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Autore: Arial    14/12/2009    2 recensioni
Sam è convinto che Dean al suo fianco sia in pericolo e decide di allontanarlo nell'unico modo possibile: regalandogli una nuova vita. Il suo piano, però, si rivela un disastro, lasciando Dean da solo e per la prima volta in vita sua, completamente vulnerabile.
Genere: Azione, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi sveglio di soprassalto







Mi sveglio di soprassalto. Un incubo, il solito.

Mi volto istintivamente verso l’altra parte della stanza, ma non c’è niente. Questa è una singola e lui è a chilometri di distanza, ignaro persino della mia esistenza.

Credevo che questo avrebbe reso le cose più facili, ma mi sbagliavo. Immaginare che lui abbia una sua vita, da cui io sarò sempre escluso è dura; sapere che non ricorda nulla di me, però, è decisamente peggio: mio fratello è vivo, ma Dean non esiste più.

James Ford non è segretamente innamorato di una Chevy del ’67, non sa come uccidere un wendigo e probabilmente ignora pure cosa sia. James Ford non sa di aver amato Sam Winchester più di qualsiasi altra cosa al mondo e, grazie a Dio, neppure di essere finito all’Inferno per questo. Anche se probabilmente sarebbe più corretto dire grazie al dio, penso amaramente…

C’ho messo mesi a rintracciare il Trickster e quando l’ho finalmente incontrato, non è stato difficile convincerlo ad acconsentire. Ha detto di non essere il genio della lampada, ma ha esaudito senza fiatare il mio unico desiderio, donare a Dean una vita ex novo. Ha cancellato i suoi ricordi, fornendogliene di nuovi; ha addirittura fatto in modo che gli angeli non potessero trovarlo, imprimendo un sigillo sotto la sua pelle. Quando gli ho chiesto quale fosse il trucco, ha risposto che per una volta non ce n’erano: Dean non sarebbe finito a fare lo spogliarellista o lo spacciatore di droga, non avrebbe finito per chiamarsi Dick o’Cock o cazzate simili. Ha soltanto preteso di apporre un’unica, imprescindibile, clausola al nostro accordo: che il processo fosse irreversibile. E io ho accettato.

Quando gli ho consegnato mio fratello, mi ha sorriso e mi ha detto che presto avrei imparato la mia lezione. Si è chiesto quanti mesi ci sarebbero voluti, prima che tornassi sui miei passi; quanto infelice sarebbe dovuta divenire la mia esistenza, per supplicarlo di rimettere tutto a posto.

Sono rimasto in silenzio e lui è scomparso, portando Dean con sé.

Sette mesi dopo, sono ancora qui. Certo, la mia vita è miserabile in modi che neppure la perversa mente del Trickster avrebbe potuto immaginare, ma Dean è salvo, al sicuro. Cos’è il mio sacrificio, confrontato coi suoi quarant’anni all’Inferno? Cos’è rispetto alla prospettiva di perderlo per sempre e per mano mia?

Il telefono comincia a suonare. È una sorta di messaggio cosmico: smettila di piangerti addosso.

L’afferro al terzo squillo: -“Sì?” domando, completamente sveglio.

-“Sam, abbiamo un problema…” incomincia Ruby. “Dean.”

Quell’unica sillaba aleggia per qualche istante nell’aria, poi mi riscuoto: -“Gli è successo qualcosa?”

-“Non credo, non lo so. Lilith è nella sua stessa città, con gran parte del seguito…

-“Cosa? Che cazzo ci fa Lilith in quel buco di Joliet?!

-“Un sigillo?” tenta Ruby. “Senti, Sam, per quanto ne so potrebbe anche…

-“No, non dirlo” l’ammonisco. “Nessuno oltre me, te e il Trickster lo sa. Non è possibile.”

-“Dove sei? Fra quanto puoi essere qui?” chiede, pratica.

-“Mi dispiace, Ruby, no. È personale, è Dean… me la cavo da solo.”

-“Personale?! È la fottuta Apocalisse, Sam. Non esiste personale.”

-“Ci sentiamo” dico, riagganciando.

Una manciata di minuti e sono sulla strada, polverizzando i limiti di velocità e spingendo al massimo l’Impala: -“Forza piccola” l’incoraggio, “presto lo rivedremo.”

Stringo il volante in una morsa ferrea, sforzandomi di capire come diavolo ha fatto Dean a mettersi nei casini anche adesso.

Ti prego, ti prego Dean, cerca di essere ancora vivo per quando arriverò lì.

 

* * *

 

Parcheggio sulle strisce, lasciando il motore in folle e rispondendo con un gestaccio alle proteste dei passanti. Mi lancio dentro l’imponente caserma in muratura rossa, sperando di trovarlo ancora lì.

Non saprei dove cercarlo, altrimenti. E se l’avessero trasferito? Se avesse già finito il turno?

-“Mi scusi, sto cercando James Ford” dico, rivolto ad una volontaria.

-“Come, non ha saputo?” incomincia la ragazza.

Sento il mio cuore rallentare, mentre una morsa gelida mi serra il petto: sono arrivato troppo tardi. Non avrei mai dovuto lasciarlo solo, non così. Impreparato, indifeso…

-“Oh mio Dio! Mi scusi, signore. James sta bene, è soltanto in licenza. Riprenderà fra una settimana…” grida, scattando in piedi.

-“Cosa?” domando in un sussurro.

-“La prego, si sieda. È pallidissimo. Sono un’idiota…”

Mi guida verso una panca, poi mi ci spinge su.

-“Vuole un bicchiere d’acqua?” chiede, in preda al panico.

Scuoto la testa e mi sforzo di sorriderle: -“No, grazie.”

-“Resti qui, vado a chiamarle uno della sua squadra a cui potrà chiedere informazioni” dice, allontanandosi.

Dopo pochi minuti, compare un energumeno in canotta, pantaloni gialli e bretelle.

-“Salve, sono Ronald Schultz” si presenta, porgendomi una mano con cui probabilmente macina sassi.

-“Sam Wesson.”

Rispondo alla sua stretta e gli faccio posto accanto a me.

Si siede con una grazia che non mi sarei mai aspettato da un individuo di quella stazza. Poi, in tutta calma, mi chiede chi diavolo sia e che voglio da James. Nel suo sguardo non è difficile leggere l’affetto che lo lega a mio fratello, il suo desiderio di proteggerlo. Un moto di invidia mi rivolta lo stomaco: quest’uomo fa ora parte della vita di Dean, ha preso il mio posto accanto a lui. Sono felice che Dean abbia intorno persone che lo amano, era quello che volevo, ma…

-“Allora?” mi incalza.

-“Eravamo compagni di scuola, ma ci siamo persi di vista. So che lavora qui ed essendo in città, ho pensato di fargli visita.

Semplice e verosimile.

-“Capisco. Deve scusarmi, in genere non sono così chioccia, ma è dalla notte dell’incendio che di tanto in tanto qualche giornalista viene a farci delle domande.

-“La notte dell’incendio?”

Ron mi sorride: -“Dimenticavo che lei non è di queste parti… Un paio di mesi fa, c’è stato un rogo piuttosto esteso nella parte orientale della città, ha coinvolto varie abitazioni. In una di queste è rimasto intrappolato un bambino, James si è gettato fra le fiamme, salvandogli la vita.

Nel suo tono riesco a cogliere un orgoglio profondo, sporcato però da una leggera sfumatura di disapprovazione. Mi ritrovo, mio malgrado, costretto ad empatizzare: Dean non è un partner facile, per la metà del tempo stai lì ad aspettare che commetta l’ennesima incoscienza.

-“Sembra proprio da lui” incomincio, rispondendo al suo sorriso. “Non capisco perché i giornali siano ancora interessati a questa storia però. Sarà eroica, ma…”

-“Ma alla gente degli eroi non interessa, almeno finché non cadono” conclude, mesto.

-“Cosa vuole dire?”

Fa un mezzo sospiro: -“Vede, James è rimasto ferito durante l’intervento. Si è rotto la gamba sinistra in più punti; ha inoltre inalato una gran quantità di fumo. Insomma, se l’è vista brutta. È rimasto più di tre settimane in ospedale, quando ne è uscito era diverso, trasformato…

-“In che senso?”

-“Il dipartimento l’ha proposto per un’onorificenza, ma lui ha rifiutato. Ha allontanato tutti, compresi noi. E ha lasciato la sua fidanzata, dopo che avevano deciso di convivere. Fra una settimana scadrà la sua licenza e non sono sicuro che vorrà tornare…

Una sirena comincia a suonare e Ronald si alza.

-“James abita al 53 di Barker Avenue. La zona lungo il fiume, non avrà difficoltà a trovarla. Chissà, magari un vecchio amico gli instillerà un po’ di buon senso. Arrivederci, Sam.”

-“Arrivederci, Ronald. Grazie di tutto.”

Lascio l’edificio decisamente inquieto. Che cazzo sta succedendo a Dean?

Questo comportamento non è per niente da lui: Dean è un combattente, maledizione! Ha ripreso a cacciare non appena tornato dall’Inferno e adesso una gamba rotta e qualche bruciatura l’hanno messo al tappeto? Non è possibile, dev’esserci qualcosa sotto.

Accartoccio la multa che un poliziotto troppo solerte mi ha fatto trovare sul parabrezza e ingrano la prima, chiedendomi distrattamente come farò a spiegare a James Ford che siamo fratelli e acchiappa fantasmi…

 

 

 

 

Note: I miei due neuroni buoni sono crepati per il freddo, mi spiace. Vabbé, vediamo di rispondere almeno in maniera coerente ai vostri commenti! XD

Grazie mille a tutte, davvero. La mia scrittura va a periodi ed ultimamente mi sento una capra ignorante: voi siete un’iniezione d’ottimismo! <3

Dal prossimo capitolo comincerà l’interazione fra Sam e “James”; quest’ultimo invece era un non particolarmente ispirato momento di passaggio, mi spiace. Fatemi sapere ^^

PS: Come titolo ho scelto “don’t go back” e basta, nonostante la canzone scelta da Vahly fosse “don’t go back to Rockville”… Non mi denunciare, bella XD

   
 
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