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Autore: Freya Crystal    11/12/2009    3 recensioni
Storia conclusa. Ha inizio il sequel^^
"Dopodomani ce ne saremmo andati via da Forks. Speravo di dimenticare Bella,di colmare il vuoto che mi avrebbe procurato lasciarla,grazie ad Esme e alla mia famiglia.
Sia io che mio figlio eravamo stati rapiti da quella ragazza, e avevamo entrambi preso la decisione di dirle addio,per proteggerla,perché l'amavamo."
Quando l'anima di un'umana si trova divisa in due.
Quando un sentimento assopito dentro di lei diventa incontenibile,e ha assoluto bisogno di scoppiare fuori e di sommergere tutti gli altri.
E se Edward non fosse quello giusto per Bella?
Quando ami qualcuno,ed egli diventa l'acqua della tua vita,riesci ad accettare di perderlo? Riesci ad accettare l'idea di dimenticarlo per il bene delle persone intorno a te?
Forse si...ma in quel caso inizieresti a morire poco per volta...
Genere: Triste, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Carlisle Cullen, Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'Eternità alle porte'
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Importante:ho dovuto ripostare il capitolo perché i dialoghi erano spariti. Spero che adesso sia tutto a posto. Grazie a chi mi ha avvisato!!

Capitolo 3



-E' stata una fortuna riuscire a trovarti così facilmente.-
Nonostante la pioggia,riuscii a vedere chiaramente l'espressione di Victoria: gongolava di pura,sadica,soddisfazione. Stava già pregustando l'idea di potermi torturare e uccidere a suo piacimento.
-Non ti hanno insegnato che non fa bene portare rancore?-,le chiese Alice.
E adesso come avremmo fatto a liberarci di lei? Di certo prenderla in giro non ci avrebbe salvate. Stavo per morire,eppure i miei pensieri erano rivolti esclusivamente a Carlisle ed Edward. Si erano già incontrati? E soprattutto,quale sarebbe stata la causa che avrebbe scatenato la loro lotta? Sempre che non fosse già iniziata...o finita.
No,non dovevo neanche pensarlo.
-Non rompere Victioria! Torna un'altra volta ad uccidermi. Adesso ho cose più importanti a cui pensare che farmi ammazzare da te!-
Erano la rabbia e la disperazione a darmi la forza di provocarla.
Scoppiò in una fragorosa risata,mentre misurava il terreno a passi ampi e decisi. -Come siamo simpatiche. Non vi ricordavo così spiritose. Piuttosto,parliamo di cose serie: da dove preferisci che io cominci? Quali ossa vogliamo rompere e spezzettare per prime? Ovviamente,la tua amica è la benvenuta,se desidera mettersi in lista d'attesa!-
Victoria rise nuovamente,mentre la pioggia cadeva fitta sul suo viso e i tuoni ruggivano nel cielo squarciando l'aria.
Quella notte,me ne sarei andata sotto di un cielo senza stelle,pensai malinconicamente.
-Bella,cerchiamo di guadagnare tempo.>>,sussurrò Alice al mio fianco. Per la prima volta in tutta la mia vita apprezzai la violenza di un temporale,grazie al quale si poteva parlare senza la paura di essere sentiti.
-Se ci muoviamo parecchio smuoveremo il nostro odore e ci sarà la speranza che gli altri ci vengano incontro.-
Ascoltavo ogni parola,rigida come un blocco di marmo,nel panico totale.
- La vendetta è un piatto che va servito freddo. Faremo un gioco molto divertente,inutile umana! Vedrai,la tua amica sarà deliziata dallo spettacolo! Potrei offrirle qualche avanzo,se mi chiedesse il permesso.-
Victoria si leccava le labbra,gli occhi color del petrolio fissi su di me,che scintillavano nel buio come due schegge di cristallo nero.
-Perché non diamo subito inizio alle danze,invece di girarci tanto attorno?-
Vidi Alice scattare in avanti alla rapidità della luce,non appena ebbe finito di pronunciare quella frase. Udii un ringhio felino e feci appena in tempo ad intravedere una macchia spostarsi altrettanto fulmineamente,che,realizzai poco dopo,era Victoria.
Le due vampire si erano date all'assalto,avventandosi l'una contro l'altra.
Ero paralizzata dalla scena. Sospese a mezz'aria le due sembravano veramente danzare,in un groviglio di braccia,gambe e unghie. Quella era la danza della morte.
Smuovere il nostro odore?? Cosa dovevo fare? Come potevo rendermi utile? Victoria ci aveva visto giusto:io ero solo un'inutile,semplice umana. Iniziai a correre sulla terra fangosa e appiccicosa,prima a destra,poi a sinistra,rischiando continuamente di scivolare. Era buffo pensare che ero ancora in grado di fare uso di ironia: se non mi avessero spezzato le ossa,sarei morta di polmonite. Una fine valeva l'altra. Ma ciò che mi faceva più male era il fatto di aver coinvolto anche Alice.
Era terrificante sentire il rumore di unghie che squarciavano la carne fondersi con quello dei tuoni,dei fulmini e della pioggia scrosciante che dominavano il tetro paesaggio intorno a me.
Alice e Victoria urlavano fameliche,più selvagge e incontrollate che mai. Si tiravano calci al petto,si artigliavano le braccia,la schiena e le guance,si tiravano i capelli e si prendevano a pugni in testa.
E io continuavo a correre,sentendomi sempre più ridicola e impotente,sovrastata dalle due figure inumane che si stavano scannando sopra di me.
La rossa ringhiava collerica.
-Non è te che voglio,stupida! Fatti da parte!-
Poi la sentii urlare,Alice aveva ficcato i denti aguzzi nel suo collo e l'aveva morsa. Mi faceva impressione vedere la piccola vampira così...così animalesca.
Poi la situazione precipitò a suo sfavore. Victoria evidentemente non aveva gradito il suo gesto. Per scrollarsela di dosso le piantò le unghie negli occhi,cercando di sfregiare la sua splendida pelle marmorea,poi le sferrò una ginocchiata nel petto,l'afferrò per i corti capelli corvini e la spinse giù,verso la terra.
Alice fece un balzo degno di un'atleta professionista e si rimise subito in piedi.
-Bella,corri corri corri!- mi ordinò.
Victoria la spedì nuovamente con il muso per terra con una sberla e avanzò inesorabilmente verso di me. Mi sentii soffocare,quando due braccia solide mi bloccarono le spalle da dietro. Mi arrivò una ventata dall'inconfondibile puzzo di sangue: era il suo fiato sul mio collo.
Strizzai gli occhi,aspettando di sentire i suoi denti bucarmi le vene. Ma non accadde. Alice era ripartita alla carica.
-Togliti maledetta!-,le urlò agitandosi in groppa a lei,le unghie che le graffiavano le spalle e la schiena,mentre la mordeva senza darle tregua.
Inciampai e finii in ginocchio. Strisciai via dalle due poco prima che mi arrivasse un calcio in piena faccia.
Ripresi a correre. -Aiutooooooooooooo!! AIUTO!...AIUTO!-,gridai.
Quanto avrebbe potuto resistere la piccola Alice contro la sviluppata e muscolosa Victoria? Appariva così fragile a confronto...
Ma entrambe erano intenzionate a non cedere,il loro spirito guerriero dominava i loro sensi e il loro istinto,spingendole ad attaccare,aiutandole a trovare una nuova forza in ogni colpo che incassavano,paravano e sferravano.
-Aiutateci !!,urlavo tra le lacrime. Poi intravidi un barlume di speranza: arrampicarmi in cima alla roccia e dare l'allarme sulla strada. Spiegare come due “donne” si stessero sbranando durante un temporale,in riva ad un fiume,non aveva importanza in quella circostanza. Incespicai,mi strappai i pantaloni dalla foga che ci misi per rialzarmi. Con le unghie cercavo di arpionare l'erba bagnata per trovare un appiglio e salire in cima al basso pendio. Cercavo di non badare alle grida delle due vampire,troppo terrorizzata all'idea di voltarmi e di assistere ancora alla loro lotta. Non fui più in grado distinguere le loro voci. I miei tentativi furono inutili,non riuscii nemmeno a risalire di un metro.
-AIUTO! AIUTO! AIUTOOOOOOOO!-
Le mie corde vocali avrebbero potuto spezzarsi. Poi udii un urlo disumano che mi fece voltare la testa di scatto. Tra la furia della pioggia,vidi Alice in ginocchio,in netto svantaggio. Victoria le afferrò un braccio e glielo girò dietro la schiena,le diede quattro calci sul mento,le sferrò una gomitata in testa e,insoddisfatta,la costrinse a distendersi sul suolo bagnato,premendo lo stivale sul suo petto.
-Nooooooooooo!!!-,supplicai.
Nessuno ci sentiva. Nessuno ci avrebbe mai sentite.
-Schifosa bambolina di porcellana! La pagherai cara!-
Victoria tempestò Alice di calci in piena faccia. La vidi ripiegare le braccia come un fiore bagnato da un'ondata d'acqua troppo violenta. Cacciò un ultimo,straziante grido di dolore. A quel punto la rossa intuì di averla messa al tappeto,la rivoltò faccia in giù,e con una pedata la fece rotolare lontano.
Mi sentii svenire. "Ti prego,muoviti. Muoviti,muoviti...Avanti! Ti devi muovere!",mi ripetevo dilaniata dal terrore e dallo shock.
Ma Alice non si muoveva. Il suo corpo bagnato,ammaccato e sporco di fango,giaceva immobile a terra,come una vecchia bambola di pezza abbandonata dalla sua proprietaria. Le braccia avevano assunto una strana angolatura,le gambe erano incrociate una sopra l'altra. Sembrava finta.
Anche a quella distanza,vidi che il suo petto era fermo,non si abbassava e non si rialzava.
La consapevolezza che quello schifo fosse dannatamente reale,arrivò spietata e veloce al mio cervello. Non riuscivo neppure a piangere,o a tremare. Il cuore perse parecchi battiti.
E avrei tanto voluto che si arrestasse in quell'istante.
Alice era morta.

*******

Diedi uno sguardo all'orologio appeso alla parete: erano le otto in punto. Mi trovavo nel mio studio,seduto alla scrivania a riordinare le liste dei miei pazienti. Come ogni sera,nonostante il mio orario di servizio fosse terminato,non riuscivo ad indossare il cappotto e schizzare subito fuori dalla clinica. Se  potevo fare altro di utile,non esitavo a mettermi immediatamente all'opera. Era piacevole stare in quella stanza ad ascoltare il rumore del temporale che imperversava al di fuori,con la consapevolezza che il tempo che spendevo avrebbe potuto garantire la salute e la salvezza di altre vite. Fino a pochi minuti prima avevo ricevuto parecchie telefonate da madri preoccupate per i loro figli,che erano stati colpiti dalla classica influenza autunnale,e mi ero impegnato a tranquillizzarle e prescrivere loro ricette mediche. Ma spesso ricevevo telefonate anche da pazienti che in realtà non avevano un motivo valido per chiamare,principalmente donne divorziate o single,che miravano a ben altro che ricevere un consiglio sulle migliori pasticche per tosse o sulla più efficace medicina per il mal di testa. Fortunatamente ero bravo a conciliare quel tipo di conversazioni in fretta,così che non compromettessero il mio lavoro. Non ero il tipo interessato ad andare a donne o a farsi desiderare. Nella mia testa esisteva solo Bel...
Un momento. Esme.
Si,Esme. Esisteva solo lei nella mia testa.
Sospirai.
Da giorni non riuscivo a trovare tregua. Da giorni non riuscivo a fare altro che pensare a lei.Isabella Swan.
Bella ed Esme.
Esme e Bella.
I loro nomi giravano come due trottole fra i miei pensieri,invadendoli intensamente e passionalmente.
Come potevo fare soffrire entrambe?
Appoggiai la penna sulla scrivania. Mi sentivo stanco,stanco come non mi era mai capitato da quando ero diventato un vampiro.
Dopodomani ce ne saremmo andati via da Forks. Speravo di dimenticare Bella,di colmare il vuoto che mi avrebbe procurato lasciarla,grazie ad Esme e alla mia famiglia.
Sia io che mio figlio eravamo stati rapiti da quella ragazza, e avevamo entrambi preso la decisione di dirle addio,per proteggerla,perché l'amavamo.
Era incredibile. Quell'umana aveva qualcosa di speciale e misterioso. Come poteva aver stregato due vampiri?
Bella Swan in apparenza sembrava una ragazza comune,ma in realtà nascondeva dentro di se un mondo capace di esercitare un fascino e un'attrattiva inspiegabili anche per le menti più intuitive e perspicaci. Dentro di se racchiudeva qualcosa di insolito,qualcosa che ancora non ero riuscito a comprendere. Ma non era la curiosità di scorrazzare tra i suoi pensieri che mi attirava verso di lei. Era di più,molto di più. Si trattava di qualcosa di irrazionale,impossibile da spiegare. In tutti quegli anni,mai nessuna donna o ragazza che fosse,mi aveva travolto da una corrente di desideri ed emozioni indescrivibili come lei. E controllare il mio sentimento diveniva di giorno in giorno sempre più faticoso,arduo,e insopportabile.
Ciò che provavo per Esme poteva competere con ciò che provavo per Bella? Io e mia moglie eravamo legati da una catena indissolubile fatta d'amore e vita condivisa. Erano tanti gli anni che avevamo trascorso insieme.Eppure qualcosa era cambiato. Da parte mia,niente era più come prima:tutto era stato stravolto da...lei.
E se avessi lasciato Esme per Bella,in futuro avrei rifatto la stessa cosa incontrando un'altra?
No,avevo la certezza di aver trovato l'anima a cui sarei rimasto legato per l'eternità. Ma la pecca era che non potevo concedermi di amarla.
Abbandonare Esme era fuori discussione. Non ne sarei stato capace. Non potevo distruggere i sentimenti coltivati in quegli anni con lei. Non volevo distruggere mia moglie. Non ero un mostro.
E allora cosa dovevo fare?
Mio figlio si stava comportando saggiamente. Aveva scelto di soffrire,di abbandonare il suo amore per garantirne la sicurezza e la felicità,magari accanto ad un'altro uomo.
E io avrei dovuto fare altrettanto. Avrei dovuto fare anch'io quel sacrificio,com'era giusto che fosse.
Per Esme,per Bella,per me stesso,per tutti.
Qualcuno bussò alla porta interrompendo la mia pausa meditativa. L'odore di quella presenza mi era familiare,anzi,inconfondibile. Era Edward.
-Vieni pure.-
Lo vidi entrare nello studio e cercare di fare un sorriso,ma il dolore che traspariva dagli occhi tradiva la maschera di serenità sul suo volto angelico.
- Non riesci proprio a venire via,eh? Saresti capace di dormire qui dentro ogni notte.-,mi si rivolse,sfoggiando un'altro sorriso.
-Hai ragione...Sei venuto a farmi visita?-
Edward,rimasto in piedi,percorreva ogni oggetto presente nella stanza con il suo sguardo magnetico,come a voler dimostrare che era tranquillo e che poteva fare le cose con calma. Ma io conoscevo mio figlio,sapevo che in quel momento era terribilmente impaziente.
-Se vuoi,ti puoi sedere- lo incoraggiai,e gli indicai la sedia di fronte alla mia scrivania,- Abbiamo tutto il tempo che vogliamo per parlare.-
Edward aveva bisogno di conforto e di consiglio. L'indomani avrebbe dovuto trovare il coraggio di dire addio alla ragazza che amava. Non era una faccenda da poco...
Lui mi fissò con gratitudine,un grazie sussurrato dal suo sguardo,e si accomodò a sedere.
- Non ce l'ho fatta ad aspettare. E poi volevo parlare solo con te,meglio farlo qui che a casa.-
-Non devi scusarti.-,cercai di calmarlo,col mio solito tono comprensivo e rassicurante.
Non sopportavo l'idea di tenere nascosto qualcosa a mio figlio,specialmente se si trattava di qualcosa d'importante. Come potevo trovare le parole per rasserenarlo,se io stesso ero profondamente tormentato dai sensi di colpa per un amore proibito?
-Carlisle,non sarà facile dirle addio. Dovrò ferirla,sarà inevitabile...-
Edward faticava a parlare e a controllare la voce,fissava la scrivania con sguardo duro e penetrante,il dolore lo opprimeva. Credevo di capire come si sentisse: sentiva ogni particella del suo corpo pervasa dalle fiamme.
Più osservavo mio figlio,più vedevo quanto fosse buono,leale e…puro.
E io? Non potevo accettare di tacere per sempre. Perché così ogni mia parola sarebbe stata falsa. Come potevo dirgli che il gesto che stava per compiere lo ritenevo nobile e ammirevole?
-Si,dovrai ferirla,se questo servirà a garantirle la possibilità di vivere la sua vita. Edward,gli ostacoli da superare,i sacrifici,e le sofferenze...sono infiniti. Ma dietro di essi vi è sempre un barlume di speranza che ci esorta a non mollare. L'esistenza è una sfida continua,solo gli eroi possono condurla,e un eroe è colui che,nel giusto,prosegue il suo percorso senza arrendersi,anche con la paura continua di fare una scelta sbagliata o di incontrare qualcosa di spiacevole lungo il suo percorso.-
Il mio era stato un discorso contorto,ma Edward sembrava avere capito perfettamente cosa volessi dirgli,ciò che in fondo volevo dire anche a me stesso.
-Ti osservo ogni giorno. Ed è con orgoglio che ti vedo capace di agire sempre nel giusto e con onestà. Perciò ti chiedo di ascoltare quello che sto per dirti,perché io,in qualità di tuo padre,non voglio essere da meno.-
Sapevo che l'indomani Bella avrebbe confessato cosa c'era stato tra noi,me lo sentivo,perché anche lei non avrebbe potuto vivere col rimorso di avere mentito. Non avevo idea di come avrebbe agito Edward,ma sicuramente sarebbe stato un brutto colpo per lui,scoprire che la ragazza che amava aveva intessuto un profondo legame con...suo padre,sempre se meritavo di autodefinirmi come tale. Edward amando Bella più della sua stessa esistenza,la vedeva incapace di ferirlo-se non con l'intenso amore che lei gli donava-,innocente,fragile e pura: sarebbe stata una pugnalata al cuore scoprire di non essere l'unico,che per lei c'era qualcun'altro.
Forse,in un impeto di collera,avrebbe potuto fare del male a Bella. Io invece avrei saputo difendermi.
- Edward,quando avrò finito di parlare,potrai fare quello che vorrai.-
Ero deciso,non sarei più tornato indietro.
-La sera del compleanno di Bella,mentre la stavo medicando,c' è stato un bacio fra noi. Ed è tutta colpa mia per ciò che è successo,l'ho tentata.-
Anch'io,proprio come voleva fare mio figlio,dovevo proteggere quella ragazza e prendermi tutta la colpa.
Il mondo intorno a noi si era fermato,esistevamo solo io ed Edward,seduto di fronte a me,con espressione esterrefatta.
- Non ti chiedo di perdonarmi. Se vuoi farmi del male ho solo una favore da chiederti: non qui,non in questo posto-
Il tono della mia voce era deciso e sostenuto.
Mio figlio era immobile come la statua di un angelo,uno splendido angelo straziato dal dolore. Gli occhi gli si erano svuotati,ogni loro emozione era svanita come fumo disperso nell'aria. Edward era una maschera senza vita.
Poi,come se qualcuno lo avesse prima ibernato,e in seguito rimesso in funzione premendo un tasto nascosto al suo interno,reagì alla notizia scioccante. Le emozioni dilagarono in lui come la corrente di un fiume,che bloccato da un enorme tappo,finalmente poté ricadere in picchiata e sfociare sottoforma di una cascata impetuosa.
Gli occhi dorati palpitarono di dolore,diventando due pietre di oro liquido,per poi tingersi velocemente di un nero abissale. Odio puro inciso nello sguardo. Pugni stretti fino a spezzarsi i tendini. Respiro affannoso. Ira ceca a sconvolgergli la mente e a surclassargli la ragione.
Davanti a me c'era un vampiro completamente nuovo:selvaggio,feroce,pericoloso...dannato. E che agiva d'istinto.
La scrivania mi fu scaraventata addosso. Agilmente feci un balzo,per evitare di finire schiacciato e mi ritrovai dietro di lui. Le schegge della finestra in frantumi si riversarono in una pioggia di vetro sopra il suo corpo,come minuscoli diamanti scintillanti,che non scalfirono la sua pelle di adamantio nemmeno di un millimetro.
Con un gesto secco mi tolsi il camice che mi impediva di muovermi liberamente.
- Edward,se vuoi ammazzami:ma non qui dentro. Pensa ai pazienti!-
Inutile,non mi ascoltava,ed era troppo impegnato a colpirmi per rispondere anche solo con un ringhio. Dovevo portarlo fuori di lì.
La nostra forza era a parità di livello. Mi afferrò la testa con le dita e iniziò a premere con violenza. Per allontanarlo fui costretto a tirargli un calcio.
Non ottenni alcun risultato. Sbalzato di qualche metro si aggrappò al muro che prese a sgretolarsi dove lui si era appoggiato,poi mi si scagliò contro con furia omicida.
Tentavamo di bloccarci,i denti dell'uno che tentavano di penetrare nel collo dell'altro.
Stavamo distruggendo lo studio.
Sempre con l'intenzione di azzannarci,rovesciammo qualcosa di enorme,anche se non  riuscii ad udire cosa. Edward mi mordeva e mi sferrava calci allo stomaco,in un vortice di oggetti e mobili distrutti.
Saltò la luce. Lottavamo nel buio,ringhiando,circondati dal caos e dalla distruzione che avevamo creato. Un pugno mi colpì in piena faccia e barcollai. Mi ritrovai a terra e dovetti incassare due calci.
-BASTARDO!-
Una voce roca,intrisa di ira e odio. Lo afferrai per le gambe per fargli perdere l'equilibrio. Il risultato fu che mi si avvinghiò addosso come un serpente e mi morse nuovamente lungo il collo e le spalle.
Soffocai un gemito di dolore e premetti le mie mani sulla sua gola,tentando di rimettermi in piedi.
Poi un colpo secco. Una voce squarciò l'aria e parve assorbire il tempo e i nostri sensi.
-NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO! FERMI!!!-


*********

Spazio dell'autrice: un capitolo un tantino movimentato,non vi pare?^^ E che dire del mio aggiornamento lampo!? Non ci credo nemmeno io! Ma purtroppo devo avvisarvi che per il prossimo capitolo dovrete attendere molto più a lungo :( Spero non mi abbandonerete. 
Grazie infinite alle persone che mi stanno motivando e spingendo a proseguire: 

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E' fantastico!!^^ E ovviamente coloro che hanno recensito lo scorso capitolo!!:
SIXY: *_* che entusiasmo straordinario! Quanti complimenti che mi fai!! Ti è piaciuto l'aggiornamento lampo?^^
AshG: ahahahahah,ti giuro che ho riso per dieci minuti leggendo le ultime righe della tua recensione,per quanto erano divertenti,ma allo stesso tempo piene di sentimento. Mi hanno fatto capire quanto ti piaccia Carlisle...siamo sull stessa barca,consoliamoci!XDXD Eh già,Bella è sfigata. Ma forse riuscirà a trovare la felicità in futuro,chissà... Grazie di tutto.
chiaretta90: un'altra che condivide il fenomeno sfiga-è-un-sinonimo-di-Bella-Swan!! Ahahah, poverina. Comunque ecco qui il seguito ;) Grazie infinite!
BellaSwan1994: hai capito tutto tu! Spero di non averti delusa e grazie per il commento positivo!;)


  
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