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Autore: kokylinda2    13/12/2009    4 recensioni
E se gli eventi in New Moon fossero andati diversamente? Se dopo che Edward se ne fosse andato Bella avesse ricevuto una visita inaspettata da parte di sua 'cugina' e lei le avesse svelato che il mondo non era come lo credeva? Edward diceva che lei non apparteneva al mondo del sovrannaturale. E se ne entrasse a far parte? È un New Moon un po’ diverso. Parte da subito dopo che Edward la lascia.
Tratto dal primo capitolo:
'Fece il punto della situazione: era appena stata lasciata dal vampiro che amava, poi trovata in mezzo alla foresta da sua cugina Gabriella, che aveva solo recentemente conosciuto, portata in California in un nanosecondo, e adesso si stava dirigendo verso una certa 'Antica Signora' con il dono del ‘Risveglio’, scortata da dei Cinghiali Mannari.
La sua vita poteva essere più strana di così?' - Edward/Bella
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Isabella Swan, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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3 - Il Risveglio

Grazie per le recensioni! Ecco il nuovo capitolo! Perdonatemi per il mostruoso ritardo.

Rodney: non ho intenzione di interrompere la storia. So che gli aggiornamenti sono lenti, ma il problema è che ho circa otto storie da scrivere o tradurre al momento, e per questa storia occorrono un bel po’ di ricerche sulla mitologia! Spero che non ti dispiaccia troppo! XD!

Mitika81: sai, trovo che il tuo consiglio possa anche andare … se mi spieghi come vorresti che Dydme entrasse in scena allora userò il tuo consiglio, senno cercherò di trovare da sola un modo, ma mi piacerebbe sapere cosa ne pensi visto che l’idea è tua! A presto! ;D

Elita: grazie per aver recensito, mi ha fatto piacere sapere che ti piace! Non ti preoccupare, Edward subentrerà presto. Non ho la minima intensione di far passare mesi e mesi prima di far comparire i Cullen nella storia! Un bacio, a presto!

Vale_Tvb: so che poteva sembrare un intrigo di nomi. Cerco di far capire attraverso questa moltitudine di nomi che Gabriella conosce tutte le divinità esistenti (anche grazie al suo Dono della Conoscenza) e che la sa lunga … beh, cerco di mettere nel glossario più informazioni possibili. Se hai problemi con un nome, basta dirmelo e aggiungerò delle informazioni extra! Spero ti piaccia il capitolo ;D

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Capitolo 3

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Bella seguì Gabriella nei meandri della casa di Ecate, guardandosi intorno. La casa sembrava comporsi di una serie di stanza circolari che fluivano, in maniera quasi impercettibile, l’una nell’altra. Non incontrarono nessuno lungo il tragitto.

“Dove sono tutti quanti?” chiese Bella.

“C’è soltanto Ecate,” rispose Gabriella con il suo solito tono fluido. Era strano, ma a Bella sembrava che la vampira sapesse sempre che domanda stava per rivolgerle, “I membri dell’Antica Razza sono creature solitarie.”

“Ce ne sono molti ancora vivi?” indagò Bella con una certa curiosità. O avrebbe dovuto temere la risposta?

“Più di quanti credi. La maggior parte non vuole avere niente a che fare con gli homines e raramente si avventura fuori dal proprio Regno d’Ombra. Altri, come gli Oscuri Signori, auspicano un ritorno alle vecchie usanze, e si servono di agenti come Dee per renderlo possibile.”

“E tu?” domandò Bella, “Tu non vuoi tornare alle vecchie usanze?”

“Non ho mai pensato che fossero un gran che,” rispose sua ‘cugina’, “Soprattutto per gli homines.”

Raggiunsero il portone e lo varcarono. Trovarono Nicholas Flamel seduto fuori, su una terrazza di legno incassata in un ramo dell’albero. Sulla terrazza, quattro sedie dallo schienale alto erano disposte intorno a un tavolo circolare, apparecchiato con dei piatti meravigliosamente intagliati e con eleganti coppe e calici di legno. Pezzi di ruvido pane caldo e spesse fette di formaggio erano disposti sui vassoi, e c’erano grandi cesti di frutta – mele, arance e grosse ciliegie – al centro del tavolo. L’Alchimista stava sbucciando accuratamente una mela verde smeraldo con una scheggia di metallo annerito, simile alla punta triangolare di una freccia.

Gabriella scivolò con grazia sulla sedia accanto all’uomo, “Ecate non si unisce a noi?” chiese infilandosi in bocca un pezzo della buccia della mela di Flamel.

“Credo che stia per arrivare. Ma prima di mangiare, Bella va risvegliata,” affermò Nicholas.

Gabriella aggrottò le sopracciglia un momento, pronta a ribattere, ma poi ci ripensò. Il suo Dono le stava mostrando che era la cosa migliore.

“Perché così presto?” chiese Bella nervosa, ponendo la domanda che Gabriella era stata sul punto di fare.

La ragazza stessa le rispose, “Prima lasciamo questo posto e meglio è. Avrai bisogno di ore per abituarti ai tuoi nuovi sensi risvegliati; una notte di riposo ti farà bene. In questo modo domani possiamo partire,” spiegò eloquente.

Bella fu presa da un’ondata di panico. Non era pronta. Assolutamente, e aveva paura.

“Non ti preoccupare. Non fa male,” la rassicurò Nick con un sorriso.

Bella deglutì. Sentiva un nodo alla gola.

“Bene, è giunta l’ora,” affermò una donna anziana da dietro di loro. Flamel e Gabriella scattarono in piedi. Confusa, Bella fece lo stesso.

Davanti a loro c’era una versione molto, ma molto più vecchia della ragazzina che aveva visto quella mattina. La somiglianza era evidente, ma Bella trovava che fosse probabilmente la nonna. Era alta,ma avanzava china, procedendo con grande cautela lungo il ramo che conduceva alla terrazza e appoggiandosi a un bastone intarsiato, alto almeno quanto Bella. Il volto era un intreccio di rughe sottili e gli occhi profondamente infossati emanavano un singolare bagliore giallo. Era calva, e Bella notò che il cuoio capelluto era ricoperto di sinuosi e intricati tatuaggi.

Flamel si avvicinò, cominciando a parlare in una lingua antica e melodiosa, che però Bella non riusciva a comprendere. Gabriella probabilmente già ‘sapeva’ di cosa stavano discutendo e si avvicinò alla ragazza.

“Quella è Ecate,” spiegò pacata.

Bella sgranò gli occhi, “M-ma …. Come …?”

Gabriella sospirò, “Davvero, cosa pensavi quando ti ho detto che era la Dea dai Tre Volti? Fanciulla all’alba, matrona di pomeriggio, e vegliarda la sera. È un circolo che continua a ripetersi, ogni giorno. Ecate vive tutta la sua vita in ventiquattrore, sempre, per secoli e secoli. Per questo questa mattina era una ragazzina e adesso, beh, vecchia. Ma il suo potere non va comunque sottovalutato.”

Bella annuì, non sentendosi in grado di utilizzare la voce. Poi Flamel si voltò verso di loro e fece cenno di seguire la Dea.

L’Alchimista, Gabriella e Bella seguirono Ecate all’interno dell’albero.

-

L’interno della camera era buio. Si erano inoltrati in una specie di antro enorme e poi Gabriella e Nick le avevano detto di proseguire da sola con la dea. Gli occhi di Bella cercavano di adattarsi alla penombra.

“Dovresti essere onorata,” disse la voce di Ecate dall’oscurità, “Non risveglio un figlio di homines da molte generazioni.”

“Chi … “ cominciò Bella, ma poi la sua voce s’incrinò. Diede un colpetto di tosse secca e provò di nuovo, “Chi è stato l’ultimo umano che hai risvegliato?” era decisa a non mostrare paura.

“È stato diverso tempo fa, nel Dodicesimo secolo, secondo la tua misurazione del tempo, un uomo della terra di Scozia. Non ricordo il suo nome.”

Bella seppe istintivamente che Ecate stava mentendo, “Cosa gli è accaduto?”

“È morto,” la ragazza udì una curiosa risata stridula, “Ucciso da un chicco di grandine.”

“Dev’essere stato proprio un gran chicco,” affermò Bella.

“Oh, sì, lo era,” mormorò Ecate. In quel momento Bella capì che la Dea c’entrava qualcosa con la misteriosa morte dell’uomo. Le sembrò, all’improvviso, quasi una bambina viziata e vendicativa.

“E adesso che succede? Devo stare in piedi o distesa?” domandò Bella, cercando di mostrarsi coraggiosa.

“Non dovrai fare niente,” la fulminò la dea, “E questo non è il genere di cosa da farsi alla leggera. Per migliaia di generazioni, voi homines avete deliberatamente preso le distanze da quello che ridicolizzate con il nome di magia. Ma la magia, in realtà, non è altro che l’impiego dell’intero spettro dei sensi. Gli homines hanno interrotto ogni contatto con i loro sensi.”

 Bella si accorse che Ecate aveva preso a muoversi intorno a lei. Non poteva vedere gli spostamenti, ma seguiva il suono della sua voce.

“Un tempo l’umanità aveva bisogno di tutti e cinque i sensi soltanto per sopravvivere,” ci fu un lungo silenzio, poi, quando la dea parlò di nuovo, era così vicina che il suo fiato mosse i capelli di Bella, “Ma dopo il mondo è cambiato. Danu Talis è sprofondata fra le onde, l’Età delle Lucertole è finita, è giunta l’Era del Ghiaccio, e gli homines sono diventati … sofisticati,” pronunciò la parola come un’imprecazione, “Gli homines sono diventati insolenti e arroganti. Hanno scoperto di non aver bisogno di tutti i loro sensi e, a poco a poco, li hanno perduti.”

“Stai dicendo che abbiamo perso i poteri della magia perché siamo diventati pigri?” chiese Bella.

Ecate rispose con tono piuttosto mite, quasi gentile, “Quello che voi chiamate magia non è altro che un atto dell’immaginazione acceso dai sensi e poi plasmato dal potere dell’aura. La tua aura è potentissima. L’Alchimista ha ragione: potresti diventare il più grande mago che il mondo abbia mai conosciuto. Ma il problema sta proprio qui,” continuò la dea. La stanza si stava schiarendo e Bella ora riusciva a vedere la sagoma della donna, “Gli homines hanno imparato a fare a meno dei loro sensi. Il cervello filtra così tanti dati dalla coscienza che vivete in una specie di nebbia. Quello che posso fare io è risvegliare i tuoi poteri sopiti, ma il pericolo molto reale è che i tuoi sensi si possano sovraccaricare,” Si fermò e poi chiese: “Sei disposta a correre il rischio?”

Bella esitò per un attimo,”Sono pronta,” affermò in fine.

“Allora cominciamo. Come si chiama la tua famiglia? E qual è il nome dei tuoi genitori?”

“Swan … mia madre si chiama Reneé e mio padre Charlie,” rispose Bella prontamente.

Una luce verde divampò e Bella vide il profilo di Ecate. Il volto era ancora immerso nell’oscurità, ma gli occhi riflettevano la luce verde come pagliuzze di vetro levigato. La dea allungò il braccio e posò il palmo della mano sulla fronte di Bella, “Bella, figlia di Reneé e Charlie, del clan Swan, della razza degli homines … “ cominciò in inglese, quindi passò a una lingua meravigliosa e poetica che precedeva l’avvento dell’umanità. Mentre parlava, l’aura di Bella cominciò a risplendere come una nebulosa luce d’argento attorno al suo corpo. A un tratto la ragazza si accorse di non udire più Ecate. Vedeva la bocca della dea muoversi, ma non riusciva a distinguere le parole, coperte dai suoni del suo corpo: il respiro che sibilava entrando dal naso,  il sangue che le fluiva alle orecchie, il battito del suo cuore nel petto. Avvertì una pressione alle tempie, come se il cervello si stesse espandendo, e poi una fitta di dolore lungo la spina dorsale, che si diffuse per tutte le ossa.

La stanza cominciò ad illuminarsi. Ecate – ora più vecchia ancora – era lì, in piedi, il profilo delineato da mutevoli fasci di luci scintillanti. E Bella capì: stava vedendo l’aura della dea. Osservò le luci che vorticavano intorno al braccio di Ecate per poi fluire fino alle dita. Con un fremito di paura, si rese conto che quella luce stava penetrando nel suo cranio. Per un attimo si sentì stordita, disorientata; poi le parole di Ecate tornarono comprensibili.

“ … Io risveglio il terribile potere custodito dentro di te …” la dea spostò le mani sul volto di Bella, il suo tocco simile a ghiaccio e fuoco insieme, “Questi sono i sensi che gli homines hanno abbandonato,” poi premette lievemente i pollici sulle palpebre della ragazza.

“Vedere con acume …”

La vista di Bella sbocciò, e la camera buia divampò di luce, delineando ombre nitide e perfette nei piccoli dettagli. Riusciva a vedere ogni filo e ogni punto cucito della veste di Ecate, a distinguere ogni singolo capello che aveva in testa e seguire la trama delle minuscole rughe intorno ai suoi occhi.

“Udire con chiarezza …”

Fu come se qualcuno le avesse tolto del cotone dalle orecchie. Di colpo, sentiva. Era una sensazione simile alla differenza che c’è fra l’ascoltare la musica nelle cuffie dell’iPod e poi sentire la stessa canzone sullo stereo in camera. Ogni suono era più intenso: i cigolii dell’enorme albero, il rumore prodotto dalle creature invisibili che zampettavano fra le radici, il suo respiro …

“Gustare con purezza …”

Le dita di Ecate sfiorarono le labbra di Bella e la ragazza avvertì un improvviso formicolio sulla lingua. Si leccò le labbra, scoprendo di riuscire persino a sentire il sapore dell’aria – forte e terroso – e a distinguere le goccioline d’acqua nell’atmosfera.

“Toccare con intensità …”

La pelle di Bella prese vita. Le stoffe che le premevano sulla pelle – il cotone morbido della maglietta, quello più rigido dei jeans, i calzini caldi – lasciavano tutte delle impressioni nettissime e diverse sulla sua carne.

“Odorare con intensità …”

Bella vacillò per l’improvvisa esplosione di odori che la travolse, facendole lacrimare gli occhi: i profumi speziati, ultraterreni di Ecate, il sentore avvolgente della terra che la circondava …

Chiuse gli occhi e piegò la testa all’indietro. Colori, odori e suoni la stavano assalendo: più accesi, più intensi, più forti di qualsiasi altra sensazione avesse mai sperimentato prima. A parte il suo amore per Edward. Era così che si sentivano i vampiri dopo essere stati trasformati? Doveva chiedere a Gabriella; lei sicuramente avrebbe avuto la risposta.

Poi qualcosa cambiò. L’effetto dei sensi esaltati era quasi doloroso … no, era doloroso. Faceva male. Le pulsavano  le tempie, le ossa le dolevano, perfino la pelle scottava – era tutto troppo. Quasi di propria volontà, le braccia si sollevarono ai lati … e la ragazza levitò a dieci centimetri da terra.

-

Nicholas Flamel era preoccupato. Lui e Gabriella si erano congedati, lasciando alla dea il tempo di risvegliare la ragazza.

“Allora, come sta andando?” chiese per la decima volta a Gabriella.

La vampira alzò gli occhi al cielo, “Bene,” ripeté di nuovo.

“A che punto sono?” indagò con ansia l’Alchimista. Se qualcosa fosse andato storto …

“Il suo corpo sta cercando di assimilare l’ondata di sensazioni,” spiegò Gabriella calma, sedendosi alla sedia intorno al tavolo rotondo della terrazza. I due erano usciti di nuovo all’aperto subito dopo aver lasciato Bella, “Che fame,” si lamentò la vampira guardando vogliosa la tavola e il cibo sui vassoi.

Nicholas sgranò gli occhi, “Bella sta affrontando il momento più pericoloso del Risveglio, e tu stai qui a pensare al cibo?”

Gabriella scrollò le spalle, “Andrà tutto bene,” disse tranquilla.

“Ma come fai a essere così calma? Non senti neanche un pizzico di nervosismo?” domandò l’Alchimista sbalordito.

Gabriella lo guardò dritto negli occhi. Quelli verdi della vampira erano vuoti, “Io non sento niente Nick. Lo dovresti sapere.”

Flamel distolse lo sguardo sentendosi colpevole. Avrebbe dovuto ricordarsene …

“Non ti preoccupare, sei un homines, è normale per te dimenticare,” affermò Gabriella, sapendo a cosa stesse pensando.

Nicholas continuò a sentirsi colpevole e la guardò mortificato. Poi alzò lo sguardo sulla luna, quasi piena, che rischiarava la serata, osservando creature estinte da secoli svolazzare nel cielo.

-

A chilometri di distanza, nel mondo degli homines, Alice Cullen trattenne il fiato. Aveva una strana sensazione, che però non riusciva ad identificare; era passato un giorno da quando Edward aveva fatto lo stupido e aveva lasciato Bella. Poi suo fratello li aveva lasciati per andare a caccia di Vittoria.

Le aveva tassativamente proibito di anche solo cercare di vedere Bella. Diceva che non dovevano più interferire.

Al momento erano tutti riuniti (tranne Edward che era in America latina) nel salotto della loro nuova casa. Rosalie era piuttosto contenta da come si era risolta la situazione, mentre invece Emmet era deluso dal comportamento di Edward. Per lui Bella era già una sorella.

Jasper non sapeva bene come sentirsi. Era sollevato perché non doveva più essere a stretto contatto con un’umana, colpevole perché l’aveva attaccata, dispiaciuto perché tutti i Cullen stavano male senza Bella, e interdetto perché non sapeva se lui stesso doveva essere triste o contento per il trasferimento.

Carlisle ed Esme erano estremamente dispiaciuti perché l’unica persona che il loro figlio avesse mai amato ,e che ormai consideravano come una figlia, non poteva più essere avvicinata da nessuno di loro per ordine di Edward. Inoltre Edward stesso stava malissimo.

Alice, beh, lei era preoccupata. Anche quando Edward le aveva detto che voleva lasciare Bella, lei aveva continuato a vedere la ragazza come una di loro. Il futuro non era cambiato. Aveva sempre saputo che Bella le sarebbe mancata, ma anche che l’avrebbe rivista. Aveva atteso che Edward fosse lontano per provare a vederla.

Ed era stato allora che aveva trattenuto il fiato. Non la vedeva. Non vedeva niente. Non era come un buco in una visione. Semplicemente, non riusciva ad avere la visione. Era come se Bella non esistesse più.

Tutti i Cullen si era voltati verso di lei, ma Alice non se ne curò. Com’era possibile? Si sforzò di nuovo, ma niente. C’era solo una possibilità. Bella doveva essere morta.

“Cos’è successo Alice?” le chiese Jasper percependo il suo stato d’animo.

Alice non ne era sicura. Avrebbe dovuto dir loro la verità? No, li avrebbe solo fatti star male, “Niente, ho solo visto che Edward si scontrerà con Vittoria,ma lei riuscirà a scappare,” mentì casualmente, cercando di calmarsi.

Gli altri Cullen ripresero a fare ciò che stavano facendo rassicurati. Emmet tornò a guardare la TV, Rosalie a sfogliare dei cataloghi di moda, Esme ad allenarsi in cucina, e Carlisle a leggere dei documenti e dei fascicoli che gli avevano dato all’ospedale.

Ma Jasper continuò a fissarla. Alice non era mai stata molto brava a nascondergli le sue emozioni, e il vampiro sapeva che c’era qualcosa sotto, qualcosa che l’aveva fatta stare male. Alice gli sorrise, cercando di rassicurarlo, ma il sorriso di lei parve una smorfia. Questo non fece altro che farlo preoccupare di più.

Alice sospirò, “Io e Jasper andiamo a caccia, torniamo tra poco,” annunciò prima di afferrarlo per un polso e trascinarlo nel bosco fuori casa. Era notte ormai e la luna, quasi piena, brillava nel cielo. Corsero in silenzio per circa dieci minuti, cercando di mettere quanta più distanza tra loro e la casa.

Infine si fermarono in una piccola radura circondata da alberi, “Cosa succede Alice? Hai avuto una visione?” le chiese Jasper studiandola attentamente.

“No, è questo il problema,” disse Alice. Vedendo l’espressione confusa di Jasper, la vampira aggiunse, “Ho cercato di vedere Bella.”

L’espressione di Jasper mutò in un istante, facendosi quasi di rimprovero, “Sai che se Edward lo venisse a sapere si arrabbierebbe moltissimo, lo sai,” poi però non fu a meno trattenersi, “Come sta? Infondo è passato solo un giorno.”

Alice scosse la testa, quasi disperata, “Non lo so Japser. Non la vedo. Non riesco ad avere visioni che la riguardino. È come se fosse sparita dalla faccia della Terra; è come se non esistesse più,” la voce le si incrinò verso la fine.

Jasper aggrottò le sopracciglia, “Scomparsa dalla faccia della Terra? Ma questo è impossibile!” poi spalancò gli occhi, “A meno che non sia –“

“Morta,” concluse Alice in tono grave, “Edward non lo deve sapere. E neanche gli altri. Ci starebbero tutti male.”

Jasper annuì cupo, “È colpa mia. Se io non l’avessi attaccata, Edward non l’avrebbe mai –“

“Non è colpa tua,” lo interruppe Alice, “Edward è sempre stato riluttante a lasciarla convivere nel nostro mondo. Se non fossi stato tu, allora sarebbe stata Vittoria, o il primo vampiro che sarebbe capitato sul nostro cammino.”

Jasper l’abbracciò. Sapeva che in quel momento Alice aveva bisogno di conforto per la perdita di Bella.

“Pensi che dovrei fare le condoglianze a Charlie?” chiese Alice con voce strozzata dopo un minuto di silenzio.

“Sarebbe carino da parte tua,” replicò Jasper posandole un bacio sulla fronte. L’aria della notte era fredda e pungente, ma loro non sentivano freddo.

“Andrò tra tre giorni,” decise Alice, “Giusto per dare a Charlie un po’ di tempo per digerire la notizia, sarà probabile menti in stato di shock.”

Jasper annuì, “È un ottima idea,” le sorrise calorosamente, “Ora cacciamo qualcosa, ho una sete pazzesca.”

Alice annuì, ancora pensierosa e addolorata, prima di iniziare a correre nella foresta.

-

Dolore.

Questo era tutto ciò che sentiva Bella. Le bruciava la gola, le lacrimavano gli occhi, le pulsavano le orecchie, aveva la nausea e la testa le girava. Era troppo. Tutte quelle sensazione la stavano assalendo in una volta, e per lei era troppo.

Poi, pian piano, sentì il dolore diminuire. No, il dolore non stava diminuendo, era lei che si stava abituando. Stava diventando più forte, più resistente. Appena sembrava essersi abituata al dolore, questo cessava. Perché non poteva cessare prima che si abituasse?

Passarono secondi, minuti, ore, settimane, mesi, anni, decenni, secoli e millenni. O almeno, così le parve.

E poi il dolore cessò.

Ricominciò a prendere coscienza e a ricordarsi degli eventi del giorno. Edward … Gabriella … Nick … Antica Razza … Ecate … Risveglio …

Sotto di lei sentì una stoffa pelosa, piuttosto ruvida, e sotto la stoffa, sentiva qualcosa di rigido e duro. Era su un tappeto? L’aria era fresca e leggermente umida, ma non faceva freddo. Intorno a lei sentiva pochi rumori: il frusciare degli alberi, i versi di creature a lei sconosciute, il rumore del vento … c’era luce, né calda né molto forte, ma c’era.

Alla fine si decise ad aprire gli occhi e a guardarsi intorno. Era sul letto di legno della sua camera, sopra la pelliccia di animale. Era ancora notte e la luce fredda della luna entrava dalla finestra, insieme a una leggera brezza rinfrescante.

Bella sbatté le palpebre un paio di volte. Tutto era così vivido. Le sembrava di essere … viva, per la prima volta nella sua vita. Guardò la stanza, notando particolare che prima non sarebbe stata in grado di vedere. Ogni singola venatura nelle pareti di legno, l’odore di erba tagliata proveniente da fuori, i passi di qualcuno fuori dalla porta …

Si mise a sedere di scatto, attendendo che chiunque fosse entrasse.

La porta si aprì. Era buio, ma Bella poteva comunque vederci benissimo. Non fu minimamente sorpresa quando vide Gabriella sulla soglia. Probabilmente la ragazza aveva saputo che era sveglia grazie alla sua dote.

“Sei sveglia, finalmente. Sono passati trenta minuti, ma sembravano durare in eterno. Ti prego di sbrigarti che non ci vedo più dalla fame!” le disse sua cugina impaziente. La sua affermazione fu accentuata dal brontolio del suo stomaco.

Bella sorrise, “Si, anche io penso di avere fame,” aveva detto ‘penso’ perché non ci capiva più niente. Tutte le sue sensazioni erano mescolata e non riusciva a capire se aveva fame o no.

Si alzò in piedi e seguì sua cugina fino alla terrazza, dove Flamel e la vecchia donna nota come Ecate stavano conversando in una lingua antica e melodica. Quando arrivarono entrambi alzarono lo sguardo e Nick si alzò in piedi.

“Stai bene?” le chiese apprensivo.

Bella annuì con un sorriso rassicurante, “Mai stata meglio in vita mia,” ed era anche vero.

Gabriella e Bella presero posto al tavolo circolare, mentre Flamel si risedeva. Poi comparvero quattro uomini alti e muscolosi con vassoi carichi di cibo, che disposero al centro della tavola per poi tornarsene silenziosamente al loro posto. Gli uomini si somigliavano come fratelli, ma furono soprattutto i loro volti ad attirare l’attenzione di Bella: c’era qualcosa di strano nelle proporzioni. La fronte calava su delle sopracciglia molto folte, il naso era corto e schiacciato, gli zigomi pronunciati, il mento quasi inesistente. Un accenno di denti gialli spuntava da labbra sottili. Avevano il petto scoperto, i piedi nudi e indossavano soltanto gonnellini di pelle, ornati di placche di metallo rettangolari. Petto, gambe e testa erano ricoperti di un’ispida peluria rossiccia.

Di colpo Bella si rese conto che li stava fissando e distolse lo sguardo. Sembravano appartenere a una specie di ominidi primitivi, ma lei sapeva riconoscer l’uomo di Neanderthal e quello Cro-Magnon. Quegli uomini non somigliavano a nessuno dei due. Poi notò che avevano gli occhi azzurri: di un azzurro brillante, con un’espressione di stupefacente intelligenza.

“Sono Torc Allta,” spiegò Ecate.

Bella sobbalzò sorpresa, prima di annuire e poi abbassare gli occhi sul cibo. Prese un boccone di pesce da un grosso piatto di stufato. Gabriella si era riempita il piatto di un infinita di ortaggi, solo alcuni dei quali la homines conosceva. Consumarono il pasto, che Bella trovò delizioso. Ora che poteva sentire il sapore con una così forte intensità, tutto le sembrava più brillante e saporito.

Flamel la guardava di sottecchi mentre mangiavano, con la fronte corrucciata, e poi si decise a parlare esitante, “Penso che sia giunto il momento di spiegarti come stanno le cose,” affermò a disagio.

Gabriella alzò la testa di scatto. Ecate arricciò il naso prima di mangiare un ultimo boccone di cibo, “Penso che sia meglio se vi lascio da soli,” disse alzandosi in piedi. Gli uomini Torc portarono via i piatti vuoti e tornarono nell’albero.

Quando furono soli, Nicholas iniziò a raccontare,”Ti abbiamo risvegliato per un motivo. Abbiamo bisogno del tuo aiuto. Ti ricordi quando ti ho parlato di John Dee?”

Bella annuì, ricordandosi del servitore degli Oscuri Signori.

“Quando era mia apprendista a Parigi e venne a sapere del Codice, Dee cercò di rubarlo, e capii che si era alleato agli Oscuri Signori. Rifiutai di dividere con lui i segreti che conteneva e ne seguì una tremenda lite. Quella stessa notte mandò i suoi primi sicari a uccidere me e Perry, ma ce ne sbarazzammo facilmente. La notte successiva, i sicari che ci mandò erano decisamente poco umani. Così Perry e io prendemmo il Libro, raccogliemmo i nostri pochi averi e fuggimmo dalla città. Dee ci dà la caccia da allora,” spiegò Flamel.

“Dove siete andati dopo aver lasciato Parigi?” chiese Bella curiosa.

“Londra,” rispose Flamel conciso, “Dee riuscì quasi a prenderci nel 1666,” continuò, “Ci scatenò contro un Fuoco Primordiale, una creatura selvaggia e dissennata che per poco non divorò l’intera città. È passato alla storia come il Grande Incendio.”

Bella era a dir poco scioccata. Eccola lì, calma e composta, che ascoltava un tizio che affermava di avere più di cinquecento anni e che parlava di eventi storici come se li avesse vissuti in prima persona. E lei gli credeva pure!

“Dee fu pericolosamente vicino a catturarci nel 1763, a Parigi,” continuò Nicholas, “E poi di nuovo nel 1835, quando lavoravamo come librai a Roma. È stato sempre il mio mestiere preferito,” aggiunse. “Fuggimmo in Irlanda, pensando che non ci avrebbero mai trovati su quell’isola ai confini d’Europa. Ma ci inseguì. Riuscì a imbrigliare e controllare gli Spettri, e ne aveva portati due con sé: Malattia e Fame, senza dubbio con l’intento di metterli sulle nostre tracce. Ma poi perse il controllo e la fame e la malattia imperversarono indisturbate su quella terra desolata, e un milione di persone morirono nella Grande Carestia che devastò l’Irlanda negli anni Quaranta dell’Ottocento.” La sua espressione si indurì. “Dubito che Dee si sia fermato anche un solo attimo a riflettere sulle possibili conseguenze.”

Bella rimase in silenzio per un minuto, ripensando a quello che le era stato detto. “Questo libro … il Codice che sta cercando …” cominciò.

“Il Libro di Adamo il Mago,” chiarì Flamel.

“Cos’ha di tanto speciale?”

Nicholas Flamel si bloccò all’improvviso. L’uomo poi spalancò le braccia in un gesto ampio. “Guardami! Sono più vecchio dell’America. Ecco cos’ha di tanto speciale quel libro. Ma il segreto della vita eterna è probabilmente quello di minor importanza nel Codice.” Esitò per un momento prima di continuare, “Quel Libro può cambiare il mondo, radicalmente.”

“Cambiarlo come?” domandò Bella.

“Con il Codice, Dee e i suoi padroni, gli Oscuri Signori, riplasmeranno questo mondo così com’era nell’antichità più remota e per noi inimmaginabile. E l’unico posto che gli esseri umani vi troveranno sarà quello riservato agli schiavi. O al cibo.”

Bella deglutì rumorosamente. Era facile immaginarselo.

“E adesso Dee ha il Codice,” affermò ricordandosi della sua conversazione con Ecate quando erano arrivati nel Regno d’Ombra.

Nicholas la guardò mortalmente serio, “Tranne la parte più importante. Ma vorrei lasciare le pagine a qualcuno per proteggerle, come Gabriella, ma a quanto pare l’Antica Razza non può toccarle.” Prese un respiro profondo, “È  per questo che ti abbiamo risvegliato. Vogliamo che sia tu a custodirle, essendo la prima homines a essere risvegliata in secoli, nessuno è a conoscenza della tua esistenza.”

Bella sgranò gli occhi, “Ma io non sono in grado –“

“Ti insegnerò io,” la interruppe Gabriella. “Ti mostrerò come utilizzare il tuo potere. Non ti preoccupare, non lo dovrai custodire per sempre. È solo per depistare Dee. Appena avrà capito che Nick non ce l’ha più, verremo a reclamarlo. In questo modo Dee cercherà il nuovo custode delle pagine senza sapere che invece Flamel le avrà di nuovo con sé.”

“Io …” non sapeva cosa dire. Ma aveva scelta?

“Non sei obbligata. Ti insegnerò comunque ad utilizzare il tuo potere, perché sennò saresti un pericolo per gli altri e per tè stessa. In quel caso troveremo qualcun altro che possa aiutarci,” mormorò Gabriella.

Bella rifletté. Doveva scegliere: salvare il mondo, o lasciare che venisse distrutto per colpa sua? Umm … che scelta difficile, pensò sarcastica.

“Lo farò,” affermò decisa. Gabriella e Nick la guardarono sollevati.

“Eccellente,” Nicholas sorrise.

“Allora che si fa?” chiese Bella, pronta ad imbarcarsi in questa folle e spericolata avventura.

“Per stasera riposati. Domani mattina inizieremo il tuo addestramento nelle arti marziali e nella cultura dell’Antica Razza. Quando conoscerai la nostra storia e tradizioni, allora inizieremo il tuo addestramento magico,” spiegò Gabriella col suo solito tono calmo e pacato.

Bella annuì prima di sbadigliare. Che giornata! Era un giorno che non dormiva, ora che ci pensava. Un pensiero la colse all’improvviso.

“E Charlie? Quando rivedrò mio padre?” conoscendolo sarà andato in panico.

Gabriella scrollò le spalle, “Non ti preoccupare, di lui mi sono occupata io prima di prenderti nel bosco.”

Bella inarcò un sopracciglio, “Cosa gli hai detto?”

Gabriella sorrise furba, “Non gli ho detto niente. Gli ho soltanto fatto un regalo. Sai com’è, essendo un poliziotto non ha molto tempo libero …”

Bella la guardò aggrottando le sopracciglia, “Che intendi dire?”

“Diciamo che Charlie nei prossimo giorni sarà molto impegnato. È a Rio de Janeiro e ti ha lasciato casa libera. Non sa neanche che te ne sei andata. E a Forks tutti pensano che tu te ne sia andata temporaneamente con lui.”

“Ma cosa sta facendo lui a Rio?”

“È in vacanza.”

-

Ciao! Cosa ne pensate del capitolo? Vi piace? Nel prossimo capitolo metterò più parti sui Cullen e su Edward. Fatemi sapere che ne pensate. Scusate per il ritardo!!! ;D

  
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