Qualcosa di strano sta succedendo a Draco. Harry sospetta un complotto, ma ciò che scoprirà va ben al di là di qualunque cosa entrambi avrebbero mai potuto immaginare.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Ciao a tutti! Questa è la mia prima Drarry e ammetto che
è parecchio assurda, ma al contrario di ciò che
qualcuno potrebbe pensare, non è stata scritta sotto
l’effetto di allucinogeni. E’ solo stata la
naturale reazione alla lettura di una serie di storie, che per quanto
originali e di piacevole lettura, mi hanno lasciato l’amaro
in bocca. Non so ancora se ci sarà un lieto fine, ma di
sicuro non sarà deprimente! Spero che a qualcuno possa
interessare: nel caso lasciate un commentino! ^_^
La vicenda si svolge a partire dal sesto anno. Gli avvenimenti che non
vengono menzionati e che non sono in contrasto con lo svolgersi della
storia, vanno dati per scontati (vedi il Lumaclub, il libro del
Principe, etc)
I personaggi appartengono a J.K. Rowling, lo sanno anche le
pietre, e se ne traessi qualche guadagno, vi sembra che sarei
qui a scriverlo? XDDD
Buona lettura!
HIDDEN ANGELS
Capitolo 1
Seduto sull’erba del parco, sotto il tiepido sole di
settembre, Harry si tastò il naso ancora dolorante.
-Cosa c’è? Ti fa ancora male?
-Non è niente, Herm, è solo un po’
indolenzito. – rispose scuotendo il capo e rivolgendo
all’amica un piccolo sorriso di gratitudine.
-Non gliela faremo passare liscia, vero amico?
-Infatti sto soltanto aspettando il momento giusto, Ron. Stai certo che
Malfoy pagherà per ogni singolo graffio e livido
che mi ha procurato in questi anni!
Malfoy.
Quanto odiava quel vigliacco!
Fu percorso da un fremito al ricordo di quanto si era sentito
impotente, bloccato sul pavimento dell’Hogwarts Express, in
balia del biondo Serpeverde. Sentiva ancora nelle orecchie il sibilo
malvagio che gli aveva rivolto, dopo averlo colpito selvaggiamente:
-Questo è per mio padre!
Aveva pensato molto a quelle parole, nei due giorni che erano passati
dal loro arrivo alla scuola.
“Questo è per mio padre”
Di certo Malfoy senior doveva aver pagato a caro prezzo il fallimento
dell’incursione al Ministero della Magia, qualche mese prima.
Per non parlare della perdita della profezia.
Harry aveva percepito quanto Voldemort tenesse ad entrare in possesso
di quell’informazione – ormai aveva imparato a
distinguere tra le proprie sensazioni e quelle che provenivano dalla
sua connessione con il mago oscuro – e la cicatrice aveva
pulsato dolorosamente per molti giorni dopo quella disavventura, segno
tangibile che il mago oscuro era in preda ad una cieca furia.
Era ancora immerso in quei pensieri, quando la sua attenzione venne
attirata dal riflesso del sole calante su una chioma dorata.
Con la coda dell’occhio intravide una figura solitaria
camminare velocemente verso un angolo ombroso, poco frequentato.
Procedeva speditamente, ma in modo stranamente rigido, le spalle appena
incurvate.
-Psst! Hai visto? – sussurrò il rosso.
Harry si limitò ad annuire e si alzò in fretta.
-Torno subito…
Ma Hermione era già all’erta.
-Harry! Non farlo!
-State qui. Voglio soltanto controllare una cosa.
-Si, certo! Una di quelle cose che poi finiscono con una bella rissa,
con successiva punizione.
Ormai stavano quasi correndo, Harry gli occhi puntati sulla sua preda,
Hermione tutta presa dal tentativo di dissuaderlo e Ron indeciso tra il
dovere di sostenere le ragioni dell’amico e la riluttanza nel
mettersi nei guai in una così bella giornata.
Si bloccarono a ridosso di una macchia di cespugli. Pochi metri
più avanti, Malfoy era caduto in ginocchio, la testa piegata
sul petto, la mano destra che stringeva convulsamente il braccio
sinistro, teso e rigido.
-Sembra stia male – sussurrò la ragazza- forse
dovremmo chiamare qualcuno…
-No, aspetta! Voglio vedere cosa…
In quel momento il biondo cadde a terra, rannicchiato su un fianco.
La mano sinistra, ora ben visibile, era cosparsa di una sostanza
nerastra che colava dal polso e si disperdeva velocemente a terra, come
risucchiata dal suolo.
-Ron, corri a chiamare qualcuno…
Il rosso non se lo fece ripetere e partì come un razzo verso
il castello.
-Oh, Harry… non sarà…
-No, guarda…-rispose dopo essersi inginocchiato accanto al
corpo riverso del Serpeverde- …respira.
Rimase a contemplare, stupito e un po’ intimorito, il volto
del ragazzo: pallido, ma di un pallore diverso dal solito. E nemmeno
con quella sfumatura giallastra che accompagna sovente la malattia.
Sembrava piuttosto, lì nella penombra della vegetazione, che
emettesse una fioca luminescenza azzurrina.
Anche Hermione era rimasta interdetta da quello spettacolo, ed entrambi
si riscossero soltanto al sopraggiungere del professor Piton.
“Per Merlino, Ron!” si ritrovò a pensare
Harry “proprio Piton dovevi chiamare!”
-Potter! – lo scostò malamente per chinarsi a
tastare il polso del suo protetto – Che cosa hai combinato?
-Niente! L’abbiamo trovato così, con quella roba
nera che colava…
Si interruppe, rendendosi conto in quel momento che non c’era
più traccia di quella sostanza.
-Potter! –il professor Piton dava chiari segni di impazienza
– Che cosa stai farneticando!
-C’era una cosa nera… - balbettò
Hermione, venendo in soccorso all’amico – che
colava dalla mano, proprio lì…
Il professor Piton voltò loro le spalle e
armeggiò per un momento intorno al ragazzo steso a terra.
Non riuscirono a vedere cosa stesse facendo, ma dopo pochi istanti si
irrigidì, emise un sospiro, quasi un sibilo e subito si
rialzò.
Quando si voltò verso i tre Grifoni il suo viso non lasciava
trasparire alcuna emozione, ma era chiaro che qualcosa lo aveva turbato.
Con un incantesimo silenzioso fece comparire una barella.
-Voi due, rendetevi utili. Spostatelo sulla barella, con delicatezza! E
portatelo in infermeria. Lei, signorina, vada a cercare il Preside e
gli racconti ciò che ha visto. E che nessun altro lo venga a
sapere, o si renderà necessario scavare una fossa sotto la
clessidra di Grifondoro, tanto il vostro punteggio
precipiterà in basso.
Harry continuava a bighellonare nei dintorni dell’infermeria.
Non riusciva a togliersi dalla mente ciò che aveva visto e
doveva assolutamente saperne di più.
Ormai era abituato ad ogni genere di magia ed aveva imparato ad
adeguarsi, semplicemente prendendone atto, ma questa volta era diverso.
Malfoy era diverso. Non era lui quel ragazzo raggomitolato a terra, il
volto disteso in uno strano misto di sofferenza e sollievo,
così diverso dal ghigno con cui gli si rivolgeva di solito.
No, non era lo stesso ragazzo. Più ci pensava,
più si convinceva che doveva essere un’altra
persona.
Eppure l’aspetto fisico, i bei lineamenti, i capelli dorati,
forse un po’ arruffati in quel momento, erano sempre gli
stessi.
I suoi pensieri vennero interrotti dall’aprirsi della porta.
Il Preside e l’insegnante di Difesa ne uscirono discutendo a
bassa voce, ma si interruppero nel vedere il Grifondoro pochi metri
più in là.
Il professor Piton ristette per un momento, fissandolo con astio, poi
si allontanò a grandi passi, i lunghi capelli corvini
fluttuanti sulle spalle.
-Harry, ragazzo mio! Proprio la persona che stavo cercando. Vieni,
andiamo nel mio studio. C’è qualcosa che voglio
farti vedere.
Il Grifone seguì il Preside senza fiatare, un po’
sorpreso di non dovergli estorcere le informazioni con suppliche e
preghiere.
Ma si sbagliava.
Ciò che Harry vide nel Pensatoio del Preside non aveva
niente a che vedere con il giovane Malfoy, ma era il ricordo lontano di
un insegnante preoccupato per la sorte di un piccolo mago
orfano.
-Sì, Harry – sospirò il professor
Silente, in risposta alla sua muta domanda – sono stato io a
portare Tom Riddle qui a Hogwarts e a fargli conoscere la magia.
-Ma, se lei avesse saputo ciò che sarebbe diventato, non lo
avrebbe fatto, o no?
Il vecchio mago sospirò ancora.
-Probabilmente no. Ma vedi, ragazzo mio, ognuno di noi deve affrontare
la propria natura e fare le proprie scelte. E ognuno di noi
può soltanto fare del proprio meglio per aiutare gli altri
in questo difficile compito. A questo proposito, suppongo ti starai
domandando che cosa è successo a Malfoy…
-Sì, signore.
-Mi rincresce doverti deludere, ma non sarebbe corretto da parte mia
divulgare certe informazioni così personali. Comunque sappi
che gli insegnanti ed io abbiamo formulato alcune ipotesi, ma siamo
ancora in attesa di una conferma.
-Una conferma, signore?
-Stiamo aspettando l’arrivo di una persona, un esperto in
questo settore… ma vorrei chiederti un favore, Harry. Di
qualunque cosa si tratti, Draco si troverà a dover fare i
conti con qualcosa di assolutamente inaspettato. In un certo senso, la
sua situazione è simile alla tua, quindi ti sarei grato se
potessi mettere da parte il tuo risentimento nei suoi confronti e
mostrarti, se non disponibile, almeno paziente, e magari gentile, con
lui. Pensi di poterlo fare?
-…simile alla mia? Che cosa significa? Vuol dire che
lei-sa-chi gli sta dando la caccia? Ma pensavo che i Malfoy…
Il professor Silente alzò una mano per interromperlo e
sorrise con condiscendenza.
-No, no figliolo. Non gli sta dando la caccia, non ancora…
fintanto che questa novità non giungerà alle sue
orecchie. Per questo è necessario mantenere il
più assoluto riserbo. Ciò che intendo
è che il povero ragazzo si troverà a portare un
fardello che non ha chiesto e che è stato posato sulle sue
giovani spalle – fin troppo giovani, a mio avviso –
senza possibilità di appello.
Il Preside appoggiò delicatamente la mano sana sulla spalla
del suo allievo, che intravide un luccichio di lacrime attraverso le
piccole lenti a mezzaluna.
-E’ così ingiusto… vorrei poter fare
qualcosa per sollevarvi da questo peso disumano, ma… -
sospirò, e Harry sentì una grande tristezza di
fronte all’impotenza del vecchio mago - … sappi
che non sarai mai solo, e neanche Draco lo sarà, se
vorrà accettare l’aiuto che gli verrà
offerto.
Quella notte Harry dormì un sonno agitato, finché
si svegliò con la cicatrice che pulsava e pizzicava
fastidiosamente. Si rigirò tra le lenzuola, cercando di
trovare un po’ di conforto nel calore di quel morbido
giaciglio e tornò ad assopirsi. Nel dormiveglia
sognò che un angelo dai lunghi capelli dorati si piegava su
di lui sorridendo e posava un piccolo bacio leggero sulla cicatrice. Il
dolore scomparve e Harry cadde in un sonno profondo e senza sogni.