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Autore: Xion92    10/12/2009    3 recensioni
La storia di Kairi secondo il mio punto di vista. Mi sono sempre detta: se Kairi è una principessa, ed è di Radiant Garden, non potrebbe esserne la principessa legittima? E magari figlia di Ansem, che è capo e sovrano del Radiant Garden (come dice nei suoi diari)?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kairi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ce l'ho fatta, finalmente. Mi scuso per l'assenza di ben 3 settimane, ma sapete, la scuola prima del natale riempie di compiti e interrogazioni. E mi trovo in un periodo un po' difficile con la situazione scolastica, quindi devo ammettere che questo capitolo mi è venuto un po' peggio degli altri, ma sono in un momento "di crisi". Sicuramente riuscirò a rimediare con questa scuola, tanto tutti gli anni me la sono cavata senza neppure un debito ... ce la farò anche quest'anno! Rispondo alla domanda delle recensioni in modo un po' frettoloso, ma devo andare a ripassare chimica ...
La domanda di quasi tutti è: quando torna Sora? Dunque, Sora ... lo farò riapparire quando sarà ora! Ma, per chi ama gli spoiler, non manca molto, quindi tranquilli!

Primi dubbi

Kazi aveva ormai cinque anni, ed aveva l’età giusta per cominciare ad apprendere le basi della società del regno. Kairi decise che era ora di mandarlo a scuola: oltre all’istruzione, questo era il modo per far si che il figlio socializzasse con gli altri bambini, visto che secondo lei tra i piccoli non dovevano esserci differenze sociali: certo, Kazi era il principe, gli altri i sudditi, ma finché erano bambini dovevano stare tutti su un piede di uguaglianza. Perciò il figlio aveva pieno diritto di vivere insieme ai coetanei, anche se di ceto sociale diverso.
Quella sera stessa provò a parlargliene. Non l’avesse mai fatto! Kazi piantò sul momento una scenata terribile, che le fece pentire di aver parlato.
“Io non ci voglio andare a scuola, mamma! Io voglio fare le cose che fanno i principi. Portami con te. A fare l’ispezione al mattino con te!”
“Testa dura! A scuola ci devono andare tutti i bambini, non credere di avere qualche privilegio in più. L’ispezione la farai quando sarai più grande. Come pensi di poter governare un regno, senza un minimo di cultura?”
“Si, ma se mi porteresti con te, potrei apprendere le cose pratiche …”
“ ‘Portassi’. Vedi che non sai nemmeno usare il congiuntivo? Prova a fare un pubblico discorso ai sudditi con degli strafalcioni di questo tipo, vedrai come ti ridono dietro! E comunque, andando a scuola potrai stare coi tuoi amici.”
“Che c’entra? Loro li posso vedere anche al pomeriggio!”
“E la mattina. Guarda, a scuola ci dovrai andare, quindi è meglio che cominci ad abituarti all’idea.”
“Non ci voglio andare, non ci voglio andare e non ci voglio andare!”
“E invece ci andrai, perché te lo ordino!” chiuse la discussione Kairi.
Così Kazi dovette rassegnarsi.

Il mattino dopo, Mog lo accompagnò, e colse l’occasione per scherzarci un po’ su.
“Kazi, sta’ molto attento, kupò, che i maestri sono pericolosi. Potrebbero farti seriamente male, kupò!” sghignazzò.
Kazi, che aveva i suoi buoni motivi per non fidarsi di lui, rispose: “Se non stai zitto, prendo il Keyblade e ti trancio via il pompon dalla testa!”
Questa minaccia funzionava sempre. Banale, ma efficace.

Una volta arrivato in classe, Kazi, fin dal primo momento, non ebbe la sensazione di essere un ‘diverso’, poiché gli insegnanti, che condividevano l’opinione di Kairi, lo trattavano come gli altri bambini, lo punivano e lo elogiavano come gli altri, senza favoritismi inutili, così il principe non si accorse mai di essere in realtà superiore a loro; si adattò alla scuola benissimo, contrariamente alle proprie aspettative. Dimostrò in poco tempo di avere un’ altissima intelligenza, e apprendeva a una velocità impressionante. Nessuno se ne stupiva, perché tutti sapevano che suo nonno era Ansem, famoso anche per la sua saggezza e intelligenza.

Su una cosa Kairi aveva avuto ragione, cioè che a scuola c’erano gli amici. Kazi conosceva tutti i suoi coetanei della città, e giocava un po’ con tutti. Ma il suo migliore amico (dopo Mog, ovviamente), era Bold, un bambino spericolato almeno quanto lui. Ogni tanto Bold gli spiegava perché:
“Il mio nome non vuol dire forse Audace?”. Come spiegazione a Kazi bastava.
Ma il momento preferito della scuola, per Kazi era il momento in cui si usciva per tornare a casa, perché in quel momento aveva modo di incontrarsi con tutti gli altri bambini e giocare un po’ con loro prima di rincasare. Mog passava a prenderlo tutti i giorni per riportarlo al castello, e durante il tragitto scuola-casa i due passavano il tempo punzecchiandosi come al solito.
Lui e Bold giocavano insieme per tutto il tempo dell’intervallo e un po’ anche dopo le lezioni. Kazi aveva notato che lo veniva sempre a prendere sua madre, e in questo non ci trovava niente di strano: la madre di Bold era esattamente come la sua, in fondo. Solo che Kairi era più giovane: infatti aveva solo 22 anni, e Kazi trovava che fosse la ragazza e la mamma più bella di tutto il regno. E non c’erano dubbi che Kairi fosse splendida: era alta, formosa, con dei bellissimi capelli rossi che aveva lasciato crescere fino a metà schiena che teneva sciolti, dei grandi occhi blu che creavano contrasto col rosso dei capelli, aveva la vita stretta e i fianchi larghi. Quando lei e il figlio erano in giro per la città, lui vedeva come i ragazzi le appiccicavano gli occhi addosso. Kazi temeva che prima o poi la mamma si sarebbe lasciata conquistare da uno di quegli sbruffoni, ma non c’era bisogno di preoccuparsi: Kairi non faceva caso al fatto che quasi tutti gli uomini se la mangiassero con gli occhi ogni volta che passava. Come una vera principessa, camminava davanti a sé con la testa alta, facendo sentire sempre la sua autorità per intimare ai sudditi di rispettarla.
Nonostante la madre, di cui Kazi si sentiva pienamente soddisfatto, e nonostante non gli mancassero gli amici e tutto quello che un bambino può desiderare, il principe sentiva che gli mancava qualcosa, che Bold possedeva qualcosa che lui non aveva. Ma non riusciva a capire cosa.
Lo scoprì in un giorno di scuola qualsiasi. Erano appena finite le lezioni, e i due bambini stavano giocando alla lotta per strada in attesa che Mog o la madre di Bold passassero per prenderli. Ma ad un certo punto sentirono una forte voce maschile:
“Bold, vieni, è ora di andare a casa!”
Bold tutto contento, corse verso l’uomo che lo aveva chiamato, e gli saltò in braccio.
“Come mai sei venuto tu a prendermi?”
“La mamma aveva un impegno. Ora andiamo. Ciao, principe!”
“Ciao Kazi, ci vediamo domani a scuola!”

Kazi aveva osservato la scena senza dire una parola. Quello che aveva visto era assolutamente nuovo per lui. Incredibile! Un maschio, un uomo adulto che si occupa di un bambino! Roba da matti! Di lui i due ragazzi ‘di famiglia’ non si occupavano mai: Cloud e Leon se potevano evitavano sempre di avere a che fare con lui. Come mai con Bold una cosa simile avveniva con tanta noncuranza? A quell’uomo sembrava la cosa più naturale del mondo andare a prenderlo a scuola … Ma perché?
Il dubbio tormentò Kazi tutto il giorno, e il giorno dopo provò a chiedere al suo amico chi fosse quell’uomo.
“Era solo mio padre!” rispose Bold con una gran risata, come se fosse una cosa ovvia.
“Tuo padre?” chiese Kazi confuso.
“Certo! Che c’è di così strano? Tutti i bambini ne hanno uno! Anche tu!”
Kazi abbassò la testa. “Io no …”
“No? Ma certo che ce l’hai! Non è possibile non averne uno!”
“Ti dico che non ce l’ho! Non l’ho mai avuto! Mia madre l’hai vista molte volte. Ma mio padre quante volte l’hai visto?”
 “Beh … Mai.”
“Appunto. Forse semplicemente non ce l’ho.” Poi provò a usare un’espressione che aveva sentito dire dai grandi. “è un dato di fatto.”
“Si, forse … Comunque mi dispiace tanto per te. Ma … in fondo non ti perdi molto. Si può vivere anche senza, no?” Disse Bold per consolarlo.

Per Kazi questa esperienza fu un chiodo fisso nel cervello per alcune settimane. Rimase sempre più tormentato dai dubbi, ma stranamente non riuscì a parlarne con nessuno, neppure con Kairi. Inizialmente voleva chiederglielo, chi mai fosse suo padre, ma nonostante fosse piccolo, Kazi aveva capito che quella era una domanda molto delicata, non era certo come chiederle come funzionasse il sistema di difesa del regno o cose collegate alla vita quotidiana. No. Questa era una domanda seria, e Kazi non se la sentiva di fargliela. Inoltre, il principe, che si accorgeva di tutti i sentimenti che provava sua madre, si era accorto che lei stava diventando sempre più nervosa e inquieta. Ma non riusciva a spiegarsene il motivo, anche perché Kairi faceva di tutto per nascondergli la sua paura.

Infatti negli ultimi tempi, stranamente nella città stavano aumentando le invasioni. Non sarebbe stato da farci caso, in fondo questo succedeva da prima della nascita di Kazi. Ma Kairi, che aveva a che fare coi mostri quotidianamente, aveva notato che non erano più gli Heartless a comparire in città, ma gli Unversed. Quasi nessuno se ne era accorto, perché era la principessa che aveva il compito di occuparsi degli invasori. E lei, ogni giorno che passava, vedeva le incursioni aumentare.
‘Perché ci sono tutti questi Unversed? Di sicuro Sora, Riku e gli altri non sono ancora riusciti a sconfiggere Master Xehanort … certo, se ci fossero riusciti, sarebbero già tornati a casa da un pezzo …’
La ragazza era sempre più impaurita da quei mostri che aumentavano di numero in modo esponenziale, anche se cercava di non darlo a vedere a Kazi, per non spaventarlo. Aveva timore che i nemici potessero attaccare in massa il regno da un giorno all’altro. Cercando consiglio, aveva chiesto a Merlino, che le aveva spiegato quanto fossero pericolosi gli Unversed.
“Sono degli antichi mostri oscuri, dotati di corpo e cuore, ma senz’anima. Sono molto più potenti e veloci degli Heartless, e sono crudeli come loro, se non di più. Kazi è capace di combattere, certo, ma un Unversed medio sarebbe capace di uccidere un bambino di cinque anni come lui in pochi secondi. Hai visto che zanne che hanno? Un morso alla gola e via. Quindi, Kairi, è importantissimo che Kazi sia sempre in compagnia di qualcuno; ora più che mai non lasciarlo andare in giro da solo, e se nessuno può accompagnarlo tienilo in casa. Hai capito?”

Quel discorso aveva fatto il suo effetto. Kairi era sempre più protettiva nei confronti del suo bambino, certe volte neppure dormiva la notte per paura che gli Unversed potessero assalirli mentre dormivano. Per fortuna questo ancora non era mai successo, ma Kairi stava sempre peggio. La consapevolezza di avere la vita di un intero regno sulle spalle, in questo periodo di incertezza e paura, stava incominciando a pesarle, e purtroppo lei non aveva nessuno che la proteggesse, la consolasse e la aiutasse. Doveva fare tutto da sola, e questo le stava spezzando i nervi.

Nonostante questa paura, un pensiero ricorrente di Kairi era quell’attacco di luce pura che Kazi aveva sfoderato l’unica volta che erano stati nel mondo di Tron: Kairi sapeva bene di non esserselo immaginato, ma non riusciva a capire come mai Kazi non lo avesse più usato, nonostante i ripetuti allenamenti. Allora aveva incominciato a pensare che quello era stato un attacco involontario, suo figlio non l’aveva fatto apposta a usarlo.
‘Bene’, aveva allora pensato ‘se non vuoi usarlo tu da solo, allora te lo farò usare io.’
Ultimamente aveva quindi preso ad allenare lei stessa Kazi con maggiore severità e sottoponendolo a sforzi maggiori, in modo che, preso dallo sfinimento, si decidesse una buona volta a liberare il suo potere di luce. Ma non ci fu verso di farglielo rifare una sola volta. Kairi era un po’ demoralizzata, non voleva che Kazi imparasse a usare quell’attacco per interesse personale, ma perché in questo modo, con un’eventuale invasione sarebbe riuscito a difendersi meglio. Ma Kazi sembrava non voler collaborare, così la madre dovette per forza lasciar perdere: perché sottoporre un bambino a uno sforzo eccessivo inutilmente?
Per fortuna il periodo dell’anno a venire era uno dei migliori: infatti fra poche settimane sarebbe arrivato il Natale. L’aria di festa incominciava a farsi sentire anche per lei, e questo le attenuava un po’ l’ansia.

Quanto a Kazi, non ricevendo la risposta che cercava, in poco tempo aveva lasciato perdere e ora non pensava più al fatto che un papà non ce l’avesse, al contrario dei suoi amici. E, col Natale che si avvicinava, ora la sua mente e i suoi pensieri erano occupati solo dai desideri che hanno tutti i bambini nel periodo pre-natalizio: ricevere i dolci dagli amici di famiglia, le vacanze, la neve, l’albero di Natale, il cenone natalizio, i regali …
Incredibilmente, l’aria natalizia di quell’anno aveva contagiato anche Leon, che ora era quasi gentile con Kazi, e lo stesso valeva per Cloud. Yuffie era come al solito, tanto lei era festosa in qualunque periodo dell’anno. Perfino i Gabbiani avevano ripreso a farsi vedere più spesso in giro per fare gli auguri ai cittadini, proprio loro che non amavano mostrarsi troppo e preferivano cercare sfere per conto proprio. E Mog … Mog era sempre Mog: irritante come al solito. Ma a Kazi stava benissimo com’era, il Moguri era l’amico che non avrebbe cambiato con nessun altro; Kazi riteneva che fosse proprio il caratteraccio dell’animaletto a renderlo così irresistibile, e non voleva che la personalità di Mog cambiasse, anche se era Natale, il periodo dell’anno in cui tutti sono più buoni.

Arrivò la prima nevicata, di domenica, per fortuna: Kazi, quando si svegliò e vide il mondo esterno interamente bianco, si alzò di scatto, e senza aspettare nessuno corse di fuori e spiccò un balzo nella neve che ricopriva il giardino interno, alta mezzo metro. Mai Kazi era stato felice come in quel momento. Ma ci pensò Mog a rovinarglielo. Infatti arrivò di volata e si mise a gridare come suo solito.
“Kazi, kupò, cosa fai qui fuori con questo freddo a quest’ora, kupò?”
“Oh, stai un po’ zitto!” gli gridò il principe di rimando, e gli tirò una palla di neve in testa.
Questa era dichiarazione di guerra! Mog, gridando selvaggiamente, gli si slanciò addosso in picchiata, e insieme cominciarono una lotta furibonda per avere la meglio; ma ogni colpo e ogni palla di neve era scandita da una risata, e i due si divertivano come solo due cuccioli sanno fare.
Kairi, attirata dalle urla, andò a vedere con ancora la camicia da notte addosso chi mai facesse così tanto chiasso alle sette di mattina, e quando riconobbe la voce del figlio, si mise a correre verso il giardino, temendo che gli Unversed lo avessero catturato. Ma quando vide il motivo delle grida sospirò di sollievo.
 “Kazi, cosa ti salta in mente?! Esci così senza neanche vestirti … ti prenderai un accidente a rotolarti così nella neve!”
Solo dopo che ebbe coperto Kazi con quattro maglie lo mandò fuori a giocare con Mog. E Mentre li osservava dal portico, mentre si facevano le capriole, si lanciavano giù dagli alberi atterrando nella neve soffice, e si lanciavano palle di neve addosso, si mise a guardare il cielo, pensierosa.
‘Qui non ci manca niente … mancate solo voi … Oh, spero che la guerra finisca presto …’
Ma alla fine decise per una buona volta di smettere per un po’ di pensare a Sora, Riku e tutti gli altri. Stavolta era ben decisa a vivere il Natale felicemente insieme a suo figlio e alla sua nuova famiglia.

Note Mie: Niente combattimenti nel prossimo capitolo! Il prossimo capitolo si festeggia il Natale anche al Radiant Garden, e sarà un capitolo "tranquillo". Ah, tanto per dire una cosa che non c'entra niente: avete visto le nuove Scan di BBS, dove Kairi piccolina e "sua sorella" Aqua sono insieme nel Radiant Garden? (anche se nella storia vera non sono sorelle, lo so). Non sono carine tutte e due insieme?*_*
Beh, ciao ciao, e ci vediamo al prossimo capitolo!
   
 
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