti…
Quando a Near capitava di pensare a Mello, lo immaginava come una fiamma, un’enorme fiamma incandescente… Come ad un sole che si nasconde dietro le nubi. Mello… Un fuoco inestinguibile che cercava sempre di mostrare la propria luce, eppure allo stesso tempo la nascondeva dietro ad una scorza, ad una maschera spessa ed impenetrabile. A momenti rimaneva immobile, guardingo come un leone pronto a balzare sulla preda… Altre volte si infuriava non appena vedeva le sue aspettative sfumare. A volte ti guardava con sufficienza, come se a lui non importasse di nulla fuorchè di sé stesso e delle sue idee; altre volte ti inchiodava con lo sguardo, ti frugava dentro, come soppesando un potenziale avversario. In ogni caso, che manifestasse o meno le sue intenzioni, che fosse o meno disposto a lasciarsi avvicinare da chi gli stava intorno (cosa che accadeva davvero raramente), vicino a lui si poteva quasi sentire il calore delle fiamme che divampavano dentro quegli occhi di cristallo, così affilati e così distanti. Mello, che voleva… tutto. Mello voleva e basta. Voleva dimostrare al mondo e a sé stesso chi era, voleva vivere, voleva vincere. Voleva essere sempre e comunque. E così bruciava in lui una forza, una sete di agire che nessuno poteva estinguere, nemmeno lui stesso, che veniva consumato da questo fuoco perennemente acceso.
Altre volte, quando Near pensava a Mello, lo immaginava come un mare in tempesta, che non si placa mai… Anzi, ad uno di quei vetri oscurati che vengono montati sulle macchine dei potenti: chi sta dentro vede tutto, percepisce ogni minimo movimento, ogni minima sfumatura, ogni singolo particolare di ciò che lo circonda. Eppure chi guarda da fuori vede solo una lastra di vetro nero, che sembra così stabile e decisa, mentre in realtà nasconde un continuo tumulto, una continua fuga da qualcosa che non si vuole conoscere e una continua ricerca di qualcosa che non si ha. Ecco com’era Mello per Near… Così vivo, così intensamente teso verso obiettivi sempre più alti. “Che cosa temi, Mello?” si chiedeva Near… “Temi di fermarti e capire quanto è grande il vuoto che hai dentro? Temi di non essere all’altezza (di che cosa poi…)?” Un ragazzo, un uomo, un bambino che viveva ogni istante con una tale forza da finire bruciato dallo stesso fuoco che lo muoveva, ecco Mello. Eppure non sono piacevoli le fiamme quando ardono e scaldano l’anima gelida di chi le circonda? Non è bellissimo il mare in tempesta? Non è tutto questo meglio di quell’immobile perfezione che Mello tanto odiava e tanto desiderava?


Adventure seeker on an empty street
Just an alley creeper, light on his feet
A young fighter screaming, with no time for doubt
With the pain and anger can´t see a way out,
It ain´t much I´m asking, I heard him say,
Gotta find me a future move out of my way,
I want it all, I want it all,I want it all, and I want it now,
I want it all, I want it all,I want it all, and I want it now    
So much to do in one life time (people do you hear me)
Not a man for compromise and where´s and why´s and living lies
So I´m living it all, yes I´m living at all,
And I´m giving it all, and I´m giving it all… (1)






2004, Wammy’s House


“Allora, cosa c’è, Roger?” chiese Mello impaziente. Come mai li aveva convocati, lui e anche Near?
Dopo una lunga pausa, Roger alla fine lo disse. Disse ciò che né Near né Mello avrebbero mai pensato né voluto sentire.
 “Morto? M-morto? Stai dicendo che è stato Kira ad ucciderlo? Stai dicendo questo?” L… morto… Com’era possibile? L non può farsi battere così, L è… L. E’ il numero uno… è il migliore detective del mondo, il mito di tutta la Wammy’s House!
“E tra Near e me, L chi ha scelto?”
Non aveva scelto nessuno… nessuno dei due… C’era da immaginarselo!
Ed ecco che ora Roger tira fuori di nuovo la storia del “lavoro di squadra”… di “collaborare con Near”… Ma non esistono due L, ne esiste un solo! E quello ovviamente sarà Near. Come al solito sarà sempre Near quello che ottiene ciò che vuole… Quel moccioso! Quel moccioso che tutti considerano il migliore, il genio… Lui, che è sempre così freddo, così razionale, così lucido… Per lui è tutto così semplice! Tutto è un puzzle, tutti sono pezzi di un unico puzzle che lui ogni volta finirà per risolvere, nulla di più. Ma io non sarò il suo giocattolo, non sarò il suo braccio destro, non sarò un suo sottoposto… o io o lui! Non arriverò secondo anche questa volta! Questa sarà la mia ragione di vita… Il mio unico scopo sarà quello di dimostrare a te, Near, di meritare il posto di L sono io… Fosse l’ultima cosa che farò!
“E va bene, Roger… Il successore di L sarà Near… Me ne andrò da questo posto! In ogni caso fra poco avrò quindici anni… sono abbastanza grande da potermene andare e vivere come meglio credo!”

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Fu così che Mello se ne andò, in un giorno di pioggia, solo con il suo dolore e con la sua rabbia. La pioggia cancellò la sua presenza, la fece scivolare via e non rimase più traccia di lui, tranne una foto, il ricordo che qualche ragazzo dell’orfanotrofio conservò dentro di sé, e un letto ormai vuoto e freddo in una piccola stanza silenziosa. “Dove starai andando? Quale sarà la tua prima mossa per dimostrarmi che tu sei meriti più di me il posto di L?” mi chiesi mentre sparivi alla vista della mia finestra, girando l’angolo in fondo alla strada, con la testa china e una valigia quasi vuota in mano… Senza soldi, a soli 15 anni… Come farai?
Alla fine L era morto… il nostro idolo, l’idolo di tutti gli orfani della Wammy’s House, ma soprattutto il mio e il suo idolo, se n’era andato, dimostrandosi incapace di risolvere il puzzle, dimostrando di non essere all’altezza di Kira… Lasciando a me e a Mello il compito e il dovere di prendere il suo posto e di trovare il suo assassino, di trovare colui che aveva ucciso l’unica persona che noi avremmo voluto essere, l’unica persona che ci faceva pensare al futuro… ad un futuro. Fu così che le nostre strade si divisero quel giorno, anche se io non avrei voluto, anche se io avrei voluto che le nostre intelligenze si unissero per raggiungere il nostro scopo comune… ma in fondo sapevo che mai Mello avrebbe accettato di discutere con qualcuno le sue idee, di collaborare con qualcuno… Mello non prende ordini: li dà. Mello segue il suo istinto, la sua logica che non è altro che una mente geniale applicata ad un animo senza freni e senza regole. Il mio scopo sarebbe stato quello di vendicare L ed essere non solo alla sua altezza, ma anche alla tua, Mello… Mi sarei impegnato per non essere superato da nessuno. Perché lo sapevo che prima o poi ci saremmo sicuramente rincontrati, che presto le nostre strade si sarebbero incrociate di nuovo per non dividersi più, perché uno di noi avrebbe dimostrato all’altro di essere il migliore… E non ci sarebbero state rivincite né pareggi.







2009, Quartier generale dell’SPK

… E infatti le nostre strade si incrociarono di nuovo. Sapevo che un giorno tu saresti venuto ad incontrarmi, dal momento in cui tu decidesti di sconfiggermi a tutti costi anche se non avevi né soldi né appoggio… Dal momento in cui ho saputo che eri tu ad aver preso in ostaggio il capo della polizia giapponese… Dal momento in cui ho saputo che eri diventato un membro della mafia, anche se solo per usare i mezzi di quei criminali, pur di arrivare prima di me, pur di dimostrarmi e dimostrare a te stesso che eri il migliore. Solo tu avresti potuto osare di entrare nella malavita e solo tu, con la tua forza di volontà e la tua caparbietà, avresti potuto farcela ad arrivare ai vertici della mafia. Ti sei sporcato le mani, questo è vero… ma lo stesso L non aveva forse detto quella volta “Secondo l’attuale legge, sarei responsabile di numerosi crimini… Io sono un uomo disonesto, un uomo che odia perdere…”? E questo non è esattamente ciò che hai fatto tu? Non sei forse tu l’emblema di L da questo punto di vista?
Quando ti sei presentato con l’agente Lidner al nostro Quartier Generale, è come se il tempo non fosse passato. Quell’espressione così sicura di sé, così intensa e pronta a tutto… Quel tuo sorriso sarcastico, quegli occhi tanto distanti… Il tuo volto pronto a trasformarsi, in un solo istante, in una maschera di furia… Ora, in più di allora, hai una pistola in mano e una cicatrice sul tuo volto: non sei più un bambino, ma forse non lo eri neanche allora… In più mi sono anche ricordato che era inutile fare dei piani quando si aveva a che fare con te. Penso che tu sia l’unica persona che non sono mai riuscita ad inquadrare nei miei schemi… Non sono mai riuscito a capirti fino in fondo, a prevedere le tue mosse… Perché proprio quando penso di aver finalmente capito come agirai, allora tu cambi improvvisamente rotta, pronto a far esplodere una bomba che tieni in mano, e tutto l’edificio in cui ti trovi, pur di non arrenderti, di non perdere.

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Eccolo lì… dopo tanto tempo, è sempre lo stesso. Sempre accucciato per terra, con i suoi giocattoli, pensando di poter prevedere tutto, di poter inserire tutti quelli che sono intorno a lui nei suoi calcoli, nei suoi ragionamenti… Eppure eccomi qui. So che sapevi che sarei venuto, so che sapevi che avrei contattato la tua agente, ma non immaginavi che l’avrei contattata prima che tu ci pensassi, che sarei venuto qui così all’improvviso. “Con l’aiuto di Mello posso far cadere il dominio di Kira”, tu dici… ma io non sono un tuo strumento, non sono il tuo mezzo per raggiungere quello che è il mio… il nostro fine! Io non sono un pezzo del tuo puzzle, io sono il futuro L e te lo dimostrerò facendocela con le sole mie forze! Ho dovuto servirmi della mafia e di mezzi non molto leciti per ottenere quel quaderno, per avvicinarmi a Kira… E mi ci sono avvicinato molto più di quanto non abbia fatto tu! Forse la mia anima sarà nera ora, perché ho usato tutte le mie forze per arrivare fino a qui… Il fine giustifica i mezzi e il mio fine è quello di catturare un assassino (l’assassino di migliaia di persone e di L), quello di dimostrare che io sono il migliore! Questo non mi rende diverso da Kira? Anche lui uccide innocenti per non essere catturato, è vero… Ma alla fine non m’importa… La cosa che importa è che raggiungerò il mio obiettivo ad ogni costo, anche a costo di passare per un assassino agli occhi del mondo, anche a costo di essere ucciso, anche a costo di essere condannato alla pena di morte… Io raggiungerò il mio scopo… e lo farò da solo! Non collaborerò mai con te! Ma tu lo sai già, non è vero? Sembri sapere sempre tutto… sei sempre così calmo, così razionale, l’opposto di quanto non sia io. Anche ora che ti punto una pistola contro, che potrei ucciderti in un istante, tu non mi guardi neanche in faccia, non mi consideri pericoloso o degno di un minimo interesse nemmeno per un secondo! Eppure abbiamo lo stesso obiettivo, gli stessi sogni, lo stesso maestro da vendicare… Per questo sono venuto qui oggi: perché devo vendicare L e per farlo ho bisogno solo di una foto… Ho bisogno della mia foto, cosicchè Kira non possa usarla per uccidermi, dato che sa il mio nome… ma, al solito, lo sapevi già…
Quello che non capisco è come mai tu abbia deciso di rivelarmi le tue informazioni… Io ero arrivato prima di te a Lidner, ma tu avevi comunque deciso di farmi sapere le tue scoperte a proposito di Kira… E avevi già preparato questo foto…
“Caro Mello”…
Non ti capisco, Near… Non ti ho mai davvero capito. Non ho mai capito cosa passava in quella tua testa, cosa nascondevi dentro di te, cosa pensavi… E ancora adesso non capisco cosa pensi. Comunque il nostro obiettivo è lo stesso. La nostra è una gara a chi per primo arriverà a Kira e dimostrerà di essere il degno successore di L… Ora siamo quasi alla fine di tutto e presto vedremo chi sarà il vincitore!








2010,  gennaio

“Near sta per risolvere il caso… ha elaborato un piano per mettere Light Yagami con le spalle al muro e ottenere le prove della sua colpevolezza”
“Vuole far scrivere il suo nome sul quaderno?”
“Sì”
Ci fu un lungo silenzio… “Mello?”
“Sembra che io sia l’unico che può farlo”



Near… Vuoi far scrivere il tuo nome sul quaderno? Non hai più nessun altro asso nella manica? Non te ne sei reso conto, vero? Non pensi che anche Kira possa aver capito che tu vuoi agire in questo modo, che vuoi sostituire delle pagine dal quaderno? Lo so che non vuoi morire, ma pensi che Yagami sia così stupido da poterci cascare? Avrà sicuramente pensato ad un modo per fregarti, per farti credere di aver costruito un buon piano per poi sconfiggerti! Tu, però, non ci sei arrivato perché pensi che le persone possano essere prevedibili, quando in realtà anche tu a volte lo sei. Se aspetti ancora, se rimandi ancora, Yagami potrebbe preparare altri piani per vincerti e potrebbe renderti inoffensivo… E io? Basta che qualcuno che sia manovrabile da Kira mi veda e io sono morto… ma anche se sopravvivessi? Finirei per essere considerato solo un assassino…
Near… Io ho sempre voluto essere come te, essere come L… Perché tu sembravi così simile a lui, così freddo e razionale, così “stabile”… “all’altezza” di ogni situazione. Ma l’ho sempre saputo che anche tu non eri L, così come non lo ero io… Nessuno dei due poteva essere alla sua altezza, perché a me manca la tua freddezza, la tua compostezza, il tuo autocontrollo, mentre a te manca la passione, un pizzico di istinto e di imprevedibilità che può spiazzare l’avversario e far crollare ogni sua contromossa. Lo so, avrei voluto vincere da solo, avrei voluto vedere la faccia di Kira, di Light Yagami – l’assassino di L – sconfitto, vedere il suo volto sconvolto dalla consapevolezza di essere stato battuto, di non essere abbastanza intelligente… Avrei voluto guardare per una volta in quei tuoi occhi così indifferenti e allo stesso tempo “paralizzanti” nella loro fermezza senza sentirmi inferiore a te, sapendo di essere un tuo pari e non un tassello dei tuoi puzzle… Forse in questi tuoi occhi neri avrei trovato per una volta sollievo, per una volta soltanto, per un solo attimo, la sensazione di essere completo, di essere IO, di aver raggiunto “qualcosa” di vero, di concreto, di stabile e immobile nella sua perfezione. Poi sarebbe cominciato tutto dall’inizio, lo so… Però per un momento avrei voluto trovare il mio posto, avrei potuto placare la mia anima…  Sai, forse grazie a te ho dato uno scopo alla mia vita, che altrimenti sarebbe stata la vita di un bambino intelligente, stravagante, ma solo un povero orfano un po’ bizzarro, nulla di più. Per essere alla tua altezza ho dato il meglio di me, per essere degno di un posto in questo mondo ho combattuto e ho fatto della competizione con te lo scopo della mia vita…



Sarà che sto per morire, probabilmente, ma ormai ho deciso. Voglio rischiare, voglio spiazzare i piani di Yagami e far sì che Kira possa essere sconfitto. La mia non è una resa… Io non sto perdendo, perché l’importante è che L vinca… E alla fine, anche se io morirò e tu userai il nome di “L”, nessuno saprà mai chi è davvero L, mentre entrambi sapremo che la vittoria è stata “nostra”.
Ora Takada è nel furgone… Se tutto va come ho previsto, lei mi farà fuori a momenti, visto che mi sono appena fermato in questo posto sperduto. Ma ormai non ho rimpianti e  non ho paura di morire… Perché mai dovrei aver paura?! L’unica cosa che temo è la sconfitta, è un’esistenza mediocre, vuota, senza scopo! Questo è ciò che temo e questo è ciò da cui ora mi sto allontanando per sempre… Quindi perché avere paura? Questo è il mio modo di finire, è il modo migliore possibile ormai per finire. Non mi è rimasto nulla e di me non rimarrà nulla di davvero “tangibile”. Il mio corpo verrà sepolto come il cadavere di un rapitore e di un assassino, se poi il mio corpo verrà mai ritrovato… Ma non m’importa. Quanti stenti, quanta fatica per risalire, per sopravvivere, per riuscire a non soccombere in questo mondo tanto crudele, che una notte d’inverno ha ucciso la mia famiglia e ha fatto morire la mia innocenza quando ancora ero solo un bambino, un mondo che ha ucciso l’unica persona a cui volevo assomigliare e mi dava speranza, un mondo che mi ha costretto a mentire, a fingere, a rinnegare la giustizia per uccidere colui è diventato la giustizia… Ma so che tu ce la farai, so che noi ce la faremo. Noi riusciremo a sconfiggere Yagami… Noi! Perché alla fine io non sono stato un pezzo del tuo puzzle: per una volta tu sarai un pezzo del mio! Io alla fine ho saputo piegare questo mondo crudele che mi opprimeva, che mi soffocava; io sono riuscito a sconfiggerlo, anche se ora mi preparo a morire, perché ho deciso io di morire per raggiungere il mio scopo… E’ vero, sarà strano, ma io ora sto morendo perché così ne uscirò vincitore! Per questo ho deciso di aiutare te, Near, di collaborare, ma facendo a modo mio, seguendo il mio piano… Alla fine ciò che resta è questo. Io sarò L, sarò L insieme a Near…
Non so cosa tu abbia mai pensato di me, se tu mi abbia mai considerato come un tuo rivale, una minaccia o se per te sono solo un personaggio sullo sfondo, di cui non preoccuparsi. Non lo so… So solo che, anche se è difficile ammetterlo perfino adesso, Near è stata la persona che più si è avvicinata a me… Non ci siamo parlati molto, è vero, ma so che fra noi c’è sempre stata, fin dall’inizio, un’intesa particolare… Un’affinità delle nostre menti, così distanti eppure così simili, così diverse eppure così legate… Il mio istinto mi dice che tu mi hai guardato dentro e mi hai davvero visto, anche se non lo hai mai mostrato apertamente, anche se sembravi sempre così indifferente… Eppure quel “Caro Mello”…
Alla fine ci siamo divertiti insieme, non è vero? Le nostre solitudini, le nostre paure inconfessate, i nostri difetti, i nostri vuoti si sono incontrati e completati a vicenda… Sempre a rincorrerci, lasciando che le nostre menti si avvicinassero abbastanza per studiarsi, per poi fuggire di nuovo… Forse esagero, ma penso che tu per me sia stato l’unico ami-

Near… L…



So dear friends
Your love has gone
Only tears to dwell upon
I dare not say
As the wind must blow
So a love is lost
A love is won
Go to sleep and dream again
Soon your hopes will rise
And then from all this gloom
Life can start anew
And there'll be no crying soon  (2)






26 gennaio 2011

Oggi è passato un anno dalla morte di Mello… Dal giorno in cui il dado è stato tratto ed è stata decisa la fine di Kira… Già un anno…
Chissà dove sei adesso, Mello… Lo sai? Da quando tu non ci sei più, da quando L è stato vendicato, grazie al tuo sacrificio, per me tutto è troppo semplice, troppo banale, troppo grigio… Non ho più Mello che mi prende alla sprovvista, che mi sfida, che elabora mille strategie per battermi. Mi manca la competizione con te, mi manca una motivazione vera per sentirmi vivo, per continuare a respirare e ragionare… Mi manchi tu. Non posso sopportare l’idea che tu sia sparito, che sia diventato solo cenere… Il tuo corpo è sepolto da qualche parte, ma per me la tua fiamma non può essersi spenta per così poco… Che triste destino il tuo… Ho sempre pensato che il fuoco che ti animava ti avrebbe consumato lo spirito a poco a poco, ma anche il tuo corpo è finito bruciato. Per me, però, il tuo spirito vive ancora, chissà dove; penso che tu sia ancora vivo in qualche altro mondo, in qualche luogo lontano… O forse sono io che mi illudo, che spero di non essere rimasto solo, di non avere più scopo. Perché come te, temevo di non avere più nessuno da combattere, nessuno da vincere, nessuno con cui condividere qualcosa, paura di scoprirmi vuoto e inutile, senza scopo, senza un posto in questo grande puzzle, in questo grande mondo confuso… Ma tu alla fine te ne sei andato, mi hai lasciato qui da solo… Per questo forse spero di rincontrarti da qualche parte, per poterti dire quello che non ho mai detto a nessuno…
Per me tu sei stato l’unico amico che potrò mai avere, l’unica persona che ha visto dentro di me qualcosa di più, che mi ha considerato per quello che ero e ha cercato di entrare in contatto con me… Non so se tu l’hai mai capito, se te ne sei mai resto conto, ma anch’io avrei voluto essere come te, sentire sempre quella vita così intensa scorrere nelle mie vene, saper vivere di sensazioni e di impulsività, come facevi tu… Io la neve e tu la fiamma, il fuoco di una vita che non vuole soccombere, che vuole affermare sé stessa ad ogni singolo respiro… Bè, alla fine la neve si è sciolta un pochino. Lo sai, ora sono più impulsivo, prendo delle decisioni meno razionali… Ora ti assomiglio un po’ di più…
Del resto, io non sono L…  O per lo meno, non lo sono “da solo”… Io e te siamo L, insieme… Non siamo stati mai così vicini come adesso, penso…


Così pensava Near, il nuovo L, il vero L, nascosto da enormi castelli di carta disseminati in tutta la stanza del suo Quartier Generale… Un dito torturava una ciocca dei suoi capelli bianchissimi, mentre intanto staccava, da una stecca che teneva stretta nell’altra mano, un grande pezzo di cioccolato.









Note:
1) "I want it all" dei Queen
2) "Dear friends" dei Queen
  
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